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Welfare aziendale, c’è la partnership tra CGMoving e Banca Etica

Importante collaborazione tra la nostra società strategica CGMoving e Banca Etica, per offrire servizi di welfare aziendale attraverso la piattaforma WelfareX a soci e clienti della Banca. L’1% dei ricavi derivanti dai contratti di welfare aziendale, o altri contratti di consulenza, sarà destinato ad un fondo di solidarietà a sostegno di realtà del terzo settore.

“Il welfare aziendale deve risultare un investimento vantaggioso sia per l’azienda, sia per i beneficiari”. Nelle scorse settimane è stata annunciata una importante collaborazione tra la nostra società strategica CGMoving e Banca Etica, per offrire servizi di welfare aziendale attraverso la piattaforma WelfareX a soci e clienti della Banca.

“Sempre più soci e clienti – è intervenuto Marco Grassi dell’Ufficio Consulenza Investimenti e Bancassicurazione di Banca Etica ad un recente convegno di WelfareX – ci chiedono servizi dedicati ai propri dipendenti. C’è un incremento di attenzione delle imprese rispetto al proprio capitale umano. Sempre di più, le buone conciliazioni vita-lavoro, come le buone assistenze e i buoni servizi per i dipendenti, sono diventati una cifra distintiva per attrarre nuove risorse e anche per trattenere quelle che ci sono già, laddove la leva della retribuzione non è sempre agibile”. 

A febbraio del 2023, dunque, Banca Etica ha avviato una ricerca tra i provider di piattaforme. “Avevamo bisogno di compagni di strada con cui intenderci su questo tipo di progettualità e abbiamo trovato CGMoving e WelfareX – ha continuato Marco Grassi – Per questo gli elementi caratterizzanti del rapporto con CGMoving per la promozione di WelfareX non sono tanto sui servizi di piattaforma, comunque interessanti e particolari rispetto ad altre piattaforme, ma sulla capacità di rendere fruibile il servizio anche a chi magari se lo sente lontano. Abbiamo lavorato affinché questa iniziativa non fosse possibile solo in presenza di premi da erogare, ma più in presenza di una diversa modalità di intendere il rapporto di lavoro con i propri dipendenti o collaboratori”. Per questo motivo, la proposta è stata diversificata su diversi livelli.

“Un altro aspetto interessante di questa partnership è che vi sarà la possibilità per i soci in rete di Banca Etica, ovvero le piccole imprese, le botteghe, gli artigiani e le cooperative che attraverso Banca Etica propongono prodotti e servizi a prezzi speciali, di essere anche loro sulla piattaforma WelfareX”, ha aggiunto Marco Grassi.

Un tema aggiuntivo in corso di sviluppo è quello della messa a disposizione in piattaforma da parte di Banca Etica di prodotti e servizi di educazione finanziaria o di prima facilitazione nell’accesso al credito o ancora di previdenza o di protezione salute. 

La partnership, inoltre, si fonda su un impegno condiviso: destinare l’1% dei ricavi derivanti dai contratti di welfare aziendale, o altri contratti di consulenza, a un fondo di solidarietà a sostegno di realtà del terzo settore.

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Kids4Impact, misuriamo e valorizziamo le trasformazioni del welfare educativo

Un progetto sostenuto da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, promosso dal Consorzio PAN, con il Consorzio CGM e Con.Opera come enti attuatori, e partner scientifico Fondazione Zanacan, per descrivere, quantificare e valorizzare i cambiamenti dei servizi educativi. 

Il welfare educativo sta vivendo un momento di forte trasformazione. Grazie alla crescita di finanziamenti mirati, ad esempio sulla povertà educativa minorile, e alle scelte strategiche e operative delle imprese sociali, l’offerta dei servizi si sta arricchendo, attingendo da ambiti non educativi in senso stretto (come quello culturale o artistico), i servizi per l’infanzia si stanno spostando anche all’interno di luoghi “non canonici” (ad esempio le esperienze in outdoor), c’è una migliore capacità di ingaggio delle comunità come attori educanti e un trasformazione digitale con l’avvento di piattaforme phygital.

