Categorie
Eventi News Welfare

Green LaMiS, a Milano kick off meeting il 3 e 4 luglio. Per rendere più verde l’ultimo miglio dei servizi sociali a domicilio

Nel progetto sono coinvolti 9 partner provenienti da 4 Paesi: Italia, Ungheria, Croazia e Germani. L’obiettivo è di trovare soluzioni di mobilità sostenibile per diminuire l’impatto ambientale e migliorare l’erogazione dei servizi pubblici a domicilio, attraverso una riduzione delle emissioni e del traffico

Il progetto Green LaMiS è finanziato dal Programma Interreg Centrale Europe e si concentra sullo sviluppo di una soluzione congiunta per rendere più verde l’ultimo miglio della fornitura di servizi sociali a domicilio nelle città di medie e piccole dimensioni dell’Europa centrale. 

 Attualmente, i servizi sociali a domicilio sono forniti dalle imprese sociali (SE) per conto delle autorità locali (LA) spesso in modo insostenibile e inefficiente. Molto spesso, quando si parla di mobilità sostenibile e di riduzione delle emissioni di CO2, i servizi di delivery si concentrano su quelle attività che prevedono il trasporto e la consegna a domicilio di prodotti e merci alle persone, mentre non viene considerato l’impatto ambientale legato allo svolgimento di attività a domicilio, soprattutto se legate alla cura e all’assistenza di persone fragili. 

La sfida del progetto Green LaMiS è dimostrare che applicando soluzioni di mobilità sostenibile e ottimizzando i modelli organizzativi, è possibile ottenere un miglioramento a beneficio dell’intera comunità. Il che si traduce in: servizi per tutti ma meglio organizzati; l’utilizzo di mezzi ecologici e sostenibili diversificati in base alle attività da svolgere: assistenza alle persone, assistenza infermieristica, consegne di pasti, trasporto di persone fragili, ecc.; e infine, in migliori condizioni di lavoro per gli operatori dei servizi. Il progetto ha una durata di 30 mesi e svilupperà in primo luogo una strategia comune e un piano d’azione fondato su uno strumento metodologico innovativo che si basa sul calcolo della Carbon Footprint combinato con indicatori aggiuntivi sulla morfologia territoriale e sulle caratteristiche dei servizi sociali erogati.

Ciò porterà alla sperimentazione sul campo  sia della strategia che del piano d’azione nei territori direttamente coinvolti (Bergamo – Italia, Szombathely –  Ungheria, Klis – Croazia) per ricavare gli elementi necessari per la formulazione di una soluzione congiunta . 

Ente capofila del progetto è la Fondazione Politecnico di Milano con un partenariato di soggetti multidisciplinari che coinvolgono: Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale CGM (IT), Comune di Bergamo (IT), Università di Passau – Dipartimento Centouris (DE), Westpannon Team – pubblic non profit ltd (HU), Comune di Szombately (HU), SZTAKI – Istituto di Informatica e Controllo (HU), Eupolis Grupa (HR), Comune di Klis (HR). 

Categorie
Eventi News Welfare

Oremo Energia Solidale, la prima CER solidale di Energie per la Comunità

Oremo Energia Solidale. La prima Comunità Energetica di EpC – Energie per Comunità, società creata da Fratello Sole e CGM per la gestione di CER solidali. Ne nasceranno altre 13 in tutta Italia. Oltre alla produzione di energia, l’erogazione di servizi di sostenibilità per il territorio.

A Biella, grazie al sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e all’intuizione di Cascina Oremo, nasce Oremo Energia Solidale, la prima Comunità Energetica di EpC – Energie per Comunità, società creata da Fratello Sole e CGM per la gestione di CER solidali. Oremo Energia Solidale è la prima di 14 comunità energetiche che Fratello Sole e CGM stanno creando in tutta Italia con il supporto di Fondazione Peppino Vismara e di Fondazione con il Sud.

Il modello su cui si basa è denominato Enernoi: sono progetti di energia condivisa e di sviluppo locale di cui gli enti del Terzo Settore sono promotori e protagonisti insieme alla cittadinanza, alle istituzioni e alle imprese. Oltre alla produzione di energia, prevedono l’erogazione di servizi di sostenibilità per il territorio, quali mobilità sostenibile, servizi per il welfare e il benessere delle persone e di distribuzione di prodotti equosolidali a km zero.

In questo caso l’incentivo economico che ne deriverà sarà utilizzato per consentire l’accesso delle famiglie ai servizi di Cascina Oremo, un polo inclusivo dedicato ad apprendimento, sport e orientamento, aperto alla comunità del territorio. 

