Il 17 maggio 2025 c’è l’assemblea e l’elezione del nuovo Cda di Banca Etica, istituzione finanziaria che CGM ha contribuito a fondare 25 anni fa e che rappresenta un unicum nel panorama italiano, in quanto dedicata interamente alla finanza etica. Con un netto e motivato rifiuto dei finanziamenti anche indiretti all’industria delle armi e dei combustibili fossili. E con circa 48mila soci che usufruiscono dei suoi servizi. Ecco il nostro appello alla partecipazione all’Assemblea e il nostro appoggio alla Lista Partecipativa di Aldo Soldi.
“Si avvicina la data dell’assemblea di Banca Etica durante la quale verrà rinnovato il Consiglio di amministrazione – sono le parole della nostra presidente Giusi Biaggi – Cgm, da socio fondatore della banca, rivolge anzitutto un invito alla partecipazione e al voto: è il modo più bello per onorare il nostro essere banca popolare, cooperativa, democratica. Cgm ha contribuito alla costruzione collegiale del nuovo Piano Strategico che il prossimo consiglio avrà il compito di attuare. Esprimiamo il nostro appoggio e la nostra fiducia alla Lista Partecipativa, certi della visione che porta, del programma di lavoro e dello stile di governance proposto, che mette al centro il ruolo decisivo delle organizzazioni socie e ne sostiene finanziariamente lo sviluppo. Pieno sostegno, dunque, da parte di Cgm al candidato Presidente Aldo Soldi e alla squadra che ha costruito!”
in presenza a Bologna alle ore 10:00 presso il Teatro delle Celebrazioni in via Saragozza 234, mentre a Madrid, in Spagna, presso l’espacio Pablo VI in P.º de Juan XXIII, 3.
Online previo accertamento dell’identità dei soggetti cui spetta il diritto di intervento e di voto
“Dopo la mobilità transnazionale, il 93,75% dei giovani ha trovato lavoro, si è iscritto all’università o ha seguito una formazione professionale”. Questo il principale risultato del progetto JobDirect for NEET Youth Within the ALMA Initiative, iniziativa promossa da ADV Romania in collaborazione con partner locali rumeni e internazionali italiani, il nostro Consorzio CGM e INFOR ELEA, e finanziata dall’Unione Europea nell’ambito della Social Innovation Initiative +.
Il progetto JobDirect, che si è recentemente concluso, aveva l’obiettivo di sostenere i NEET (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione) in Romania, facilitando la loro transizione verso il mercato del lavoro o la formazione continua attraverso stage strutturati, tutoraggio personalizzato e sviluppo professionale. In partnership con il nostro Consorzio, sono state promosse esperienze di mobilità su misura in Italia, sia in aziende tradizionali sia in imprese sociali (WISEs), offrendo ai partecipanti competenze pratiche, esperienze lavorative e opportunità di crescita professionale.
Questi i principali numeri a conclusione del progetto. Dei 32 giovani partecipanti, 18 si sono assicurati un impiego in settori diversi come le relazioni pubbliche, l’ospitalità e l’amministrazione; 3 hanno ripreso gli studi in programmi universitari e 3 dei giovani si sono iscritti a un nuovo programma universitario in vari settori come la pubblica amministrazione, la psicologia, le scienze umane; 6 hanno seguito una formazione professionale con il fine di migliorare le loro per le opportunità di carriera a lungo termine.
“JobDirect ha affrontato con successo le sfide occupazionali e formative dei giovani NEET. I risultati del programma evidenziano l’importanza di un orientamento continuo, dell’impegno dei datori di lavoro e del tutoraggio tra pari per raggiungere un’integrazione professionale a lungo termine. In futuro, l’ampliamento del modello, la garanzia di ulteriori finanziamenti e l’istituzionalizzazione del sostegno politico saranno fondamentali per espandere la portata del programma e garantire un impatto duraturo per le future generazioni di giovani NEET”.
Pubblichiamo il rapporto di ricerca in merito ai risultati ottenuti dal progetto (il rapporto è stato compilato da ENSIE, il Network Europeo delle Imprese Sociali di Inserimento -European Network of Social Integration Enterprises).
I NEET sono giovani svantaggiati di età compresa tra i 15 e i 29 anni, un gruppo altamente vulnerabile, con un basso livello di istruzione, scarse competenze professionali, grandi difficoltà ad accedere al lavoro, vittime di delinquenza o sfruttamento. Molti di questi giovani hanno risultati scolastici limitati e dislineamento delle competenze, mancanza di accesso alla formazione personale e alle opportunità di lavoro, discriminazione e barriere sistemiche, il che porta ad alti tassi di disoccupazione e insicurezza del lavoro con ripercussioni sulle traiettorie professionali ed educative.
In tutta l’Unione Europea, il tasso medio di NEET tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni è pari al 13,1% (Eurostat, 2023); la situazione è ancora più allarmante in Romania, soprattutto tra i giovani con un basso livello di istruzione, dove quasi un giovane su tre (31,5%) non lavora né è iscritto a corsi di istruzione o formazione.
Il progetto
Il progetto mirava a coinvolgere 32 giovani NEET svantaggiati della Romania, suddivisi in quattro gruppi di otto partecipanti ciascuno. I partecipanti selezionati provenivano per almeno il 55% da contesti vulnerabili, come giovani con disabilità, individui della comunità Rom e provenienti dal sistema di protezione dell’infanzia.
Il progetto ha perseguito l’obiettivo di dotare i partecipanti di competenze essenziali, conoscenze ed esperienze lavorative reali, preparandoli a un impiego a lungo termine. Una componente innovativa è stato il suo programma di mobilità transnazionale, che ha consentito ai giovani NEET di acquisire esperienza pratica sia in aziende tradizionali sia in imprese sociali (WISEs) in Italia.
Con la fase di implementazione del progetto, i giovani NEET hanno potuto ampliare i loro sguardi verso una prospettiva di vita migliore rispetto a quella a cui sono abituati.
Questa fase ha compreso la preparazione alla mobilità internazionale e non, in cui partecipanti hanno svolto una selezione in base ai propri bisogni, una stesura del piano di attività e azioni preparatorie, la preparazione delle organizzazioni riceventi con stage, attività sociali, culturali, attività di tutoraggio, di follow-up con consulenza/orientamento professionale, job-coaching e molto altro.