Per descrivere, quantificare e valorizzare tutti questi cambiamenti, è nato il progetto “Kids4Impact”, sostenuto da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, promosso dal Consorzio PAN, con il Consorzio CGM e Con.Opera come enti attuatori, e partner scientifico Fondazione Zanacan. Abbiamo coinvolto 16 cooperative e 59 servizi educativi. Ora, sulla base delle loro testimonianze e dei loro contributi, stiamo perfezionando un nuovo dispositivo orientato all’individuazione dell’impatto che renda visibili i risultati delle attività generate dai servizi educativi. 

Fondamentale l’individuazione di KPI diversificati sulle diverse aree in rispondenza dei diversi indicatori su: benessere dei bambini, impatto sulle famiglie, impatto nella comunità di riferimento, integrazione con altre aree/settori, produttività delle imprese, rete di partner/collaborazioni. Il modello individuato sarà poi sperimentato, coinvolgendo un gruppo di valutatori e attraverso la realizzazione di laboratori metodologici. Questo progetto ci permette, inoltre, di creare un centro di competenza, una comunità di pratiche che acquisisca le competenze per l’applicazione del dispositivo e che si autoalimenti attraverso il continuo confronto e scambio di buone pratiche. 

“Il valore di questo progetto per CGM – il commento di Simona Taraschi, responsabile della nostra Area educazione – sta nel fatto che ci ha permesso, da un lato, di confrontarci come imprese e di condividere le dimensioni specifiche dei servizi educativi che riteniamo imprescindibili per misurare il benessere di bambini, famiglie, educatori e il livello di coesione/inclusione e accoglienza all’interno del contesto in cui il servizio è inserito. Dall’altro lato, il progetto, giunto all’avvio della fase di sperimentazione, ci permetterà di riconoscere il valore dei servizi educativi attraverso gli esiti riscontrati non solo sui diretti fruitori, ma anche sulle comunità educanti e questo, mi auguro, possa agire da volano nella sensibilizzazione e nell’approccio culturale dell’intera comunità, soprattutto laddove gli obiettivi numerici sui servizi educativi fissati dall’UE sono ancora lontani dall’essere raggiunti”.

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Retribuzioni e ruolo, ecco perché non si trovano Oss e educatori

È in corso un profondo mutamento del mercato del lavoro, anche in ambito sociale. Ne abbiamo parlato con Stefano Granata, presidente della nostra società strategica Cooperjob, unica agenzia di lavoro in Italia partecipata al 100% da enti no profit, che da anni si occupa di lavoro con un focus sulle persone.

“Anche l’Atm di Milano, l’azienda di trasporti del capoluogo lombardo, cerca autisti ma non li trova, nonostante abbia anche offerto di sostenere come azienda il costo per le patenti”. Dal settore dei trasporti a quello socio-sanitario, nel pubblico come nel privato e per tutti i livelli contrattuali, stiamo assistendo ad un profondo mutamento del mercato del lavoro“Definirei la situazione liquida”, esordisce Stefano Granata, presidente della nostra società strategica Cooperjob, unica agenzia di lavoro in Italia partecipata al 100% da enti no profit, che – con sette filiali e tre sportelli in tutta Italia – da anni si occupa di lavoro con un focus sulle persone.

