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Orto da asporto, frutta e verdura sostenibili in vendita all’e-bancone inclusivo

Quando l’orto diventa sostenibile, inclusivo e tecnologico. La cooperativa sociale Esserci di Torino che fa parte del Consorzio nazionale Cgm ha partecipato al programma di innovazione tecnologica SocialTech4EU, vincendo il bando con il progetto Orto da Asporto. Ha progettato e realizzato, insieme a esperti di agricoltura sostenibile, designer del prodotto, designer dei servizi, esperti di progettazione e comunicazione ma soprattutto persone con disabilità, un e-bancone con un sistema digitale di ordine e consegna e attrezzature accessibili a tutti.

Abbiamo incontrato Daniela Ortisi, Presidente e Simone Artesi, Consigliere di Amministrazione e Coordinatore del progetto di Agricoltura Sociale che ci hanno raccontato il progetto.

Da dove nasce Orto da asporto?

In realtà tutto nasce tempo prima ed è stata anche oggetto di una tesi di master in agricoltura sociale. La scommessa era quella di far diventare questo settore sempre più tech e soprattutto accessibile a tutti. Da li non ci siamo fermati, siamo andati avanti fino alla candidatura del progetto.

Come siete riusciti a mettere insieme un progetto così ampio?

Quello che noi facciamo tutti i giorni all’interno della nostra cooperativa è dialogare il più possibile con il territorio, con diverse realtà e diversi professionisti, mettere in sinergia diversi mondi. Abbiamo allora cercato di far sedere allo stesso tavolo esperti di agricoltura sostenibile, designer del prodotto, designer dei servizi, esperti di progettazione e comunicazione ma soprattutto il contributo più importante è stato quello di coinvolgere alla progettazione persone con disabilità al fine di rendere davvero inclusivo e accessibile il progetto.

A chi si rivolge e-bancone?

Durante la progettazione abbiamo sempre tenuto fede al nostro input principale, quello di rendere il bancone accessibile a tutti, senza distinzione di target, un banco che sia davvero inclusivo che possa essere utilizzato da chiunque anche persone con disabilità cognitive e fisiche.

Ci raccontate come funziona ?

Un banco che oltre alla vendita tradizionale dei prodotti sarà affiancato da un sistema digitale di ordine e consegna, attivabile fisicamente presso l’e-bancone o online, per aumentare la fruizione, la visibilità e l’offerta per i clienti. Due novità su tutte: una bilancia più facilmente utilizzabile anche da persone con disabilità e un monitor che racconta la storia dei prodotti, il lavoro delle persone e le loro storie.

Perché questo progetto è riuscito ad aggiudicarsi questo finanziamento ed essere scelto tra tanti?

La vera innovazione di questo progetto è la semplicità con il quale si presenta, un progetto che può essere facilmente scalabile e replicabile, accessibile a tutti e che permette l’inserimento lavorativo a 360 gradi.

Quale futuro vi immaginate per Orto da asporto?

Il nostro sogno sarebbe quello di arrivare nei mercati in maniera capillare. Dare voce a tutti i piccoli produttori, allo sviluppo dell’agricoltura bio e sostenibile. Un modello che metta insieme attività imprenditoriali e sviluppo delle cooperative che si occupano di servizi alla persona.

Dove possiamo trovarvi dal vivo?

Il prossimi eventi saranno il 21 settembre a Astibenessere a Chapitombolo Academy in Via Baldichieri,18 Monale (AT), il 22 settembre alla Sagra della patata di Villastellone e il 28-29 settembre a GooGreen ai Giardino Sambuy di Piazza Carlo Felice a Torino.

Non ci rimane che dire… Ci vediamo al mercato!

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Tra longevità e assistenza: costruire e innovare politiche e modelli di servizio sociosanitario

Una nuova direzione per il consorzio nazionale CGM. Dalla Convention di Bologna, parte il 18 settembre (on-line) il gruppo di lavoro sui servizi per la Terza età e la non auto-sufficienza. I temi? Progettazione nazionale ed europea e molto altro. Un’occasione per definire insieme un impianto strategico che consenta a tutte le imprese sociali di investire su alcuni asset chiave.

Oggi in Italia gli over 65 sono un terzo della popolazione e gli anziani non autosufficienti sono più di 4 milioni e nel prossimo futuro questi numeri sono destinati ad aumentare, perchè una maggior aspettativa di vita porta con sè un rischio maggiore di sviluppare condizioni di non auto-sufficienza a causa del decadimento fisico e cognitivo.

