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Il Bosco che educa e cura: l’outdoor di Fior di Loto per bimbi e adulti fragili e per la comunità

C’è un bosco “che ha un cuore che pulsa”, che educa e che cura, tutti. Piccoli e grandi, persone con disabilità e operatori, famiglie e cittadini. Si trova a Mantova, in località Formigosa, ed è il bosco educante di Fior di Loto, 7mila metri quadrati e 700 alberi autoctoni vicino alla casa rurale, sede della cooperativa, con percorsi di pedagogia attiva, di apprendimento e scoperta, di educazione alla libertà. 

Qui fanno attività le persone che abitano nella vicina Casa Lu, comunità socio-sanitaria per adulti con disabilità inaugurata ad ottobre, i ragazzi e giovani del Centro socio educativo e chi frequenta il Centro Diurno Disabili. Qui si è appena concluso un ciclo di workshop aperti a bambini dai 3 anni in su e alle loro famiglie sulla natura, sulla scienza, sul movimento: cacce al tesoro, giochi con le corde e giochi di una volta, laboratori per imparare a costruire le casette per uccelli. Qui è appena iniziato un centro estivo per bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni 100% outdoor: i pranzi si consumano sui tavolini all’aperto e il riposino si fa sulle amache tra gli alberi. “Entrando nel bosco – racconta Silvia Iaconeta, responsabile dell’area educativa minori di Fior di Loto – i bambini si riappropriano del loro grande senso di libertà. Il bosco ha il grande potere di stimolare la fantasia, la creatività, il problem solving, il gruppo. Nel bosco i bimbi apprendono facendo e trovano risposte alla loro parte emotiva, sociale e relazione. Tutti i bimbi, anche quelli che hanno delle fragilità”. 

Già, perché il Bosco se da una parte educa, mette dentro, dall’altra porta fuori. “E’ importante per tutti e anche per bambini e adulti con disabilità – continua Silvia – stimolare competenze manuali e cognitive. E’ altrettanto importante, specie in persone fragili, buttare fuori ansia, rabbia e agitazione, decomprimere, ritrovare la calma. Nel Bosco avviene tutto questo”. “In questi anni – aggiunge Cinzia Bau, responsabile dell’area comunicazione sviluppo di Fior di Loto – ho visto nel Bosco persone tetraplegiche fare fisioterapia e addormentarsi, bimbi con autismo urlare e poi ritrovare la calma. Poter stare in un ambiente che non ha limiti, che non opprime, riabilita tutti, sia gli utenti, sia gli operatori che li accompagnano”. 

Il bosco educante è più di un luogo, è un marchio: un modello che ha l’obiettivo di favorire l’outdoor education inclusivo e per tutto l’anno. E allora, ecco che il Bosco educante non si ferma e genera altri progetti: all’interno dell’Emblematico Maggiore “Lunari” sostenuto da Fondazione Cariplo, Fior di Loto sta realizzando il Giardino sensoriale, un percorso senza barriere con 20 stimolazioni sensoriali (tra cui guide sonore, erbe aromatiche, vasche d’acqua, sculture ambientali) ed ha avviato l’attività dell’orto sociale, 4mila metri quadrati per produrre ortaggi e piante aromatiche, da cucinare nelle strutture della cooperativa e in futuro da trasformare, promuovendo percorsi riabilitativi e di integrazione. 

Nell’arricchirsi di nuove progettualità, il Bosco educante guarda oltre se stesso, alla comunità e diventa luogo in cui si intersecano i diversi servizi della cooperativa e in cui la cooperativa si interseca con il territorio, instaurando collaborazioni con scuole, associazioni, enti e gruppi di acquisto. “Il Bosco è aperto alla comunità in occasione di iniziative e eventi – spiegano Silvia e Cinzia – Oltre al centro estivo e ai laboratori, organizziamo concerti, cinema, pizzate. In questi momenti davvero non c’è distinzione tra tra dentro e fuori, tra noi e loro. L’intento è quello di ampliare le aperture, ma è un percorso che va fatto piano piano”. Perché mettere mani e piedi nella terra significa per tutti ritornare gradualmente ad un legame originario. “Per noi – aggiungono Silvia e Cinzia – significa anche preservare un bene comune, riconsegnare alla natura spazi che erano della natura, recuperare ritmi e relazioni. Una grande responsabilità e un grande onore”. 