“Per molti anni in Italia – spiega Granata – c’è stata una certa concezione sociale del lavoro in base alla quale le persone si identificavano quasi interamente con la propria professione. Oggi non è più così e non sono solo le nuove generazioni ad avere un’impostazione differente. Il Covid ha accelerato questo cambiamento, ponendo altre priorità. Oggi i giovani, e non solo loro, dicono: ‘Il lavoro è parte della mia vita, non è la mia vita’. Con tutti i pro e i contro. “Il mondo lavorativo però non è preparato a questo mutamento epocale – continua il presidente – La domanda è più scarsa dell’offerta. Le aziende erano abituate a poter scegliere tra una vastità di candidati. Ora, non solo le aziende hanno un ventaglio ridotto di candidature, ma, quando individuano la persona, sono loro a sperare che dica di si e che rimanga. Questo anche con contratti a tempo indeterminato e anche nella pubblica amministrazione”. I motivi? “Si guarda molto alla crescita professionale, oltre che a quella economica, alla diversificazione delle esperienze e alla qualità della vita extralavorativa, continua Stefano Granata. 

Nel mondo cooperativo la situazione non cambia (anzi) e c’è una complicazione in più: la progressiva svalutazione delle professionalità in ambito socio-sanitario. “Non è un caso che sempre più spesso non si trovino infermieri e nemmeno educatori, che ci siano sempre meno iscritti ai corsi universitari socio-sanitari, che si stia verificando una migrazione dei lavoratori sociali in altri settori – dice il presidente di Cooperjob – Negli anni il mondo cooperativo ha insistito molto sulla leva motivazionale e meno sulla leva economica. Ora, occorre lavorare di più su due aspetti: quello salariale, aumentando le retribuzioni (ed è uno sforzo che si sta facendo in sede di rinnovo del Contratto collettivo); e quello culturale, rivendicando il ruolo fondamentale dell’operatore socio-sanitario”.

In questa “situazione liquida” dove, per dare l’idea si stimano, solo in Piemonte, 5.000 operatori socio sanitari (Oss) in meno rispetto alla domanda* e dove l’indice nazionale di attrattività della Laurea per diventare educatori professionali è allo 0,78%**, Cooperjob lavora mettendo al centro le persone e i territori. “Da una parte – spiega Stefano Granata – insistiamo con le imprese per un investimento maggiore sulle risorse umane, a livello retributivo, ma anche di welfare aziendale, di orari, di smart working; dall’altra lavoriamo alle connessioni con i territori che conoscono contesti e persone, anche aprendo sportelli e filiali in luoghi di comunità, come la Polveriera di Reggio Emilia o Cascina Oremo di Biella. Così riusciamo ad avere un approccio al lavoro differente, anche per tempi e per visibilità”. Una sfida ambiziosa per la nostra società strategica che ha recentemente inaugurato tre nuovi sportelli, sta seguendo l’avvio di due nuovi a Milano e sta lavorando per incrementare l’attività nel Mezzogiorno. “Facciamo come dovrebbero fare tutte le imprese: guardiamo sempre avanti – conclude Stefano Granata – Già, perché l’impresa, e l’impresa sociale soprattutto, non produce ricchezza solo per il fatto di creare occupazione, ma se crea buona occupazione produce benessere per la comunità e genera cambiamenti e opportunità sui territori, per tutte le persone”. 

*fonte Api Sanità e Confapi Sanità (luglio 2023)
**rapporto Maestrillo/Bevacqua/Cenerelli riportato da Vita.it (novembre 2023)

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Nasce biellawelfare: la prima piattaforma per i servizi a domicilio ai tempi del Coronavirus

Nasce biellawelfare: la prima piattaforma per i servizi a domicilio ai tempi del CoronavirusLa grande emergenza che stiamo vivendo obbliga i cittadini ad assumere stili di vita che richiedono nuovi modelli di protezione sociale. Per questo Gruppo Cooperativo CGM, rete di imprese sociali, e Moving, hanno messo a servizio della comunità la loro esperienza maturata in ambito di welfare aziendale sviluppando, insieme alla rete di cooperative del Consorzio Sociale Filo da Tessere, la piattaforma biellawelfare (www.biellawelfare.it) , che racchiude una selezione di servizi alla persona già attivati dalle cooperative che operano sul territorio.

