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PreTexts. Valeria Pica: “Creatività collettiva per il cambiamento sociale trasformativo”

Il 25 e 26 giugno si è tenuto a Reggio Emilia, alla Polveriera, il primo weekend di formazione dedicato al protocollo Pre-Texts, ideato da Doris Sommer (Harvard University) e sviluppato con il professor Pierluigi Sacco dell’Università di Chieti-Pescara, che utilizza la lettura come motore creativo e inclusivo per attivare processi collaborativi, rafforzare le competenze trasversali, favorire il team building e promuovere la leadership adattiva. Il 9 e 10 luglio a Desio (Monza) è in programma la seconda tappa. Nel frattempo, per saperne di più abbiamo fatto una chiacchierata con Valeria Pica dell’Università di Chieti-Pescara, docente del corso.

Sono una ricercatrice in Sociologia dei processi culturali all’Università d’Annunzio Chieti-Pescara. Di formazione sono una museologa, prima di rientrare in accademia, ho lavorato per 20 anni in istituzioni museali nazionali e internazionali approfondendo soprattutto la narrazione del valore sociale dell’arte. Ho un forte interesse per l’interpretazione e la mediazione culturale, per lo sviluppo di metodologie che favoriscano il dialogo interculturale e creino occasioni di scambio e inclusione.

Con il Centro BACH (Bio-behavioural Arts and Culture for Health, Social Inclusion, and Sustainability) stiamo costruendo una rete internazionale di collaborazioni per promuovere programmi educativi e formativi sul cultural wellbeing, di cui Pre-Texts è il principale strumento di implementazione.

Pre-Texts è una metodologia sviluppata da Doris Sommer, docente dell’Università di Harvard, per favorire lo sviluppo di capacità di lettura e del pensiero critico creando arte basata su testi; in Italia è stata introdotta da Pier Luigi Sacco, docente di Economia biocomportamentale all’Università d’Annunzio e Regional Director per l’Europa. 

La metodologia stimola la creatività e la curiosità insita nella ricerca di soluzioni a problemi complessi, attraverso la lettura di un testo e attività correlate in forma laboratoriale. La struttura del protocollo si basa su alcune premesse concettuali capaci di aumentare il benessere psico-fisico e stimolare la collaborazione. In particolare, facendo leva sull’istinto ludico di ogni essere umano si può riscoprire il piacere collettivo che è spesso negato nei processi di apprendimento; utilizzare il movimento (e tutti i canali espressivi) aiuta a riacquistare il senso del proprio valore attraverso l’esperienza estetica per imparare ad ascoltare e ad ammirare sé stessi e gli altri.

Valorizzando le capacità creative ed espressive delle persone che partecipano, il protocollo ruota attorno all’idea di ripristinare l’essenza dell’apprendimento e dell’inclusione sociale attraverso il gioco collettivo e lo sviluppo della creatività. Sottolinea l’idea che nessun testo è intrinsecamente impossibile o noioso se affrontato con un metodo condiviso che sfrutta le capacità creative ed espressive che ognuno possiede. Tale approccio enfatizza la collaborazione all’interno di una comunità inclusiva, dove gli individui si impegnano insieme in un apprendimento giocoso, invece che nell’isolamento o nella competizione.

Pre-Texts non è solo una metodologia educativa, piuttosto una confluenza di pedagogie e filosofie trasformative che abbracciano vari continenti e secoli, dall’America Latina all’Europa. Dalla pedagogia dialogica e liberatoria di Paulo Freire, attraverso la democrazia drammatica e partecipativa di Augusto Boal, fino all’imperativo estetico e giocoso di Friedrich Schiller, si promuovono la creatività, il dialogo e il senso del gioco nel perseguimento dell’istruzione e del cambiamento sociale. “Fai arte con questo testo e rifletti sul processo” è lo spunto che attiva lo sviluppo cognitivo, creativo ed emotivo per i gruppi di partecipanti attraverso un metodo che prende spunto anche dalle riflessioni di Maria Montessori e John Dewey. Attivando un processo creativo a basso costo che comprende la lettura ad alta voce, la pubblicazione su un filo, il riciclo e l’improvvisazione di duelli poetici, Pre-Texts riconosce le culture locali come risorse per un apprendimento esteso e aperto a qualsiasi materia o ambito di ricerca.

Abbiamo avviato un processo di conoscenza personale e di attivazione relazionale che prevede una sequenza in 5 fasi. Le fasi sviluppate dal protocollo sono pensate per contribuire a un miglioramento generale della persona favorendo la creazione artistica, la scoperta della curiosità, il recupero delle arti e pratiche locali e lo sviluppo del senso civico. 

Nei primi incontri a Reggio Emilia abbiamo iniziato un percorso di avvicinamento al testo in cui una persona del gruppo ha letto ad alta voce alcuni brani selezionati tratti da “Il Barone rampante” di Calvino. La lettura ad alta voce deve avere un tempo tale da diventare quasi difficile o noiosa per chi ascolta, in modo da dimostrare che la creazione artistica promuove l’appropriazione del testo; nel frattempo gli altri partecipanti creano disegni o immagini che potrebbero essere le copertine del libro. L’ascolto combinato e la creazione di immagini sfruttano due pratiche latinoamericane come quella dei lectores (che leggono giornali nelle fabbriche di tabacco) e i più recenti Editoriales Cartonera (che riciclano cartone usato per costruire nuovi libri). Alla fine si appendono i disegni a un filo da biancheria con delle mollette e si commenta a turno il proprio elaborato, questa fase è fondamentale per cominciare a riconoscere e valorizzare le diversità di vedute: lo stesso testo può essere interpretato in modo differente da tutte le persone presenti e questo conduce a una prima riflessione su come, pur vivendo le stesse esperienze, spesso serbiamo ricordi e memorie differenti che sono determinate dalle nostre esperienze personali. Questo punto ritornerà in ogni passaggio e servirà ad avviare un processo di riconoscimento della diversità e del valore della singola esperienza per invitare le persone a sviluppare l’ascolto attivo e la capacità di restare nel momento presente per dare il giusto valore a ogni singola azione.