La partnership con CGM
Tra il 28 maggio e il 26 luglio 2024, 32 giovani NEET hanno partecipato a un’esperienza di mobilità transnazionale professionale di 60 giorni in Italia, suddivisi in due gruppi in base al tipo di datore di lavoro: 16 giovani hanno svolto la loro esperienza in WISE presso il Consorzio CGM; 16 altri hanno svolto la loro esperienza presso aziende tradizionali nel consorzio INFOR ELEA.
CGM, con la collaborazione di Spazio Aperto Servizi Cooperativa Sociale, Consorzio SIR- Solidarietà in rete, Cooperativa Cascina Biblioteca e E.P.C., è stato uno dei partner italiani che dopo la formazione pre-mobilità svolta dal Capofila ADV Romania, ha accolto 16 ragazzi e ragazze vulnerabili e li ha inseriti in percorsi di formazione e tirocinio.
Nelle cooperative del Consorzio CGM, i partecipanti sono stati impegnati principalmente in attività manuali e comunitarie, lavorando in settori come i servizi di cucina, l’agricoltura, l’educazione negli asili e amministrazione e segreteria. La fase di mobilità ha fornito ai partecipanti un’esperienza lavorativa strutturata e pratica, combinando compiti pratici, tutoraggio e integrazione culturale e socio-professionale.
Il Capofila
ADV Romania un’organizzazione con oltre 20 anni di esperienza nell’offerta di pacchetti integrati di servizi di inserimento socio-professionale secondo il principio dello sportello unico (servizi sociali, psicologici, educativi, orientamento professionale, occupazione e assistenza) ai giovani NEET.
Rivoluzione digitale: DigiCompSoc è il nuovo progetto per ottimizzare l’uso degli strumenti digitali in ambito socio-sanitario educativo. Organizziamo tre webinar di presentazione della nuova iniziativa formativa gratuita che ha l’obiettivo di sviluppare le competenze digitali per l’economia sociale, a favore di personale più competente e consapevole.
Accrescere le competenze digitali degli operatori in ambito socio-sanitario educativo per creare nuove opportunità e migliorare i processi organizzativi. Questo è l’obiettivo del progetto DigiCompSoc – competenze digitali per l’economia sociale, che abbiamo realizzato con la cooperativa CEDELcome capofila.
Il progetto DigiCompSoc, ha una durata di 15 mesi, e prevede l’erogazione di oltre 990 ore di formazione organizzate in percorsi diversificati e mirati per tutti i dipendenti, collaboratori stabili e volontari delle cooperative sociali che operano nei servizi socio-sanitari educativi: OSS, ASA, educatori, coordinatori e responsabili di cooperative.
DigiCompSoc è una delle 24 iniziative innovative finanziate dal Fondo per la Repubblica Digitale, che con il Bando “Digitale sociale” mira a ottimizzare l’utilizzo degli strumenti digitali per la gestione dei dati e dei processi organizzativi, oltre a creare un linguaggio comune e una consapevolezza diffusa.
La rivoluzione digitale, anche in ambito cooperativo e del terzo settore, è già iniziata da tempo e spesso le cooperative si trovano ad affrontare il tema della carenza di conoscenze e competenze digitali da parte dei propri lavoratori. C’è la necessità di migliorarle per esplorare nuove opportunità imprenditoriali e accelerare i processi organizzativi.
Occorre creare un linguaggio comune e una consapevolezza diffusa all’interno delle organizzazioni sul tema della trasformazione digitale e sul suo impatto sulla struttura e cultura organizzativa delle realtà non profit. Un cambiamento che è possibile grazie ad maggiore consapevolezza sull’importanza del digitale nella vita lavorativa, fondamentale per lo sviluppo delle competenze tecniche (hard skills) e comportamentali (soft skills).
Il rischio per le cooperative sociali è di rimanere indietro nella rivoluzione digitale.
Destinatari e struttura del percorso formativo
175 Operatori socio-sanitari (OSS e ASA) ed Educatori professionali dei servizi educativi
125 Coordinatori e responsabili delle Cooperative Sociali di tipo A
Percorso OSS, ASA ed Educatori
48 ore di workshop formativi:
4 ore in presenza – Trasformazione digitale opportunità e cambiamenti
44 ore di formazione on-line sincrona – 6 Moduli: utilizzo dei principali applicativi (word, excell, ecc.), cyber security, archiviazione dati e privacy, sistemi di collaborazione e comunicazione digitale.
8 ore di formazione specialista on-line su approcci e strumenti digitali per OSS e ASA e per Educatori: le informazioni nell’ambito socio-sanitario e l’utilizzo dei digitale nei processi educativi.
4 ore di meentoring on-linededicate a supportare i partecipanti durante il percorso.
Percorso Coordinatori e Responsabili
22 ore di workshop formativi:
4 ore in presenza – Trasformazione digitale opportunità e cambiamenti
18 ore di formazione on-line sincrona: la gestione di progetti complessi, la gestione dei collaboratori, cyber security, privacy e archiviazione.
4 ore di meentoring on-linededicate a supportare i partecipanti durante il percorso.
Le prime attività formative si svilupperanno a partire dal mese di luglio con dei calendari dedicati ai singoli moduli formativi e le attività gratuite in presenza verranno organizzate in diversi territori per facilitare la partecipazione degli operatori.
Webinar di presentazione del progetto
A maggio organizziamo tre webinar di presentazione del progetto, rivolti a tutti i lavoratori in ambito socio-sanitario educativo e ai referenti delle cooperative che si occupano di servizi in questo ambito. Durante questi webinar, dedicati a specifiche aree territoriali per poter fornire tutte le informazioni necessarie, verranno descritti obiettivi, metodologie formative e modalità di partecipazione e di iscrizione dei partecipanti.
