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Eventi persone

Un luogo dove si annullano i confini e si mettono al centro le buone pratiche

Salernitana di origine, ma torinese di adozione, Maria Gigantino ha 30 anni e lavora alla Cooperativa Sociale Giuliano Accomazzi. Con una laurea magistrale specifica nell’ambito, programma e gestisce i servizi educativi della sua cooperativa. Siccome è una “tipa curiosa”, come si definisce lei, è alle prese da maggio con una nuova sfida, quella del piano integrato urbano della Città Metropolitana di Torino. In particolare, si sta concentrando sulle biblioteche di quartiere che tra tre anni, anche grazie ai fondi del Pnrr, diventeranno dei veri e propri hub di servizi e socialità per il territorio, dei “luoghi dello stare”.

“Come cooperativa – spiega Maria – ci occupiamo di accompagnare il cambiamento, di raccogliere i bisogni, della mediazione territoriale. Un progetto davvero interessante”. Sul SEOC, Social Enterprise Open Camp organizzato dal nostro Consorzio insieme a Opes-Lcef, Maria non ha dubbi: “È una esperienza fantastica. Si annullano i confini e si mettono al centro le buone pratiche. In quei quattro giorni tutti concorrono allo sviluppo della cooperazione”. Due ricordi in particolare dell’edizione 2022, vissuta con altri due colleghi: la plenaria di Giovanni Teneggi di Confcooperative Reggio Emilia (“Ha rappresento la cooperazione in modo fantastico e ci siamo tutti riconosciuti”) e il workshop sulla piattaforma welfareX. “La nostra cooperativa l’ha adottata e ha formato un welfare manager – racconta Maria – ma io non occupandomene direttamente non ne sapevo molto. Al SEOC ho avuto modo di conoscere a pieno welfareX e di approfondire contenuti e spunti da riportare nel lavoro in cooperativa”.

Al Seoc di quest’anno Maria ci sarà insieme ad alcuni colleghi da poco entrati alla Accomazzi. “Sarà anche un’occasione per fare team building con i nuovi arrivati”, commenta. “Anche quest’anno – conclude Maria – sono sicura che tornerò a casa col bagaglio pieno di conoscenze e competenze. Frutto anche del confronto tra cooperanti giovani e cooperanti più esperti che, al SEOC, avviene attraverso un approccio fresco e innovativo”. Un suggerimento per migliorare ancora l’esperienza? “Valorizzare di più i momenti informali perché anche quelli sono occasioni straordinarie di relazioni e di confronto”. 

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Il primo lido inclusivo in Basilicata: “Vediamo la gioia di persone che per la prima volta mettono i piedi nel mare”

C’è Paola, una lunga esperienza nel settore turistico, che si occupa di coordinare il team e la struttura. C’è Enrico, giovane Oss, che aiuta i clienti a scendere in spiaggia con gli appositi ausili e, se serve, dà loro supporto per entrare in acqua. C’è Costanzo, studente di Giurisprudenza all’università, protagonista di un progetto di inserimento lavorativo per persone fragili, che si dedica all’accoglienza, accompagnato dalla sua tutor Arianna. Siamo a Metaponto, frazione di Bernarda, in provincia di Matera, al lido Il sogno del Capitano, il primo stabilimento accessibile, inclusivo e sostenibile della Basilicata, inaugurato a fine agosto e gestito dal Consorzio La Città Essenziale. È nato dall’idea di Gaetano Fuso, detto il Capitano, poliziotto in servizio a Matera malato di SLA e scomparso nel 2020.


Nonostante l’apertura a stagione estiva quasi ultimata, Il Sogno del Capitano ha attirato l’attenzione di molti e ha già accolto i primi clienti. Tutti entusiasti. “Anche se abbiamo aperto a ferie quasi finite – il commento di Paola Scasciamacchia, la coordinatrice del lido – abbiamo avuto un ritorno importante. In queste settimane sono venute a trovarci persone per la maggior parte della zona. Per tutte loro e per le loro famiglie, trascorrere in totale serenità e con tutti i servizi dedicati, un giorno al mare, è stato un grande regalo. Alcuni ci dicono che è come fare una vacanza ai Caraibi e la soddisfazione dei nostri clienti è il nostro obiettivo”.