Un vero e proprio spazio virtuale dove i cittadini possono acquistare online servizi, da remoto o domiciliari, capaci di rispondere ai nuovi bisogni emersi a seguito della sospensione dei servizi educativi, scolastici, per disabili e a supporto delle famiglie e dei cittadini più fragili.

Una piattaforma costruita intorno alle esigenze delle persone che abitano il territorio. Non è solo una infrastruttura tecnologica, ma anche sociale perché gestita da imprese comunitarie radicate e conosciute localmente e con le quali è facile mettersi in relazione.

I servizi sono stati modificati sia nei contenuti che nelle modalità di acquisto ed erogazione per poter rispondere alle nuove esigenze e secondo le modalità stabilite dalle autorità. Si tratta quindi di prestazioni a distanza oppure, laddove possibile, a domicilio. I prezzi, inoltre, sono stati il più possibile calmierati per garantire la massima accessibilità a tutte le fasce di reddito e sono eventualmente rimborsabili secondo le modalità stabilite dai decreti emanati o in corso di emanazione da parte del Governo nazionale.

Sono inoltre integrati in piattaforma i servizi di welfare pubblico e assistenza sociale, già previsti ed erogati per le categorie più fragili, accessibili senza alcun costo aggiuntivo per tutti.

Al centro di questa operazione, oltre alla prossimità, è in primo piano anche la qualità dei servizi, che rimane requisito centrale per tutta l’offerta di welfare che CGM mette a disposizione in piattaforma e che viene certificata grazie alle direttive della prassi tecnica sui servizi alla persona, di cui CGM si è fatto promotore insieme a UNI.

Grazie a un layout intuitivo è possibile navigare tra i vari servizi offerti, trovare quello più indicato e perfezionare l’acquisto direttamente con carta di credito o pagamento digitale.

All’interno della piattaforma, in continua espansione, è possibile scegliere tra diversi servizi dedicati all’educazione dei figli, alla cura degli anziani, al supporto di persone fragili. Ed è così che con un semplice clic si ha la possibilità prenotare per qualche ora una tata a domicilio, ricevere la spesa con prodotti locali direttamente a casa, riservare un servizio domiciliare di cure infermieristiche e sanitarie, accedere a un servizio telefonico di assistenza per gli anziani 24 ore su 24.

E’ disponibile un numero verde di orientamento ai servizi dedicato ai cittadini del territorio di Biella: 345 752 6756

E’ in occasioni come queste che occorre rinnovare ancora di più la mission delle imprese sociali, prendersi cura delle persone e delle comunità, con la capacità di plasmare gli interventi sulla base dei nuovi bisogni, anche dei più improvvisi e inaspettati, ai quali temporaneamente non è possibile rispondere attraverso le modalità tradizionali, ma solo mettendo in campo capacità innovativa e creatività.

Scopri biellawelfare.it

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Welfare Together 2017: la call for ideas per la sicurezza personale

Welfare Together 2017: la call for ideas per la sicurezza personaleIscrivi la tua idea alla call Welfare Together promossa da Reale Mutua in partnership con Wired, Make a Cube3, Vita Spa e Manager Italia e vinci il supporto per costruire la tua startup. Hai tempo fino al 31 gennaio 2018. 

Innovare nel Welfare vuol dire anche ascoltare le persone per trovare insieme soluzioni per proteggere il benessere attuale e futuro. Il concorso Welfare Together è una call for ideas per i progetti che hanno una ricaduta positiva per la collettività e nasce per promuovere, con un approccio Open Innovation, quelle idee imprenditoriali che possono fornire una risposta attuale e innovativa ai bisogni delle persone.

Il tema: la sicurezza. Si cercano idee imprenditoriali in grado di rendere accessibile il welfare personale e rispondere in maniera puntuale a quelli che sono i principali bisogni delle persone sul tema della sicurezza.

Destinatari: Imprenditori e start-up sociali con progetti di impresa.