Date, orari e territori
Martedì 13 maggio – dalle 11.00 alle 12.30 – NORD
Mercoledì 14 maggio – dalle 14.30 alle 16.00 – CENTRO
CEDEL è una cooperativa sociale fondata nel 1985 con l’obiettivo di “realizzare attività e iniziative educative, sociali e di formazione professionale a favore di tutte le persone e principalmente dei giovani, delle donne, dei lavoratori”. La Mission è “formare persone al lavoro”. Attua programmi di formazione in assetto lavorativo, per trasmettere competenze adeguate all’evolversi delle professioni.
Moda e sostenibilità. La cooperazione può creare una alterativa alla fast fashion? Da Trento, arriva una risposta assolutamente affermativa: un nuovo modello industriale e di consumo nel settore tessile basato su qualità, cooperazione e responsabilità socialenon solo è percorribile, ma può essere un successo. Ce lo racconta Elisa Poletti, presidente della Cooperativa A.L.P.I. che dal 2014, con il marchio REDO upcycling, realizza accessori moda e componenti d’arredo di design utilizzando materiali di recupero. L’occasione? Lo Slow Fashion Spring, evento organizzato a marzo, a Trento, proprio da Cooperativa A.L.P.I., con esperti del settore, sulla possibilità di rispondere ai bisogni sociali emergenti attraverso pratiche industriali sostenibili nel campo della moda.
Slow Fashion Spring è nato come momento di confronto e approfondimento sul tema della moda sostenibile, ma soprattutto come occasione per intrecciare mondi e visioni diverse su alcune tematiche: responsabilità sociale, impresa, cooperazione e sostenibilità. L’iniziativa è stata pensata per celebrare i 10 anni + 1 del marchio Redo, ma anche per aprire una riflessione pubblica su alcune questioni che ci stanno a cuore. Abbiamo voluto creare uno spazio di dialogo, quasi divulgativo, per coinvolgere la comunità e riflettere su come integrare sostenibilità e innovazione in modo concreto e duraturo.
Come nasce il progetto REDO?
Il marchio REDO upcycling si è sviluppato all’interno di Cooperativa A.L.P.I., un’organizzazione che dal 1990 offre percorsi di inserimento lavorativo. Nasce dal desiderio di unire inclusione sociale e creatività, generando lavoro attraverso il recupero di materiali tessili e la produzione di accessori moda sostenibili. Il laboratorio non è solo un luogo produttivo, ma uno spazio di crescita professionale, relazionale e personale. In dieci anni, REDO è diventato un modello che mette insieme artigianato, design, sostenibilità e responsabilità sociale.
10 anni dalla nascita di questo progetto vi immaginavate tutto questo successo?
REDO è nato anche grazie alla spinta data dal contest “A new social wave” promosso dal Workshop sull’impresa sociale che qualche anno fa era un appuntamento fisso per il mondo del Terzo Settore. Un’intuizione, la possibilità di sperimentare dentro un contesto imprenditoriale pronto ad accogliere innovazione e la tenacia di chi ha portato avanti l’idea. All’epoca non immaginavamo certo che REDO sarebbe diventato un punto di riferimento nel panorama della moda sostenibile. Questo risultato è frutto di un lavoro collettivo, di tante persone che hanno investito tempo, risorse, idee, e che hanno creduto nella nostra visione. Soci, collaboratori, volontari, imprese e enti pubblici hanno contribuito a costruire una realtà che oggi genera impatto reale sul territorio.
Cosa vi aspettate per il futuro?
Guardando al futuro, sentiamo con forza la responsabilità di custodire e valorizzare l’equilibrio tra le tre anime che da sempre definiscono la nostra organizzazione: quella sociale, che mette al centro la persona; quella produttiva, che ci chiede efficienza e qualità; e quella cooperativa, fondata sulla partecipazione e sulla visione collettiva. Vogliamo crescere, sì, ma senza perdere di vista il senso di quello che facciamo.
La cooperativa A.L.P.I è diventata un punto di riferimento per il Trentino, quali sono i vostri punti di forza?
Uno dei nostri principali punti di forza è l’approccio sistemico, che tiene insieme attenzione alla persona, sostenibilità economica e intelligenza collettiva. I percorsi individualizzati che proponiamo permettono a chi vive situazioni di fragilità di sperimentarsi in contesti produttivi reali e molto vari favorendo l’acquisizione di competenze e l’autonomia. Nel tempo, abbiamo costruito alleanze diversificate con soggetti del mondo privato, pubblico e del terzo settore, che hanno arricchito le nostre pratiche e ampliato la capacità di rispondere a bisogni complessi. La dimensione cooperativa non si riflette solo nel nostro modello organizzativo interno, ma anche nel modo in cui ci relazioniamo con l’esterno. È uno stile che privilegia il dialogo, la corresponsabilità e la costruzione di legami di fiducia con interlocutori diversi. Questo approccio ci permette di attivare alleanze solide e durature, capaci di generare valore condiviso e risposte capaci di adattarsi a contesti complessi.
Cosa significa oggi essere sostenibili?
Essere sostenibili oggi è una responsabilità collettiva. Significa rivedere i nostri stili di vita, interrogarsi sul modo in cui produciamo e consumiamo, e costruire un’economia più giusta. Per noi, sostenibilità è anche inclusione: dare valore alle persone, alle relazioni, e generare impatto sociale attraverso il lavoro. È un mindset che richiede coerenza, visione a lungo termine e la capacità di mettersi in discussione.
Quali sono le prossime sfide che si pone la cooperativa?
Le sfide che abbiamo di fronte sono diverse: rafforzare la nostra capacità di risposta ai bisogni emergenti, sperimentare nuove forme di collaborazione, integrare strumenti e processi innovativi senza snaturare la centralità della relazione umana. Accanto a queste dimensioni, sentiamo forte anche una sfida culturale: continuare a essere un contesto aperto, capace di interrogarsi, accogliere il cambiamento e proporre modi nuovi di pensare e praticare l’impresa sociale.
Continuiamo il viaggionelle “nostre CERS”,Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali. Dopo Biella con Cascina Oremo (leggi l’articolo),ci trasferiamo nel milanese, a Cernusco sul Naviglio. Qui è nata CERcoop, la prima Comunità Energetica Rinnovabile in forma cooperativa realizzata nell’ambito dei progetti di sostenibilità di Confcooperative Milano e dei Navigli. Un’altra esperienza che genera valore sociale, fa crescere economie di società e attiva cambiamento sostenibile.