Secondo le previsioni, saranno prodotti 402,65 MWh di energia, dei quali 168,94 MWh condivisi, evitando così l’emissione di 196,09 tonnellate di CO2 in atmosfera all’anno che corrispondono all’assorbimento di oltre 1000 alberi. Il Tasso di Autoconsumo sarà di circa il 40%, mentre il tasso di Energia Condivisa intorno al 78%.

La base installata e produttiva di partenza di 300 KWh potrà essere ampliata nel corso del tempo fino a 700 KWh. In questo modo, aumenterà la possibilità di intervenire in modo ulteriormente allargato ai bisogni delle persone con fragilità che abitano nel Biellese.

La CERS di Oremo si basa sullo scambio tra l’energia che produce grazie agli impianti e quella che è consumata dai soci della comunità, in un sistema orario e virtuale gestito dal Gestore dei Servizi Energetici. Questo sistema virtuoso trasformerà la connessione virtuale tra produttori e consumatori in un incentivo economico reale che il GSE erogherà direttamente alla CERS. E l’incentivo economico che ne deriverà sarà utilizzato per consentire l’accesso alle famiglie ai servizi della Cascina, dedicati a tutti con particolare attenzione alle nuove generazioni.

Soci fondatori della CERS di Oremo sono: Consorzio Sociale Il Filo da Tessere, La Vecchia Latteria srl, Centro Territoriale per il Volontariato Biella e Vercelli, Cooperativa Sociale Big Picture Learning, Cooperativa Sociale Maria Cecilia, Cooperativa di abitazione CaPi, Cooperativa Terre di Casa, Enoch snc, Semperlux srl. 

Siamo contenti che diventi realtà la prima CER modello Enernoi” commenta Sabina Bellione, presidente di EpC-Energie per la Comunità. “Le comunità energetiche sono il tema del momento, ne nasceranno moltissime nei prossimi mesi, nella nostra visione è però essenziale lavorare con le comunità e sui territori. La leva energetica è solo l’innesco di processi capaci di generare sviluppo locale a partire dai bisogni delle persone. Con questo modello stiamo lavorando alla creazione di 14 CER in Italia che faremo partire entro fine anno.

Cascina Oremo è un progetto strategico per la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e per la comunità biellese anche dal punto di vista della sperimentazione di nuove forme di cooperazione volte alla sostenibilità. In particolare, il contributo di 200.000 mila euro stanziato dalla Fondazione a favore del Consorzio Il Filo da Tessere ha permesso di realizzare a Biella la CERS “Oremo energia solidale”, che avrà come obiettivo produrre un ritorno economico che faciliterà l’accesso delle famiglie ai servizi di Cascina Oremo. Un obiettivo sociale che viene realizzato con i fondi della comunità che ancora una volta la Fondazione ha messo a disposizione del bene comune per generare, in senso letterale e metaforico, ‘energie condivise’. Già oggi, grazie all’utilizzo dei pannelli fotovoltaici installati presso l’edificio di SEMPERLUX, a pochi passi da Cascina Oremo, nell’ambito di un accordo di sistema, la stessa ha avuto nel primo anno di vita un significativo e positivo impatto energetico, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, grazie all’autoconsumo dell’energia prodotta” afferma Michele Colombo, Presidente Fondazione CR Biella.

Enrico Pesce, responsabile Ricerca e Sviluppo Consorzio Sociale Il Filo da Tessere e Fondatore della CERS Oremo Energia Solidale dichiara: “Siamo felici che proprio a Biella si stia coltivando un progetto lungimirante e sperimentale, che permetterà di condividere l’energia rinnovabile prodotta dal sole. La nascita e la costituzione sono il risultato del lavoro congiunto di enti territoriali – tra cui in primis la Fondazione CR Biella – e nazionali, che desideriamo ringraziare (Gruppo Cooperativo Cgm – Impresa Sociale Fratello Sole – Enernoi – ConfCooperative Piemonte Nord). La forte adesione, che c’è stata già in questa fase, dimostra da un lato una rilevante sensibilità degli attori locali verso i benefici ambientali che derivano dalla produzione di energia pulita, dall’altro conferma come la sostenibilità ambientale possa intrecciarsi proficuamente con la sostenibilità sociale che trova nella CERS una risposta innovativa e concreta, aumentando le opportunità delle famiglie biellesi di partecipare ad attività di apprendimento, sport, orientamento e inclusione che vengono svolte in Cascina Oremo. Questa sfida rivoluzionaria può aprire a sviluppi importanti anche per le aziende del territorio. Oremo Energia Solidale punta a crescere ed è aperta a nuove adesioni del mondo imprenditoriale, che con un minimo sforzo possono far parte di una comunità educante sostenibile“.

