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Welfare in piattaforma, c’è spazio per le cooperative

“Agire il cambiamento anziché subirlo” 

Ivana Pais

“In rete in Italia è ancora più facile fare la spesa piuttosto che trovare una babysitter. Di spazi per il welfare ce ne sono tanti e vanno riempiti”. Ivana Pais è docente di Sociologia economica alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, direttrice del Centro di ricerca TRAILab (Transformative Actions Interdisciplinary Laboratory) e principal investigator di We Plat – Welfare system in the age of platforms. Un progetto del progetto sulle piattaforme digitali di welfare finanziato da Fondazione Cariplo con capofila l’Università Cattolica del Sacro Cuore e partner l’Università di Padova, l’agenzia community design Collaboriamo e il nostro consorzio CGM.

Il quaderno della ricerca, a cura di Ivana Pais e del nostro open innovation manager Flaviano Zandonai, realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare, è già stato presentato ed è disponibile on-line (scarica qui).

Ma che cosa dice alle cooperative questo importante studio? Innanzitutto, restituisce una fotografia delle piattaforme digitali di welfare sul territorio nazionale: sono 137.

59 operano nel settore della salute, 10 in quello dell’educazione e della cura dell’infanzia, 10 nell’assistenza sociosanitaria e 58 sono multisettoriali. Ci sono piattaforme di welfare aziendale, di welfare digitale, che nascono e operano in ambito strettamente digitale, e di welfare territoriale, che mettono insieme enti locali e terzo settore.

“Un dato inatteso dello studio? – esordisce Ivana Pais – Ci aspettavamo più provider di welfare aziendale. Avevamo l’aspettativa che il welfare aziendale potesse essere il precursore delle piattaforme di welfare e invece in rete i servizi alla persona sono ancora pochi e il matching tra domanda e offerta è scarso. Questo può essere legato al fatto che i lavoratori hanno budget ancora limitati a disposizione per il welfare aziendale e che è più pratico acquistare beni di consumo rispetto a servizi”.

Una carenza che lascia molto spazio alle imprese sociali, sia in termini di diffusione dei propri servizi, sia in termini di analisi di bisogni, sia in termini di offerta di veri e propri piani capaci di incidere positivamente sulla qualità della vita delle persone e dei contesti in cui esse vivono e lavorano. “L’altra sorpresa è stato il boom delle piattaforme di welfare digitale e in particolare di quelle che erogano servizi on-line di consulenza psicologica – continua la professoressa dell’Università Cattolica – Mentre rispetto alle piattaforme di welfare territoriale, che hanno la grande potenzialità di aggregare realtà e servizi, pubblici e privati, è emersa la tendenza a riportare le logiche tradizionali in piattaforma, invece che sfruttare lo strumento per una vera e propria trasformazione”.

I margini per uno sviluppo del welfare in piattaforma sono dunque altissimi con prospettive molto interessanti rispetto ad esempio all’ibridazione e all’allargamento dei beneficiari, al ripensamento dei modelli organizzativi, alla certificazione della qualità dei fornitori, alla creazione di comunità non solo tra professionisti, ma anche tra clienti o pazienti in una logica peer to peer, alla ibridazione tra le diverse tipologie di piattaforme, all’implementazione di sistemi reputazionali, ossia di valutazione.

“In generale l’interesse da parte della cooperazione alle piattaforme digitali è forte, ma è altrettanto forte la resistenza, talvolta legittima – prosegue Ivana Pais – Le piattaforme rendono evidente e aumentano le complessità e occorre trovare quelle modalità che consentano di non perdere gli elementi distintivi in termini di cura”. A partire da quegli “eroi quotidiani dell’innovazione” che ci sono e vanno accompagnati. “Da questo punto di vista – commenta la docente – welfareX è l’unica che ha attivato una comunità di welfare manager che sui territori si occupano della piattaforma. Questo fa la differenza: non lasciare da soli questi ‘eroi’, creare occasioni di confronto e di crescita e collocare il loro lavoro in un progetto più ampio e di prospettiva”.  

“Il welfare si sta trasformando – è la conclusione di Ivana Pais – Le persone cercano in rete risposte ai loro bisogni e se non trovano il terzo settore, trovano altro. Occorre stare dentro la trasformazione e governarla. Questa è la sfida: agire il cambiamento anziché subirlo”. 