L’intervista si inserisce nell’iniziativa di valorizzazione delle cooperative e imprese sociali della rete CGM che hanno risposto alla Call For Place della quarta edizione di FUORI è DENTRO, il workshop dedicato all’outdoor education.

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News

Social innovation: “Ecco come cogliere l’opportunità del cambiamento”

Un creativo per formazione e per natura che ha sposato la causa dell’innovazione, purché sia equa, giusta e inclusiva. Un imprenditore che persegue i valori del welfare e punta all’impatto sociale. E che invita le imprese sociali ad “uscire dalla comfort zone, affrontando in maniera consapevole la transizione digitale ed ecologica”.  

Lui è Gennaro Di Cello, formazione umanistica, impegnato da sempre nella creazione e progettazione di infrastrutture sociali e culturali nel Sud Italia, negli ambiti della cultura, della didattica, dell’innovazione sociale e tecnologica. Dal 2014 vicepresidente di Entopan provider che ha promosso l’ecosistema dell’innovazione armonica, una delle più grandi piattaforme per l’innovazione del Mezzogiorno, che agisce in una prospettiva euro-mediterranea ed euro-atlantica. L’ecosistema da anni è impegnato nella realizzazione di una filiera dell’innovazione integrata, di cui Entopan Innovation è incubatore, acceleratore e hub di open innovation che cura percorsi di accompagnamento per startup, imprese e organizzazioni sociali, adottando approcci, criteri, metodologie che si prefiggono la generazione di impatti sociali, culturali, ambientali positivi nei territori e nelle comunità. Da ottobre 2022, Entopan Innovation gestisce, insieme a Fondazione Giacomo Brodolini, il primo Italian Innovation and Culture Hub a San Francisco, una iniziativa strategica pluriennale del governo Italiano per la promozione dell’innovazione dell’Italia negli Stati Uniti.

Con Entopan Innovation abbiamo recentemente promosso e lanciato Human Tech, un programma condotto in collaborazione con CGM Finance e Sefea Impact, che ha l’obiettivo di accompagnare le imprese sociali nei processi di transizione digitale ed ecologia. “Abbiamo selezionato 4 imprese sociali per realizzare una fase pilota da far crescere nei prossimi anni – afferma Di Cello – Un’analisi inziale dei fabbisogni, cui seguirà un momento di co-design partecipato dai team delle organizzazioni coinvolte, consentirà di individuare gli ambiti su cui lavorare, realizzando dei piani di innovazione. Si tratta di un percorso graduale che necessità di tempi di maturazione. Human Tech si pone in ascolto delle imprese sociali utilizzando il digitale e le nuove tecnologie come una leva per arricchire e sprigionare il potenziale connesso alle organizzazioni. Si tratta di un percorso e di un programma che si alimentano di scoperte, del continuo superamento di ostacoli e difficoltà. In tal senso, il programma e i suoi risultati, potranno essere utili non solo per la rete CGM ma anche per il più ampio contesto della cooperazione sociale in Italia.”  Già, perché l’innovazione armonica, quella che mette al centro l’uomo, la comunità, l’ambiente, conduce a risultati generativi e trasformativi per l’organizzazione che la persegue, per i suoi utenti e per l’intero ecosistema territoriale in cui è inserita.