EpC- Energie per la Comunità / Enernoi è la società benefit creata da Fratello Sole e CGM Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale Gino Mattarelli per gestire e far crescere CER secondo un approccio innovativo denominato Enernoi. Un modello che concepisce l’energia è solo il punto di partenza per costruire comunità forti e aggreganti, capaci di garantire la durata delle CER e la loro sostenibilità nel tempo e, soprattutto, renderle fattori di sviluppo locale grazie ad un’economia di prossimità, solidale ed inclusiva. 

Le CER Enernoi mettono al centro il Terzo Settore di cui valorizzano la capacità e l’esperienza nell’operare nei territori, cooperando con tutti i soggetti locali, per aggregare e mantenere nel tempo una comunità attorno ad un progetto energetico. Enernoi.it 

Cascina Oremo è il nuovo polo dedicato ad apprendimento, sport, orientamento e inclusione di 8.981 mq con base Biella attivo dall’ottobre 2023. Una struttura sostenibile rigenerata con spazi multifunzionali, piscine, bricks’room e uno spazio multisensoriale interattivo. Il progetto, cofinanziato dall’Impresa Sociale Con i Bambini è stato reso possibile grazie ad un investimento complessivo di oltre 13 milioni di euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. La progettazione e realizzazione delle molteplici attività è a cura di Consorzio Sociale Il Filo da Tessere, la Cooperativa Sociale Domus Laetitiae, la Cooperativa Sociale Sportivamente, la Cooperativa Sociale Tantintenti. Cascinaoremo.it

Categorie
Eventi Formazione News Project

Convention, candida il tuo ‘segnale dal futuro’. La call dedicata a Claudia Fiaschi

Una call alla rete (e non solo) per conoscere e valorizzare i vostri ‘segnali dal futuro’, ovvero servizi, progetti, processi, pratiche e prodotti che contengono innovazioni rispetto alla sfide trasformative e di frontiera. La dedichiamo a Claudia Fiaschi, già presidente CGM e del Consorzio Coeso, Vicepresidente di Confcooperative e già Portavoce del Forum Terzo Settore, recentemente scomparsa.

In occasione della quindicesima edizione della Convention, CGM lancia una call interna ed esterna alla rete per esplorare, mappare e conoscere i “segnali dal futuro” che le organizzazioni stanno portando avanti e che meritano di essere condivisi perchè contengono un potenziale di innovazione.

Selezioneremo 6 segnali dal futuro per creare occasioni di apprendimento interni alla rete durante e dopo la convention.

Dedichiamo questa prima edizione della call a Claudia Fiaschi, già Presidente di CGM, del Consorzio Coeso, Vicepresidente nazionale di Confcooperative e Portavoce del Forum del Terzo Settore, recentemente scomparsa. Una donna che ha segnato in
maniera indelebile, con lucidità e visione, il cammino e lo sviluppo della cooperazione in Italia.

Un segnale dal futuro è qualcosa che contiene un seme di futuro. Possono essere servizi, progetti, processi, pratiche e prodotti che contengono innovazioni rispetto a sfide trasformative e di frontiera.

● Perchè siamo alla ricerca di strategie emergenti, intuizioni e direzioni che la rete sta portando avanti in risposta alle sfide del nostro tempo
● perchè crediamo nello scambio e nell’apprendimento interno alla rete
● perchè vogliamo supportare lo sviluppo di azioni “coraggiose”
● perchè vogliamo osservare da vicino e sostenere la nascita di esperienze innovative e sperimentali su alcune aree emergenti per noi strategiche

Dati, infrastrutture «phygital» e intelligenze collettive

La prima call di segnali dal futuro riguarda l’innovazione attraverso il digitale e l’uso dei dati. Siamo nel pieno di un’era data driven, che influisce in maniera evidente su preferenze, scelte di consumo, esercizio del potere. Il digitale, infatti, si presenta come un ambito di per sé trasformativo e “disruptive” e, al tempo stesso, il campo del “sociale” appare ancora come una frontiera di innovazione digitale, sia in termini di applicativi e strumenti ma anche di nuove culture d’uso.

L’impresa sociale, che nel tempo ha saputo costruire in modo artigianale una sua cultura del dato legata principalmente a esigenze di monitoraggio e rendicontazione, si trova oggi sempre più esposta a flussi informativi in grado di generare nuovi contesti all’incrocio tra analogico e digitale (piattaforme, metaverso, intelligenza artificiale ecc.) all’interno dei quali è possibile elaborare modelli innovativi di cura, educazione, inclusione. Da qui parte la necessità di intercettare e dare visibilità a quelle esperienze che stanno tendendo queste direzioni. L’impresa sociale può rappresentare lo scrigno di governance per tutelare e gestire i dati personali e collettivi come beni comuni, in particolare se relativi a dimensioni di fragilità e scelte personali, al fine di metterli al riparo da meccanismi sempre più evidenti e pervasivi di estrazione del valore.