Abbiamo poi sperimentato alcune pratiche artistiche collaborative, in particolare la realizzazione di tableaux vivants in cui a gruppi si sceglieva un passaggio del testo e si impersonava la scena fornendo anche un’interpretazione corale. Questo passaggio serve anche a sviluppare la leadership adattiva e individuare modalità di collaborazione che possono essere estremamente utili anche in ambito professionale. Un aspetto rilevante è stato l’approccio intergenerazionale per la formazione dei gruppi formati che ha permesso uno scambio di vedute, opinioni e narrazioni molto produttivo. Un’altra pratica collaborativa è stata la scrittura di poesia collettiva, in cui – secondo il metodo del cadavre exquis – sono state elaborate frasi che poi hanno formato un componimento partendo sempre dal testo di Calvino. Sono emerse capacità di interpretazione, slanci creativi e virtù nascoste che hanno favorito un clima disteso, piacevole e sicuro in cui ci si sentiva liberati da vincoli e costrizioni sociali per poter dare spazio e tempo alla condivisione di pensieri e ricordi.

Nei prossimi incontri a Desio ci spingeremo ancora oltre sperimentando nuove forme di creatività; avendo già sviluppato una profonda relazione interpersonale nelle sessioni precedenti, abbiamo posto le basi per consolidare un’intelligenza collettiva.

Se nelle fasi precedenti abbiamo creato arte dal testo rimanendo su un binario dato dalla storia di Calvino, nelle prossime fasi partiremo “per la tangente” e inviteremo tutte le persone del gruppo a condividere i loro gusti in relazione a musica, cinema e libri per accrescere il valore intellettuale e sociale della curiosità e delle differenze personali.

Invece di dissuadere i partecipanti dall’esplorare connessioni anche inverosimili al testo condiviso – come tendono a fare gli insegnanti convenzionali – con Pre-Texts si incoraggia la lettura libera e ampia in modo che, alla fine del percorso, avremo acquisito molteplici nuove conoscenze, avremo conosciuto meglio le persone del gruppo e avremo scoperto qualcosa in più di noi.

In realtà, a tutte le persone senza differenze di età, professione, status sociale o provenienza geografica. Il nostro gruppo di ricerca ha già realizzato numerosi laboratori e corsi di formazione in contesti molto diversi, da quello più naturale che può essere la scuola (dall’infanzia fino alle secondarie), con studentesse e studenti universitari, detenute e detenuti in istituti penitenziari, personale medico, performer, in Italia e all’estero. Il protocollo è molto duttile e adattabile, oltre a essere economicamente sostenibile, cosa che lo rende replicabile in ogni ambiente.

Inoltre, la valutazione della partecipazione ai laboratori ha indicato una serie di impatti positivi che vanno ben al di là del miglioramento della comprensione del testo (obiettivo primario della metodologia indirizzata a gruppi di studenti). Infatti, Pre-Texts genera una serie di effetti benefici in termini di salute e benessere mentale, principalmente sui giovani e, di conseguenza, sulle loro comunità. Dalle sperimentazioni già condotte si possono osservare benefici in ambiti diversificati, ma soprattutto in termini di inclusione sociale, miglioramento della salute mentale, esercizio al pensiero creativo, sperimentazione di modelli di innovazione sociale ed educazione inclusiva. 

Pre-Texts è una fonte di empowerment attraverso un’interazione creativa tra pari non competitiva e non giudicante focalizzata sulla creazione artistica. I suoi benefici in termini di salute mentale e benessere sono il risultato di un preadattamento; sebbene Pre-Texts non sia stato creato per promuovere alcun obiettivo di impatto sociale se non quello di liberare la creatività collettiva, si è dimostrato estremamente efficace in questo proposito ed è stato di conseguenza ampiamente adottato come strumento di cambiamento sociale trasformativo. L’ambiente di apprendimento collaborativo e inclusivo creato da Pre-Texts si pone come una chiara alternativa agli ambienti sociali molto competitivi dove la competizione per l’approvazione e l’attenzione sociale spinge le persone a diventare estremamente aggressive, soprattutto nel caso di persone in difficoltà, emarginate o fragili. Pre-Texts capovolge letteralmente tali atteggiamenti antisociali (e le loro conseguenze negative), fornendo un ambiente sicuro in cui l’attenzione non è sulle proprie prestazioni, ma su ciò che le altre persone possono insegnarci semplicemente essendo loro stesse e mostrando modi diversi di essere creative. Sottolineando il gioco e l’apprendimento collettivo, Pre-Texts crea uno spazio in cui ogni individuo ottiene un riconoscimento del potenziale ancora inespresso, in modo che il semplice fatto di partecipare alle attività permetta a tutti di diventare eventualmente facilitatori, esprimendo il proprio talento, aumentando il senso di autostima e consentendo di assumere un ruolo attivo nella comunità.

La formazione Pre Texts, organizzata da CGM in collaborazione con AICCON e Università di Chieti-Pescara, è inserita all’interno del progetto “Cultura in movimento”, un nuovo modello di innovazione e cambiamento per le imprese sociali. Promuoviamo la cultura come leva strategica per il cambiamento sociale.

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La voce dei giovani. Alessio, data analyst: “Nelle coop si cresce come professionisti e come persone”

A maggio il magazine VITA ha dedicato un numero ai giovani che lavorano nelle cooperative. Un viaggio dentro al lavoro visto con gli occhi degli under35: una rivoluzione che si sta facendo spazio tra ricerca di senso, desiderio di cambiamento e gestione dei confini tra sfera personale e lavorativa. Tra i giovani che hanno contribuito a questo approfondimento ce ne sono due in particolare che provengono dalla nostra rete. Li conosciamo entrambi, partendo da Alessio Labardi, 30 anni, Data Analyst per la Cooperativa sociale Giuliano Accomazzi di Torino.

Sono il Data Analyst per la Cooperativa sociale Giuliano Accomazzi, a Torino. Mi occupo di analisi dati, ma anche di transizione digitale e gestione di cloud e gestionali.