Ho visto persone che per la prima volta mettevano i piedi nell’acqua – racconta l’Oss Enrico Pietrafesa – E una signora, commentando al telefono il nostro lido, ho sentito che diceva: ‘Qui ti stanchi solo se ti vuoi stancare’. Ecco questa frase rappresenta bene ciò che facciamo per tutti, persone con e senza disabilità”. 

Al lido che è aperto tutti i giorni dalle 8 alle 19, oltre alle “postazioni mare” accessibili, prenotabili anche tramite l’app spiagge.it, ci sono ausili specifici per ogni disabilità, servizi igienici, cabine e docce attrezzate, un bar caffetteria e spazi per l’animazione. Nella nuova struttura, costruita con materiali a basso impatto ambientale, lavorano più di dieci unità a turno. Anche il team del Sogno del Capitano è inclusivo: nello staff sono stati formati e inseriti alcuni operatori, come Costanzo, che hanno delle fragilità o vulnerabilità. “Ho un genitore in carrozzina – racconta il tirocinante Costanzo – e il progetto del lido inclusivo mi ha davvero colpito. Per questo ho accettato la proposta della Cooperativa di fare qui uno stage. Mi sto trovando molto bene e sto imparando molto. Il lido fa bene anche a me: sentirmi parte di questa bella esperienza mi dà entusiasmo e soddisfazione”. 

“Siamo riusciti a costruire una bella squadra – commenta Paola – Siamo molto uniti e collaboriamo affinché tutto funzioni al meglio. Ho trovato ragazzi che hanno grande cuore e grande impegno”.

Al Sogno del Capitano la stagione è quasi finita, ma lo sguardo è già alla prossima. “Stiamo già prendendo le prenotazioni per l’estate 2024 – conclude Paola – Sicuramente avremo più ospiti e, oltre al bar, un ristorante sul mare. Questo lido insegna a tutti a cambiare punto di vista e speriamo che sia d’esempio per altre strutture turistiche e ricettive del nostro territorio. Noi lavoreremo anche per questo: rendere l’intera vacanza nella nostra terra accessibile a tutti”. 

Il lido Il Sogno del Capitano è stato realizzato all’interno del progetto “Open Basilicata – Il Turismo per tutti” con l’obiettivo di promuovere in Basilicata un turismo inclusivo. Hanno collaborato il Comune di Bernalda, il Consorzio La Città Essenziale e i partner dell’ATS – Cooperativa Oltre L’Arte, Cooperativa Prato Verde, Anfass Policoro, 2HE , TiEmmeA APS, Ente Nazionale Sordi.

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Eventi persone

Un incontro di esperienze e storie incredibile!

Luca Simmi, ha 28 anni. Laureato in Scienze dell’educazione, è educatore della Cooperativa Nazareth di Cremona. Si occupa di adolescenza e di percorsi di educazione in outdoor. “Ho scelto di lavorare nel mondo della cooperazione – dice – perché le opportunità occupazionali per la mia professione sono per la maggior parte lì e perché l’aspetto comunitario è stimolante per me, in termini di servizi e anche in termini di ambiente di lavoro”. L’anno scorso, per la prima volta, è stato con quattro colleghe della sua cooperativa, al Social Enterprise Open Camp a Bari-Matera. “Non sapevo cosa aspettarmi all’inizio – commenta Luca – Si è rivelata un’esperienza davvero valida. Non solo ho capito di più sul mondo della cooperazione, ma è stata una straordinaria occasione per fare rete. Ho trovato un sacco di giovani provenienti da tutto il mondo con un sacco di idee, pronti a metterle davvero in gioco. Una contaminazione incredibile”.
Dell’esperienza a Bari-Matera, due ricordi in particolare: il discorso di Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative di Reggio Emilia (“Ha messo in luce il senso della cooperazione e la sua prospettiva, me lo porto dentro quell’intervento”) e il gruppo di lavoro per il caso studio su Needsmap, cooperativa sociale turca fondata nel 2015 che attraverso una piattaforma utilizzata da oltre 110mila persone, 350 ONG e 70 organizzazioni mette in contatto persone in difficoltà con individui, istituzioni e realtà che vogliono dare il loro sostegno. “Mi sono trovato in un gruppo con giovani cooperatori spagnoli, tedeschi, lussemburghesi, inglesi, nigeriani – racconta Luca – Ci siamo confrontati in inglese sui possibili sviluppi nel mercato italiano della piattaforma turca. Alla fine, la nostra idea è stata premiata perché Needsmap si è guadagnata lo speech finale. È stato bello vedere come tutti i componenti del gruppo erano disposti a dare una mano”. Con la guida di alcuni leader ‘senior’. “Il SEOC è bello perché ci sono tanti giovani – continua Luca – Contenuti e idee escono proprio dal confronto tra giovani. Poi, ed è fondamentale, ci sono persone più esperte che fanno da facilitatori rispetto soprattutto alla messa a terra di queste idee”.
Quest’anno Luca, lavoro permettendo, parteciperà al Seoc a Todi (Perugia) sul capitale umano. “Anche questa volta sono sicuro che tornerò carico di idee, occasioni e relazioni da mettere in campo poi una volta rientrato a casa”, conclude.