Servono quindi nuove direzioni da perseguire per una gestione efficace e sostenibile della nuova disruption tecnologica.

Categorie
Eventi News Welfare

Trame di meraviglia, vent’anni del Consorzio Comunità Brianza

Vent’anni di progettazione nel sociale. Con e per la comunità. Il nostro socio Consorzio Comunità Brianza festeggia i suoi 20 anni con un evento speciale in programma il 24 maggio alla Reggia di Monza, dal titolo ‘Trame di meraviglia’.

Sono trame di meraviglia quelle tessute dal nostro socio Consorzio Comunità Brianza in vent’anni di attività con e per il proprio territorio. E noi saremo con loro per festeggiarle. Parteciperemo, infatti, all’evento speciale organizzato per il 24 maggio alla Reggia di Monza, un’occasione di festa, di riflessione e di scambio che parte dai vent’anni vissuti per guardare alle sfide sociali presenti e future.

Interverranno Roberto D’Alessio e Mario Riva, rispettivamente presidenti del Consorzio dal 2004 al 2017 e dal 2017 ad oggi, e i direttori Marta Moretti e Maurizio Barella. Saluti istituzionali che vogliono rappresentare il Consorzio tra passato e futuro con una chiave di lettura incentrata sul ‘coraggio di immaginare’.

Nella mattinata, la proiezione di un cortometraggio sui 20 anni e Il Salotto delle idee moderato da Flaviano Zandonai, nostro Sociologo e Open Innovation Manager, con Ferruccio De Bortoli, giornalista, saggista ed editorialista, sul ruolo del Terzo Settore, Claudia De Lillo, alias Elasti, giornalista, scrittrice, conduttrice radio e blogger sul sogno e sulla felicità, e Francesco Ceniti, giornalista sportivo e scrittore sulle storie di coraggio.

L’evento è l’occasione anche per lanciare il concorso per la nascita di una nuova impresa sociale di giovani. Ne parlerà Dafne Guida, consigliera del Consorzio Comunità Brianza.

Nel pomeriggio, due workshop: ‘House&Home: laboratorio sull’abitare sociale’ con Valentina D’Addato, Service&Experience Designer del Politecnico di Milano e dello IED, e ‘Alleanze territoriali per l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate’ con Federica Castellucci, Dottoranda di ricerca ADAPT/Università degli studi di Siena e Coordinatrice Regionale di Mestieri Lombardia.

Coffe break e pranzo a cura di Tiki Catering, il catering inclusivo della Rete TikiTaka – Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, e cena a cura delle ragazze e dei ragazzi dell’Istituto Alberghiero Olivetti di Monza. Per chiudere, concerto jazz di ‘Ricca’s Classics Trio’.

Il Consorzio Comunità Brianza si prende cura di oltre 5.000 persone all’anno, tra giovani e adulti in situazione di povertà, emarginazione e fragilità e propone progetti educativi e di tutela dell’ambiente e della cultura.

Consorzio Comunità Brianza è un’impresa sociale, un consorzio di cooperative ed enti del terzo settore, che da 20 anni lavora sul territorio di Monza e Brianza per garantire il benessere della comunità e delle persone.

Il lavoro di CCB si fonda sulla profonda conoscenza della comunità in cui opera, dei suoi problemi e delle sue persone e offre una risposta concreta, ampia e professionale, allineata alle migliori prassi nazionali ed europee.

Categorie
Eventi persone

I giovani al SEOC: “Coinvolgeteci non per riempire poltrone, ma per ascoltare la nostra voce”

Il suo intervento è stato uno di quelli più applauditi al panel How Soon is Now? organizzato al SEOC – Social Enterprise Open Camp di Todi e ispirato al manifesto Future Chair, la dichiarazione di impegno delle Fondazioni e degli Enti Filantropici per il dialogo intergenerazionale.

Lei è Claudia Pinessi, Eu project manager junior e junior researcher del Consorzio nazionale Idee in Rete e Innovation Consultant del Consorzio Cosm con sedi a Udine e Trieste. Nel 2023 è entrata a far parte del team di organizzazione della Biennale della Prossimità, in programma a ottobre 2024 a Napoli. Ha 27 anni ed è alla sua prima esperienza lavorativa attinente ai suoi studi, una laurea in Giurisprudenza e un master in Gestione delle imprese sociali. In mezzo, un’esperienza di volontariato in legge e diritti umani in Sudafrica.