All’invecchiamento della popolazione fa eco la progressiva riduzione della popolazione attiva e del numero di figure professionali nell’ambito della cura e dell’assistenza, carenza che mette in crisi la sostenibilità dell’attuale modello.

È necessario riprogettare il sistema dei servizi per la Terza età e la non auto-sufficienza integrando aspetti assistenziali, sociali, sanitari ma anche tecnologici e digitali. Integrando le risorse di pubblico e privato e sviluppando azioni in filiera per nuovi modelli di intervento sostenibili e flessibili nel lungo periodo: dalla promozione di una cultura del benessere, al potenziamento del sistema di prevenzione, alla domiciliarità, ai sistemi di housing fino ai servizi residenziali.

Mercoledì 18 settembre | Ore 10.30
Primo incontro del gruppo di lavoro CGM su servizi Terza età e non auto-sufficienza

Durante la prima riunione si parlerà di

  • Opportunità progettuali: bandi e attività di ricerca
  • Progetti in corso e trasferibilità di servizi e strumenti
  • Sviluppo di opportunità con le società di sistema della rete CGM

Per CGM sono 3 le direzioni che devono essere messe in dialogo fra loro per costruire questo nuovo sistema di offerta:

Le politiche e i sistemi di attuazione che non possono più prescindere dal dialogo e dalla partecipazione del Terzo Settore che deve cessare i panni del “soggetto erogatore di servizi”, ma contribuire alla sua co-costruzione.

Lo sviluppo di nuovi modelli di servizio capaci di superare la frammentarietà delle risposte, tutelare i diritti e garantire un percorso di cura e di presa in carico continuativo e organico.

La progettazione per sviluppare attività di design, sperimentazione e messa a terra di nuovi servizi anche in alleanza con il mondo della ricerca e dello sviluppo tecnologico e digitale.

A partire da alcune esperienze della rete CGM vuole lavorare ad un impianto strategico che consenta a tutte le imprese sociali di investire su alcuni asset chiave come il consolidamento di sistemi di offerte localizzati, l’aggiornamento delle competenze e gli investimenti in ricerca e sviluppo.

Per partecipare, compilare il form e successivamente verrà inviato il link per accedere all’incontro.

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Fashion for all, la creatività e l’inclusione di Liberi Tutti nella capitale della moda

La moda come processo creativo e strumento di sviluppo per l’inclusione sociale. Questa in sintesi la mission del brand Au Petit Bonheur della nostra cooperativa socia LiberiTutti che, dopo il punto vendita di Torino, ha aperto uno store in Porta Ticinese 73 a Milano. Tra capi sostenibili che abbracciano diversità e inclusione e occasioni di inserimento lavorativo per persone con fragilità.

Tanta voglia di raccontare con passione e determinazione, una lunga intervista ad Alessia Aisosa Catarinella – project manager, progettista sociale, valutatrice d’impatto e molto altro per la cooperativa sociale LiberiTutti.

Come nasce il progetto Au Petit Bonheur?

Nasce come un sogno che parte nel 2019 all’interno di Liberitutti Factory. Il brand Au petit bonher si poneva una sfida quella di far diventare la moda non solo strumento creativo ma anche sviluppo e inclusione sociale per donne fragili.

Direi sfida è riuscita

Dopo il successo dello store di Torino quest’anno abbiamo aperto il nostro secondo punto vendita a Milano, città della moda per antonomasia e ci siamo riusciti mantenendo inalterata la natura del nostro progetto: una moda inclusiva che sia davvero “Fashion for All”.

Quali sono le peculiarità di Au Petit Bonheur?

La visione di una moda che sia slow, i nostri punti vendita vogliono essere non soltanto negozi ma centri di aggregazione, condivisione di storie e di progetti. Una moda lenta contro il fast fashion sempre più incalzante. Tessuti e filiera sostenibile questo significa tessuti tracciati, attenzione all’ambiente e utilizzo di materiali biologici, come il nostro Jersey di cotone prodotto in Italia. Questo tessuto particolarmente modellante ci permette di costruire i nostri capi in maniera free size. E poi il punto di forza del nostro progetto sono le Sartori Sociali, dove donne fragili trovano un lavoro, acquisiscono una loro professionalità e ci permettono di realizzare tutti i capi che compongono le collezioni.

Mi sembra di capire che il valore aggiunto del vostro progetto siano proprio le imprese sociali?