In palio: ai 5 progetti finalisti del concorso verrà garantito un percorso di tutorship per la realizzazione di un vero e proprio business plan e servizi di pre-incubazione in un workshop della durata di 3 giorni in collaborazione con Make a Cube, primo incubatore e acceleratore in Italia specializzato in imprese ad alto valore sociale, ambientale e culturale. Il Progetto vincitore riceverà 20.000€ a fondo perduto e servizi di incubazione del valore di 10.000€ finalizzati alla costituzione della propria startup. Inoltre, la possibile partecipazione in equity di Reale Mutua, fino ad un investimento di 1 milione di Euro.

Informazioni e il regolamento completo: https://www.realemutua.it/welfaretogether

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Pubblico e privato insieme per emergenze sociali

Pubblico e privato insieme per emergenze socialiMercoledì 8 novembre si è tenuto a Roma presso la sede di Confcooperative – Federsolidarietà  il seminario promosso da Social Impact Agenda per l’Italia per presentare il position paper “Modelli di risposta ai nuovi bisogni sociali e possibili scenari di riforma” curato da Giulio Pasi.

Il seminario, rivolto a assessori e dirigenti di comuni e regioni, ha avuto molto successo e ha visto la partecipazione di oltre 35 persone. Il tentativo è quello di insediare un tavolo nazionale di lavoro pubblico-privato che affronti la sfida di un nuovo modello di welfare su scala comunale e regionale in grado di aprirsi alle opportunità che arrivano dal mondo dell’impact investing e della finanza inclusiva.

I lavori sono stati aperti dal Presidente di CGM e Vice-presidente di Social Impact Agenda per l’Italia, Stefano Granata. Al ricercatore esperto della Commissione Europea Gulio Pasi è affidata la relazione centrale della mattinata, sul tema “Come l’impact investing può supportare il processo di cambiamento del welfare italiano”, mentre al direttore dell’IFEL (Istituto per la finanza e l’economia locale), Pierciro Galeone, è affidato l’intervento “Le potenzialità dell’innovazione sociale per la pubblica amministrazione”. A seguire,  gli interventi di amministratori e dirigenti di Comuni e Regioni, con le conclusioni affidate alla presidente di Social Impact Agenda per l’Italia, Giovanna Melandri.

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Professione: Welfare Manager

Professione: Welfare ManagerCGM investe nel welfare aziendale: migliorare il benessere dei lavoratori fa bene a tutti. 

Si è da poco concluso il primo corso nazionale per welfare manager. 20 professionisti delle cooperative e consorzi della rete Cgm sono ora pronti per creare soluzioni tailor-made per il benessere dei lavori sui territori.

Abbiamo deciso di intraprendere una sfida: non limitarci a offrire i nostri servizi alle imprese, da sempre  core delle nostre attività, ma anche attivarci per diventare  professionisti del welfare per le aziende. Vogliamo aiutare i datori di lavoro nell’offrire soluzioni di benessere ai loro dipendenti grazie alla professionalità che contraddistingue i servizi che da oltre trent’anni eroghiamo sui nostri territori con un’attenzione speciale alla persona e alla sua famiglia e una qualità che sempre hanno caratterizzato le nostre offerte. Il welfare aziendale è una sfida. Per noi e per i nuovi welfare manager. Questa sfida però non la giochiamo da soli.  Alla qualità e alla nostra esperienza di welfare, si unisce la professionalità di Jointly (www.jointly.pro) rete di progettazione e condivisione di servizi di welfare aziendale che, come tratto distintivo della sua proposta, ha scelto la qualità dei partner selezionando i servizi attraverso criteri di accreditamento stringenti che puntano alla competenza, esperienza e solidità economica a garanzia del fruitore finale.

 

Cosa è il welfare aziendale? 