Ivana Pais
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Project Welfare

La cultura che potenzia il nostro core business: dopo la survey parte il percorso di capacity building

Rigenerazione di spazi urbani, potenziamento dell’impatto di interventi di cura e integrazione, gestione di beni materiali o immateriali, produzione culturale, protagonismo nelle filiere economiche a trazione culturale come quella turistica o quella artigianale. 

Le imprese sociali la cultura “ce l’hanno nel sangue”. O meglio la cultura è uno strumento potentissimo per potenziare il core business delle cooperative sociali, dei consorzi e delle reti, con l’obiettivo condiviso del bene della comunità. A dirlo sono le storie delle nostre realtà socie, attive in tutta la penisola sul fronte culturale. A fotografarlo, una recente survey condotta insieme a Aiccon (il Centro Studi promosso dall’Università di Bologna, dall’Alleanza delle Cooperative Italiane e da realtà, pubbliche e private, operanti nell’ambito dell’Economia Sociale) e al collettivo BLAM.

“Se è vero che la dimensione culturale si è rigenerata nel rapporto con il sociale, allora il sociale deve rigenerarsi nel rapporto con la cultura – ha commentato Paolo Venturi di Aiccon durante il nostro webinar di restituzione della survey – La cultura è elemento costitutivo del movimento cooperativo ed è una grande occasione per rigenerare motivazioni, innovare il rapporto con la pubblica amministrazione, alimentare nuove economie di comunità e trasformazioni territoriali e tornare a mettere al centro della missione la comunità, non come utenza ma come attore che co-produce un valore”.

I risultati della survey: la cultura che trasforma

23 cooperative sociali, 2.789 dipendenti, 107 milioni di fatturato, questi numeri del campione coinvolto nella survey con Aiccon. I risultati? Il 26,1% delle cooperative opera in maniera prevalente nei settori culturali e il 50% dei dipendenti interagisce/coopera in attività/servizi/progetti a matrice culturale. 

principali ambiti di intervento sono: rigenerazione urbana, gestione di beni e infrastrutture culturali, welfare culturale, filiere economiche a trazione culturale. Rispetto alla rigenerazione, fanno scuola le esperienze a Reggio Emilia con il Consorzio Oscar Romero e a Torino con Impresa Sociale Co-abitare, mentre sulla gestione dei beni abbiamo a Napoli, la Cooperativa Proodos che anima il Complesso Monumentale di S. Anna dei Lombardi e a Firenze la Eda Servizi che porta avanti i servizi bibliotecari della rete fiorentina. Poi c’è il welfare culturale di Sol.Co Mantova, gli interventi nelle filiere economiche turistiche a Matera con il consorzio La Città Essenziale, dell’artigianato a Monza con il Consorzio Comunità Brianza,  e dell’agricoltura sociale a Cremona con il Consorzio Sol.Co Cremona. E questi sono solo alcuni degli esempi.

I destinatari degli interventi culturali sono sia persone in condizione di vulnerabilità (il 69,6% di questi sono disabili), sia persone non in condizione di vulnerabilità o vulnerabili potenziali (la maggior parte sono giovani). Dal punto di vista delle risorse economiche, il 65% del campione investe fino al 25% delle disponibilità in cultura e le risorse provengono per la maggior parte da bandi (78,3% di fondazioni, 52,2% comunali, 43,5% regionali), mentre è basso il contributo del fundraising.

Interessante il capitolo delle alleanze. I compagni di viaggio delle cooperative negli interventi culturali sono altre cooperative o imprese sociali, pubbliche amministrazioni, associazioni o Odv, Fondazioni e università. Rilevante la platea di professionisti freelance (43,5%), coinvolti però in maniera occasionale. Il rapporto tra le cooperative e i partner si instaura per di più attraverso una co-progettazione con terze realtà extraculturali (43,5%) o con terze realtà culturali (30,4%). 

La fotografia delle prospettive dice del margine di crescita. Il 35% delle cooperative ha in programma di investire in interventi culturali più di 100mila euro nei prossimi 5 anni, in particolare su ambiti che riguardano innovazione di prodotto e capitale umano. 

Il metodo è la rete: il percorso di capacity building

Partendo da questa situazione, cosa chiedono le cooperative alla rete? Essenzialmente, supporto su risorse umane, strategie di ricerca fondi e co-progettazione, formazione e valutazione di impatto.