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Educazione Eventi

L’outdoor education nella terra di Don Milani

Quando si arriva alla scuola di Barbiana c’è un cartello con scritto “I care”. A 100 anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani, sacerdote e maestro, quella cura è ancora attuale.

Lo spiega bene Simona Pancari, referente dell’area educativa del Consorzio Co&So che opera nel territorio di Firenze, dove dal 22 al 23 settembre, nella Valle del Mugello, si terrà il nostro workshop “FUORI è DENTRO, itinerari per rigenerare ruoli e capacità educanti”.

I care – comincia Simona Pancari – non vuol dire solo prendersi cura dei bambini, avere a cuore i loro bisogni fisiologici, significa che i bambini appartengono ai nostri pensieri, che abbiamo in testa la loro crescita da realizzare in un percorso aperto in cui loro sono protagonisti delle esperienze. Ecco, in outdoor tutto questo viene amplificato”.

Il Consorzio Co&So pratica l’outdoor education da prima della pandemia in tutti i suoi servizi educativi. “L’outdoor education – spiega Simona Pancari – significa coltivare la libertà, l’espressione, lo stupore, la meraviglia, l’accoglienza del nuovo e del diverso, a tutte le età”. 

E allora, nella terra di Don Milani, le foto in bianco e nero della scuola di Barbiana con la lezione all’aperto davanti alla mappa dell’Italia appesa ad un albero, la piscina fuori dalla canonica per imparare a nuotare, le passeggiate esplorative nel bosco, arrivano fino ad oggi e diventano nelle strutture educative di Co&So letture all’aperto, itinerari motori all’esterno, lezioni in natura con microscopi e lenti di ingrandimento, percorsi di sostenibilità ambientale. 

“L’outdoor education con i più piccoli – spiega la referente di Co&so – per noi si traduce innanzitutto in un lavoro su spazi leggibili in cui i bambini si riconoscono e su tempi pensati e significativi”. E quando i bimbi crescono? “Il rischio – dice Simona Pancari – è che il giardino venga usato solo come premio o punizione: “Se fai il bravo vai in giardino, se non sei bravo stai in classe!”. Invece, l’aperto deve essere inteso come spazio per apprendere e per incontrare se stessi in un mondo aperto alle differenze”. 

Uno spazio che è occasione per trasformare la conoscenza in competenza. “Paradossalmente – continua Simona Pancari – è più facile che si arrampichi un bambino di sei anni piuttosto che uno di dieci. Occorre che riflettiamo sui divieti che impediscono di crescere, di sperimentare, di conoscere. Come cooperative possiamo fare molto su questo, agendo sulla cultura e diffondendo tra le famiglie e tra chi si occupa di educazione modelli positivi. Noi, ad esempio, gestiamo anche una scuola primaria e nella nostra scuola l’outdoor fa parte della quotidianità. Insegniamo ai nostri studenti la pioggia o la grandine facendoli uscire a vedere quando piove perché questo è fare scienze”.

Con una certezza che riguarda in generale tutta la comunità. “Togliere i muri fisici vuol dire anche togliere i muri mentali. Vuol dire educare alla differenza che nella natura c’è e c’è tra ognuno di noi”, aggiunge Simona Pancari.

