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Project Ricerca Welfare

Human Tech, l’innovazione aperta si può fare anche nell’imprenditoria sociale

Un anno di Human Tech, il programma nato dalla collaborazione tra CGM ed Entopan Innovation per supportare le imprese sociali nei percorsi di transizione digitale ed ecologica. Tiriamo le somme e rilanciamo.

Sarà proprio in occasione della Convention del prossimo 20-22 giugno che Human Tech – il programma di Open Innovation promosso da CGM in partnership con Entopan Innovation – compirà il suo primo anno di vita. Un traguardo importante che dà lo spunto per un rilancio.

Questi i KPI, gli indicatori chiave di prestazione: 4 imprese sociali pioniere hanno inaugurato il programma e altre 4 sono state coinvolte successivamente. L’obiettivo è quello di arrivare a 10 realtà entro fine anno. Una massa critica di un certo rilievo, segno che l’innovazione aperta si può fare anche nel campo dell’imprenditoria sociale. Non è solo una questione di mentalità e di approccio, ma un vero e proprio modello che ridefinisce le attività di ricerca e sviluppo, peraltro all’interno di imprese, come quelle sociali, dove l’apertura ai contesti, anche di innovazione, è o dovrebbe essere un tratto caratteristico.

Durante questo primo anno, insieme a Entopan Innovation abbiamo definito e affinato le tappe del programma lavorando molto sull’assessment organizzativo – perché l’innovazione ha bisogno di capacità di elaborazione e di “messa a terra” – e sul codesign di nuovi prodotti e servizi – perché l’innovazione è una costruzione condivisa con stakeholder interni ed esterni.

Ora ci apprestiamo a un ulteriore salto di qualità che consiste nel prototipare soluzioni che reggano alla prova della sostenibilità economica e degli impatti sociali e ambientali. Per questo abbiamo rafforzato la partnership con Entopan capitalizzando il loro ecosistema fatto di startup e provider tecnologici che operano in un quadro di “innovazione armonica”. Inoltre, abbiamo mantenuto saldo il legame con i sostenitori del programma – CGM Finance e Sefea Impact – perché, in quanto soggetti finanziari ben radicati nel nostro settore, possono aiutarci a trasformare in investimenti i nostri percorsi di Open Innovation. Per continuare a mettere, sempre, al centro dell’innovazione digitale e tecnologia le persone.

E se anche tu vuoi orientare la tua Impresa Sociale in modo consapevole verso i percorsi di transizione digitale, che sono ormai ineludibili per qualsiasi impresa, contatta il team di Human Tech, compilando il form sul sito.

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Finanza Project Ricerca Welfare

SerHub è on-line. Per un terzo settore protagonista della transizione energetica

Ristrutturazioni sostenibili nel Terzo Settore? Novità dal progetto Social Energy Renovations (SER). On-line il nuovo sito di SerHub, da cui è possibile chiedere informazioni per un accompagnamento personalizzato su progetti di efficientamento degli edifici sociosanitari ed educativi. I servizi: consulenza finanziaria, consulenza fiscale e assistenza tecnica. Per cooperative protagoniste della rivoluzione energetica e sociale.

SerHub è on-line. Il progetto di Social Energy Renovations (SER) che stimola la ristrutturazione sostenibile nel Terzo Settore, ha un nuovo sito da cui è possibile chiedere informazioni per un accompagnamento personalizzato su progetti di efficientamento degli edifici sociosanitari ed educativi.

SerHub è un progetto che ci vede coinvolti tra i fondatori, insieme alla nostra società strategica CGM Finance, alla società di investimento GNE Finance e al Consorzio Fratello Sole.

L’obiettivo di SerHub? Progettare, istituire e implementare un innovativo meccanismo di finanziamento del de-risking che comporti il finanziamento e la standardizzazione tecnica, l’aggregazione dei progetti, la valutazione dell’impatto sociale e il rafforzamento del credito.  In questo modo, le imprese sociali hanno accesso a ristrutturazioni sostenibili a prezzi accessibili, insieme all’assistenza tecnica, mentre gli investitori hanno accesso a investimenti sicuri e ad alto impatto, in linea con i criteri ESG e di investimento a impatto. 

  • 200 milioni di investimenti in energia pulita da generare in cinque anni
  • 893 tonnellate di emissioni di Co2 risparmiate
  • massiccio impatto sociale: mitigazione della povertà energetica, miglioramento dell’uguaglianza sociale, salute, benessere, produttività, alfabetizzazione finanziaria e coesione sociale complessiva. 
  • Consulenza finanziaria
  • Assistenza tecnica
  • Consulenza fiscale
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Formazione News Ricerca Welfare

Kids4Impact, misuriamo e valorizziamo le trasformazioni del welfare educativo

Un progetto sostenuto da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, promosso dal Consorzio PAN, con il Consorzio CGM e Con.Opera come enti attuatori, e partner scientifico Fondazione Zanacan, per descrivere, quantificare e valorizzare i cambiamenti dei servizi educativi. 