“Il tema della cultura come leva del cambiamento – ha concluso Paolo Venturi nel webinar – è un tema potente, ma fragile. C’è bisogno di un metodo e il metodo non può che essere di rete”. E allora, dato l’interesse e il potenziale, come CGM, stiamo per lanciare un percorso di capacity building aperto alle realtà che già realizzano interventi culturali e a quelle che intendono realizzarli. 

Il percorso avrà dei focus: formazione e autoformazione, reskilling del personale e nuove competenze, partnership, modelli di business e capacità progettuali. “Dal punto di vista della rete – spiega Andrea Biondello, consigliere CGM con delega alla cultura – in questo momento, la cultura è importante perché ci permette di riconnetterci alla comunità che abitiamo e questo è fondamentale oltre che per le organizzazioni, anche per le persone fragili che accompagniamo perchè così le rendiamo visibili e non sono residuali. Inoltre, la cultura è uno strumento potente per attrarre nuovi imprenditori sociali, per rappresentare la creatività e la bellezza della nostra azione e attirare nuove leve per le governance del futuro”. 

In copertina Oltre l’Arte, Matera – photo Francesco Margutti

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Project

C’è voglia di sostenibilità. SER, la nuova filiera che aiuta le cooperative nella transizione ambientale e sociale

Anche le cooperative hanno voglia di sostenibilità. Ambientale e sociale.

È partito da questo presupposto il progetto SER, Social Energy Revolution che unisce CGM, Cgm Finance e Fratello Sole in una filiera che affianca il terzo settore nella transizione energetica. Il 6 marzo è stato firmato il contratto di rete e due grandi progetti che coinvolgono complessivamente 100 realtà stanno per essere presentati. “Sul tema della sostenibilità, in Italia e in Europa, le cooperative sono ancora in una fase di “start up” – comincia Sabina Bellione dell’area project design management e consulenza di CGM, referente di SER – Nell’ultimo anno però il tema dell’energia, in termini di costi e di sensibilità, ha fatto scattare una vera e propria accelerazione”. 

CGM ha colto la palla al balzo.

Nato come progetto Horizon, SER è stato perfezionato come contratto di rete con lo scopo di accompagnare gli enti del Terzo Settore sull’efficientamento energetico, aggiungendo alla filiera tecnica, un accompagnamento finanziario. Con SER, quindi, CGM e i partner hanno creato una vera e propria rete che consente agli ETS di essere supportati sia in fase tecnica che nell’accesso al credito cercando gli strumenti più adeguati.

Tre gli ambiti di intervento previsti nel contratto di rete: retrofitting, ovvero riqualificazione di edifici e di servizi, comunità energetiche ed in futuro anche la mobilità sostenibile. La spinta più grande, anche complice il Superbonus 110, è sulla rigenerazione sostenibile di edifici dei servizi delle imprese sociali e del Terzo Settore. All’interno del contratto di rete, oltre alle due grandi iniziative che a breve saranno presentate, sono nove i nuovi progetti di retrofitting in partenza, distribuiti tra Lombardia, Piemonte e Liguria, gestiti da Fratello Sole. Con cantieri rigorosamente ‘eco-sociali’, ovvero che, oltre alla parte strutturale, intervengono sulla consapevolezza condivisa del significato dell’intervento, sulla disposizione positiva anche rispetto a temporanei disagi, sull’educazione ambientale, sulla crescita di una comunità sostenibile dentro e attorno alla struttura efficientata. Rispetto alle comunità energetiche, il lavoro in corso è ancora su ampia scala, in attesa dei Decreto governativo. “Sicuramente – descrive Sabina Bellione – l’obiettivo è quello di unire gli aspetti ambientali a quelli sociali, creando organizzazioni che possano impattare in modo efficiente ed efficace anche sui servizi”. Sulla mobilità sostenibile, le formule per ridurre il Carbon footprint, da studiare e proporre, sono fortemente legate ai contesti, urbano o rurale, e al tema più ampio delle infrastrutture. 

Fondamentale, in tutti e tre gli ambiti, la valutazione di impatto sulla quale la rete di SER sta lavorando con Tiresia, il centro di ricerca di innovazione e finanza per l’impatto sociale della School of Management del Politecnico di Milano. “Hanno elaborato uno strumento specifico di valutazione per i nostri cantieri – descrive Sabina – Misura indicatori ambientali, energetici, economici e sociali. Siamo in partenza con tre test del modello su tre diverse esperienze”. 