Ecco perché il workshop Fuori è dentro nel Mugello, rileggendo l’esperienza educativa di don Milani e ripercorrendo la Costituzione, diventa una tappa importante. “Parleremo di educazione all’aperto sperimentandola – conclude la referente di Co&so – Per noi operatori dell’educazione sarà un ritorno alle origini, un’occasione per riconnetterci al mondo dell’infanzia di cui ogni giorno ci prendiamo cura”. Una sorta di “We care”

Lezione di geografia, 1956, Ammannati, Archivio FDLM
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“Il trauma ha una coda lunga.” Da Forlì il racconto di Veronica Tedesco ancora sfollata

“In strada, coperti dal fango, c’erano i sacrifici e ricordi di una vita. È stata dura accettare di aver perso tutto. E ancora oggi non solo non siamo rientrati nella nostra casa ma fatichiamo a reggere la quotidianità. Il trauma ha una coda lunga”.

Veronica Tedesco lavora come educatrice al centro educativo San Paolo di Forlì per la Cooperativa Paolo Babini e si occupa di minori in situazione di disagio e delle loro famiglie. 

Da circa un mese con il suo compagno aveva acquistato il piano terra di una casa nel quartiere S. Benedetto, quando quella sera del 16 maggio in pochi minuti l’acqua è arrivata ad un metro e dieci di altezza. La paura, l’ultimo tentativo di salvare qualcosa, la fuga dai vicini al piano superiore con il bimbo di due anni e uno zainetto. Poi il fango e il silenzio, surreale, interrotto solo dal rumore degli elicotteri. 

“Dopo quattro giorni, abbiamo riaperto la porta di casa e abbiamo visto la distruzione. Abbiamo pensato di non farcela, io ho pianto”, dice Veronica. Senso di impotenza e angoscia, ma anche tanta solidarietà. “In quei giorni mi voltavo – racconta – e vedevo amici, parenti e colleghi che erano venuti ad aiutarci. Ero vuota dentro ma attonita da questa energia. Non finirò mai di ringraziare la mia cooperativa che ha deciso di vivere anche con noi operatori, quei valori che ogni giorno portiamo all’esterno. Non ci siamo sentiti soli e siamo grati per questo”. 

A tre mesi di distanza, però, Veronica e la sua famiglia non sono ancora tornati a casa. Vivono in un appartamento al Villaggio Mafalda della Cooperativa Babini, in attesa di fare i lavori per rendere di nuovo agibile la loro abitazione. Nel frattempo, il centro educativo San Paolo ha riaperto, lei e il compagno sono tornati a lavorare e il bambino ha ripreso ad andare all’asilo. “Ma arrivare a sera è difficile – confessa – Ci sentiamo ancora accampati e non vediamo l’ora, per noi e per il nostro bimbo, di recuperare un po’ di serenità. Ma ci vorrà tempo”.
I problemi sono tanti, la ripartenza è purtroppo è ancora lontana. Solo a Forlì sono ancora migliaia i nuclei sfollati, ci sono danni agli edifici e agli impianti fognari, non si trovano più auto usate disponibili, le strade non sono ancora state completamente ripristinate, molte imprese soprattutto agroalimentari non riapriranno più. “Gli aiuti che abbiamo raccolto e che ancora raccogliamo – descrive Marco Conti, presidente di Consorzio di Solidarietà Sociale di Forlì – li abbiamo dedicati prima all’accoglienza degli sfollati, innanzitutto nostri operatori, e ora li impieghiamo per far rientrare al più presto le famiglie nelle proprie case. In più, come cooperative, abbiamo implementato i servizi rivolti a minori e anziani in particolare, per dare una mano alle famiglie nella loro gestione durante la fase di ‘ricostruzione’, e abbiamo avviato un’attività di supporto psicologico a chi ha subito il trauma dell’alluvione. La situazione è ancora pesante, gli aiuti nazionali non sono ancora arrivati e abbiamo bisogno di mantenere alta l’attenzione”. Insieme alla speranza e alla solidarietà. 

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Eventi persone

Trasformiamo i limiti delle cooperative in possibilità

Cosa porto a casa? Che non siamo sempre i più bravi, ma che possiamo imparare molto da mondi che non conosciamo”. Chiara Campion al Social Enterprise Open Camp, l’evento di formazione organizzato da CGM insieme a Opes-Lcef, c’è stata una volta sola, lo scorso anno a Bari-Matera, ma, se il lavoro lo consentirà, replicherà anche quest’anno a Todi per l’edizione sul capitale umano, sociale e relazionale.