Le nostre imprese sociali svolgono un prezioso lavoro di inserimento lavorativo, azioni di sviluppo territoriale e di comunità favorendo la crescita, la professionalizzazione e la valorizzazione del capitale umano.

Le imprese sociali quindi al centro del cambiamento?

La sfida è proprio questa spingere le nostre imprese sociali a guardare oltre, ad osare ad essere coraggiosi, a portare l’impresa sociale in un mondo da sempre presidiato dai grandi brand e dal profit. Siamo coscienti delle difficoltà ma grazie al nostro know how siamo sicuri che questa sfida possa darci grandi risultati. Per noi questo è il vero processo di cambiamento verso una moda sostenibile.

La Cooperativa Liberi Tutti di Torino fa parte della solida rete del consorzio nazionale CGM. Nel 2019 nasce Liberitutti Factory una nuova idea di impresa sociale, con l’obiettivo di proporre, promuovere e sviluppare competitività sul mercato ad alto valore sociale, nei settori dello sviluppo economico partecipato dai territori.

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Nutritevi di cultura, natura e relazioni per allargare l’immaginazione (anche sociale)

Cgm si prende una settimana di vacanza (gli uffici rimarranno chiusi dal 12 al 18 agosto). Ne abbiamo approfittato per chiedere alla nostra presidente Giusi Biaggi un intervento sulla pausa estiva. Per chi farà le ferie e per chi le ha già fatte perchè diversi servizi delle imprese sociali non vanno in ferie. Lo pubblichiamo qui.

Care cooperatrici, cari cooperatori,

per tanti di noi stanno per arrivare i sospirati giorni di riposo dal lavoro e dalle fatiche quotidiane. Per altrettanti, invece, non ci saranno soste perché, lo sappiamo bene, diversi servizi delle imprese sociali, quelli 7 giorni su 7, spesso 24 ore su 24, necessitano di presenza, presidio, impegno costante; e, per questi, le vacanze arriveranno o sono già alle spalle.

Mi piace condividere con voi una bella riflessione che ci ha consegnato il professor Pierluigi Sacco durante la nostra Convention dello scorso giugno. Sacco ha sottolineato l’importanza che ha il tempo festivo per il nostro sistema cognitivo. Infatti, durante il tempo feriale, il nostro cervello è impegnato a minimizzare gli errori, a prevedere ciò che potrà accadere, a ridurre il più possibile le incertezze per non disperdere eccessive energie. E, per fare questo, vengono in aiuto le norme sociali, le tradizioni e le leggi che aiutano il nostro sistema cognitivo a semplificare.
Durante il tempo festivo, invece, succede esattamente il contrario e il nostro cervello “gioca” ad essere sorpreso. Per questo, attraverso la cultura (i libri, il teatro, l’arte, la musica e molti altri linguaggi espressivi) ci appassioniamo a storie che ci propongono personaggi immaginari immersi in situazioni complesse da risolvere. E noi, immedesimandoci, viviamo mille vite e immaginiamo mondi sociali possibili.

Tutto questo allarga il nostro universo immaginativo, ci aiuta a leggere nella mente degli altri e aumenta la nostra capacità predittiva. Anche per tutto questo, il tempo della festa è indispensabile ed è risorsa fondamentale per rispondere alle sfide adattative complesse che dovremo affrontare.

L’augurio è che quindi per ciascuno ci sia un tempo della festa e che questo possa nutrirsi di cultura, natura, relazioni autentiche. L’augurio va a tutti i lavoratori e le lavoratrici del sociale, ma anche alle persone che stanno maggiormente ai margini. Ne abbiamo tutti un grande bisogno!

Cgm si prende una settimana di riposo; ci ritroveremo presto dentro alle nuove direzioni che l’impresa sociale ha imboccato.

Buon ferragosto!

Giusi Biaggi

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Controvento. A Brindisi salpa la vela accessibile ed inclusiva

Il progetto, realizzato dalla nostra socia Cooperativa Sociale Eridano in collaborazione con il Circolo della Vela di Brindisi, mira a garantire alle persone con gravi disabilità l’opportunità di raggiungere autonomia e autodeterminazione nella pratica della vela, trasformando
il porto turistico di Brindisi, in particolare la località Materdomini, in un punto di riferimento per la vela accessibile.