Termine una volta poco conosciuto, oggi il welfare aziendale è entrato nel vocabolario delle aziende, di qualsiasi dimensione, che vogliano prendersi cura dei propri lavoratori e pensare al loro benessere dentro e fuori gli uffici. Con “welfare aziendale” si intendono, infatti, tutte quelle iniziative organizzate dal datore di lavoro che hanno come obiettivo principale quello di far lavorare i propri dipendenti nel miglior modo possibile. La soddisfazione  e felicità sul lavoro è, infatti, uno dei fattori che influenza profondamente la produttività. Per questo è molto importante offrire dei servizi che possano essere utili a migliorare il loro benessere portando vantaggi, non solo alla persona ma anche all’azienda che migliora il clima dell’ambiente di lavoro.

Il welfare aziendale non solo rappresenta una leva fiscale interessante per le aziende che lo attivano visto che sono previste numerose agevolazioni in materia, ma può rappresentare anche uno strumento di fidelizzazione dei lavoratori. Nell’ultimo anno le imprese italiane che hanno deciso di investire nel welfare aziendale sono quasi raddoppiate.  A dirlo sono i dati emersi dal rapporto 2017 “Welfare Index Pmi”, promosso da Generali Italia per analizzare la crescita del welfare aziendale nei principali settori produttivi. Delle 12 aree prese in considerazione dal rapporto, quelle più cresciute riguardano la sanità integrativa (circa il 47%); la conciliazione vita-lavoro (31%), con orari flessibili ed estensione dei congedi di maternità e paternità; il welfare allargato al territorio  (23%) e infine cultura, ricreazione e tempo libero (5%). La previdenza integrativa rimane stabile con il 40% delle imprese che ha attuato iniziative per integrare le pensioni dei loro dipendenti.

 

Perché formare dei welfare manager?

Il welfare aziendale è per noi strategico sotto diversi punti di vista. Prima di tutto per cambiare la logica di offerta dei nostri servizi e per valorizzare la nostra qualità. Inoltre, grazie alle nostre competenze possiamo aiutare davvero le aziende nella costruzione di un piano di welfare su misura che possa soddisfare a pieno le loro esigenze creando un ambiente di lavoro migliore.

“Il mondo del lavoro oggi è in continua evoluzione e così lo sono le figure professionali.” –  Così il Presidente di CGM, Stefano Granata. –  “Con le innovazioni in atto nell’impresa sociale di oggi e con i cambiamenti che stiamo vivendo, siamo alla ricerca di nuove competenze con cui affrontare le nuove sfide e lavorare in nuovi settori. La figura del welfare manager è oggi strategica per offrire dei servizi di qualità direttamente alle imprese e allontanarsi dalle logiche del mercato pubblico che ci hanno contraddistinto fino ad oggi.”

Il percorso formativo intrapreso e il futuro lavoro dei welfare manager sono una sfida per tutti.

“Un bellissimo viaggio di 4 mesi e un percorso umano, prima ancora che professionale, che credo abbia lasciato una grande eredità a tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di farne parte. Sicuramente è stato un banco di prova importante per tutti, docenti e partecipanti. Ci siamo misurati su un terreno completamente nuovo, di confronto tra culture, provenienze geografiche, professionali e umane molto diverse.”  Così descrive il percorso formativo scrive Francesca Rizzi – CEO di Jointly – nel suo blog  “Il Welfare Condiviso” su Vita Non Profit.

Ogni territorio sta lavorando sul versante del welfare aziendale in modo unico a seconda della domanda che nasce a livello locale.

“Il nostro mercato di riferimento sta oggi cambiando progressivamente. Stiamo passando ora da una logica pubblica a una logica di mercato in cui dobbiamo essere in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini e dobbiamo proporre offerte appetibili e vendibili per rispondere alla domanda crescente. Per questo motivo abbiamo deciso di investire nella formazione di questa nuova figura: il welfare manager.” –  Così Gilberta Masotti, direttore generale del consorzio Solidarietà Sociale di Forlì – “ Si tratta di una scelta strategica condivisa con le cooperative della nostra rete consortile al fine di lavorare in maniera compatta sul mercato privato. Stiamo studiando e cercando di capire quali siano gli spazi e le opportunità su cui investire in quanto il futuro delle nostre realtà si giocherà proprio nell’offrire servizi ai privati.”