Pandhora, startup innovativa, specializzata nella progettazione, realizzazione e distribuzione di dispositivi nel settore delle Top Quality Wheelchair, è un esempio di innovazione tecnologica al servizio delle persone.  “Il team è partito da zero, grazie alla call “Innovare in Rete”, promossa insieme a Banca Etica – spiega il vicepresidente di Entopan – e migliorando un prodotto non soggetto nel tempo a grandi innovazioni, la carrozzina per le persone disabili, hanno maturato un’esperienza e una capacità di innovare straordinaria, anche considerando che l’Italia sconta un forte ritardo nelle procedure di brevettazione. Pandhora è un esempio in controtendenza. Ad oggi il team ha registrato poco meno di 30 brevetti nel settore medicale e dei dispositivi dedicati alla cura delle persone, attivando collaborazioni importanti con player internazionali”. 

“L’innovazione – conclude Gennaro Di Cello – è una grande opportunità che produrrà effetti positivi, soprattutto in termini di sostenibilità. Anche il Terzo Settore deve diventare protagonista delle transizioni in corso, gestendone e governandone i processi, piuttosto che subirli. Molte corporate, anche grazie al digitale si stanno organizzando per dare risposte ai loro utenti, includendo nelle loro strategie di sostenibilità sempre più azioni di corporate social innovation ovvero interventi a favore degli stakeholders territoriali, che spesso adottano temi e pratiche tipicamente associati al vocabolario del settore sociale. Il Terzo Settore deve avviare un dialogo e un confronto con il mondo profit, quello orientato a realizzare una sostenibilità autentica e integrale, e assumersi la responsabilità di agire il cambiamento. Human Tech può dare un piccolo contributo per sostenere la creazione di progetti di senso, supportando quelle organizzazioni che desiderano intraprendere un percorso di rinnovamento, rispondendo in modo nuovo, con spirito e strumenti nuovi, ai bisogni delle persone”. 

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Formazione

Torna il Master in Europrogettazione BEEurope per il Terzo Settore e l’Economia Civile

Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla nuova edizione del Master BEEurope, un progetto di Fondazione Triulza in collaborazione con il Consorzio Nazionale CGM, Diesis Network e CSVNet Lombardia e in partnership con Fondazione Cariplo.

Il Master propone 40 ore di esercitazioni pratiche in presenza o da remoto su tecniche di scrittura e di rendicontazione, 32 ore online e, novità di questo anno, un modulo opzionale sui programmi in ambito Health – Life Sciences.

Il Master è rivolto a laureati e neolaureati, operatori del terzo settore, dell’economia civile, della pubblica amministrazione, liberi professionisti e consulenti.

Modalità e durata

Format ibrido
Online + esercitazioni in presenza presso MIND Milano Innovation District (fruibili anche online)

Durata
72 ore dal 16 ottobre al 24 novembre 2023

  • 32 ore online (venerdì pomeriggio e sabato mattina)
  • 40 ore (una settimana) di esercitazioni pratiche su tecniche di scrittura e di rendicontazione in presenza o da remoto

Come partecipare

Gli interessati – enti e operatori del terzo settore, cooperative, imprese sociali, professionisti, neolaureati, organizzazioni ed enti locali– possono già inviare le proprie candidature che saranno valutate il 14 luglio25 agosto e 15 settembre, fino ad esaurimento posti. 

I candidati dovranno inviare il proprio CV a segreteria@fondazionetriulza.org e saranno contattati per un colloquio conoscitivo.

Tutte le informazioni e dettagli del Master sul sito di Fondazione Triulza

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Project

C’è voglia di sostenibilità. SER, la nuova filiera che aiuta le cooperative nella transizione ambientale e sociale

Anche le cooperative hanno voglia di sostenibilità. Ambientale e sociale.