Ha 35 anni, è laureata in Lettere moderne e lavora alla Cooperativa L’ovile di Reggio Emilia dal 2016. Il suo ruolo è quello di project manager nell’ambito dell’educazione alla sostenibilità e dal 2021 è anche nel Cda. “Ho iniziato con il Servizio Civile – racconta Chiara – Ero alla sede centrale della cooperativa e ho potuto conoscere persone e progetti molto diversi tra loro. Mi sono innamorata di questo mondo perché si lavora con uno scopo che ha un impatto ampio sulla collettività”. Parità di genere, inclusione e benessere professionale sono i temi che stanno più a cuore alla cooperatrice de L’Ovile. “Non è facile, ma le cooperative devono essere più avanti degli altri su questi punti”, commenta. 

Del suo primo SEOC, Chiara ricorda in particolare l’intervento di Andia Chakava, leader in gender lens investing, e lo speech di Peter Holbrook, AD Social Enterprise UK (Seuk). “Ma stimolanti sono stati anche i dibattiti in gruppo, perché mi hanno aiutato a vedere le cose da un altro punto di vista”, aggiunge.

Partecipare al SEOC mi ha dato una sferzata nel lavoro – dice Chiara – Si tratta di un’occasione per maturare idee nuove o per riviversi in modo differente nel lavoro che si fa. Si conoscono esperienze, magari molto diverse dalla propria, ma che danno spunti da riportare in cooperativa”. 

Un evento di formazione internazionale sicuramente partecipato più da operatori sociali giovani. “Anche la presenza dei ‘senior’ al Seoc è importante – conclude Chiara – Credo molto nello scambio tra generazioni: noi operatori più giovani possiamo solo essere arricchiti nell’incontro con persone che sono nella cooperazione da più tempo e hanno più esperienza; loro, aprendosi ad approcci diversi, possono scardinare pregiudizi e farsi contagiare dalla ‘nostra’ flessibilità. Anche così, e il SEOC me lo ha confermato, riusciamo a trasformare i limiti del nostro lavoro in possibilità”.

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Educazione

Quando l’outdoor education la fa tutta la comunità.

L’esperienza del Consorzio Comunità Brianza che “riconnette alla natura e alle relazioni”

Più che outdoor education è una vera e propria educazione ambientale. Non solo dei più piccoli, non solo dei più fragili, ma di tutta la comunità.

Nel Parco regionale della Valle del Lambro il Consorzio Comunità Brianza gestisce da alcuni anni Agliate Community, un spazio dedicato alla rigenerazione ambientale, all’inclusione sociale e alla sperimentazione di nuovi modi di vivere il territorio. Tante sono le progettualità che da lì stanno emergendo. Proprio all’interno di Agliate Community è in corso di allestimento un vero e proprio centro di educazione ambientale con un’aula didattica attrezzata con strumenti tecnici e biblioteca, aperta alle scuole e alla cittadinanza. Altro progetto importante è quello legato alla diffusione nel territorio della Brianza della Permacultura: metodo di progettazione di insediamenti umani sostenibili fondato sulla cura della terra e delle persone, sul limite al consumo e sulla redistribuzione del surplus.
“Alla base dei nostri progetti – comincia Susanna De Biasi, responsabile dell’Area ambiente del Consorzio Comunità Brianza – c’è un obiettivo fondamentale che è quello di portare a tema la complessità nell’interazione con il territorio e nell’interazione con le persone. Si tratta di rigenerare ambiente e rapporti sociali”. Come? Portando avanti percorsi e occasioni di educazione esperienziale e sensoriale che coinvolgano la cittadinanza. A partire, ovviamente, dalle scuole che, attraverso nuove metodologie, sperimentano la connessione tra educazione civica e educazione ambientale. “Nel 2022 – spiega Susanna- abbiamo attivato un progetto che si chiama ‘W la scuola’ e che è rivolto a studenti e studentesse con l’obiettivo di stimolarli e guidarli nell’agire il loro ruolo di protagonisti della transizione ambientale ed ecologica. Durante uno degli incontri, mi ricordo che un professore era rimasto stupito da quanto i suoi alunni fossero più coinvolti e disponibili ad apprendere nell’incontro con la natura. Questo vale per i ragazzi, ma vale per tutti noi”. 