Mi piace pensare di stare dalla parte di chi ha più bisogno, di farlo insieme a colleghe e colleghi che ci mettono entusiasmo ogni giorno per aiutare ed aiutarsi. Non sto semplicemente scambiando il mio tempo per del denaro, ma sto partecipando a costruire qualcosa di più significativo.

Per me il punto di forza principale è la consapevolezza che le colleghe e i colleghi, anche di altri enti della cooperazione sociale, abbiano scelto il proprio lavoro, scegliendo di sacrificare un po’ di profitto per un obiettivo che sentono più importante, perché credono in quello che fanno. Si crea un clima di fiducia, di rispetto e di solidarietà. Il punto di debolezza è che in un mondo sempre più competitivo è difficile per un’organizzazione trovare il bilanciamento per raggiungere i propri obiettivi senza implementare logiche dal mondo profit, ma a volte questo significa che si lavora male o in ritardo, senza gli strumenti e le metodologie adeguate, anche per delle resistenze interne a determinate logiche.

Ritengo che molti giovani al giorno d’oggi guardino con rispetto alla proposta in qualche modo alternativa di lavoro del terzo settore, approvandone i valori che ne stanno alla base. Purtroppo credo che gli stipendi siano un nodo cruciale, con l’inflazione che avanza la scelta etica sul luogo di lavoro diventa sempre più costosa in termini di costo-opportunità.

Nella mia esperienza personale è stato davvero così, sono stato assunto con contratto di Alto Apprendistato contestualmente ad un master in Sustainability e Green Management, ho partecipato e aiutato a costruire percorsi di formazione digitale interni ed esterni alla cooperativa, esistono molti fondi messi a disposizione dal settore. Ho avuto la possibilità di lavorare direttamente con la Direzione e mi vengono affidati ruoli di responsabilità. Inoltre esistono molte occasioni di formazione indiretta e networking, come per esempio il SEOC (Social Enterprise Open Camp). E’ vero però che data la struttura molto orizzontale delle cooperative, la sensazione è quella di non poter crescere molto sul piano della carriera rispetto a quello personale.

Al momento la mia attenzione è posta principalmente nella transizione digitale della cooperativa, c’è un grande sforzo collettivo in questo senso, ma si vedono già grandi risultati. Va da sé che il cambiamento è un processo continuo, creare e mantenere l’inerzia è la prima sfida da vincere. Fra le sfide future mi piacerebbe replicare e disseminare questi risultati all’interno del consorzio o di altri enti, lasciandosi permeare anche dalle loro conquiste, sono convinto che la cooperazione faccia la forza. In ultima analisi questo lavoro permette a chi è più vicino ai beneficiari di offrire più tempo e maggiore attenzione alla relazione, ma forse la sfida più difficile sarà riuscire a rendere comunicabile all’esterno il valore di questa relazione.

Il settore della cooperazione è un mondo colorato ma disordinato, accoglie chiunque abbia passione, chiede tanto ma restituisce il doppio. Consiglio a chi ci si approccia di parlare e ascoltare con i colleghi, quando è possibile anche con i beneficiari e gli utenti. Si conoscono storie a volte difficili ma sempre vere e significative. Si cresce molto a livello professionale e personale, ma c’è da rimboccarsi le maniche e guardarsi poco nelle tasche, oppure guardarsi nelle maniche e rimboccarsi le tasche, a me capita anche questo.

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Soluzioni innovative a impatto sociale e tec: imprese profit e terzo settore per FOF

Approfondiamo con Riccarco Naidi, nostro Open Innovation consultant, Foundation Open Factory (FOF), il programma di innovazione sociale promosso da Fondazione Caritro, Fondazione Cariparo, Fondazione Cariverona e Fondazione VRT insieme al Consorzio ELIS. Come CGM abbiamo voluto contribuire attivamente alla sua realizzazione. 

Il progetto mette in connessione imprese for profit e organizzazioni del terzo settore per sviluppare insieme soluzioni innovative ad impatto sociale e tecnologico. 

Io mi sono occupato di seguire due progetti: 

  • Il progetto “Gruppo HR”, guidato da un cluster di cooperative sociali (Consolida, Rete CCS, Zico),che insieme a Saidea s.r.l. ha sviluppato una piattaforma digitale per l’onboarding e la crescita professionale dei lavoratori.
  • Il progetto “Lungo Le Mura”, invece, ha avuto come focus la valorizzazione partecipata del patrimonio storico delle Mura di Verona. Insieme a StartSmart e Legambiente Verona è stata co-progettata un’app con mappa interattiva, notifiche, forum e strumenti informativi per rafforzare la comunicazione tra associazioni, cittadini e istituzioni, e migliorare l’accessibilità e la fruizione culturale del territorio.

Avevo un obiettivo preciso: accompagnare il gruppo di lavoro  in un processo strutturato di creazione e test del prototipo entro le 12 settimane previste. 

Ho coordinato i flussi operativi tra le parti, facilitato l’allineamento sugli obiettivi e monitorato l’aderenza alle tempistiche e ai deliverable. 

Siamo riusciti a stare nei tempi anche grazie all’impegno costante di tutti i partecipanti che ringrazio. 

In entrambi i progetti siamo riusciti a realizzare prototipi funzionanti e testati dai primi gruppi tester. 

Questo è un risultato significativo, perché dimostra che anche in un arco temporale limitato è possibile generare valore tangibile se si lavora con metodo e con un team coeso.

Ciò che mi aspetto ora è che queste soluzioni vengano adottate da altre realtà del terzo settore al fine di rendere scalabile l’impatto sociale ed economico di entrambi i progetti.

Credo che il terzo settore debba adottare un approccio orientato alla sperimentazione continua. L’errore più comune è aspettarsi da subito un prodotto finito e perfettamente funzionante. In realtà, serve lavorare per cicli iterativi, partendo da versioni minime (MVP) che possano essere testate, modificate e migliorate nel tempo.