Anche a Cernusco sul Naviglio (MI) c’è una CERS, Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale. Si chiama CERcoop ed è la prima Comunità Energetica Rinnovabile in forma cooperativa realizzata nell’ambito dei progetti di sostenibilità di Confcooperative Milano e dei Navigli. La società, che ha assunto la veste giuridica di Cooperativa di utenza Impresa Sociale, è nata a marzo nello studio notarile Busani & Partners, grazie alla sinergia di una serie di enti del terzo settore locale, le storiche Cooperativa Edificatrice Constantes e Lombarda di Consumo, con le nuove realtà sociali Cascina Biblioteca e Comin e la Fondazione Asilo Suor Sorre.
Come CGM, abbiamo dato un contributo alla nascita di CERcoop attraverso la società di benefit EPC – Energie Per la Comunità, creata in partnership con Fratello Sole. Fanno parte del progetto anche Insula Net Impresa Sociale, Centro Servizi Assocoop e Confcooperative Milano e dei Navigli.
Caratteristica di CERcoop è l’unione tra il modello cooperativo e la promozione di iniziative innovative dal basso che partono dai bisogni delle persone del territorio e alle persone e al territorio sono rivolte. CERcoop, infatti, opererà in modo da rendere l’energia rinnovabile accessibile a cittadini, imprese, enti pubblici, realtà sociali.
Tutti potranno contribuire allo sviluppo di CERcoop, in un’ottica cooperativa di sostenibilità ambientale, sociale ed anche economica.
“CERcoop è il primo tassello per creare una CER territoriale con più configurazioni il cui scopo sarà sviluppare progettualità socio ambientali nei diversi luoghi, dando valore alla parola comunità”. Questo il commento di Sabina Bellione, responsabile progettazione di CGM e presidente di ENERNOI, modello delle nostre CERS.
Ti sei perso la prima tappa del viaggio nelle CERS? Leggi l’articolo su Enernoi Oremo Energia Solidale di Biella.
Dopo gli Stati Generali di Cremona sul Capitale Umano, continuiamo a lavorare sulle ‘nostre persone’, proponendo tre webinar tematici su welfare aziendale, gestione del tempo e reclutamento di talenti. Questi webinar fanno parte di un Piano di formazione più ampio che prevede anche esperienze di team bulding per HR manager e incontri in presenza.
I webinar tematici hanno l’obiettivo di approfondire alcuni aspetti tecnici sul tema “capitale umano”. Si caratterizzano per un approccio approfondito e “verticale” sul tema fornendo strumenti e indicazioni pratiche. Accanto alla trattazione specifica del tema, saranno presentate alcune buone pratiche e/o casi studio utili ad approfondire la conoscenza operativa.
Ci si può iscrivere a un solo webinar o a tutti. Sono previsti sconti per chi ha partecipato dalla formazione alla Casa del Trozzo a Trento e per i soci della rete CGM.
Welfare aziendale come strategia nella gestione del capitale umano
7 maggio 2025 – ore 9.00-12.00
Negli ultimi anni, il welfare aziendale è diventato un elemento chiave nella gestione delle risorse umane. Un welfare aziendale ben strutturato aiuta a attrarre talenti, ridurre il turnover, fidelizzare il personale, rendere l’ambiente di lavoro più interessante e piacevole (aumentando la produttività), valorizzare l’impresa facendo emergere pratiche consolidate di cura delle persone. La gestione delle risorse umane gioca un ruolo centrale nella creazione e implementazione di politiche di welfare. Gli HR manager dovrebbero agire come promotori del cambiamento culturale all’interno delle organizzazioni supportando la personalizzazione delle azioni di welfare aziendale e misurando l’efficacia delle misure messe in campo.
Docente: Andrea Rizzini – dottore commercialista, analista finanziario e gestionale, esperto in normativa sul welfare aziendale Buone pratiche: consorzio CSS Forlì – come fare welfare aziendale utilizzando e valorizzando competenze specialistiche interne coinvolgendo anche aziende esterne cooperativa Nazareth (CR) – welfare aziendale e percorso di empowement. Si può anche partire dalle risorse interne delle nostre imprese sociali cooperativa Equa (MI) – i numeri del welfare aziendale. Imparare a “contare” e a rendicontare l’impatto Analisi e apprendimenti a cura di Flaviano Zandonai
Tecniche e strumenti per una efficace gestione del tempo nelle nostre imprese
2 ottobre 2025 – ore 9.00-12.00
Organizzare al meglio la gestione del tempo nella nostra impresa significa acquisire tecniche e modalità per pianificare, guidare e monitorare processi e attività con l’obiettivo di rendere più efficace il tempo. Definire priorità e tempi, concordare compiti, mansioni e progetti, acquisire tecniche e strumenti che possono sembrare banali, ma che facilitano la gestione del tempo, abbassano lo stress e misurano il benessere dei lavoratori, possono fare la differenza.
Docente: Samuele Bozzoni – HR manager, esperto di persone e organizzazioni
Attrarre talenti nelle imprese sociali: strategie e strumenti
3 dicembre 2025 – ore 9.00 – 12.00
Un’organizzazione in grado di attrarre e trattenere i migliori talenti può godere di un vantaggio competitivo significativo rispetto ai suoi concorrenti. Per le imprese sociali può significare anche “semplicemente” poter continuare a stare sul mercato, in un momento in cui il Terzo Settore sembra non essere più così attrattivo per i giovani. I giovani talenti portano con sé un potenziale di innovazione, di freschezza e di creatività di cui le cooperative hanno un forte bisogno, oltre alla capacità di sapersi adattare alle sfide e ai cambiamenti del mercato in continua evoluzione.
Per tutti e tre i webinar 150€ + iva 22% (tot. 183€) per chi ha partecipato alla formazione di novembre 2024 a Casa del Trozzo (Trento) 180€ + iva 22% (tot. 219,6) per la rete dei soci CGM 210€ + iva 22% (tot. 256,2€) per chi NON è socio della rete CGM
Singoli webinar 70€ + iva 22% (tot. 85,4€) per chi ha partecipato alla formazione di novembre 2024 a Casa del Trozzo (Trento) 80€ + iva 22% (tot. 97,6) per la rete dei soci CGM 90€ + iva 22% (tot. 109,8€) per chi NON è socio della rete CGM
Iscrizioni Per iscriversi a tutti o a uno dei webinar sul Capitale Umano occorre compilare il form dedicato.