Ma c’è di più. Oltre ai tre ambiti, in prospettiva, SER può essere un ottimo spunto per lo sviluppo di cooperative di tipo B proprio legate al tema della sostenibilità. “Qualcuna c’è già, ma solo su mercati molto piccoli. L’occasione è preziosa per fare il salto”, dice Sabina.
Il tutto con uno sguardo che non può non tendere all’Europa. “La rete di SER – conclude Sabina – è in stretto rapporto con la società spagnola GNE Finance. Non agisce direttamente sul mercato italiano, ma ci consente di avere contatti diretti con la rete di progettazione in Europa. Il respiro europeo per noi è fondamentale per indagare, confrontarsi e continuare a crescere. Anche nel campo della sostenibilità”.

 

Immagine di Fratello Sole

In copertina foto di CSV/VOCE: Marco Garofalo/2020/oer VOCE-Volontari al Centro, Milano

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News Project

Human Tech: il programma per l’innovazione aperta e armonica

La trasformazione tecnologica sta trasformando i modi di operare nell’ambito del welfare, modificando i saperi e le competenze, i contenuti del lavoro sociale, le forme di offerta dei servizi in ragione della nascita di piattaforme digitali per l’erogazione dei servizi.

In questo scenario è importante che, nella creazione di strumenti digitali, le persone e le comunità rimangano al primo posto, in modo che siano le tecnologie al servizio delle persone e non viceversa.

Da qui è maturata la consapevolezza che le nuove sfide che le imprese sociali devono affrontare per generare importanti benefici per le persone, le comunità e i territori, necessitano dell’elaborazione e della costruzione di un framework e di un approccio in grado di orientare l’introduzione di soluzioni tecnologiche nella value chain delle organizzazioni sociali.

Il programma

Human Tech, il primo e inedito percorso di open innovation e accelerazione, disegnato su misura per supportare le imprese sociali nei percorsi di transizione digitale ed ecologica, nasce con la finalità di rafforzare sistematicamente l’approccio all’innovazione delle organizzazioni, utilizzando le tecnologie abilitanti disponibili e/o favorendo la nascita di proof of concept (processo che serve a validare un’idea o un progetto per dimostrarne la fattibilità) da scalare per fornire risposte nuove ai bisogni sociali tradizionali e a quelli emergenti.

Human Tech nasce in un quadro di collaborazione tra CGM ed Entopan Innovation. L’iniziativa prevede un accompagnamento modellato sull’impresa sociale, attraverso un percorso di innovazione e sostenibilità -in termini di processo e prodotto/servizio – nonché un supporto per lo scouting di risorse finanziarie in equity e/o debito e per l’individuazione di partner strategici. Ed è per questa ragione che il programma Human Tech prevede il supporto di importanti soggetti finanziari del settore quali CGM Finance e il fondo Sefea Impact.

“Human Tech – afferma la Presidente Giusi Biaggi – rappresenta una grande opportunità nella nuova strategia di CGM che è volta ad abilitare l’impresa sociale nel fronteggiamento delle sfide trasformative poste dalla nostra società. Per questo crediamo sia necessario che le imprese sociali e le loro reti locali intraprendano percorsi di open innovation avvalendosi di uno specifico accompagnamento e connettendo, in questo modo, le proprie risorse interne a quelle derivanti dai più ampi ecosistemi d’innovazione, rappresentati, nello specifico, da Harmonic Innovation promosso da Entopan.”

Aree di intervento

Tre i principali ambiti d’intervento del programma per favorire processi di cambiamento positivo:

1- l’organizzazione interna delle imprese sociali (con l’obiettivo di incidere nelle relazioni tra le persone, modificando le interazioni tra diversi livelli gerarchici, introducendo innovazioni organizzativi e di processo)

2- le relazioni con gli utenti (con l’obiettivo di generare nuove tipologie di prodotti e servizi facendo ricorso, ad esempio, a tecnologie di IoT per la teleassistenza, wearable, human augmentation, sensori o soluzioni di intelligenza artificiale, etc.)

3- le relazioni con gli ecosistemi locali e nazionali (con l’obiettivo di creare nuove interazioni tra soggetti rafforzando i network territoriali oppure quelli verticali, attraverso comunità virtuali, strumenti di weblogging, swarming tactics, piattaforme di interazione, etc.).

L’iniziativa ambisce a diventare cantiere permanente e luogo di riflessione e progettazione condivisa, restituendo alle imprese sociali una visione e una maggiore consapevolezza nell’adozione di soluzioni tecnologiche coerenti con i fabbisogni di innovazione delle persone e delle comunità locali. Human Tech, infatti, supporterà le imprese sociali nell’affrontare la transizione digitale, favorendo l’introduzione di modelli di pensiero critico con il quale orientare le politiche dell’innovazione, in un senso più equo, giusto, inclusivo.