A Brindisi un progetto per rendere la vela accessibile e inclusiva anche alle persone con gravi disabilità. La Cooperativa Sociale Eridano, impegnata dal 2006 in attività di assistenza, riabilitazione psicosociale e formazione professionale a persone con disabilità, e appartenente alla solida rete del Consorzio Nazionale CGM, ha dato vita a Brindisi al progetto Controvento. La forza della vela. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Circolo della Vela di Brindisi, mira a garantire alle persone con gravi disabilità l’opportunità di raggiungere autonomia e autodeterminazione nella pratica della vela, trasformando conseguentemente il porto turistico di Brindisi, in particolare la località Materdomini, in un punto di riferimento per la vela accessibile.


Grazie al progetto, sarà possibile rendere lo spazio di due imbarcazioni completamente accessibili e pilotabili anche da persone prive di arti o con importanti difficoltà motorie. Sarà presente a bordo anche personale qualificato FIV sia per la formazione
tecnico-sportiva che per la presa in carico da un punto di vista assistenziale e riabilitativo.
L’iniziativa coinvolgerà direttamente 85 persone con disabilità tra i 15 e i 50 anni, di cui il 25% saranno ragazze e donne, già seguite dalla Cooperativa Eridano. Tra questi, 15 sono ospiti della comunità socioriabilitativa “Eridano Dopo di Noi”, 30 frequentano il centro
diurno “Eridano di Giorno”, 10 seguono progetti personalizzati per l’autismo e 30 partecipano ai soggiorni estivi accessibili. Inoltre, grazie a Controvento, 12 tra educatori e terapisti e 4 istruttori sportivi saranno formati per garantire un supporto completo alle
persone con disabilità che si avvicinano alla vela.

Il progetto parte dall’importanza dei benefici sul benessere psico-fisico di chi pratica vela: tale sport contribuisce infatti a migliorare la motivazione, le capacità fisiche di apprendimento, la comprensione e la concentrazione, garantendo soprattutto significativi miglioramenti dal punto di vista relazionale. Gli allievi con disabilità scoprono in questo modo le proprie potenzialità, acquisendo sempre più fiducia in sé stessi.


“La vela è stata inserita tra le discipline paralimpiche, contribuendo ad aumentare il numero di adesioni, circoli e società di Parasailing”, dichiara Francesco Parisi, Presidente Eridano Cooperativa Sociale. “Sebbene il settore nautico e velico a Brindisi goda di una forte risonanza e adesione, in passato non sempre è stato reso accessibile alle persone con disabilità. Attraverso il nostro progetto Controvento, apriamo ad un cambio di paradigma: avremo a disposizione non solo strumenti compatibili con le esigenze di chi ha disabilità gravi ma anche personale adeguatamente preparato per rispondere ad esse. L’obiettivo di fondo è garantire un percorso di crescita per chiunque si affacci a tale sport“.


Il progetto rappresenta un valore aggiunto non solo per la Cooperativa Eridano, che arricchisce ulteriormente i propri percorsi riabilitativi individuali e i soggiorni di vacanza specialistici, ma anche per l’intera comunità: le ricadute valoriali e sociali posizionano Brindisi tra le località che valorizzano un turismo inclusivo e accessibile, abbracciando così le diversità di tutti i viaggiatori.


Controvento è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula, in collaborazione con CESVI.

Cooperativa Sociale Onlus Eridano nasce nel 2006 a Brindisi ed opera su tre principali aree d’intervento: l’area socioassistenziale e riabilitativa; l’area turistica, con particolare attenzione al turismo accessibile, garantendo comfort e servizi adeguati ad ogni tipo di disabilità; e infine, l’area dell’innovazione dei processi di riabilitazione ed inclusione sociale e lavorativa.

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Formazione News Project

Dati e analisi per leggere e agire sulle risorse umane nel sociale. Il progetto PRISMA di Consolida

Ha vinto la prima edizione della call ‘Segnali dal futuro’ intitolata a Claudia Fiaschi e realizzata da CGM, in occasione della Convention di Bologna. Il progetto consiste in una piattaforma per migliorare l’attrazione, la retention e la gestione dei lavoratori delle cooperative sociali tramite analisi dati e politiche datadriven.

“Se penso al sottotitolo della Convention, questo è un progetto scaturito proprio dalle ‘intelligenze collettive’ delle nostre cooperative”. Chi parla è Lorenzo Guerra, presidente del Consorzio Consolida di Lecco. Il progetto è PRISMA, vincitore della prima edizione della call ‘Segnali dal futuro’ intitolata a Claudia Fiaschi e realizzata da CGM, in occasione della Convention di Bologna, per conoscere e valorizzare servizi, progetti, processi, pratiche e prodotti, contenenti innovazioni rispetto alla sfide trasformative e di frontiera sul tema “Dati, infrastrutture «phygital» e intelligenze collettive”.