È partito da questo presupposto il progetto SER, Social Energy Revolution che unisce CGM, Cgm Finance e Fratello Sole in una filiera che affianca il terzo settore nella transizione energetica. Il 6 marzo è stato firmato il contratto di rete e due grandi progetti che coinvolgono complessivamente 100 realtà stanno per essere presentati. “Sul tema della sostenibilità, in Italia e in Europa, le cooperative sono ancora in una fase di “start up” – comincia Sabina Bellione dell’area project design management e consulenza di CGM, referente di SER – Nell’ultimo anno però il tema dell’energia, in termini di costi e di sensibilità, ha fatto scattare una vera e propria accelerazione”. 

CGM ha colto la palla al balzo.

Nato come progetto Horizon, SER è stato perfezionato come contratto di rete con lo scopo di accompagnare gli enti del Terzo Settore sull’efficientamento energetico, aggiungendo alla filiera tecnica, un accompagnamento finanziario. Con SER, quindi, CGM e i partner hanno creato una vera e propria rete che consente agli ETS di essere supportati sia in fase tecnica che nell’accesso al credito cercando gli strumenti più adeguati.

Tre gli ambiti di intervento previsti nel contratto di rete: retrofitting, ovvero riqualificazione di edifici e di servizi, comunità energetiche ed in futuro anche la mobilità sostenibile. La spinta più grande, anche complice il Superbonus 110, è sulla rigenerazione sostenibile di edifici dei servizi delle imprese sociali e del Terzo Settore. All’interno del contratto di rete, oltre alle due grandi iniziative che a breve saranno presentate, sono nove i nuovi progetti di retrofitting in partenza, distribuiti tra Lombardia, Piemonte e Liguria, gestiti da Fratello Sole. Con cantieri rigorosamente ‘eco-sociali’, ovvero che, oltre alla parte strutturale, intervengono sulla consapevolezza condivisa del significato dell’intervento, sulla disposizione positiva anche rispetto a temporanei disagi, sull’educazione ambientale, sulla crescita di una comunità sostenibile dentro e attorno alla struttura efficientata. Rispetto alle comunità energetiche, il lavoro in corso è ancora su ampia scala, in attesa dei Decreto governativo. “Sicuramente – descrive Sabina Bellione – l’obiettivo è quello di unire gli aspetti ambientali a quelli sociali, creando organizzazioni che possano impattare in modo efficiente ed efficace anche sui servizi”. Sulla mobilità sostenibile, le formule per ridurre il Carbon footprint, da studiare e proporre, sono fortemente legate ai contesti, urbano o rurale, e al tema più ampio delle infrastrutture. 

Fondamentale, in tutti e tre gli ambiti, la valutazione di impatto sulla quale la rete di SER sta lavorando con Tiresia, il centro di ricerca di innovazione e finanza per l’impatto sociale della School of Management del Politecnico di Milano. “Hanno elaborato uno strumento specifico di valutazione per i nostri cantieri – descrive Sabina – Misura indicatori ambientali, energetici, economici e sociali. Siamo in partenza con tre test del modello su tre diverse esperienze”. 

Ma c’è di più. Oltre ai tre ambiti, in prospettiva, SER può essere un ottimo spunto per lo sviluppo di cooperative di tipo B proprio legate al tema della sostenibilità. “Qualcuna c’è già, ma solo su mercati molto piccoli. L’occasione è preziosa per fare il salto”, dice Sabina.
Il tutto con uno sguardo che non può non tendere all’Europa. “La rete di SER – conclude Sabina – è in stretto rapporto con la società spagnola GNE Finance. Non agisce direttamente sul mercato italiano, ma ci consente di avere contatti diretti con la rete di progettazione in Europa. Il respiro europeo per noi è fondamentale per indagare, confrontarsi e continuare a crescere. Anche nel campo della sostenibilità”.