“Accompagnare e orientare i bambini e le famiglie verso e attraverso le diversità”, così descrive il suo intento Lorenzo De Preto, psicologo laureato in Psicologia del Lavoro all’Università di Trento, dove ha ottenuto anche un master in Gestione diversità e inclusione. Lorenzo è coordinatore pedagogico della cooperativa La Coccinella. Agli Stati Generali di Cremona ha partecipato alla tavola rotonda Diversity&Inclusion, raccontando l’esperienza della cooperativa sul tema dell’educazione alla diversità di genere nei servizi legati all’infanzia.L’abbiamo intervistato per approfondireil tema.
Prima domanda: chi sei e cosa fai?
“Sono Lorenzo De Preto, veneto di origine ma trentino per scelta e adozione. Proprio in Trentino, per studio prima e lavoro poi, ho cominciato a occuparmi di diversità e inclusione. Sono laureato in psicologia del lavoro all’Università di Trento, dove ho intrapreso anche un interessante master in Gestione diversità e inclusione. Un’occasione che poi mi ha aperto le porte per esperienze nel mondo della ricerca sociale e, infine, del cooperativismo trentino con La Coccinella. Qui mi occupo di coordinamento di servizi all’infanzia e progettazione. Da qualche anno la Cooperativa ha ottenuto certificazione alla parità di genere Pdr.125/2022 indicandomi, assieme a colleghi e colleghe, nel Comitato di gestione”.
Cosa significa oggi “Diversity&Inclusion”?
“Per una cooperativa come la nostra impegnata nel coordinamento di servizi all’infanzia e nel supporto genitoriale, gestione della diversità significa riconoscere e valorizzare le alterità che attraversano la nostra forza lavoro, osservare anche la diversità che si esprime nei bambini, nelle loro famiglie e culture di origine e, infine, significa educare alla diversità. Ovvero accompagnare e orientare bambini e famiglie verso e attraverso la diversità”.
Il concetto di diversità si sviluppa crescendo?
“I bambini e le bambine, letteralmente dalla nascita (ce lo dicono le neuroscienze), riconoscono fattori di diversità: la categorizzazione sociale è un processo innato e naturale nell’essere umano, anche ragionare per euristiche e stereotipi lo è. Educare alle diversità, quindi, non significa imporre a bambini e bambine modelli mentali loro alieni o promuovere principi di partigianeria. Bensì aiutarli a comprendere i meccanismi che regolano il funzionamento del proprio pensiero, i limiti della propria individualità e dell’inviolabilità dell’altro e dell’altra. Supportarli nel comprendere che esistono differenti (ma non per questo “sbagliati”) modi di venire al mondo, di stare e abitare il mondo; che hanno e sempre avranno la possibilità assieme a noi di esplorarlo e scoprirlo seguendo strade diverse dai binari che aspettative sociali e abitudini pongono loro dinanzi”.
Educare alla diversità: cosa possiamo fare nel concreto?
“Premetto che educare anche alle diversità (come per qualsiasi altra competenza o nozione), richiama in primo luogo noi adulti all’essere capaci, consapevoli e adeguatamente “equipaggiati” per, successivamente, portare i nostri bambini a compiere un percorso di riconoscimento, apprendimento ed educazione. Un punto su cui, per esempio, anche noi di Cooperativa La Coccinella abbiamo lavorato è il riconoscimento e l’intervento su quelle dinamiche più “subdole” di distinzione di genere che possono impattare anche il nostro fare educativo. Lo scopo è quello di riconoscere i nostri stessi limiti di fronte al tema dell’alterità, l’urgenza di predisporre sé stessi e se stesse prima di voler intraprendere una funzione educativa sul bambino. Nel concreto, come educatori ed educatrici, possiamo proporci per momenti formativi ad hoc, in cui continuare a parlare e riflettere sul potere del linguaggio in educazione e sull’uso (mai neutrale) che ne facciamo. Nei gruppi di lavoro, darsi tempo e spazio per sostare e osservarsi (anche reciprocamente con protocolli osservativi appositi e sospendendo ogni pre-giudizio) accordandoci sulla disponibilità a decentrarsi dalle proprie visioni e rappresentazioni, aprendosi al confronto con colleghi e colleghe e lasciandosi interrogare dagli altri”.
Che consigli daresti per annientare la barriera dei pre-giudizi?
“Non mi stanco di ripetere che il primo suggerimento è guardare criticamente a sé stessi e al proprio rapporto (al di là del dichiarato) con le diversità: come ci fa sentire davvero, nel profondo, interagire con persone di un’etnia o genere o estrazione sociale diverse dalla nostra? Non bisogna lasciarsi abbattere o abbandonarsi alla rassegnazione di fronte alla scoperta di radicati stereotipi e pregiudizi anche nella nostra postura verso il mondo e gli altri, ma comprendere che il riconoscimento di questi non è che il primo passo per poterli finalmente scalfire”.
Come crescere bambini e bambine consapevoli?
“È necessario ricordarsi che i bambini sanno leggere talvolta meglio degli adulti questi nostri pensieri impliciti, assumendoci come modello di riferimento. Diventa fondamentale, quindi, parlare di questi temi (magari con l’ausilio di letture o materiale video-fotografico), esplicitarli con i propri figli sin dalla più piccola età, non considerarli mai “troppo piccoli” per l’argomento o credere che non parlandogliene li si prevenga da pregiudizi e stereotipi”.
Qual è il ruolo di genitori e adulti?