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News Project

Servizi educativi: misuriamo l’impatto con kids4impact

Nell’ultimo anno, ci siamo chiesti come misurare l’impatto sociale che i servizi educativi delle realtà della rete CGM hanno sui territori.  

Per questo insieme a Consorzio PAN e al Consorzio Conopera abbiamo avviato Kids4impact, un progetto biennale realizzato con il supporto di Banca Intesa Sanpaolo e il sostegno di Fondazione Cariplo. 

L’obiettivo è quello di iniziare la prima sperimentazione di uno strumento creato per misurare l’impatto nei servizi educativi con il supporto scientifico di un partner che ci guiderà nel percorso, la Fondazione Zancan, e avviare un centro di competenza specifico. 

Il team di lavoro partirà dall’analisi e dallo studio delle esperienze e dei servizi 06 delle nostre reti, ma anche dalle nuove tendenze nella gestione dei servizi educativi. 

kids4impact è stato presentato agli Stati Generali CGM del 9 marzo, ora vorremmo coinvolgere alcuni servizi per iniziare a lavorare insieme su questo tema e avviare le prime sperimentazioni. 

Ti interessa entrare a far parte del campione di servizi 06 che contribuiranno a costruire e a sperimentare lo strumento?
Sei curioso di conoscere i risultati dell’impatto delle attività del vostro servizio con le famiglie e nel territorio

Il 30 marzo ore 17-19 abbiamo organizzato un webinar dove condividere il senso del progetto, gli obiettivi e i risultati che ci aspettiamo. Sarà anche l’occasione per entrare nel merito di alcuni contenuti che inizieremo ad approfondire con Zancan e per avviare la selezione dei servizi che parteciperanno alla sperimentazione. 

Per domande e approfondimenti scrivi a simona.taraschi@cgm.coop

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Eventi Project

SEE ME IN alla Milano Design Week

Alla Stecca 3, nel Distretto Isola, spazio alla multiculturalità nella “African House” del progetto SEE ME IN

L’energia, il calore e lo spirito vitale dell’Africa colorano il Fuorisalone dell’Isola Design District, grazie al progetto SEE ME IN. Dal 5 al 10 settembre, in occasione della Milano Design Week 2021, la falegnameria de La Stecca 3, la famosa Bricheco, in via De Castillia 26, all’ombra dei grattacieli della nuova skyline milanese accoglierà MULTICULTURAL INTELLIGENCE: Experiences from SEE ME IN project.  Bricheco si trasformerà in una variopinta African House pronta a ospitare opere di design provenienti da diversi paesi dell’Europa: Germania, Croazia, Ungheria e Italia.

Si realizza così il focus del progetto “SEE ME IN” – finanziato dai fondi europei Interreg Central Europe di sviluppo regionale, tra i partner italiani Fondazione Politecnico di Milano, come capofila, il Consorzio Nazionale CGM e il Comune di Milano –  che vuole valorizzare le attività imprenditoriali di artigiani e artisti nati fuori dalla Comunità Europea, ma regolarmente residenti in uno dei suoi paesi, che spesso per ragioni linguistiche, burocratiche e culturali fanno più fatica a imporsi sul mercato.

E non poteva esserci cornice migliore e più suggestiva di una “African House”, dove la prima regola è accogliere l’ospite e farlo sentire il benvenuto, da qualunque parte del mondo esso provenga. La magia si ripeterà al La Stecca 3, trasformata anche simbolicamente in uno spazio aperto dove le differenti culture potranno parlare e confrontarsi, nel nome dell’arte e del design, generando mix creativi e sinergie artistiche.

I protagonisti di questo evento che prende il nome di “MULTICULTURAL INTELLIGENCE: Experiences from SEE ME IN project” sono 6 imprese multiculturali attive in diversi ambiti del design, fashion, food, arredo urbano e artigianato. In mostra negli spazi della Bricheco e grazie all’invito di Vitality Onlus ci saranno gli oggetti artigianali frutto della loro riflessione sulla multiculturalità e sul dialogo tra differenti tradizioni.