 

Immagine di Fratello Sole

In copertina foto di CSV/VOCE: Marco Garofalo/2020/oer VOCE-Volontari al Centro, Milano

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Storie

Terra di Resilienza: l’innovazione sociale che nasce dal grano e dalla solidarietà

Grano e relazioni: “Così torniamo a mangiare il nostro pane”
Terra di Resilienza nella mappa europea di Agroecology

Sono stati inseriti nella mappa sull’Agroecologia in Europa tra i 20 esempi italiani per l’innovazione sociale e le pratiche agroecologiche messe in campo. Sono “le commari e i compari” di Terra di Resilienza, cooperativa della rete CGM e socia del Consorzio La Rada, con sede a Caselle in Pittari, in provincia di Salerno, nel Cilento, che da anni si occupa di quella “innovazione sociale che nasce dalla terra e dalla solidarietà“.

Siamo tornati a mangiare il nostro pane”, esordisce Antonio Pellegrino, co-fondatore della Cooperativa, laureato in Sociologia a Napoli, un intellettuale diventato contadino, come lo hanno definito. 
A Caselle in Pittari la cooperativa recupera grani indigeni a rischio scomparsa e li affida a coltivatori locali che li lavorano in modo autonomo, attivando percorsi di agricoltura consapevole e responsabile.


Tutto è nato da un palio, il Palio del Grano, che ogni anno dal 2005, la terza settimana di luglio, coinvolge le comunità della zona intorno alla mietitura. Il Palio è una vera e propria gara in cui 120 partecipanti divisi negli otto rioni di Caselle in Pittari, gemellati con altre comunità della zona, si sfidano a mietere per primi il grano, armati solo di falcetti.
Un’esperienza “seminale”, non folkloristica, che ha fatto nascere progetti, esperienze e imprese sociali. “Grazie al Palio ci siamo riconnessi col passato, ci siamo inseriti in un discorso, non con nostalgia ma con lo sguardo fisso alla contemporaneità”, spiega Antonio. 

Dal Palio è nata la Biblioteca del Grano, un campo sperimentale che ogni anno cambia forma (quest’anno ha quella di un labirinto) in cui la cooperativa coltiva e studia fino a 100 diverse varietà di grano, locali e provenienti da altri territori.

Oltre alla Biblioteca, c’è il Mulino a pietra in cui la cooperativa produce, con il metodo della macinazione a pietra, farine di alta qualità in grado di preservare le qualità organolettiche del grano.

In mezzo c’è il sistema Monte Frumentario, un sistema mutualistico di produzione e relazione che si praticava già nell’800 e che viene riproposto. La cooperativa affida i semi a circa 20 contadini che li coltivano, senza l’utilizzo di sostanze chimiche, su campi che si estendono in totale per circa 30 ettari. Al termine del raccolto, la cooperativa compra da questi contadini fino al 70% del grano, la restante parte rimane a loro che possono così “mangiarsi il proprio pane”. Ecco che, in questo sistema, “i contadini tornano ad essere protagonisti, ritrovano la loro capacità critica”. I circa 600/700 quintali di grano che ogni anno la cooperativa con questo sistema raccoglie vengono poi trasformati in farine di grano tenero, duro e farro vendute a ristoratori e commercianti della zona.

Tra qualche settimana, la filiera acquisisce un pezzettino in più: la cooperativa, infatti, apre un biscottificio denominato “Stelle Fragranti”, realizzato in un mulino ristrutturato nella vicina Montecorvino Novella, in cui trasformare le farine in biscotti e in cui sviluppare percorsi di inserimento lavorativo per persone con disturbi mentali.

Riaprire un mulino in un paese di 1900 abitanti nel Mezzogiorno, in territori rurali ai margini dello sviluppo economico, è una sfida estrema – conclude Antonio – Perché lo facciamo? Perché siamo noi il grano. Letteralmente. Non in senso bucolico, quello proprio non ci interessa, ma in senso vero. Abbiamo recuperato saperi importanti che sarebbero stati destinati all’oblio e li abbiamo riportati nella modernità senza idealizzarli o per puro marketing”. Ma vivendoli e praticandoli fino in fondo, insieme. Nel segno della resilienza. Con rispetto per la terra e per le persone. 