“Quello è stato un momento della mia vita spartiacque – racconta Claudia – Ho capito che nel percorso di Giurisprudenza c’era poco di quello che cercavo. Mi sono laureata in fretta con una tesi sulla responsabilità sociale delle imprese in Ghana e mi sono iscritta al master nell’ambito del terzo settore”.

Ora ha un contratto di apprendistato di tre anni e tanto entusiasmo da mettere in gioco nella cooperazione. Quest’anno ha partecipato al suo primo SEOC. “Devo essere sincera: non avevo un’aspettativa precisa in partenza – dice – Poi, però, sono rimasta entusiasta. Mi è piaciuto molto. Ho trovato tanta sostanza e anche tanta testimonianza, non solo professionale ma personale. Ho conosciuto persone interessanti”.

Il suo SEOC, come anche il suo intervento, è stato focalizzato sul dialogo intergenerazionale. Claudia, infatti, è arrivata a Todi con una sua collega senior. “Nel nostro consorzio, e di questo vado fiera, stiamo affrontando un cambio generazionale importante – continua Claudia – Spingono molto sul coinvolgimento di figure giovani e anche la mia e la nostra partecipazione al SEOC è stata una conferma”.

Ma cosa serve perché i giovani siano davvero coinvolti nelle fondazioni e nel mondo della cooperazione? Claudia ha una risposta molto chiara: “Aprano le porte ai giovani non perché si sentono in dovere, ma perché si accorgono che manca qualcosa. I giovani non entrano in questo ambito per riempire poltrone, ma per far sentire la propria voce. Certo, non sono supereroi e hanno bisogno di essere accompagnati, di calare le idee nella realtà, rendendole attuabili nella complessità senza che perdano vigore, e in questo le figure senior sono fondamentali”. 

Lo sguardo sul futuro è una caratteristica dei cooperatori junior, assolutamente da cogliere. “Per questioni anche puramente anagrafiche – dice Claudia – noi giovani abbiamo una visione diversa sul futuro, ma direi anche sul presente. Non abbiamo quella stanchezza e quella disillusione che a volte caratterizzano chi lavora da più tempo”.

Sicuramente l’aspetto della valorizzazione, anche economica, della professione sociale è una leva anche per i giovani. “Il nostro lavoro – dice la project manager – ha un impatto grandissimo sulla vita delle persone e spesso è poco valorizzato, anche dal punto di vista economico. I giovani hanno tanta motivazione, ma a volte le condizioni lavorative scoraggiano e su questo occorre sicuramente fare passi avanti. Non bisogna per forza soffrire o fare sacrifici per lavorare nel terzo settore!”. 

Tornando al SEOC, Claudia non ha dubbi: tornerà nel 2024. “Sono stati tre giorni di bellezza – conclude Claudia – Porto a casa la convinzione che ognuno di noi, giovane e meno giovane, può fare molto, che dobbiamo pensare in grande, senza accontentarci di fare solo il nostro pezzettino. Abbiamo una responsabilità enorme che dobbiamo cogliere, anche rispetto al dialogo intergenerazionale. Perché non è vero che, se si è sempre fatto cosi, ora non si debba cambiare. Al prossimo SEOC? Ci sarò e mi aspetto che si prosegua sul tema del dialogo tra generazioni”. 

Foto in copertina Francesco Margutti

Categorie
Educazione Eventi persone

Da Don Milani a oggi, Piergiorgio Reggio: “Solo il sapere attraverso l’esperienza è vero sapere”

“È proprio come il titolo del workshop: Fuori è Dentro. Solo il sapere attraverso l’esperienza è vero sapere. Solo ciò che passa tra dentro e fuori è conoscenza. Se no è un’acquisizione di concetti e competenze, ma non realmente rielaborate e possedute”.

Piergiorgio Reggio è stato ospite del workshop sull’educazione organizzato da CGM nella Valle del Mugello, in Toscana, in collaborazione con il Consorzio Co&So. Una due giorni in cui, anche grazie al suo contributo, si è potuto approfondire e attualizzare il messaggio di Don Milani e della scuola di Barbiana.

Piergiorgio Reggio è docente di Pedagogia dell’età della vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Brescia e insegna Ermeneutica delle pratiche formative all’Università di Verona. Pedagogista e formatore, è presidente della Cooperativa Progetto 92 di Trento e vicepresidente dell’Istituto Paulo Freire con sede a Lecce.