“Quello dell’adulto (educatore o genitore che sia) è un compito, appunto, fondamentale. Questo assume un ruolo di “cartina reagente” per il bambino, da riferimento per le possibili interpretazioni, definizioni e valutazioni qualitative di ciò che gli accade attorno. È fondamentale, però, che tra i diversi agenti educativi con cui il bambino si relaziona vi sia quanta più armonia e coerenza possibile. Tuttavia, in particolare negli ultimi anni, si registrano sempre più situazioni in cui educatori e insegnanti nutrono quasi “timore” nel toccare alcune tematiche, proprio in considerazione di famiglie poco disponibili o allineate sul tema della relazione con il “diverso”. È importante, però, che servizi educativi e scuola non rinuncino alla loro funzione pedagogica, riconoscendo nell’educazione alle diversità un atto di equità sociale, ma anche di onestà verso i bambini e un investimento strategico per il futuro delle nostre comunità. Anche in questi casi, quindi, va ricercato testardamente e con modalità innovative l’ingaggio delle famiglie tutte a riscoperta di un’importante e positiva alleanza educativa”.
Cosa auguri per le generazioni future?
“Alle generazioni future auguro pazienza e tenacia. Dobbiamo ricordarci costantemente che quello in atto da una manciata di anni è il primo e timido tentativo con cui cerchiamo, davvero, di riconoscere e valorizzare le diversità che attraversano da sempre ogni ambito di vita sociale (dalla scuola alla famiglia, dal lavoro allo sport…) a ogni latitudine del Pianeta. Non dovremmo disconoscere il duro lavoro fatto in ragione di successi che certi potrebbero considerare irrisori o alla perdita di alcuni privilegi per altri. Come in alcune discipline sportive (penso allo Yoga), anche nel campo del contrasto a radicati stereotipi, la difficoltà non è il raggiungimento di una posizione bensì il suo mantenimento nel tempo. Auguro alle generazioni che verranno di avere la forza di sopportare la frustrazione che processi lunghi e faticosi come il disconoscimento di istintivi, comodi e arcaici pregiudizi possono comportare e di raccogliere un domani il frutto di questo loro esercizio: una società più equa e giusta, per tutti e per tutte”.
Come CGM, in partnership con Fratello Sole, abbiamo creato la società di benefit EPC – Energie per la Comunità che propone il modello CERS, Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale. In tutta Italia stanno nascendo comunità energetiche che generano valore sociale, fanno crescere economie di società e attivano cambiamento sostenibile. Una panoramica sulle CERS in generale per inquadrare il tema e poi vi presentiamo le “nostre” comunità, partendo da Enernoi Oremo Energia Solidale di Biella.
L’affidabilità delle tecnologie, lo sviluppo di soluzioni collaborative efficienti, la maturazione di soggetti imprenditoriali competenti, sostengono concretamente il desiderio diffuso di produrre e consumare energia in modo sostenibile e condiviso. Sempre più territori in tutta Italia si attrezzano per avviare progetti di produzione e autoconsumo di energie rinnovali.
Cos’è la CER
La CER è una “comunità di soggetti che si organizzano per produrre e consumare localmente l’energia prodotta da fonti rinnovabili”. Tre gli elementi che qualificano una CER: l’approccio comunitario, la generazione ed il consumo locale dell’energia, la rinnovabilità delle fonti.
La ‘materia prima’ della CER
La “materia prima”, contrariamente ai modelli tradizionali di produzione energetica, non è la fonte energetica ma è la comunità, l’insieme di persone, associazioni, enti, desiderosi di dare vita ad una esperienza energetica comune all’insegna della sostenibilità, ambientale ed economica, ad un miglioramento tangibile sul fronte della tutela delle risorse ambientali ed al tempo stesso della riduzione dei costi energetici.
La CERS, il modello sociale
In questo quadro generale, è nata una innovativa evoluzione della CER: la CERS, Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale. La CERS è il modello elaborato e proposto da EPC – Energie per la Comunità, la società benefit creata dalla partnership tra CGM e Fratello Sole, con l’obiettivo di creare “comunità energetiche che generano valore sociale, fanno crescere economie di società ed attivano il cambiamento sostenibile”.
Un progetto di valore, promosso da partner sociali di eccellenza, che declina il profilo generale delle CER nel contesto specifico del Terzo Settore, valorizzandone missione, competenze e relazioni sul territorio.
La CERS propone un innovativo modello di collaborazione che offre agli associati la possibilità di fruire dei vantaggi derivanti dall’uso di energie rinnovabili anche in “servizi di territorio, di welfare, di mobilità sostenibile ed altri …”.
La risorsa economica generata dalla CER diviene nella CERS opportunità di scambio virtuoso tra gli utenti della comunità (autoconsumatori) e le realtà no profit del territorio.
Si promuove così, e si alimenta nel tempo, un modello virtuoso di collaborazione sociale integrata, dove la risorsa fonte rinnovabile “eccede” dal processo di produzione e consumo energetico, per sostenere un modello sociale ed economico ad alta qualità comunitaria. Un modello dal forte profilo innovativo, ambizioso ma praticabile, come tutti i cambiamenti che guardano al futuro con fiducia.
Modello delle nostre CERS è ENERNOI, la cui mission è “generare valore sociale attraverso economie di comunità capaci di attivare un cambiamento profondo nel segno della sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
ENERNOI rende disponibile ai territori interessati a promuovere le CERS, le competenze, le tecnologie, le esperienze, utili a sostenere le progettualità, come già avviene sull’intero territorio nazionale.
La collaborazione con ENERNOI può accelerare i tempi, migliorando l’assetto gestionale ed economico, trasferendo modelli e riferimenti utili alla gestione sociale della Comunità Energetica.
Le CERS ENERNOI#1 Oremo Energia Solidale a Biella
Tra le prime iniziative di EPC – Energie per la Comunità, c’è la CERS “Oremo Energia Solidale”, nel biellese.
Nata nella primavera del 2024 da un progetto di lunga lena e di ampia prospettiva di Cascina Oremo con il supporto dell’iniziativa “Immobili per il bene comune” di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, la CERS di Oremo focalizza la “sostenibilità integrale” come principio fondativo generale.
È costituita da partner locali, rappresentativi della domanda e dei servizi sociali scambiabili, e da partner nazionali come CGM e Fratello Sole, che apportano know how e tecnologie per la gestione efficace e sostenibile del processo di produzione, regolazione e consumo.