Questo richiede una cultura organizzativa flessibile, disposta ad apprendere in corso d’opera, valorizzando l’interdisciplinarietà e la collaborazione con attori esterni, come le startup e i provider tecnologici.

Mi auspico che nei prossimi anni la cooperazione sociale possa avvicinarsi sempre di più al mondo delle startup, assumendo un ruolo centrale nella transizione verso processi di digitalizzazione più inclusivi e accessibili.

In quest’ottica, le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale possono rappresentare un terreno fertile per generare innovazione a impatto sociale, se affrontate con senso critico e visione etica. 

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Dal borgo ritrovato ai tablet a domicilio: la rete dei servizi per la terza età di Meridiana

Conosciamo da vicino la cooperativa La Meridiana di Monza, nostra socia, che – in quasi 50 anni di lavoro – ha costruito un rete complessa e integrata di servizi per la terza età, perfettamente radicata nel territorio monzese. Con uno sguardo sempre attento alle persone, al territorio e alla prevenzione anche tramite l’ausilio della tecnologia. Abbiamo intervistato il presidente della Cooperativa Roberto Mauri.

La cooperativa nasce negli anni 70 con 49 anni di attività alle spalle ed in questo periodo ha costruito una rete completa di servizi per la terza età radicata nel territorio monzese. Alcuni servizi hanno rappresentato una novità nel panorama del welfare italiano, come ad esempio Costa Bassa, il primo Il Centro Diurno Integrato per anziani in Italia. 

Siamo molto fieri di essere stati la prima cooperativa di centro diurno integrato in Italia ma da li non ci siamo fermati e abbiamo sempre cercato di sperimentare e innovare.  

Territorio, persona e prevenzione. Crediamo fortemente nel valore che si crea con il territorio. I risultati che abbiamo ottenuto in questi anni sono stati raggiunti grazie ad un lavoro costante e sinergico con il territorio, un lavoro fatto di relazione, di fiducia reciproca e di cura dei rapporti umani.

Proprio per questo motivo la Persona è al centro di qualsiasi progetto che viene sviluppato all’interno della nostra cooperativa. Tutti i nostri ospiti, con qualsiasi patologia più o meno grave, vengono prima di tutto coinvolti come persone, mettendo al centro i loro bisogni e cercando di trovare sempre la soluzione più adatta alle loro esigenze. 

Infine ma non per importanza, la prevenzione come strumento per migliorare la qualità di vita non solo dei nostri anziani ma anche degli operatori, familiari e caregiver. Grazie alla prevenzione riusciamo a garantire uno stile di vita qualitativamente migliore per tutti i nostri pazienti. Quello che noi cerchiamo di fare tutti i giorni è sperimentare nuove pratiche preventive per le diverse patologie che ci troviamo ad affrontare nelle nostre strutture diurne e residenziali. 

Come sottolineavo La Meridiana ha una reta completa di servizi per la terza età che spaziano dalle attività domiciliari, ai centri diurni ed alle residenze gestire per rispondere nel migliore dei modi ai diversi bisogni della persona.

Tra le esperienze più significative possiamo citare:

Il paese ritrovato, un piccolo borgo nel quale le persone, in tutta sicurezza, vivono in appartamenti protetti ma possono muoversi in modo autonomo nella piazza, al caffè, nei negozi ed al cinema, così da condurre una vita normale, compatibilmente con la malattia, sentirsi a casa e ricevere nello stesso tempo le necessarie attenzioni. Un luogo dove le persone con demenza sono libere di scegliere cosa fare del proprio tempo e ritrovano una dimensione di socialità che restituisce valore alla loro vita.


Residenza 20, un supporto temporaneo per anziani e famiglie. Un luogo dove le persone possono soggiornare per periodi limitati a seguito di dimissioni ospedaliere, di problematiche familiari o riacutizzarsi di problemi clinici che non necessitano di cure ospedaliere.

Lo sviluppo di assistenza domiciliare con progetti che mirano a rafforzare il legame tra le Rsa e i malati che oggi si trovano ancora in casa. L’efficacia di questo progetto passa attraverso la formazione di caregiver e badanti e lo sviluppo integrato delle tecnologie. 

Questo progetto nasce durante il periodo del covid per supportare i malati a domicilio. Il progetto consiste nel dotare i malati di un tablet con il quale i pazienti riescono ad interagire con gli operatori evitando di recarsi negli ospedali. Il tablet è collegato ad una piattaforma che monitora i parametri vitali del malato e in caso di anomalie avverte tramite una notifica gli operatori.
Questo progetto permette un controllo immediato e costante dei nostri pazienti che possono vivere nelle loro case evitando di modificare le proprie abitudini e di continuare a vivere tra i loro affetti. 

Il programma prevede anche una formazione per tutti i familiari e i caregiver in modo da poter rendere il piu efficiente possibile lo strumento. 

Siamo molto soddisfatti di come siamo riusciti a utilizzare la tecnologia per migliorare la qualità della vita dei nostri pazienti. Tramite questo strumento abbiamo creato un ponte tra malato- caregiver e strutture sanitarie con un beneficio per tutti. 

All’interno della nostra cooperativa oggi lavorano 400 operatori e 150 volontari che assistono le quasi 500 persone che al giorno transitano all’interno delle nostre strutture. Tuttavia, anche noi abbiamo avuto e continuiamo ad avere difficoltà nel selezionare personale qualificato, ma cerchiamo di dare una risposta positiva a questo problema attraverso la valorizzazione delle persone con progetti di crescita e attraverso l’autonomia nella gestione del proprio lavoro. In questo modo rendiamo tutti i nostri operatori parte integrante e attiva della cooperativa. Non solo dipendenti, ma membri attivi per la creazione della Cooperativa del futuro.

Stiamo portando avanti progetti di ricerca nazionali e internazionali per lo sviluppo di terapie non farmacologiche per la cura dell’Alzheimer. Il nostro obiettivo è quello di rendere una qualità della vita migliore per i nostri pazienti. 