Fondamentale in questo percorso ambientale lo sguardo europeo. Sull’educazione alla sostenibilità e all’economia circolare, il Consorzio Comunità Brianza ha attivato, per esempio, un progetto Erasmus+ che coinvolge realtà e istituzioni di Romania, Turchia, Grecia, Spagna e Irlanda.

“Per anni il nostro modello economico – commenta Elisa Chiesa, senior project manager del Consorzio Comunità Brianza – si è basato sullo sfruttamento continuo delle risorse e sulla produzione continua di prodotti. Da poco stiamo assistendo ad un cambiamento nelle policy. Anche partendo da Agliate Community, il nostro Consorzio sta molto spingendo su questo, raccogliendo risorse, ingaggiando professionalità, facendo formazione, costruendo relazioni. Vogliamo sempre più posizionarci come riferimento sul settore ambiente per i nostri soci e per il territorio”. 

Perché i benefici di questo approccio riguardano davvero tutti. “Nessuno può vivere senza l’ambiente naturale. – conclude Susanna – Il problema è che siamo diseducati a farlo. Anche i nostri concittadini sono molto a contatto con la natura, ma spesso non ne conoscono il valore, vedendo nella natura solo la parte più utilitaristica. Ma naturale è naturale. Ecco perché l’outdoor education e in generale l’educazione ambientale ci aiuta a riconnetterci con la natura e con le nostre relazioni più intime”. 

L’intervista si inserisce nell’iniziativa di valorizzazione delle cooperative e imprese sociali della rete CGM che hanno risposto alla Call For Place della quarta edizione di FUORI è DENTRO, il workshop dedicato all’outdoor education.

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Eventi Formazione

Uno sguardo diverso sull’impresa sociale: il potere del SEOC

Lei è Silvia Scaramuzza e ha 27 anni. Da due anni lavora in Consolida, il Consorzio di cooperative sociali trentine. Dopo la laurea e l’abilitazione come assistente sociale, ha frequentato un master per la gestione delle imprese sociali. Poi, il tirocinio nella cooperativa Quid di Verona con le donne vittime di violenza e il ritorno a Trento. Per Consolida si occupa di progetti innovativi a livello locale, nazionale ed europeo che riguardano le aree cura e educazione. Un esempio? Sta lavorando ad un progetto europeo che ha l’obiettivo di intercettare e coinvolgere i Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano) attraverso il link worker, nuova figura professionale che fa da ponte tra giovani, comunità e istituzioni, e con l’utilizzo del metodo innovativo del social prescribing. “Ho scelto di lavorare nella cooperazione – comincia – perché è un mondo aperto al nuovo in cui posso portare competenze e conoscenze diverse. Un tema che mi sta particolarmente a cuore è quello dell’adolescenza. Spesso è vissuta solo come un passaggio, invece è una vera e propria epoca e i ragazzi sempre di più ci chiedono di fare un focus su di loro. Legato a questo c’è la questione, che sento molto, del ruolo dell’educatore, troppo spesso sminuito. E’ diverso se le persone che lavorano con questi adolescenti si sentono riconosciuti oppure no, fa la differenza sugli interventi e sui progetti e quindi sugli stessi ragazzi”. 

Silvia è una delle giovani operatrici sociali che parteciperà al Seoc, il Social Enterprise Open Camp in programma a Todi (Perugia) dal 20 al 23 ottobre ideato e promosso da CGM insieme a Opes-Lcef. Quella di quest’anno sarà la sua terza edizione. “La prima volta a San Servolo a Venezia non conoscevo nessuno, l’anno scorso sono andata a Bari-Matera con un collega. Quest’anno tanti operatori che ho conosciuto là mi hanno chiesto se ci sono ancora”, racconta. “Perché ci vado? Perché al SEOC si incontrano professionalità diverse e questo apre a spunti per innovare il nostro lavoro quotidiano. L’approccio multidisciplinare è per me la forza di tutti i percorsi. Quando torno dal SEOC ho uno sguardo diverso. L’innovazione spesso ce l’abbiamo davanti agli occhi e basta poco per coglierla.”.
Uno dei ricordi più significativi del Social Enterprise Open Camp è legato all’intervento di Giovanni Teneggi, responsabile per lo sviluppo delle cooperative di comunità di Confcooperative e direttore di Confcooperative Reggio Emilia. “Il suo speech è durato 10 minuti e mi ha spiazzato – racconta Silvia – Mi aspettavo un approfondimento sulle cooperative di comunità e invece ha parlato del senso della cooperazione. C’era la sala in assoluto silenzio, si percepiva l’emozione. Ci ha riportato tutti all’origine: prima dei problemi, che sicuramente nel nostro lavoro ci sono, c’è la volontà di essere un noi”. 