La CERS Oremo ha preso le mosse grazie alla creazione di una Cooperativa di Consumo Impresa Sociale, “basata sullo scambio tra l’energia che produce e quella consumata dai soci della comunità”, i cui soci fondatori sono realtà non profit e profit del territorio: Consorzio Sociale Il Filo da Tessere, La Vecchia Latteria srl, Centro Territoriale per il Volontariato Biella e Vercelli, Cooperativa Sociale Big Picture Learning, Cooperativa Sociale Maria Cecilia, Cooperativa di abitazione CaPi, Cooperativa Terre di Casa, Enoch snc, Semperlux srl.
L’incentivo finanziario via via generato dal sistema di produzione, viene erogato dal Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.) alla CERS che a sua volta lo “traduce” nei servizi che Cascina Oremo eroga a favore delle famiglie e delle persone associate, in ambiti come l’apprendimento, lo sport, l’orientamento, etc.
Così disegnata, la CERS è un ambiente complessivo, dove lo scambio virtuoso tra produzione di energie sostenibili, risorse e competenze tecnologiche avanzate, utilità economiche, genera un valore sociale aggiuntivo che la consolida e la rafforza nell’insieme dei valori che la costituiscono.
A novembre 2024 Oremo Energia Solidale, ha stretto una partnership con Elettra, il Car Sharing 100% elettrico di Duferco Energia, e si è dotata di un’auto full-electric a disposizione della CER.
L’auto consente di effettuare gli spostamenti in maniera priva di emissioni carboniche dando un ulteriore contributo in termini di sostenibilità alle attività della Comunità energetica.
Agli Stati Generali di Cremona abbiamo presentato ufficialmente il Manifesto sul Capitale Umano e il PlayBook, due strumenti frutto del lavoro di community, di ricerca e studio che ha visto coinvolti più di 30 cooperative, consulenti esterni e staff di CGM. E ora, per proseguire nel lavoro sulle “nostre persone”, stiamo predisponendo un Piano formativo con incontri, sia online che in presenza, per approfondire tutti gli aspetti legati al Capitale Umano.
“La persona al centro” è uno slogan che è sempre più adottato anche dalle imprese sociali quando fanno riferimento a un loro cruciale stakeholder: le lavoratrici e i lavoratori che con il loro operato garantiscono la produzione di beni e servizi di interesse generale che sostanziano la loro missione. Per evitare che questo richiamo diventi solo retorica è necessario dotarsi di una buona strategia capace di rigenerare il capitale umano per avviare un nuovo ciclo di sviluppo.
Noi di CGM lo abbiamo fatto grazie a una comunità di pratica che, grazie al supporto del nostro team e di Kopernicana e Cooperjob, ha elaborato un Manifesto che riassume le principali istanze di advocacy, ma anche un PlayBook. Un documento, quest’ultimo, che integra valori cooperativi opportunamente riattualizzati, soluzioni organizzative puntuali in grado di sortire effetti positivi ad ampio raggio, pratiche di gestione HR che riclassificate in aggregatori di senso definiscono strategie emergenti. Un documento eclettico sia nei contenuti che nelle modalità d’uso e che ha suscitato molta curiosità e interesse nel corso degli Stati Generali di Cremona.
Eccoli da scaricare. Fatene buon uso e non esitate a farci avere commenti e feedback da condividere all’interno della nostra community.
Il Manifesto. Una nuova strategia sul Capitale Umano.
Continuiamo a lavorare sulle “nostre persone”, proponendovi durante l’anno 2025 degli incontri di formazione, sia online che in presenza, per approfondire tutti gli aspetti legati al Capitale Umano.
Temi e date della formazione
Welfare aziendale come strategia nella gestione del capitale umano (7 maggio)
Tecniche e strumenti per una efficace gestione del tempo nelle nostre imprese (2 ottobre)
Attrarre talenti nelle imprese sociali: strategie e strumenti (3 dicembre)
Team building per l’HR manager (luglio)
La roadmap dell’HR: dall’employee journey alla strategia dell’organizzazione (23/24 ottobre)
Change management: strategie per guidare il cambiamento attraverso la funzione HR (27/28 novembre)
Nelle prossime settimane saranno online maggiori dettagli. Intanto abbiamo preparato un piano indicativo con argomenti e date da segnare in agenda.
Nella Giornata dedicata alle donne, con gli Stati Generali sul Capitale Umano alle porte, abbiamo chiesto a quattro donne, quattro cooperatrici della nostra rete, di rispondere a tre domande sul ruolo delle donne nel mondo della cooperazione, sui temi più femminili che riguardano le risorse umane in un’impresa sociale, sull’impegno ad essere davvero motore di cambiamento. E a tutte le donne, in particolare le donne cooperatrici, i nostri migliori auguri.
Francesca Gennai
Daniela Ortisi
Daniela Riboldi
Simona Balistreri
Intanto le presentiamo. Partiamo da Francesca Gennai, la nostra vicepresidente, “toscana di origine ma sempre più trentina”, si descrive. Mamma di Amelia e Adele. Ha ruoli diversi in più imprese cooperative “ed il privilegio di fare un lavoro che mi diverte e sfida quasi quotidianamente”, dice. Daniela Ortisi, invece, è presidente della Cooperativa Esserci. “Nella cooperazione sono cresciuta come persona, come lavoratrice, come imprenditrice sociale”, commenta. All’inizio operatrice in gruppi appartamento per persone con disagio psichico, è stata coordinatrice, responsabile di progetti innovativi in ambito sanitario, referente selezione e responsabile formazione, responsabile dei servizi di Politiche Attive del Lavoro e consigliera di amministrazione. La terza donna è Daniela Riboldi, laureata in Pedagogia, Presidente e Responsabile delle Risorse Umane presso la Cooperativa Sociale di tipo A META. Inoltre, fa parte della presidenza di Federsolidarietà Milano e Navigli, del Consiglio di amministrazione del Consorzio Comunità Brianza e del comitato del forum Monza e Brianza. Infine, Simona Balistreri, presidente della cooperativa sociale di tipo B, Raggio di Luce, si occupa dell’inserimento lavorativo di persone con gravi disabilità. Psicologa psicoterapeuta, ha diverse cariche nel mondo della cooperazione, è autrice di libri (uno in particolare sul Disability Management delle Risorse Umane) e di diverse pubblicazioni su riviste. Tutte e quattro saranno l’11 e il 12 marzo ai nostri Stati Generali a Cremona: scarica il programma.