Inoltre continuiamo costantemente a mantenere alto il livello dei nostri servizi e a dialogare con il  territorio. Questo territorio che continua a darci fiducia permettendoci di investire nelle nostre RSA. Ad oggi la cooperativa Meridiana ha raccolto 35 milioni di euro tramite donazioni di enti e famiglie del territorio. Una fiducia che noi tutti i giorni vogliamo ripagare investendo al meglio le risorse. 

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Cultura in movimento: nuovo modello di innovazione e cambiamento per le imprese sociali 

La cultura è codice sorgente dell’impresa sociale. Per questo diamo il via al nuovo progetto Cultura in movimento con l’obiettivo di riattivare il valore culturale delle nostre imprese nel rapporto con le comunità territoriali. Primo appuntamento: una formazione sul Pre Texts realizzata con il professor Pierluigi Sacco dell’Università di Chieti-Pescara, in collaborazione con AICCON.

Si chiama Cultura in movimento ed è il nuovo progetto di CGM, nato dall’idea che la cultura ricopre un valore fortemente trasformativo all’interno delle nostre imprese. La cultura è codice sorgente dell’impresa sociale. Il mutualismo nasce come cultura di rottura rispetto all’esistente: è tempo di riappropriarsi di questa dimensione, di riattivare il valore culturale delle nostre imprese nella relazione con le comunità che abitano.

Ci siamo interrogati, abbiamo fatto dei focus group di lavoro e abbiamo stilato 10 punti/10 parole che hanno l’obiettivo di definire un vedemecum che identifichi una visione dell’idea di cultura condivisa dalla Rete. 

La cultura è: 

In questo nuovo percorso CGM vuole conservare e rinnovare il carattere distintivo dell’impresa sociale che punta alla trasformazione di un sistema maggiormente democratico, equo, coeso, per tutti. La cultura è l’ingrediente pervasivo, capace di nutrire e connotare ogni oggetto di lavoro e direzione assunta. Oggi in primis la valorizzazione del capitale umano. Un cultura che rigenera, connette e trasforma.

Con il supporto dell’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, che curerà le diverse fasi di applicazione del protocollo grazie al team del Professor Pierluigi Sacco, di AICCON e con il coordinamento di CGM, prende avvio tra giugno e luglio la prima formazione sul Protocollo Pre-Texts: un approccio innovativo e ludico che rimette al centro l’apprendimento come esperienza collettiva e trasformativa.

Un metodo, il Pre Texts, elaborato dalla professoressa Doris Sommer della Harvard University, che si basa sulla promozione di un’educazione olistica e inclusiva attraverso le arti, applicato alle cooperative e alle imprese sociali. Con l’obiettivo di portare benessere e trasformazione nella nostra Rete. 

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Viaggio nelle CERS #3. A Genova la comunità solidale, libera ed ecologica

Il viaggio nelle “nostre CERS”, Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali prosegue. Abbiamo conosciuto le realtà di Biella (leggi l’articolo) e nel milanese (leggi l’articolo), ora ci spostiamo a Genova. Qui è nata CER Sole, la prima comunità energetica e solidale della Liguria. Abbiamo intervistato Elena Putti (presidente) e Federico Martinoli (vicepresidente).

Nasce da un gruppo di amici e attivisti che si appassionano allo studio delle comunità energetiche. Approfondendo questo tema ci siamo accorti delle potenzialità delle CER associate allo sviluppo solidale e alla produzione di energia pulita per tutti. Abbiamo deciso fin da subito di costituire la nostra Associazione di promozione sociale. 

La nostra associazione ha iniziato lo studio di fattibilità per la prima CER sperimentale partendo dalla riqualificazione di una palazzina, dove abbiamo potuto istallare i nostri primi pannelli. Oggi all’interno di questa palazzina si trova una pizzeria che autoproduce e autoconsuma. Nasce cosi la prima CER solidale della Liguria!

La parola “sole” è un acronimo di  SOlidale, Libera, Ecologica. Per la prima CER Ligure volevamo un nome che potesse essere da stimolo per la nascita di queste strutture partecipative che leghino i valori a cui noi crediamo.

Obiettivo principale è quello della divulgazione e del sostegno ad altri gruppi di cittadini per lo sviluppo e l’implementazione di questo modello. Il modello celle comunità energetiche e solidali è applicabile a tantissime realtà e il nostro secondo obiettivo è quello di supportare lo studio di fattibilità, la progettazione e l’attivazione di nuove comunità energetiche sul territorio ligure. 

Il nostro è un modello solidale al 100% . Un progetto che parte dal basso, dai cittadini che si organizzano in modo autonomo. Un ciclo virtuoso che tutti possono mettere in atto. Le comunità producono, consumano e reinvestono.  Un progetto che reinveste le risorse generate nel tessuto locale a sostegno dell’ambiente, del contrasto alla povertà energetica e per progetti sociali. 

Il nostro obiettivo nei prossimi anni sarà quello di divulgare e comunicare le buone pratiche del nostro progetto. Cercare di sviluppare e ampliare il progetto CER Sole in altri territori. Promuovere una cultura delle buone pratiche e diffondere l’impatto positivo che generano nella comunità.

Ti sei perso la prima tappa del viaggio nelle CERS? Leggi l’articolo su Enernoi Oremo Energia Solidale di Biella.

Vuoi sapere di più della CERS costituita nel milanese? Leggi l’articolo su CERcoop di Cernusco sul Naviglio.

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Banca Etica: appoggio ad Aldo Soldi e alla sua squadra. “Il voto è partecipazione e condivisione”

Il 17 maggio 2025 c’è l’assemblea e l’elezione del nuovo Cda di Banca Etica, istituzione finanziaria che CGM ha contribuito a fondare 25 anni fa e che rappresenta un unicum nel panorama italiano, in quanto dedicata interamente alla finanza etica. Con un netto e motivato rifiuto dei finanziamenti anche indiretti all’industria delle armi e dei combustibili fossili. E con circa 48mila soci che usufruiscono dei suoi servizi. Ecco il nostro appello alla partecipazione all’Assemblea e il nostro appoggio alla Lista Partecipativa di Aldo Soldi.


