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Pastorelli, presidente Diesis: “La spinta dell’Europa sull’economia sociale va colta in rete”

“A livello europeo e internazionale c’è una grossa spinta sull’economia sociale. Occorre cogliere l’occasione per far sentire il peso delle cooperative e delle imprese sociali”.

Luca Pastorelli da 30 anni si occupa di cooperative e social economy. Da 20 anni è presidente esecutivo di Diesis, il network delle reti della cooperazione che in 30 paesi, principalmente europei, ma non solo, si occupa di sviluppo dell’economia, dell’imprenditoria e dell’innovazione sociali, e di cui il nostro Consorzio è socio fondatore. “Ho studiato Scienze politiche all’università – si presenta Pastorelli – poi ho lavorato come consulente e formatore di diverse realtà sociali sulla progettazione europea. Lì mi sono accorto della necessità di dotarsi di una strategia e di un sistema di lavoro, affinché le collaborazioni avviate per progetti europei non fossero estemporanee, ma strategiche e continuative. Cgm è stato protagonista di questa iniziativa”.

Diesis è nato nel 1997 e da allora si è sviluppato sia a livello geografico, sia come varietà di interlocutori. La sede principale è a Bruxelles ma Diesis ha uffici in molti paesi del network. “Io dove lavoro? Metà a Bruxelles, metà in Italia e metà in viaggio – commenta il presidente – Oltre ad avere una forte identità nel terzo settore, Diesis ha la caratteristica di essere fortemente legata ai suoi soci nei diversi paesi”. 

L’attività del network è legata principalmente alla progettazione europea: Diesis produce conoscenza attraverso la ricerca e la formazione, e favorisce la creazione di comunità tra reti, strutture di supporto o gruppi di imprese. “La realtà – continua Pastorelli – va più veloce delle istituzioni europee. Nel fare mediazione tra i soci e l’Europa, guardiamo sempre all’innovazione con attenzione ai ‘segnali deboli’ che indicano qualcosa che sta per arrivare. Qualche esempio. Quando 20 anni fa siamo andati nei Balcani ci prendevano per matti, ora quei paesi sono molto vicini ad essere integrati nella Ue. Siamo stati i primi a parlare di piattaforme digitali e blockchain e ad analizzare il ruolo delle imprese sociali nell’industria culturale e creativa. Ora, ad esempio,  ci stiamo occupando delle aree rurali in ambito eco-sociale: il modello di business dell’economia sociale, infatti, è ritenuto interessante per lo sviluppo e il ripopolamento delle aree rurali. E poi il progetto “ baSE” che riunisce 13 paesi sul tema delle competenze: i risultati diventeranno uno standard europeo sul set di competenze dei profili professionali dell’economia sociale”.

Ma quale è la situazione italiana rispetto al riconoscimento dell’economia sociale? “Il nostro paese – conclude Pastorelli – è all’avanguardia per l’ecosistema sociale. Però rispetto ad altri paesi, come Francia e Spagna, su questo tema il livello politico è assente. Basti pensare che nel PNRR non c’è neppure un capitolo dedicato, mentre altri paesi hanno scelto di fare investimenti importanti. Essere nel nostro network, vuol dire far sentire comunque il peso delle imprese sociali italiane a livello europeo, ma anche aiutare un riconoscimento del terzo settore a cascata a livello nazionale e locale. E infine, essere nel network consente di accedere prima ad informazioni fondamentali per compiere scelte strategiche”. 

Luca Pastorelli, Diesis
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Altro che greenwashing. Imprese sociali e sostenibilità

“Siamo già per nostra natura la ’S’ degli SDGs, gli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile. La sfida è vivere quella ‘S’ con più profondità e innovazione, di essere, a partire dal nostro DNA, il motore del cambiamento“.

Andrea Ripamonti è consigliere del nostro consorzio CGM con delega alla sostenibilità. Con lui abbiamo affrontato il tema della sostenibilità ambientale ed energetica (e non solo), uno dei nostri filoni core su cui a breve potremo condividere importanti novità.

Ma partiamo dal principio: perché una organizzazione di terzo livello come CGM si occupa di questo tema?

“Perché la sostenibilità non è solo un main stream – esordisce Ripamonti – ma è elemento di vera trasformazione e come CGM , come accaduto su altri temi, stimoliamo e accompagniamo il cambiamento, facendo cultura, intercettando grossi player e lavorando sulla programmazione politica, a livello nazionale ed europeo”. Certo, la trasformazione è già nel mercato. “Gli studi – continua il nostro consigliere – ci dicono che il 44%* delle persone è disposto a spendere di più per prodotti ecosostenibili. Il mercato quindi si sta spostando sulla sostenibilità. L’obiettivo è che venga interpretata non come greenwashing, come etichetta, ma come creazione di ecosistemi realmente sostenibili, con impatti sulla comunità. In questo le imprese sociali possono e devono giocare un ruolo da protagoniste”.

In diversi ambiti: dalle forniture agli accordi di programma, dalla governance alla contaminazione con mondi diversi, dalla crescita di competenze al rapporto con le università. Con un focus sulle CER, le comunità energetiche rinnovabili.