“Abbiamo partecipato alla call – racconta Lorenzo Guerra – con la voglia di misurarci su un progetto innovativo, di metterci a confronto con altre esperienze. Aver vinto ci rende contenti e orgogliosi: l’applicazione di strumenti digitali non è certo il nostro core business, ma aver avuto il riscontro positivo da parte di persone esperte e con uno sguardo ampio, ci ha confermato che la direzione intrapresa è quella corretta”. Quale DIREZIONE? Quella di sviluppare strumenti digitali e processi per migliorare l’attrazione, la retention e la gestione dei lavoratori delle cooperative sociali tramite analisi dati e politiche datadriven. Il Consorzio Consolida ci sta ragionando fin dal 2021 e lavorando concretamente da circa un anno. Con una modalità collettiva, quella del Tavolo Risorse Umane che riunisce i referenti delle cooperative, Confcooperative dell’Adda e Unioncoop sul tema delle HR.

Lorenzo Guerra, presidente del Consorzio Consolida

“Dopo la pandemia – racconta il presidente di Consolida – ci siamo interrogati sulla mancanza di figure sociali da inserire nei nostri organici, una condizione che stava mettendo in difficoltà l’offerta di alcuni servizi. Avevamo l’esigenza di oggettivizzare le nostre percezioni. Abbiamo cominciato a raccogliere dati, ma poi ci siamo resi conto che occorreva rendere strutturale il processo”. Da qui, la realizzazione e la messa a disposizione delle cooperative di un Data Warehouse e di un Data Mart, alimentati con i dati del Centro Servizi Unioncoop Lecco – Sondrio che si occupa di servizi di consulenza del lavoro per le cooperative e quindi possiede informazioni preziose sulle Risorse Umane, ad esempio su contratti e stipendi.

Nel frattempo, Consolida ha concluso anche una ricerca condotta con Euricse dal titolo “Lavorare in cooperativa oggi: la voce dei nuovi professionisti della cura e il turn over nelle imprese sociali”, coinvolgendo oltre 1.200 giovani cooperatori, 24 cooperative e 2 consorzi territoriali. E ha strutturato sul progetto una collaborazione con la società Sixs, Soluzioni Informatiche per il Sociale, che da anni progetta in maniera condivisa e realizza soluzioni tecnologicheadatte ad affrontare le necessità emergenti delle cooperative sociali in ambito digitale. “Quali sono stati gli esiti di tutto questo lavoro? – continua Lorenzo GuerraInnanzitutto, le cooperative hanno ora dati uniformi, omogenei, efficienti e confrontabili, da inserire nelle proprie rendicontazioni sociali sul tema delle Risorse Umane. Con analisi multidimensionali, report e cruscotti. Ora, la sfida è quella alimentare ulteriormente il sistema aprendo ad altre fonti di dati e di implementare le capacità analitiche affinché le cooperative possano ricavare dai dati importanti insight per migliorare i propri processi decisionali”. Per fare questo occorre una figura professionale specifica, il Data Analyst, che sia in grado di collegare i numeri alle domande strategiche delle organizzazioni, interrogando i dati in maniera opportuna e creando dashboard su misura. “Una figura che non esiste nelle nostre organizzazioni – prosegue il presidente di Consolida – e che potremmo mettere a disposizione come rete. Il rischio, in alternativa, è quello di avere i dati ma trattarli male
oppure non trattarli proprio”
.

Il percorso di sviluppo ulteriore del progetto PRISMA è quindi da avviare, anche con la collaborazione di CGM, proprio in virtù della vittoria della call ‘Segnali dal futuro’. “A partire da quanto fatto – conclude Lorenzo Guerra – poter partecipare al percorso di Open Innovation di CGM è una grande opportunità. Per fare il salto, c’è bisogno di competenze sofisticate e di rete. Noi, per quanto ci compete, siamo felici di mettere a disposizione di altre realtà e del mondo della cooperazione in generale il nostro lavoro. Siamo convinti che solo insieme possiamo rispondere alle sfide trasformative dell’oggi, come quelle della transizione digitale anche nel campo dell’HR”.