Il welfare educativo sta vivendo un momento di forte trasformazione. Grazie alla crescita di finanziamenti mirati, ad esempio sulla povertà educativa minorile, e alle scelte strategiche e operative delle imprese sociali, l’offerta dei servizi si sta arricchendo, attingendo da ambiti non educativi in senso stretto (come quello culturale o artistico), i servizi per l’infanzia si stanno spostando anche all’interno di luoghi “non canonici” (ad esempio le esperienze in outdoor), c’è una migliore capacità di ingaggio delle comunità come attori educanti e un trasformazione digitale con l’avvento di piattaforme phygital.

Per descrivere, quantificare e valorizzare tutti questi cambiamenti, è nato il progetto “Kids4Impact”, sostenuto da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, promosso dal Consorzio PAN, con il Consorzio CGM e Con.Opera come enti attuatori, e partner scientifico Fondazione Zanacan. Abbiamo coinvolto 16 cooperative e 59 servizi educativi. Ora, sulla base delle loro testimonianze e dei loro contributi, stiamo perfezionando un nuovo dispositivo orientato all’individuazione dell’impatto che renda visibili i risultati delle attività generate dai servizi educativi. 

Fondamentale l’individuazione di KPI diversificati sulle diverse aree in rispondenza dei diversi indicatori su: benessere dei bambini, impatto sulle famiglie, impatto nella comunità di riferimento, integrazione con altre aree/settori, produttività delle imprese, rete di partner/collaborazioni. Il modello individuato sarà poi sperimentato, coinvolgendo un gruppo di valutatori e attraverso la realizzazione di laboratori metodologici. Questo progetto ci permette, inoltre, di creare un centro di competenza, una comunità di pratiche che acquisisca le competenze per l’applicazione del dispositivo e che si autoalimenti attraverso il continuo confronto e scambio di buone pratiche. 

“Il valore di questo progetto per CGM – il commento di Simona Taraschi, responsabile della nostra Area educazione – sta nel fatto che ci ha permesso, da un lato, di confrontarci come imprese e di condividere le dimensioni specifiche dei servizi educativi che riteniamo imprescindibili per misurare il benessere di bambini, famiglie, educatori e il livello di coesione/inclusione e accoglienza all’interno del contesto in cui il servizio è inserito. Dall’altro lato, il progetto, giunto all’avvio della fase di sperimentazione, ci permetterà di riconoscere il valore dei servizi educativi attraverso gli esiti riscontrati non solo sui diretti fruitori, ma anche sulle comunità educanti e questo, mi auguro, possa agire da volano nella sensibilizzazione e nell’approccio culturale dell’intera comunità, soprattutto laddove gli obiettivi numerici sui servizi educativi fissati dall’UE sono ancora lontani dall’essere raggiunti”.

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persone Project Ricerca

Welfare in piattaforma, c’è spazio per le cooperative

“Agire il cambiamento anziché subirlo” 

Ivana Pais

“In rete in Italia è ancora più facile fare la spesa piuttosto che trovare una babysitter. Di spazi per il welfare ce ne sono tanti e vanno riempiti”. Ivana Pais è docente di Sociologia economica alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, direttrice del Centro di ricerca TRAILab (Transformative Actions Interdisciplinary Laboratory) e principal investigator di We Plat – Welfare system in the age of platforms. Un progetto del progetto sulle piattaforme digitali di welfare finanziato da Fondazione Cariplo con capofila l’Università Cattolica del Sacro Cuore e partner l’Università di Padova, l’agenzia community design Collaboriamo e il nostro consorzio CGM.

Il quaderno della ricerca, a cura di Ivana Pais e del nostro open innovation manager Flaviano Zandonai, realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare, è già stato presentato ed è disponibile on-line (scarica qui).

Ma che cosa dice alle cooperative questo importante studio? Innanzitutto, restituisce una fotografia delle piattaforme digitali di welfare sul territorio nazionale: sono 137.

59 operano nel settore della salute, 10 in quello dell’educazione e della cura dell’infanzia, 10 nell’assistenza sociosanitaria e 58 sono multisettoriali. Ci sono piattaforme di welfare aziendale, di welfare digitale, che nascono e operano in ambito strettamente digitale, e di welfare territoriale, che mettono insieme enti locali e terzo settore.

“Un dato inatteso dello studio? – esordisce Ivana Pais – Ci aspettavamo più provider di welfare aziendale. Avevamo l’aspettativa che il welfare aziendale potesse essere il precursore delle piattaforme di welfare e invece in rete i servizi alla persona sono ancora pochi e il matching tra domanda e offerta è scarso. Questo può essere legato al fatto che i lavoratori hanno budget ancora limitati a disposizione per il welfare aziendale e che è più pratico acquistare beni di consumo rispetto a servizi”.

Una carenza che lascia molto spazio alle imprese sociali, sia in termini di diffusione dei propri servizi, sia in termini di analisi di bisogni, sia in termini di offerta di veri e propri piani capaci di incidere positivamente sulla qualità della vita delle persone e dei contesti in cui esse vivono e lavorano. “L’altra sorpresa è stato il boom delle piattaforme di welfare digitale e in particolare di quelle che erogano servizi on-line di consulenza psicologica – continua la professoressa dell’Università Cattolica – Mentre rispetto alle piattaforme di welfare territoriale, che hanno la grande potenzialità di aggregare realtà e servizi, pubblici e privati, è emersa la tendenza a riportare le logiche tradizionali in piattaforma, invece che sfruttare lo strumento per una vera e propria trasformazione”.