La sua passione per Don Milani è nata da giovanissimo. A 17 anni ha fatto esperienza come educatore alle scuole popolari milanesi del prete operaio Don Cesare Sommariva, amico di don Milani, e negli anni 70 ha partecipato a progetti ispirati a Don Milani e declinati al mondo operaio milanese. Negli anni ’80, poi, a Barbiana ha frequentato i campi estivi di coordinamento per gli insegnanti non violenti. Ha letto e scritto libri sul “metodo Barbiana”: suo ‘Lo schiaffo di Don Milani’ pubblicato nel 2014 e ristampato nel 2020. “Occorre rileggere Don Milani per concentrarsi sulle pratiche educative dell’oggi – spiega il docente di Trento – A 60 anni di distanza, sarebbe fuori luogo e patetico riproporre la scuola di Barbiana perché nel frattempo è cambiato il mondo. Ma Don Milani ci provoca e ci fa ritornare alle radici dell’educazione”. 

Due i temi fondamentali di Don Milani che, secondo Piergiorgio Reggio, parlano a educatori e operatori sociali di oggi. Il primo è quello della giustizia nell’educazione. “Ai tempi di don Milani l’educazione era un sistema selettivo che penalizzava alcune aree del paese, come quelle montane, e alcune classi sociali – dice Piergiorgio Reggio – Poi, abbiamo vissuto un’esclusione dagli studi dei migranti interni provenienti dal sud Italia e oggi viviamo quella di bambini e ragazzi del sud del mondo. Il fenomeno è cambiato ma il tema è ancora attuale e riporta alla domanda di fondo: perché imparare? Per Don Milani la conoscenza è potere: sapere vuol dire poter essere sovrani e non sudditi. Oggi noi che risposta diamo a quella domanda?”. Nel workshop di CGM, partendo da questa provocazione, è emersa una riflessione interessante sulla centralità della parola. “C’è un tema di potere nella parola perché la parola fa eguali – spiega il professore di Trento – Oggi non siamo di fronte solo ad un deficit linguistico, ma viviamo la necessità di accogliere una parola che per molti bambini e ragazzi è fatta anche di mutismi. A Barbiana gli studenti erano muti perché crescevano in una società chiusa e isolata, oggi viviamo il mutismo giovanile in un contesto in cui le possibilità di accesso a mondi diversi e lontani è infinita. Il mutismo allora è diverso, è un mutismo emotivo e del pensiero e di questo dobbiamo tenere conto nel fare educazione”.

La seconda provocazione di Don Milani per l’oggi si riassume nella domanda ‘perché insegnare?’.“Per Don Milani – racconta Piergiorgio Reggio – l’insegnamento era parte integrante della sua missione di prete e veniva vissuto con una forte responsabilità collettiva. Oggi ovviamente gli educatori hanno motivazioni diverse, ma occorrerebbe recuperare una educazione problematizzante, ovvero che non agisce solo sul piano individuale, ma su quello strutturale. Il bambino con difficoltà scolastiche vive sue difficoltà, ma anche difficoltà di contesto, di sistema. Ecco, intendere l’insegnamento così, consente di controllare il senso di onnipotenza di noi operatori e contemporaneamente di recuperare un ruolo sociale fondamentale, un ruolo che favorisce il cambiamento collettivo”. In tutto questo, centrali sono le metodologie. “L’outdoor education – prosegue Piergiorgio Reggio – è una modalità di un approccio metodologico più ampio, molto diffuso all’estero: l’apprendimento esperienziale. In tutti i contesti, artistici, urbani e anche naturali, il fare non deve essere fine a se stesso ma deve essere trasformato in apprendimento su se stessi. Solo così diventa conoscenza. E già a Barbiana c’erano elementi che oggi ispirano questo approccio”.  Ecco perché tornare, praticamente e metaforicamente, alla scuola di Don Milani è fondamentale. “Per ritrovare le sorgenti più vive dell’essere educatori oggi”, conclude Piergiorgio Reggio. Lui a Barbiana ci torna spesso. A metà ottobre accompagnerà nella terra di Don Milani cinque ragazzi inseriti in percorsi di giustizia riparativa. “Li stiamo preparando, vediamo Barbiana che effetto farà anche su di loro…”, sorride. 

Categorie
Eventi persone

Un luogo dove si annullano i confini e si mettono al centro le buone pratiche

Salernitana di origine, ma torinese di adozione, Maria Gigantino ha 30 anni e lavora alla Cooperativa Sociale Giuliano Accomazzi. Con una laurea magistrale specifica nell’ambito, programma e gestisce i servizi educativi della sua cooperativa. Siccome è una “tipa curiosa”, come si definisce lei, è alle prese da maggio con una nuova sfida, quella del piano integrato urbano della Città Metropolitana di Torino. In particolare, si sta concentrando sulle biblioteche di quartiere che tra tre anni, anche grazie ai fondi del Pnrr, diventeranno dei veri e propri hub di servizi e socialità per il territorio, dei “luoghi dello stare”.