“La questione energetica è solo una parte delle CER, piccole e grandi  – spiega Ripamonti – Dentro, c’è tutto l’impatto sociale per cui le nostre cooperative sono forti a livello di servizi, di politiche attive del lavoro, di politiche territoriali. Per questo le CER sono un’occasione per il terzo settore per interpretare la rivoluzione sostenibile”. 

E se nel panorama delle cooperative ci sono già molte realtà che sulla sostenibilità energetica, e non solo, stanno facendo la differenza (60 quelle che come CGM stiamo seguendo sulla transizione verde), ci sono due limiti da superare: il primo legato alla burocrazia (“Una criticità generale che ingabbia le cooperative e non solo in regole complesse e tempi biblici che si traducono in costi e inefficienza”), il secondo più culturale.

“Le imprese sociali – conclude Ripamonti – devono uscire dalla zona di comfort. Su questo come CGM possiamo fare molto, sia sensibilizzando le nostre organizzazioni rispetto alle direzioni del mercato, sia lavorando per orientarlo questo mercato. Un esempio: i criteri ecologici verranno introdotti sempre di più nelle gare dei nostri servizi, anche le grandi imprese si stanno orientando verso fornitori etici, ma le nostre realtà sociali sono pronte?”. 

La risposta deve essere positiva ed è da costruire insieme. 

*Fonte: EY Future Consumer Index, October 2022

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Tra caffè e gin, sul truck Chicchiamo l’inserimento lavorativo è con tutta la famiglia

“Eravamo con il truck ad un evento. Si è presentato un signore che suonava nella banda, dicendo: ‘Caffè per tutti’. Erano settanta musicisti. Michela e Alice alla mescita, Ciro alla cassa perchè sa usare il pos, io e Nicolò alla logistica, li abbiamo serviti tutti!”. Luca Laghi è il papà della famiglia Laghi, anima, braccia e cuore di Chicchiamo, nuovo ‘bar-truck’ dell’impresa sociale Cavarei di Forlì, che serve prodotti di caffetteria e gin tonic, rigorosamente solidali, sul territorio romagnolo e oltre.

Fa parte del progetto ‘Insolite essenze’ dell’Impresa Sociale forlivese CavaRei realizzato nell’ambito del Programma Formula di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Fondazione CESVI, con l’obiettivo di accompagnare e sostenere persone in situazioni di disabilità o disagio mentale, nonché le rispettive famiglie, in un percorso di inserimento lavorativo.

“Abbiamo cercato CavaRei perchè volevamo realizzare una nostra idea”, racconta Luca, professore universitario, sposato con Michela e padre di Alice, 17 anni, e Nicolò, 14 anni. “Alice studia all’Alberghiero – continua il papà Laghi – Nonostante le sue difficoltà, ha un carattere meraviglioso: fa di tutto per far star bene le persone. Con mia moglie avevamo in mente di realizzare un bed & breakfast che potesse essere posto di lavoro e di vita per Alice e altri ragazzi con disabilità. Quando abbiamo incontrato la cooperativa ci siamo illuminati reciprocamente e abbiamo cominciato a entrare nel progetto Insolite essenze”.

Nel frattempo, è arrivato il furgone che è stato progettato, allestito e perfezionato anche con l’aiuto della famiglia Laghi. Sul truck, Alice con Michela si occupa del servizio, mentre Luca e Nicolò della parte logistica. Ogni fine settimana, gestiscono Chicchiamo al centro commerciale di Forlì che ha richiesto la presenza del progetto tutti i weekend. 
“Alice è ipovedente – dice Luca – Ha paura di tutto ciò che può scottare o fare male. Ora sta acquisendo sicurezza, sia sul truck, sia nel quotidiano. E tutta la nostra famiglia è entusiasta del progetto”.

Percorsi di formazione professionale sul caffè e sulle erbe aromatiche in sinergia con aziende specializzate, sperimentazione sul campo grazie al truck e presenza sul territorio con 70 eventi in soli sei mesi, sono gli ingredienti di Chicchiamo. “Si tratta di una vera e propria palestra per i ragazzi – spiega Michela Schiavi, responsabile Comunicazione di CavaRei – Acquisiscono competenze tecniche e relazionali per poter poi essere inseriti in contesti lavorativi diversi. Il nostro obiettivo? Che nel 70% dei bar di Forlì ci sia almeno un ragazzo di Chicchiamo”. 

Il primo sarà Ciro, 24 anni, inserito in CavaRei grazie alla legge sull’assolvimento da parte delle aziende dell’obbligo di assunzione di persone con disabilità attraverso le cooperative. Con esperienza nella cucina di una struttura sociale residenziale e sul truck Chicchiamo, sta per essere assunto da un bar locale. “Un sogno che si realizza”, commenta Michela. Oggi per Ciro, domani per Alice.

Cosa dà Clicchiamo alla nostra famiglia? Una prospettiva di lungo periodo, un progetto da costruire facendo piccoli passi insieme, conclude Luca.