Partiamo con le domande. La prima: che ruolo ricopre la donna nel mondo della cooperazione?
Francesca Gennai: “Le donne rappresentano il motore della cooperazione, gli uomini il pilota. Andando fuori di metafora, la donna nel mondo della cooperazione è la quota più alta delle persone occupate. Questo però non ha un riflesso positivo nelle posizioni di governance dove il 75% dei ruoli è occupato da uomini”.
Daniela Ortisi: “Credo che le donne hanno il dovere ancor più che il diritto di portare nel lavoro competenze, conoscenze, interessi, punti di vista che completano l’altra parte del mondo. Siamo diverse…ed è un meraviglioso valore aggiunto di cui il mondo non può e non deve fare a meno”.
Daniela Riboldi: “Nel mondo della cooperazione sociale, le donne non sono solo operatrici, ma agenti di cambiamento capaci di innovare il welfare e promuovere collaborazione e integrazione. Per garantire un futuro sostenibile è essenziale investire nel talento femminile, promuovendo leadership inclusive, crescita professionale e politiche di conciliazione vita-lavoro. Credo che sia necessario pensare ad una contaminazione tra stili di leadership maschili e femminili, affinché possano arricchirsi reciprocamente”
Simona Balistreri:“Nel contesto della cooperazione sociale, le donne portano con loro una visione inclusiva e una naturale predisposizione all’accoglienza. Nel mio ruolo di presidente di una cooperativa sociale che si occupa di inserimento lavorativo per persone con disabilità, infatti, vedo ogni giorno come la sensibilità, la capacità di ascolto e la determinazione femminile siano elementi essenziali per creare contesti di lavoro realmente inclusivi ed accoglienti”.
Donne e capitale Umano: quale tema secondo te è piu importante?
Francesca Gennai: “Il sistema produttivo è nato avendo a riferimento il modello maschile. Le professioni, le carriere e le opportunità sono state modellate intorno ad un archetipo maschile. Questo schema non solo ha escluso le donne, ma le ha rese invisibili, privandole della possibilità di essere protagoniste attive nella vita politica, economica e sociale del Paese. E’ il tempo questo di lavorare sui meccanismi che ancora oggi generano disuguaglianzedi opportunità professionale fra uomini e donne”.
Daniela Ortisi: “Che si parli di donne o di uomini bisogna innanzitutto essere competenti, portatori di know how. Non c’e niente che le donne non possano imparare e fare e lo stesso vale per gli uomini ma io credo che sia bello che si possano esprimere competenze trasversali diverse indipendentemente dal genere, che si possa imparare realmente a cooperare. Dobbiamo essere noi stesse ad essere consapevoli del nostro valore senza arroganza. Le donne con garbo e intelligenza devono portare il loro contributo come Capitale Umano (che altrimenti sarebbe incompleto) cercando di essere diverse per fare la differenza”.
Daniela Riboldi: “Io credo che il vero motore del cambiamento, nella cooperazione, siano le persone. Ogni uomo e ogni donna, con il proprio contributo unico, porta valore e significato a ciò che facciamo. E sono convinta che le donne, in particolare, abbiano un ruolo fondamentale: la loro capacità di costruire relazioni, di innovare e di promuovere inclusione è una risorsa straordinaria. La qualità del welfare dipende dalla capacità di costruire relazioni significative e reti di fiducia, in cui i destinatari dei servizi non siano solo beneficiari, ma veri protagonisti del cambiamento”.
Simona Balistreri:“Credo che un tema centrale sia il riconoscimento del valore delle competenze femminili, soprattutto nel mondo del lavoro. Credo sia fondamentale dare il giusto spazio e valore alle donne, permettendo loro di esprimere sempre il proprio potenziale. Quando le donne sono messe nelle condizioni di esprimersi e di incidere nelle scelte strategiche, il capitale umano si arricchisce e tutta la società ne trae un beneficio. Occorre mettere al centro la Persona, anzi, le Persone Tutte (a prescindere dal genere) per ottenere una crescita collettiva ed è per questo che il femminile può e deve avere il giusto peso sociale“.
Un messaggio alle donne cooperatrici…
Francesca Gennai: “Faccio mie le parole di uno scritto di Monique Witting in Le guerriere. “Dicono che non c’è realtà prima che le parole le regole i regolamenti le abbiano dato forma”. E se iniziassimo a riscrivere regole e regolamenti e inventare nuove parole? E se iniziassimo a farlo guardando alle donne partendo da loro? Forse siamo ancora troppo abituate a pensare alle donne a partire dagli uomini”.
Daniela Ortisi: “Un messaggio alle donne che lavorano con intelligenza e sensibilità, con attenzione e spirito critico, con determinazione, generosità e visione sul futuro… Siate generative, siate rivoluzionarie, siate diverse. Non siamo ancelle siamo donne!”.
Daniela Riboldi: “Con il nostro lavoro contribuiamo al cambiamento mettendo al centro le relazioni. Oggi il metodo cooperativo rappresenta una vera rivoluzione: un modello alternativo che valorizza la condivisione, la reciprocità e il lavoro di squadra. La cooperazione non è solo un modo di lavorare, ma una forza trasformativa capace di ridurre le disuguaglianze, sostenere il benessere delle persone e costruire una società più giusta e inclusiva attraverso un impatto sociale positivo. Le sfide del nostro settore sono molte, e il cammino può essere faticoso, ma lavorare per il bene comune e farlo insieme agli altri rende tutto questo bello, stimolante e ricco di soddisfazioni”.
Simona Balistreri: “Il nostro lavoro ha un impatto determinante, spesso profondo più di quanto possiamo immaginare. Essere donne in un contesto cooperativo significa avere la determinazione di coniugare etica ed impresa, sostenibilità ed inclusione, accoglienza e sviluppo. Solo attraverso la condivisione e il sostegno reciproco, in questa direzione, potremo generare poi un cambiamento reale e duraturo che sappia “contaminare” con questa attitudine anche altri contesti produttivi.“.