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Retribuzioni e ruolo, ecco perché non si trovano Oss e educatori

È in corso un profondo mutamento del mercato del lavoro, anche in ambito sociale. Ne abbiamo parlato con Stefano Granata, presidente della nostra società strategica Cooperjob, unica agenzia di lavoro in Italia partecipata al 100% da enti no profit, che da anni si occupa di lavoro con un focus sulle persone.

“Anche l’Atm di Milano, l’azienda di trasporti del capoluogo lombardo, cerca autisti ma non li trova, nonostante abbia anche offerto di sostenere come azienda il costo per le patenti”. Dal settore dei trasporti a quello socio-sanitario, nel pubblico come nel privato e per tutti i livelli contrattuali, stiamo assistendo ad un profondo mutamento del mercato del lavoro“Definirei la situazione liquida”, esordisce Stefano Granata, presidente della nostra società strategica Cooperjob, unica agenzia di lavoro in Italia partecipata al 100% da enti no profit, che – con sette filiali e tre sportelli in tutta Italia – da anni si occupa di lavoro con un focus sulle persone.

“Per molti anni in Italia – spiega Granata – c’è stata una certa concezione sociale del lavoro in base alla quale le persone si identificavano quasi interamente con la propria professione. Oggi non è più così e non sono solo le nuove generazioni ad avere un’impostazione differente. Il Covid ha accelerato questo cambiamento, ponendo altre priorità. Oggi i giovani, e non solo loro, dicono: ‘Il lavoro è parte della mia vita, non è la mia vita’. Con tutti i pro e i contro. “Il mondo lavorativo però non è preparato a questo mutamento epocale – continua il presidente – La domanda è più scarsa dell’offerta. Le aziende erano abituate a poter scegliere tra una vastità di candidati. Ora, non solo le aziende hanno un ventaglio ridotto di candidature, ma, quando individuano la persona, sono loro a sperare che dica di si e che rimanga. Questo anche con contratti a tempo indeterminato e anche nella pubblica amministrazione”. I motivi? “Si guarda molto alla crescita professionale, oltre che a quella economica, alla diversificazione delle esperienze e alla qualità della vita extralavorativa, continua Stefano Granata. 

Nel mondo cooperativo la situazione non cambia (anzi) e c’è una complicazione in più: la progressiva svalutazione delle professionalità in ambito socio-sanitario. “Non è un caso che sempre più spesso non si trovino infermieri e nemmeno educatori, che ci siano sempre meno iscritti ai corsi universitari socio-sanitari, che si stia verificando una migrazione dei lavoratori sociali in altri settori – dice il presidente di Cooperjob – Negli anni il mondo cooperativo ha insistito molto sulla leva motivazionale e meno sulla leva economica. Ora, occorre lavorare di più su due aspetti: quello salariale, aumentando le retribuzioni (ed è uno sforzo che si sta facendo in sede di rinnovo del Contratto collettivo); e quello culturale, rivendicando il ruolo fondamentale dell’operatore socio-sanitario”.

In questa “situazione liquida” dove, per dare l’idea si stimano, solo in Piemonte, 5.000 operatori socio sanitari (Oss) in meno rispetto alla domanda* e dove l’indice nazionale di attrattività della Laurea per diventare educatori professionali è allo 0,78%**, Cooperjob lavora mettendo al centro le persone e i territori. “Da una parte – spiega Stefano Granata – insistiamo con le imprese per un investimento maggiore sulle risorse umane, a livello retributivo, ma anche di welfare aziendale, di orari, di smart working; dall’altra lavoriamo alle connessioni con i territori che conoscono contesti e persone, anche aprendo sportelli e filiali in luoghi di comunità, come la Polveriera di Reggio Emilia o Cascina Oremo di Biella. Così riusciamo ad avere un approccio al lavoro differente, anche per tempi e per visibilità”. Una sfida ambiziosa per la nostra società strategica che ha recentemente inaugurato tre nuovi sportelli, sta seguendo l’avvio di due nuovi a Milano e sta lavorando per incrementare l’attività nel Mezzogiorno. “Facciamo come dovrebbero fare tutte le imprese: guardiamo sempre avanti – conclude Stefano Granata – Già, perché l’impresa, e l’impresa sociale soprattutto, non produce ricchezza solo per il fatto di creare occupazione, ma se crea buona occupazione produce benessere per la comunità e genera cambiamenti e opportunità sui territori, per tutte le persone”. 

*fonte Api Sanità e Confapi Sanità (luglio 2023)
**rapporto Maestrillo/Bevacqua/Cenerelli riportato da Vita.it (novembre 2023)