Ecco perché il SEOC non è solo un evento per giovani. “Junior e senior sono categorie che faccio fatica ad usare – conclude Silvia – Si può essere giovani con esperienza e capacità e senior con ancora la voglia di mettersi in gioco e di sperimentare. Il tema è la spinta delle organizzazioni. Io sono fortunata perché la mia cooperativa mi sprona a partecipare a questo evento. A tutte le cooperative dico: mandate i vostri operatori al SEOC, torneranno motivati e con la consapevolezza dell’importanza del loro lavoro”.

Partecipa al Social Enterprise Open Camp 2023

Se anche tu vuoi partecipare alla prossima edizione del Social Enterprise Open Camp (Todi, 20-23 ottobre 2023) e sei

  • operatore della cooperazione internazionale
  • operatore del mondo dell’associazionismo attivo sui temi dell’inclusione lavorativa di categorie fragili, della migrazione, dell’educazione e formazione e delle nuove generazioni
  • giovane imprenditore, cooperatore o innovatore sociale under 35
  • neolaureato e laureando interessato ad avvicinarsi all’economia sociale e all’impact investing.

puoi applicare alla SEOC Challenge per ottenere una delle borse di studio messe a disposizione nell’ambito dell’iniziativa Innovazione per lo Sviluppo

In copertina SEOC 2022_Photo F. Margutti

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FUORi è DENTRO: aperte le iscrizioni del workshop dedicato all’outdoor education

L’innovazione è un fatto educativo.

Se non tiriamo fuori, possibilmente in modo originale e diretto, capacità e aspirazioni di persone e comunità, in particolare delle più fragili, ben difficilmente sortiremo quei cambiamenti positivi, pervasivi e duraturi a cui facciamo riferimento quando parliamo di “impatto sociale”.

FUORI è DENTRO, quest’anno in co-progettazione con il Consorzio CO&SO, sarà una sorta di pellegrinaggio e insieme un esercizio di rigenerazione guardando anche al più ampio contesto del Mugello, in cui faremo esperienza di alcune iniziative che manifestano segnali, anche piccoli, di un futuro che è sia atteso che da costruire insieme. Scopriremo insieme il significato di “territorio” che, come ben sappiamo, non è solo scenario, ma attore: agente che, opportunamente infrastrutturato attraverso un approccio educante, è capace di smuovere importanti energie trasformative. 

Programma

scarica il .PDF qui

19 settembre 2023 – ore 17.30 (on line)
Webinar con Piergiorgio Reggio, pedagogista e formatore, docente presso l’Università Cattolica di Milano che ci fornirà le giuste lenti con cui disporsi a vivere l’esperienza e il messaggio di Don Milani.

22 settembre 2023  

  • 12.30 Accoglienza a Vicchio di Mugello (FI) e pranzo insieme presso il ristorante Lago Viola
  • 15.00 Partenza a piedi per Barbiana, il paese dove Don Milani ha creato la sua scuola sperimentale, attraverso il Sentiero della Costituzione (3 km)
  • 16.30 L’esperienza diretta degli ex allievi della Scuola di Barbiana
  • 18.45 Rientro verso il Lago Viola e da qui, in auto, verso Ronta (FI)
  • 20.00 Cena presso l’Hotel La Rosa (Ronta) e serata a cura del Centro Giovani Contatto 