Scopri di più su www.montefrumentario.it

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Human Tech: il programma per l’innovazione aperta e armonica

La trasformazione tecnologica sta trasformando i modi di operare nell’ambito del welfare, modificando i saperi e le competenze, i contenuti del lavoro sociale, le forme di offerta dei servizi in ragione della nascita di piattaforme digitali per l’erogazione dei servizi.

In questo scenario è importante che, nella creazione di strumenti digitali, le persone e le comunità rimangano al primo posto, in modo che siano le tecnologie al servizio delle persone e non viceversa.

Da qui è maturata la consapevolezza che le nuove sfide che le imprese sociali devono affrontare per generare importanti benefici per le persone, le comunità e i territori, necessitano dell’elaborazione e della costruzione di un framework e di un approccio in grado di orientare l’introduzione di soluzioni tecnologiche nella value chain delle organizzazioni sociali.

Il programma

Human Tech, il primo e inedito percorso di open innovation e accelerazione, disegnato su misura per supportare le imprese sociali nei percorsi di transizione digitale ed ecologica, nasce con la finalità di rafforzare sistematicamente l’approccio all’innovazione delle organizzazioni, utilizzando le tecnologie abilitanti disponibili e/o favorendo la nascita di proof of concept (processo che serve a validare un’idea o un progetto per dimostrarne la fattibilità) da scalare per fornire risposte nuove ai bisogni sociali tradizionali e a quelli emergenti.

Human Tech nasce in un quadro di collaborazione tra CGM ed Entopan Innovation. L’iniziativa prevede un accompagnamento modellato sull’impresa sociale, attraverso un percorso di innovazione e sostenibilità -in termini di processo e prodotto/servizio – nonché un supporto per lo scouting di risorse finanziarie in equity e/o debito e per l’individuazione di partner strategici. Ed è per questa ragione che il programma Human Tech prevede il supporto di importanti soggetti finanziari del settore quali CGM Finance e il fondo Sefea Impact.

“Human Tech – afferma la Presidente Giusi Biaggi – rappresenta una grande opportunità nella nuova strategia di CGM che è volta ad abilitare l’impresa sociale nel fronteggiamento delle sfide trasformative poste dalla nostra società. Per questo crediamo sia necessario che le imprese sociali e le loro reti locali intraprendano percorsi di open innovation avvalendosi di uno specifico accompagnamento e connettendo, in questo modo, le proprie risorse interne a quelle derivanti dai più ampi ecosistemi d’innovazione, rappresentati, nello specifico, da Harmonic Innovation promosso da Entopan.”

Aree di intervento

Tre i principali ambiti d’intervento del programma per favorire processi di cambiamento positivo:

1- l’organizzazione interna delle imprese sociali (con l’obiettivo di incidere nelle relazioni tra le persone, modificando le interazioni tra diversi livelli gerarchici, introducendo innovazioni organizzativi e di processo)

2- le relazioni con gli utenti (con l’obiettivo di generare nuove tipologie di prodotti e servizi facendo ricorso, ad esempio, a tecnologie di IoT per la teleassistenza, wearable, human augmentation, sensori o soluzioni di intelligenza artificiale, etc.)

3- le relazioni con gli ecosistemi locali e nazionali (con l’obiettivo di creare nuove interazioni tra soggetti rafforzando i network territoriali oppure quelli verticali, attraverso comunità virtuali, strumenti di weblogging, swarming tactics, piattaforme di interazione, etc.).

L’iniziativa ambisce a diventare cantiere permanente e luogo di riflessione e progettazione condivisa, restituendo alle imprese sociali una visione e una maggiore consapevolezza nell’adozione di soluzioni tecnologiche coerenti con i fabbisogni di innovazione delle persone e delle comunità locali. Human Tech, infatti, supporterà le imprese sociali nell’affrontare la transizione digitale, favorendo l’introduzione di modelli di pensiero critico con il quale orientare le politiche dell’innovazione, in un senso più equo, giusto, inclusivo.