Con i piedi immersi nella sabbia e i tessuti wax stesi al vento, tra suoni, profumi di spezie e incensi di sottofondo, d’improvviso trasportati a sud dell’Equatore, sarà possibile conoscere e incontrare il progetto DJELISO della digital designer Franca De Lucia e del musicista e artigiano Yaya Dembele; la sartoria sociale KECHIC di Valeria Zanoni e Cheick Diattara che unisce la tradizione sartoriale di Dakar con quella milanese – e a cui si deve l’allestimento della African House de La Stecca 3; TERANGA REVOLUTION impresa che diffonde i sapori della cucina senegalese creando ricette afrofusion. E insieme a loro i designer tedeschi di P3 WERKSTATT che progettano arredo urbano in legno e portano a Milano una meravigliosa cucina mobile; gli ungheresi di MULTIPRAKTIK specialisti in arredi d’interni dedicati soprattutto alla riproduzione di musica e i croati di PURO AMOR, creatori di curiosi souvenir di design che giocano con le parole.

Nella serata dell’8 settembre dalle ore 18.00 poi è prevista una performance-concerto imperdibile del maestro Yaya Dembele e del suo gruppo di musicisti africani.

Vi aspettiamo per una esposizione-incontro internazionale che vi lascerà ad occhi aperti.

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Eventi Project

Master Parenting in Work and Life: l’evento finale del progetto

L’evento finale del progetto MASP

Si terrà giovedì 25 marzo, dalle ore 10:00 alle ore 13:00, e venerdì 26 marzo dalle ore 9.30 l’evento conclusivo del progetto MASP – Master Parenting in Work and Life. Un evento digitale, trasmesso in live streaming gratuitamente sulla piattaforma www.maspfinalconference.com e sulla pagina Facebook di Masp, che costituirà un’occasione per approfondire due macro temi: la conciliazione tra vita personale e lavorativa e la promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro, basandosi sull’esperienza maturata in due anni di lavoro sul campo dal progetto MASP.

L’obiettivo principale del progetto, oltre a fornire alle donne con carichi di cura, disoccupate, competenze utili nella ricerca del lavoro e a incoraggiare una divisione più equa delle responsabilità familiari tra uomo e donna, è stato quello di supportare le imprese nell’accogliere l’invito a condividere nuovi strumenti, utili a riconoscere l’importanza di queste competenze sui luoghi di lavoro, per lo sviluppo organizzativo e l’incremento della competitività in azienda. Il tutto coadiuvato da una costante ricerca e analisi delle best practices attivate a livello nazionale ed europeo al fine di creare un modello condiviso in grado di beneficiare di una preziosa partnership multi stakeholder.

MASP è un progetto finanziato dall’Unione Europea e composto da un partenariato internazionale che vede il Comune di Milano quale ente capofila dei seguenti partner: Agenzia del Lavoro della Provincia Autonoma di Trento, AFOL Metropolitana, Associazione BIN ITALIA, API (Associazione Piccole medie Imprese), Gruppo Cooperativo CGM, EUROSMAC, Lifeed (maam Life Based Learning), REVES Network e AICCON.

Giovedì 25 marzo | 10.00-13.00

L’evento seguirà un programma denso di interventi a cura di importanti esperti impegnati in questi anni all’interno del progetto MASP, un panel di relatori che sarà in grado di fornire ai partecipanti uno spaccato non solo nazionale, ma anche europeo, dei temi trattati grazie alla specifica connotazione del progetto.
Sarà l’occasione ideale per indagare i risultati di un progetto virtuoso portato avanti dal 2019 ad oggi e approfondire i temi della conciliazione tra vita personale e lavorativa e la promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro .
Per visionare il programma della mattinata e iscriversi all’evento online: www.maspfinalconference.com.Iscriviti qui

Venerdì 26 marzo | 9.30-13.30

Al webinar finale parteciperanno l’eurodeputata Frances Fitzgerald, relatrice del Parlamento europeo su “La prospettiva di genere nella crisi del Covid-19 e nel periodo post-crisi”, Marina Calderone, membro del CESE, e Jiri Svarc, capo dell’unità Strategia per gli investimenti sociali, Commissione europea, DG Occupazione e affari sociali.

Durante questo webinar avrai l’occasione di:

  • scoprire i risultati finali del progetto MASP;
  • esplorare possibili sinergie tra diverse iniziative e programmi europei, comprese azioni sui temi dell’equilibrio tra vita professionale e vita privata e occupazione (femminile);
  •  discutere le prospettive per le azioni a livello europeo, nazionale e locale in un periodo in cui una serie di strategie, programmi e politiche riguardanti il Fondo per la ripresa e la resilienza, il Fondo strutturale e di investimento europeo e il piano d’azione sull’attuazione del pilastro sociale sono ultimati.