A Milano, il consorzio SIS sta già lavorando al tema del welfare aziendale da diversi anni come ci racconta Cecilia Storti, welfare manager del consorzio: “Abbiamo approfondito il tema del welfare aziendale in un ambiente come il nostro in cui c’è già molta attenzione alla persona e ci siamo accorti che i nostri servizi potevano essere appetibili anche per altre realtà. C’era una nuova domanda proveniente da persone lavoratrici e abbiamo cercato di dare delle risposte a questi nuovi bisogni dando quindi un senso maggiore al ruolo del welfare manager nel creare azioni di welfare aziendale sinergiche all’interno della nostra rete consortile con convenzioni e benefit di rete”.

“Il welfare aziendale è per noi una nuova attività di impresa.” – afferma Raffaella Ruocco, welfare manager di Mestieri Campania, la società campana di cui fanno parte i consorzi partenopei Proodos e Core e La Rada di Salerno. – “Stiamo cambiando il nostro modo di lavorare per dare una risposta più adeguata ai bisogni dei territori: ci siamo messi in rete con altri soggetti per ampliare la gamma di servizi offerti. Anche il nostro interlocutore sta cambiando. Non lavoriamo più, infatti, solo con la pubblica amministrazione ma con le imprese profit sul territorio avendo a che fare con soggetti per noi nuovi come il responsabile HR. Questo cambiamento è molto stimolante a livello professionale in quanto cambiano i modi e i tempi di lavoro. Con il welfare aziendale cambierà il nostro modo di vederci e di comunicarci come impresa; ci farà leggere come ‘impresa sociale’, ovvero come un soggetto che dà risposte sociali ai bisogni delle comunità.”

Dopo la formazione, i welfare manager sono già al lavoro per aiutare le imprese locali. Da poco, infatti, abbiamo inaugurato la nostra piattaforma dove i servizi delle cooperative territoriali, integrati con altri e con convenzioni e scontistiche dedicate, sono messi a disposizione dei dipendenti delle organizzazioni della nostra rete o di aziende esterne che decidessero di attivare strumenti di welfare interno per migliorare la loro qualità della vita e il loro lavoro.

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Quasi chiuse le candidature per “Welfare, che impresa!”

Quasi chiuse le candidature per “Welfare, che impresa!”AGGIORNAMENTO: prorogato il termine per le candidature!

 

C’è tempo fino a venerdì 15 settembre lunedì 2 ottobre per partecipare a “Welfare, che impresa!”, il concorso promosso da Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Bracco, Fondazione Golinelli e UBI Banca, con il contributo scientifico di AICCON e Politecnico di Milano – TIRESIA e la partnership tecnica degli incubatori PoliHub, SocialFare e Campania NewSteel, sulla piattaforma digitale ideaTRE60.

Il concorso si rivolge alle giovani start-up sociali under 35 che sviluppino progetti di welfare di comunità, in particolare in quattro settori:

  • agricoltura sociale;
  • valorizzazione del patrimonio culturale e conservazione del paesaggio;
  • welfare culturale e inclusivo;
  • servizi alla persona e welfare comunitario.

I progetti presentati dovranno essere in fase realizzativa o non ancora realizzati e dovranno generare impatto occupazionale, avere connotazione tecnologica, essere scalabili, replicabili ed economicamente sostenibili.

A valutarli ci sarà una giuria di esperti che selezionerà tre progetti vincitori. Le migliori idee progettuali, grazie ai partner del concorso, si porteranno a casa un premio in denaro di 20.000€, un finanziamento fino a 50.000€ e un percorso di incubazione o di accelerazione di 4 mesi.

La scadenza è vicina, per partecipare visita il sito welfarecheimpresa.ideatre60.it!