“Come cooperativa – spiega Maria – ci occupiamo di accompagnare il cambiamento, di raccogliere i bisogni, della mediazione territoriale. Un progetto davvero interessante”. Sul SEOC, Social Enterprise Open Camp organizzato dal nostro Consorzio insieme a Opes-Lcef, Maria non ha dubbi: “È una esperienza fantastica. Si annullano i confini e si mettono al centro le buone pratiche. In quei quattro giorni tutti concorrono allo sviluppo della cooperazione”. Due ricordi in particolare dell’edizione 2022, vissuta con altri due colleghi: la plenaria di Giovanni Teneggi di Confcooperative Reggio Emilia (“Ha rappresento la cooperazione in modo fantastico e ci siamo tutti riconosciuti”) e il workshop sulla piattaforma welfareX. “La nostra cooperativa l’ha adottata e ha formato un welfare manager – racconta Maria – ma io non occupandomene direttamente non ne sapevo molto. Al SEOC ho avuto modo di conoscere a pieno welfareX e di approfondire contenuti e spunti da riportare nel lavoro in cooperativa”.

Al Seoc di quest’anno Maria ci sarà insieme ad alcuni colleghi da poco entrati alla Accomazzi. “Sarà anche un’occasione per fare team building con i nuovi arrivati”, commenta. “Anche quest’anno – conclude Maria – sono sicura che tornerò a casa col bagaglio pieno di conoscenze e competenze. Frutto anche del confronto tra cooperanti giovani e cooperanti più esperti che, al SEOC, avviene attraverso un approccio fresco e innovativo”. Un suggerimento per migliorare ancora l’esperienza? “Valorizzare di più i momenti informali perché anche quelli sono occasioni straordinarie di relazioni e di confronto”. 

Categorie
Eventi persone

Un incontro di esperienze e storie incredibile!

Luca Simmi, ha 28 anni. Laureato in Scienze dell’educazione, è educatore della Cooperativa Nazareth di Cremona. Si occupa di adolescenza e di percorsi di educazione in outdoor. “Ho scelto di lavorare nel mondo della cooperazione – dice – perché le opportunità occupazionali per la mia professione sono per la maggior parte lì e perché l’aspetto comunitario è stimolante per me, in termini di servizi e anche in termini di ambiente di lavoro”. L’anno scorso, per la prima volta, è stato con quattro colleghe della sua cooperativa, al Social Enterprise Open Camp a Bari-Matera. “Non sapevo cosa aspettarmi all’inizio – commenta Luca – Si è rivelata un’esperienza davvero valida. Non solo ho capito di più sul mondo della cooperazione, ma è stata una straordinaria occasione per fare rete. Ho trovato un sacco di giovani provenienti da tutto il mondo con un sacco di idee, pronti a metterle davvero in gioco. Una contaminazione incredibile”.
Dell’esperienza a Bari-Matera, due ricordi in particolare: il discorso di Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative di Reggio Emilia (“Ha messo in luce il senso della cooperazione e la sua prospettiva, me lo porto dentro quell’intervento”) e il gruppo di lavoro per il caso studio su Needsmap, cooperativa sociale turca fondata nel 2015 che attraverso una piattaforma utilizzata da oltre 110mila persone, 350 ONG e 70 organizzazioni mette in contatto persone in difficoltà con individui, istituzioni e realtà che vogliono dare il loro sostegno. “Mi sono trovato in un gruppo con giovani cooperatori spagnoli, tedeschi, lussemburghesi, inglesi, nigeriani – racconta Luca – Ci siamo confrontati in inglese sui possibili sviluppi nel mercato italiano della piattaforma turca. Alla fine, la nostra idea è stata premiata perché Needsmap si è guadagnata lo speech finale. È stato bello vedere come tutti i componenti del gruppo erano disposti a dare una mano”. Con la guida di alcuni leader ‘senior’. “Il SEOC è bello perché ci sono tanti giovani – continua Luca – Contenuti e idee escono proprio dal confronto tra giovani. Poi, ed è fondamentale, ci sono persone più esperte che fanno da facilitatori rispetto soprattutto alla messa a terra di queste idee”.
Quest’anno Luca, lavoro permettendo, parteciperà al Seoc a Todi (Perugia) sul capitale umano. “Anche questa volta sono sicuro che tornerò carico di idee, occasioni e relazioni da mettere in campo poi una volta rientrato a casa”, conclude.