“Si avvicina la data dell’assemblea di Banca Etica durante la quale verrà rinnovato il Consiglio di amministrazione – sono le parole della nostra presidente Giusi BiaggiCgm, da socio fondatore della banca, rivolge anzitutto un invito alla partecipazione e al voto: è il modo più bello per onorare il nostro essere banca popolare, cooperativa, democratica. Cgm ha contribuito alla costruzione collegiale del nuovo Piano Strategico che il prossimo consiglio avrà il compito di attuare. Esprimiamo il nostro appoggio e la nostra fiducia alla Lista Partecipativa, certi della visione che porta, del programma di lavoro e dello stile di governance proposto, che mette al centro il ruolo decisivo delle organizzazioni socie e ne sostiene finanziariamente lo sviluppo. Pieno sostegno, dunque, da parte di Cgm al candidato Presidente Aldo Soldi e alla squadra che ha costruito!”

La partecipazione all’assemblea potrà avvenire:

  • in presenza a Bologna alle ore 10:00 presso il Teatro delle Celebrazioni in via Saragozza 234, mentre a Madrid, in Spagna, presso l’espacio Pablo VI in P.º de Juan XXIII, 3. 
  • Online previo accertamento dell’identità dei soggetti cui spetta il diritto di intervento e di voto

Tutte le indicazioni sulle liste e sui programmi sono disponibili alla pagina dedicata sul sito di Banca Etica: https://www.bancaetica.it/meeting/assemblea-dei-soci-2025/ .

Auguriamo a tutti un buon voto!! 

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Dalla Romania nelle WISEs italiane. E il 93% dei NEET poi trova lavoro o riprende a studiare

“Dopo la mobilità transnazionale, il 93,75% dei giovani ha trovato lavoro, si è iscritto all’università o ha seguito una formazione professionale”. Questo il principale risultato del progetto JobDirect for NEET Youth Within the ALMA Initiative, iniziativa promossa da ADV Romania in collaborazione con partner locali rumeni e internazionali italiani, il nostro Consorzio CGM e INFOR ELEA, e finanziata dall’Unione Europea nell’ambito della Social Innovation Initiative +.

Il progetto JobDirect, che si è recentemente concluso, aveva l’obiettivo di sostenere i NEET (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione) in Romania, facilitando la loro transizione verso il mercato del lavoro o la formazione continua attraverso stage strutturati, tutoraggio personalizzato e sviluppo professionale. In partnership con il nostro Consorzio, sono state promosse esperienze di mobilità su misura in Italia, sia in aziende tradizionali sia in imprese sociali (WISEs), offrendo ai partecipanti competenze pratiche, esperienze lavorative e opportunità di crescita professionale.

Questi i principali numeri a conclusione del progetto. Dei 32 giovani partecipanti, 18 si sono assicurati un impiego in settori diversi come le relazioni pubbliche, l’ospitalità e l’amministrazione; 3 hanno ripreso gli studi in programmi universitari e 3 dei giovani si sono iscritti a un nuovo programma universitario in vari settori come la pubblica amministrazione, la psicologia, le scienze umane; 6 hanno seguito una formazione professionale con il fine di migliorare le loro per le opportunità di carriera a lungo termine.

“JobDirect ha affrontato con successo le sfide occupazionali e formative dei giovani NEET. I risultati del programma evidenziano l’importanza di un orientamento continuo, dell’impegno dei datori di lavoro e del tutoraggio tra pari per raggiungere un’integrazione professionale a lungo termine. In futuro, l’ampliamento del modello, la garanzia di ulteriori finanziamenti e l’istituzionalizzazione del sostegno politico saranno fondamentali per espandere la portata del programma e garantire un impatto duraturo per le future generazioni di giovani NEET”.

Pubblichiamo il rapporto di ricerca in merito ai risultati ottenuti dal progetto (il rapporto è stato compilato da ENSIE, il Network Europeo delle Imprese Sociali di Inserimento -European Network of Social Integration Enterprises).

Guarda il video in versione integrale.

I NEET sono giovani svantaggiati di età compresa tra i 15 e i 29 anni, un gruppo altamente vulnerabile, con un basso livello di istruzione, scarse competenze professionali, grandi difficoltà ad accedere al lavoro, vittime di delinquenza o sfruttamento. Molti di questi giovani hanno risultati scolastici limitati e dislineamento delle competenze, mancanza di accesso alla formazione personale e alle opportunità di lavoro, discriminazione e barriere sistemiche, il che porta ad alti tassi di disoccupazione e insicurezza del lavoro con ripercussioni sulle traiettorie professionali ed educative.

In tutta l’Unione Europea, il tasso medio di NEET tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni è pari al 13,1% (Eurostat, 2023); la situazione è ancora più allarmante in Romania, soprattutto tra i giovani con un basso livello di istruzione, dove quasi un giovane su tre (31,5%) non lavora né è iscritto a corsi di istruzione o formazione.

Il progetto mirava a coinvolgere 32 giovani NEET svantaggiati della Romania, suddivisi in quattro gruppi di otto partecipanti ciascuno. I partecipanti selezionati provenivano per almeno il 55% da contesti vulnerabili, come giovani con disabilità, individui della comunità Rom e provenienti dal sistema di protezione dell’infanzia.

Il progetto ha perseguito l’obiettivo di dotare i partecipanti di competenze essenziali, conoscenze ed esperienze lavorative reali, preparandoli a un impiego a lungo termine. Una componente innovativa è stato il suo programma di mobilità transnazionale, che ha consentito ai giovani NEET di acquisire esperienza pratica sia in aziende tradizionali sia in imprese sociali (WISEs) in Italia.

Con la fase di implementazione del progetto, i giovani NEET hanno potuto ampliare i loro sguardi verso una prospettiva di vita migliore rispetto a quella a cui sono abituati. 