I margini per uno sviluppo del welfare in piattaforma sono dunque altissimi con prospettive molto interessanti rispetto ad esempio all’ibridazione e all’allargamento dei beneficiari, al ripensamento dei modelli organizzativi, alla certificazione della qualità dei fornitori, alla creazione di comunità non solo tra professionisti, ma anche tra clienti o pazienti in una logica peer to peer, alla ibridazione tra le diverse tipologie di piattaforme, all’implementazione di sistemi reputazionali, ossia di valutazione.

“In generale l’interesse da parte della cooperazione alle piattaforme digitali è forte, ma è altrettanto forte la resistenza, talvolta legittima – prosegue Ivana Pais – Le piattaforme rendono evidente e aumentano le complessità e occorre trovare quelle modalità che consentano di non perdere gli elementi distintivi in termini di cura”. A partire da quegli “eroi quotidiani dell’innovazione” che ci sono e vanno accompagnati. “Da questo punto di vista – commenta la docente – welfareX è l’unica che ha attivato una comunità di welfare manager che sui territori si occupano della piattaforma. Questo fa la differenza: non lasciare da soli questi ‘eroi’, creare occasioni di confronto e di crescita e collocare il loro lavoro in un progetto più ampio e di prospettiva”.  

“Il welfare si sta trasformando – è la conclusione di Ivana Pais – Le persone cercano in rete risposte ai loro bisogni e se non trovano il terzo settore, trovano altro. Occorre stare dentro la trasformazione e governarla. Questa è la sfida: agire il cambiamento anziché subirlo”. 

Ivana Pais
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Apre NeMOLab: segui l’evento in diretta

Parte NeMOLab per ricerca tecnologica sulle malattie neuromuscolari

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Parte NeMOLab per ricerca tecnologica sulle malattie neuromuscolari

NeMOLab è il primo polo di ricerca tecnologica in Italia, per lo sviluppo di programmi e progetti che rispondano ai bisogni di chi vive una patologia neurodegenerativa e neuromuscolare.

Al terzo piano dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, il NeMOLab è frutto della sinergia tra i Centri Clinici NeMO – da 13 anni in prima linea per la cura e l’assistenza delle persone con malattie neuromuscolari – e il Gruppo Cooperativo Gino Mattarelli (Cgm), da oltre trent’anni impegnato nel fare impresa sociale.

Nove laboratori interdisciplinari, 18 ricercatori e 10 partner tecnico-scientifici riconosciuti a livello internazionale, con l’obiettivo di sviluppare conoscenza e realizzare soluzioni tecnologiche che abbiano un impatto concreto per la vita quotidiana delle persone con patologie altamente invalidanti e progressive, quali la SLA, la SMA e le distrofie muscolari che interessano oggi circa 40.000 persone in tutto il Paese.

Sarà un viaggio nella tecnologia, con lo sguardo proiettato ad un futuro di possibilità.           

Con Fabrizio Sala, Assessore all’Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione e Semplificazione di Regione Lombardia – Alberto Fontana, Presidente Centri Clinici NeMO    – Stefano Granata, Presidente NeMOLab    – Christian Lunetta, Direttore scientifico NeMOLab    – Francesca Pasinelli, Direttore Generale Fondazione Telethon    – Cristina De Capitani, Ricercatore Istituto Polimeri Compositi e Biomateriali del CNR    – Marco Sacco, Ricercatore STIIMA- CNR, Sistemi e Tecnologie Industriali Intelligenti per il manifatturiero avanzato    – Loredana Zollo, Presidente corso di laurea in ingegneria biomedica, Università Campus Bio-medico di Roma    – Matteo Faustini, Cantautore e testimonial Centri Clinici NeMO    – Federico Rognoni, Influencer    – Christopher Castellini, Illusionista della mente e paziente Centri Clinici NeMO    – Marco Bosio, Direttore generale ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano    – Valeria Sansone, Direttore Clinico del Centro Clinico NeMO Milano    – Stefano Regondi, Amministratore delegato NeMOLab    – Marco Rasconi, Presidente UILDM. Unione Italiana Lotta Distrofia Muscolare .

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Innovazione sociale e buone pratiche di conciliazione vita-lavoro

E’ stato presentato venerdì 21 a Bruxelles il report  Innovazione sociale e buone pratiche di conciliazione vita-lavoro”  a cura di AICCON nell’ambito del progetto MASP – Master Parenting in work and life.

Il report intende offrire un contributo scientifico alla riflessione sui possibili percorsi per costruire e implementare politiche e strumenti di conciliazione vita-lavoro nelle istituzioni pubbliche e private, con particolare riferimento al target dei neo-genitori e, più nello specifico, delle mamme.

 

Scarica il Report

 

La presente ha ricevuto un sostegno finanziario dal programma dell’Unione europea per l’occupazione e l’innovazione sociale “EaSI” (2014-2020).

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