Il seminario può essere seguito in lingua inglese e italiana. Scopri il programma qui.

Registrati quiIscriviti quiIl presente articolo ha ricevuto un sostegno finanziario dal programma dell’Unione europea per l’occupazione e l’innovazione sociale “EaSI” (2014-2020).

Esclusione di responsabilità
Le informazioni, la documentazione e i dati contenuti in questo documento sono di esclusiva responsabilità dell’autore e non riflettono necessariamente il parere della Commissione europea. La Commissione europea non è responsabile per l’uso che può essere fatto delle informazioni qui contenute.

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Educazione Formazione Project

Al via «Inclusi»: insieme a Consolida Trento nel progetto per studenti con disabilità

Al via inclusi: il progetto nazionale dedicato agli studenti con disabilità

52 partner di 5 regioni diverse saranno impegnati nei prossimi tre anni nel promuovere una scuola e un territorio equi ed accessibili a tutti. Lo faranno attraverso strumenti differenti: tecnologie, competenze professionali degli insegnanti e degli educatori, rappresentazione pubblica e mediatica della fragilità, orientamento formativo e professionale. Il progetto, di cui il consorzio Consolida di Trento è capofila, è finanziato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto delle povertà educative con 1.223.500 €.

Sono quasi 300.000 (il 3,5% della popolazione studentesca) gli alunni con disabilità nelle scuole italiane. Questo il dato registrato nell’ultimo rapporto ISTAT pubblicato alla fine del 2020, che conferma così il trend di crescita degli ultimi anni (+13.000). Nello stesso periodo sono aumentati anche gli studenti con Bisogni educativi speciali del 29%. A fronte di fragilità sempre più estese, l’istituto nazionale di statistica rileva anche la crescita del numero degli insegnanti di sostegno, mentre risultano ancora molto carenti: il supporto di assistenti alla comunicazione e all’autonomia, l’accessibilità per chi ha difficoltà motorie e gli ausili per le disabilità sensoriali. Anche l’infrastrutturazione tecnologica, sia in termini di strumenti che di competenze, risulta insufficiente, soprattutto sul fronte delle tecnologie per il sostengo. La situazione è ulteriormente peggiorata con la Didattica a distanza che si legge sempre nell’indagine “ha reso più complesso un processo delicato come quello dell’inclusione” tanto che più del 23% degli studenti con disabilità non ha preso parte alle lezioni (circa 70.000).”

In questo conteso si inserisce il progetto “INCLUSI. Dalla scuola alla vita, andata e ritorno”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, avviatosi promosso dal consorzio Consolida di Trento insieme ad altri 52 partner di 5 diverse regioni italiane (Trentino Alto Adige, Lombardia, Marche, Campania, Lazio).

«Il titolo Inclusi – racconta Francesca Gennai, vicepresidente del consorzio – esplicita chiaramente l’obiettivo del progetto, mentre il sottotitolo, dalla scuola alla vita, andata e ritorno, ne focalizza non solo il perimetro d’azione, ma anche l’approccio culturale e metodologico che è quello di considerare l’inclusione, come l’educazione, una responsabilità che non può essere delegata esclusivamente alla scuola perché è di tutti. Se la scuola, infatti, è centro pulsante di vita sociale dove, spesso per la prima volta, e comunque per molti anni i percorsi individuali si incrociano e intrecciano in una dimensione collettiva, dall’altro non c’è – non ci può né ci deve essere – un netto ‘dentro e fuori’ la scuola».

«Il ruolo degli insegnanti, dei dirigenti e di tutto il personale nel sostegno e accompagnamento dei percorsi di vita di bambini e ragazzi – aggiunge Gennai – si costruisce e realizza, infatti, in relazione alle famiglie e al territorio con tutte le altre agenzie educative che lo abitano. In questa visione olistica della scuola come comunità nella comunità il progetto Inclusi vuole promuovere, sia culturalmente sia attraverso la costruzione di specifici strumenti educativi e didattici, l’accessibilità a una formazione di qualità per tutti e una reale e autentica inclusione dei bambini e dei ragazzi con disabilità che della ‘comunità scuola’ e della comunità in generale fanno parte. Lo farà guardando alle molteplici dimensioni che compongono queste vite e quelle dei loro compagni – le relazioni, il benessere, lo sport, la cultura, il futuro lavorativo – e agendo in direzioni differenti ma integrate: tecnologia, competenze professionali degli insegnanti ed educatori, rappresentazione della fragilità, orientamento».