Questa fase ha compreso la preparazione alla mobilità internazionale e non, in cui partecipanti hanno svolto una selezione in base ai propri bisogni, una stesura del piano di attività e azioni preparatorie, la preparazione delle organizzazioni riceventi con stage, attività sociali, culturali, attività di tutoraggio, di follow-up con consulenza/orientamento professionale, job-coaching e molto altro. 

Tra il 28 maggio e il 26 luglio 2024, 32 giovani NEET hanno partecipato a un’esperienza di mobilità transnazionale professionale di 60 giorni in Italia, suddivisi in due gruppi in base al tipo di datore di lavoro: 16 giovani hanno svolto la loro esperienza in WISE presso il Consorzio CGM; 16 altri hanno svolto la loro esperienza presso aziende tradizionali nel consorzio INFOR ELEA.

CGM, con la collaborazione di Spazio Aperto Servizi Cooperativa Sociale, Consorzio SIR- Solidarietà in rete, Cooperativa Cascina Biblioteca e E.P.C., è stato uno dei partner italiani che dopo la formazione pre-mobilità svolta dal Capofila ADV Romania, ha accolto 16 ragazzi e ragazze vulnerabili e li ha inseriti in percorsi di formazione e tirocinio.

Nelle cooperative del Consorzio CGM, i partecipanti sono stati impegnati principalmente in attività manuali e comunitarie, lavorando in settori come i servizi di cucina, l’agricoltura, l’educazione negli asili e amministrazione e segreteria. La fase di mobilità ha fornito ai partecipanti un’esperienza lavorativa strutturata e pratica, combinando compiti pratici, tutoraggio e integrazione culturale e socio-professionale.

ADV Romania un’organizzazione con oltre 20 anni di esperienza nell’offerta di pacchetti integrati di servizi di inserimento socio-professionale secondo il principio dello sportello unico (servizi sociali, psicologici, educativi, orientamento professionale, occupazione e assistenza) ai giovani NEET.

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OSS, ASA ed educatori sempre più digitali: formazione gratuita per l’uso delle tecnologie in ambito socio-sanitario

Rivoluzione digitale: DigiCompSoc è il nuovo progetto per ottimizzare l’uso degli strumenti digitali in ambito socio-sanitario educativo. Organizziamo tre webinar di presentazione della nuova iniziativa formativa gratuita che ha l’obiettivo di sviluppare le competenze digitali per l’economia sociale, a favore di personale più competente e consapevole.  

Accrescere le competenze digitali degli operatori in ambito socio-sanitario educativo per creare nuove opportunità e migliorare i processi organizzativi. Questo è l’obiettivo del progetto DigiCompSoc – competenze digitali per l’economia sociale, che abbiamo realizzato con la cooperativa CEDEL come capofila.

Il progetto DigiCompSoc, ha una durata di 15 mesi, e prevede l’erogazione di oltre 990 ore di formazione organizzate in percorsi diversificati e mirati per tutti i dipendenti, collaboratori stabili e volontari delle cooperative sociali che operano nei servizi socio-sanitari educativi: OSS, ASA, educatori, coordinatori e responsabili di cooperative.

DigiCompSoc è una delle 24 iniziative innovative finanziate dal Fondo per la Repubblica Digitale, che con il Bando “Digitale sociale” mira a ottimizzare l’utilizzo degli strumenti digitali per la gestione dei dati e dei processi organizzativi, oltre a creare un linguaggio comune e una consapevolezza diffusa.

La rivoluzione digitale, anche in ambito cooperativo e del terzo settore, è già iniziata da tempo e spesso le cooperative si trovano ad affrontare il tema della carenza di conoscenze e competenze digitali da parte dei propri lavoratori. C’è la necessità di migliorarle per esplorare nuove opportunità imprenditoriali e accelerare i processi organizzativi.

Occorre creare un linguaggio comune e una consapevolezza diffusa all’interno delle organizzazioni sul tema della trasformazione digitale e sul suo impatto sulla struttura e cultura organizzativa delle realtà non profit. Un cambiamento che è possibile grazie ad maggiore consapevolezza sull’importanza del digitale nella vita lavorativa, fondamentale per lo sviluppo delle competenze tecniche (hard skills) e comportamentali (soft skills).

Il rischio per le cooperative sociali è di rimanere indietro nella rivoluzione digitale.

  • 175 Operatori socio-sanitari (OSS e ASA) ed Educatori professionali dei servizi educativi
  • 125 Coordinatori e responsabili delle Cooperative Sociali di tipo A

Percorso OSS, ASA ed Educatori

  • 48 ore di workshop formativi:
    • 4 ore in presenza – Trasformazione digitale opportunità e cambiamenti
    • 44 ore di formazione on-line sincrona – 6 Moduli: utilizzo dei principali applicativi (word, excell, ecc.), cyber security, archiviazione dati e privacy, sistemi di collaborazione e comunicazione digitale.
  • 8 ore di formazione specialista on-line su approcci e strumenti digitali per OSS e ASA e per Educatori: le informazioni nell’ambito socio-sanitario e l’utilizzo dei digitale nei processi educativi.
  • 4 ore di meentoring on-line dedicate a supportare i partecipanti durante il percorso.

Percorso Coordinatori e Responsabili

  • 22 ore di workshop formativi:
    • 4 ore in presenza – Trasformazione digitale opportunità e cambiamenti
    • 18 ore di formazione on-line sincrona: la gestione di progetti complessi, la gestione dei collaboratori, cyber security, privacy e archiviazione.
  • 4 ore di meentoring on-line dedicate a supportare i partecipanti durante il percorso.

Le prime attività formative si svilupperanno a partire dal mese di luglio con dei calendari dedicati ai singoli moduli formativi e le attività gratuite in presenza verranno organizzate in diversi territori per facilitare la partecipazione degli operatori.

A maggio organizziamo tre webinar di presentazione del progetto, rivolti a tutti i lavoratori in ambito socio-sanitario educativo e ai referenti delle cooperative che si occupano di servizi in questo ambito. Durante questi webinar, dedicati a specifiche aree territoriali per poter fornire tutte le informazioni necessarie, verranno descritti obiettivi, metodologie formative e modalità di partecipazione e di iscrizione dei partecipanti. 