23 settembre 2023 

  • 9.00 L’importanza del cammino in educazione.
    Partenza dall’Hotel La Rosa per un breve trekking verso la località Madonna dei Tre Fiumi.
    Quando il contesto conta: visita guidata all’Antico Mulino ad acqua dove la tradizione diventa educazione.  
  • 10.00 L’outdoor education del consorzio Co&So
    Laboratori di outdoor education a cura dell’APS Giardini per il Futuro
  • 11.30 Rilettura e condivisione in plenaria dell’esperienza con il Prof. Piergiorgio Reggio. Gli apprendimenti e il messaggio riattualizzato di Don Milani
  • 13.00 Pranzo presso la Trattoria Madonna dei Tre Fiumi 
  • 14.30 Rientro all’hotel La Rosa

Info e costi

Il costo dell’esperienza è di €180 + IVA a persona con pernottamento in doppia. Per la sistemazione in stanza singola il supplemento è di €20.

La quota comprende:

  • Pernottamento di una notte presso l’Hotel La Rosa
  • Colazione
  • 2 pranzi + 1 cena
  • Tutte le attività descritte nel programma

Il pagamento è da effettuarsi tramite bonifico bancario seguendo le indicazioni contenute nel form di iscrizione

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Eventi Formazione

Capitale umano e sociale al centro del Social Enterprise Open Camp 2023

Il Social Enterprise Open Camp, promosso e organizzato da CGM  insieme a Opes LCEF, è alla sua 4° edizione e anche quest’anno sarà un’esperienza internazionale unica nel suo genere che darà l’opportunità di mettere in dialogo realtà che si occupano di economia sociale e condividerà strumenti utili per costruire le imprese sociali del futuro e innovare quelle già esistenti. 

20-23 ottobre 2023
Todi (PG)

Human & Social Capital: il tema

Capitale umano e capitale sociale/relazionale sono elementi importanti e necessari  per lo sviluppo e la crescita dell’imprenditoria. 
Approfondiamo insieme i due concetti: 

  • il capitale umano, secondo l’Ocse, è dato dall’insieme delle conoscenze, abilità, competenze e altri attributi degli individui che facilitano la creazione di benessere personale, sociale ed economico
  • il capitale sociale/relazionale è invece una qualità che scaturisce dall’interazione tra persone; inteso come patrimonio di atteggiamenti e credenze condivisi da una determinata comunità, costituisce uno dei prerequisiti della cooperazione e dell’attività organizzata.

Al SEOC 2023 ci concentreremo su capitale umano e sociale come potenziali motori di cambiamento, sviluppo e crescita in ambito aziendale. Si tratta  di una delle sfide più importanti nel contesto italiano e globale, con cui, soprattutto l’economia sociale, si trova a dover fare i conti: l’urgenza  di essere attrattivi per i giovani, la necessità di formare e trattenere talenti, di sviluppare  competenze manageriali necessarie per innovarsi, rinnovarsi e crescere, di trovare figure professionali specializzate nei servizi di cura  e di welfare e  di valorizzare il capitale umano delle persone più fragili.

Anche quest’anno speaker ed esperti di imprenditoria sociale provenienti da tutto il mondo guideranno i quattro giorni di formazione residenziale.

Un’esperienza resa unica da testimonianze di imprenditori sociali, ma anche da riflessioni e stimoli di mentor, accademici, investitori e protagonisti dell’industria e della finanza che permetteranno ai partecipanti di ampliare il proprio campo d’azione in un melting pot di conoscenze ed esperienze

60 borse di studio per partecipare gratuitamente

Grazie al supporto strategico e finanziario di Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito dell’iniziativa Innovazione per lo Sviluppo, sono disponibili fino a 60 borse di studio per prendere parte gratuitamente all’evento internazionale di formazione dedicato all’imprenditoria sociale e alla finanza a impatto.

Potrai ottenere una delle borse di studio messe a disposizione se appartieni a una delle seguenti categorie: 

  • operatori della cooperazione internazionale
  • operatori del mondo dell’associazionismo attivo sui temi dell’inclusione lavorativa di categorie fragili, della migrazione, dell’educazione e formazione e delle nuove generazioni
  • giovani cooperatori sociali, imprenditori e innovatori sociali under 35
  • neolaureati e laureandi interessati ad avvicinarsi all’economia sociale e all’impact investing.

Per ottenere una delle borse di studio, applica alla SEOC Challenge!