Le molteplici direzioni del progetto. spiegano i promotori, sono possibili grazie alla pluralità e diversità per competenze, forma organizzativa e contesto territoriale dei partner tra i quali molte scuole, ma anche numerosi attori del Terzo settore: dalle Fondazioni (come la Ca’ Foscari e H-Farm) ai consorzi (tra cui Gruppo Cooperativo CGM) e alle cooperative sociali, fino alle associazioni come Ledha e Anffas nazionale.

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Formazione Project

SAVE THE DATE 2/02 “Nuovi equilibri tra digitalizzazione e cooperazione”

Dove ci sta portando la digitalizzazione del lavoro e dove possiamo condurla? Che ruolo può giocare la cooperazione? Quali strumenti possono accompagnare lo sviluppo di imprese al servizio delle comunità e al passo con le nuove tecnologie?
Sono queste alcune delle domande a cui ha l’ambizione di rispondere il progetto europeo Seeding, di cui Gruppo Cooperativo CGM, tramite l’analisi e il confronto di 21 casi studio aziendali selezionati nel mondo delle imprese cooperative e sociali.
Il 2 febbraio, al National Infoday organizzato insieme a Legacoop Produzione e Servizi e Fondazione Giacomo Brodolini, partiremo da alcuni dei risultati del progetto per allargare il dibattito con accademici, imprenditori, parti sociali in una conversazione interattiva che coinvolgerà anche il pubblico.
Un evento dedicato soprattutto a studenti, giovani imprenditori e innovatori sociali.
Iscriviti qui: https://bit.ly/3qJm2YP
Scarica il programma completo qui 

Scopri di più di Seeding Project su: https://seedingproject.eu/project/

Foto di Ketut Subiyanto da Pexels

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Project Welfare

MASP – Master Parenting in Work and Life

MASP Master Parenting in Work and Life

MASP Master Parenting in Work and Life è un progetto finanziato dall’UE che mira a cambiare la prospettiva della divisione tra lavoro e vita personale, passando da un concetto di equilibrio vita-lavoro a uno di sinergia, e a stimolare una divisione più equa delle responsabilità familiari e di cura tra uomo e donna e a incentivare una maggiore partecipazione femminile nel mercato del lavoro.

Gli obiettivi specifici del progetto MASP sono:

  • sviluppare e testare una strategia di work-life balance innovativa incentrata su due programmi: uno dedicato alle donne disoccupate l’altro rivolto alle imprese e ai loro lavoratori
  • migliorare le capacità e le conoscenze degli attori chiave coinvolti nel processo di conciliazione tra lavoro e vita privata al fine di renderli più consapevoli e implementare misure innovative.
  • sviluppare una partnership multilivello e multi stakeholder sostenibile al fine di creare un modello integrato di intervento.
  • promuovere la conoscenza e la condivisione di esperienze tra i diversi soggetti partecipanti.
  • facilitare l’accesso alle informazioni sui diritti di protezione sociale attraverso la creazione di “kit genitoriali” che includeranno schede
  • informative, la guida MasP, le credenziali per l’accesso ad una piattaforma digitale.

La realizzazione del progetto vede un partenariato internazionale coordinato dal Comune di Milano.

Il progetto è presentato nel dettaglio sul sito del Comune di Milano:

https://economiaelavoro.comune.milano.it/progetti/masp-master-parenting-work-and-life

Partner

  • Agenzia del Lavoro della Provincia Autonoma di Trento – ITALIA
  • AFOL Metropolitana – ITALIA
  • Associazione BIN ITALIA – ITALIA
  • API (associazione piccole medie imprese) – ITALIA
  • Gruppo Cooperativo CGM – ITALIA
  • EUROSMAC
  • LBV (maam Life Based Learning)
  • REVES Network
  • AICCON

La presente ha ricevuto un sostegno finanziario dal programma dell’Unione europea per l’occupazione e l’innovazione sociale “EaSI” (2014-2020).

Esclusione di responsabilità

Le informazioni, la documentazione e i dati contenuti in questo documento sono di esclusiva responsabilità dell’autore e non riflettono necessariamente il parere della Commissione europea. La Commissione europea non è responsabile per l’uso che può essere fatto delle informazioni qui contenute.