Date, orari e territori

  • Martedì 13 maggio – dalle 11.00 alle 12.30 – NORD
  • Mercoledì 14 maggio – dalle 14.30 alle 16.00 – CENTRO
  • Giovedì 15 maggio – dalle 15.00 alle 16.30 – SUD

CEDEL è una cooperativa sociale fondata nel 1985 con l’obiettivo di “realizzare attività e iniziative educative, sociali e di formazione professionale a favore di tutte le persone e principalmente dei
giovani, delle donne, dei lavoratori”. La Mission è “formare persone al lavoro”. Attua programmi di formazione in assetto lavorativo, per trasmettere competenze adeguate all’evolversi delle professioni.

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“La nostra risposta alla fast fashion”: borse e zaini di design, sostenibili e inclusivi

Moda e sostenibilità. La cooperazione può creare una alterativa alla fast fashion? Da Trento, arriva una risposta assolutamente affermativa: un nuovo modello industriale e di consumo nel settore tessile basato su qualità, cooperazione e responsabilità sociale non solo è percorribile, ma può essere un successo. Ce lo racconta Elisa Poletti, presidente della Cooperativa A.L.P.I. che dal 2014, con il marchio REDO upcycling, realizza accessori moda e componenti d’arredo di design utilizzando materiali di recupero. L’occasione? Lo Slow Fashion Spring, evento organizzato a marzo, a Trento, proprio da Cooperativa A.L.P.I., con esperti del settore, sulla possibilità di rispondere ai bisogni sociali emergenti attraverso pratiche industriali sostenibili nel campo della moda. 

Elisa Poletti, presidente Cooperativa A.L.P.I.

Slow Fashion Spring è nato come momento di confronto e approfondimento sul tema della moda sostenibile, ma soprattutto come occasione per intrecciare mondi e visioni diverse su alcune tematiche: responsabilità sociale, impresa, cooperazione e sostenibilità. L’iniziativa è stata pensata per celebrare i 10 anni + 1 del marchio Redo, ma anche per aprire una riflessione pubblica su alcune questioni che ci stanno a cuore. Abbiamo voluto creare uno spazio di dialogo, quasi divulgativo, per coinvolgere la comunità e riflettere su come integrare sostenibilità e innovazione in modo concreto e duraturo.


Il marchio REDO upcycling si è sviluppato all’interno di Cooperativa A.L.P.I., un’organizzazione che dal 1990 offre percorsi di inserimento lavorativo. Nasce dal desiderio di unire inclusione sociale e creatività, generando lavoro attraverso il recupero di materiali tessili e la produzione di accessori moda sostenibili. Il laboratorio non è solo un luogo produttivo, ma uno spazio di crescita professionale, relazionale e personale. In dieci anni, REDO è diventato un modello che mette insieme artigianato, design, sostenibilità e responsabilità sociale.


REDO è nato anche grazie alla spinta data dal contest “A new social wave” promosso dal Workshop sull’impresa sociale che qualche anno fa era un appuntamento fisso per il mondo del Terzo Settore. Un’intuizione, la possibilità di sperimentare dentro un contesto imprenditoriale pronto ad accogliere innovazione e la tenacia di chi ha portato avanti l’idea. All’epoca non immaginavamo certo che REDO sarebbe diventato un punto di riferimento nel panorama della moda sostenibile. Questo risultato è frutto di un lavoro collettivo, di tante persone che hanno investito tempo, risorse, idee, e che hanno creduto nella nostra visione. Soci, collaboratori, volontari, imprese e enti pubblici hanno contribuito a costruire una realtà che oggi genera impatto reale sul territorio.

Guardando al futuro, sentiamo con forza la responsabilità di custodire e valorizzare l’equilibrio tra le tre anime che da sempre definiscono la nostra organizzazione: quella sociale, che mette al centro la persona; quella produttiva, che ci chiede efficienza e qualità; e quella cooperativa, fondata sulla partecipazione e sulla visione collettiva. Vogliamo crescere, sì, ma senza perdere di vista il senso di quello che facciamo.


Uno dei nostri principali punti di forza è l’approccio sistemico, che tiene insieme attenzione alla persona, sostenibilità economica e intelligenza collettiva. I percorsi individualizzati che proponiamo permettono a chi vive situazioni di fragilità di sperimentarsi in contesti produttivi reali e molto vari favorendo l’acquisizione di competenze e l’autonomia. Nel tempo, abbiamo costruito alleanze diversificate con soggetti del mondo privato, pubblico e del terzo settore, che hanno arricchito le nostre pratiche e ampliato la capacità di rispondere a bisogni complessi. La dimensione cooperativa non si riflette solo nel nostro modello organizzativo interno, ma anche nel modo in cui ci relazioniamo con l’esterno. È uno stile che privilegia il dialogo, la corresponsabilità e la costruzione di legami di fiducia con interlocutori diversi. Questo approccio ci permette di attivare alleanze solide e durature, capaci di generare valore condiviso e risposte capaci di adattarsi a contesti complessi.


Essere sostenibili oggi è una responsabilità collettiva. Significa rivedere i nostri stili di vita, interrogarsi sul modo in cui produciamo e consumiamo, e costruire un’economia più giusta. Per noi, sostenibilità è anche inclusione: dare valore alle persone, alle relazioni, e generare impatto sociale attraverso il lavoro. È un mindset che richiede coerenza, visione a lungo termine e la capacità di mettersi in discussione.


Le sfide che abbiamo di fronte sono diverse: rafforzare la nostra capacità di risposta ai bisogni emergenti, sperimentare nuove forme di collaborazione, integrare strumenti e processi innovativi senza snaturare la centralità della relazione umana. Accanto a queste dimensioni, sentiamo forte anche una sfida culturale: continuare a essere un contesto aperto, capace di interrogarsi, accogliere il cambiamento e proporre modi nuovi di pensare e praticare l’impresa sociale.

Foto di Michele Liotti