Categorie
Educazione Eventi

L’outdoor education nella terra di Don Milani

Quando si arriva alla scuola di Barbiana c’è un cartello con scritto “I care”. A 100 anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani, sacerdote e maestro, quella cura è ancora attuale.

Lo spiega bene Simona Pancari, referente dell’area educativa del Consorzio Co&So che opera nel territorio di Firenze, dove dal 22 al 23 settembre, nella Valle del Mugello, si terrà il nostro workshop “FUORI è DENTRO, itinerari per rigenerare ruoli e capacità educanti”.

I care – comincia Simona Pancari – non vuol dire solo prendersi cura dei bambini, avere a cuore i loro bisogni fisiologici, significa che i bambini appartengono ai nostri pensieri, che abbiamo in testa la loro crescita da realizzare in un percorso aperto in cui loro sono protagonisti delle esperienze. Ecco, in outdoor tutto questo viene amplificato”.

Il Consorzio Co&So pratica l’outdoor education da prima della pandemia in tutti i suoi servizi educativi. “L’outdoor education – spiega Simona Pancari – significa coltivare la libertà, l’espressione, lo stupore, la meraviglia, l’accoglienza del nuovo e del diverso, a tutte le età”. 

E allora, nella terra di Don Milani, le foto in bianco e nero della scuola di Barbiana con la lezione all’aperto davanti alla mappa dell’Italia appesa ad un albero, la piscina fuori dalla canonica per imparare a nuotare, le passeggiate esplorative nel bosco, arrivano fino ad oggi e diventano nelle strutture educative di Co&So letture all’aperto, itinerari motori all’esterno, lezioni in natura con microscopi e lenti di ingrandimento, percorsi di sostenibilità ambientale. 

“L’outdoor education con i più piccoli – spiega la referente di Co&so – per noi si traduce innanzitutto in un lavoro su spazi leggibili in cui i bambini si riconoscono e su tempi pensati e significativi”. E quando i bimbi crescono? “Il rischio – dice Simona Pancari – è che il giardino venga usato solo come premio o punizione: “Se fai il bravo vai in giardino, se non sei bravo stai in classe!”. Invece, l’aperto deve essere inteso come spazio per apprendere e per incontrare se stessi in un mondo aperto alle differenze”. 

Uno spazio che è occasione per trasformare la conoscenza in competenza. “Paradossalmente – continua Simona Pancari – è più facile che si arrampichi un bambino di sei anni piuttosto che uno di dieci. Occorre che riflettiamo sui divieti che impediscono di crescere, di sperimentare, di conoscere. Come cooperative possiamo fare molto su questo, agendo sulla cultura e diffondendo tra le famiglie e tra chi si occupa di educazione modelli positivi. Noi, ad esempio, gestiamo anche una scuola primaria e nella nostra scuola l’outdoor fa parte della quotidianità. Insegniamo ai nostri studenti la pioggia o la grandine facendoli uscire a vedere quando piove perché questo è fare scienze”.

Con una certezza che riguarda in generale tutta la comunità. “Togliere i muri fisici vuol dire anche togliere i muri mentali. Vuol dire educare alla differenza che nella natura c’è e c’è tra ognuno di noi”, aggiunge Simona Pancari.

Ecco perché il workshop Fuori è dentro nel Mugello, rileggendo l’esperienza educativa di don Milani e ripercorrendo la Costituzione, diventa una tappa importante. “Parleremo di educazione all’aperto sperimentandola – conclude la referente di Co&so – Per noi operatori dell’educazione sarà un ritorno alle origini, un’occasione per riconnetterci al mondo dell’infanzia di cui ogni giorno ci prendiamo cura”. Una sorta di “We care”

Lezione di geografia, 1956, Ammannati, Archivio FDLM
Categorie
Eventi persone

Trasformiamo i limiti delle cooperative in possibilità

Cosa porto a casa? Che non siamo sempre i più bravi, ma che possiamo imparare molto da mondi che non conosciamo”. Chiara Campion al Social Enterprise Open Camp, l’evento di formazione organizzato da CGM insieme a Opes-Lcef, c’è stata una volta sola, lo scorso anno a Bari-Matera, ma, se il lavoro lo consentirà, replicherà anche quest’anno a Todi per l’edizione sul capitale umano, sociale e relazionale.

Ha 35 anni, è laureata in Lettere moderne e lavora alla Cooperativa L’ovile di Reggio Emilia dal 2016. Il suo ruolo è quello di project manager nell’ambito dell’educazione alla sostenibilità e dal 2021 è anche nel Cda. “Ho iniziato con il Servizio Civile – racconta Chiara – Ero alla sede centrale della cooperativa e ho potuto conoscere persone e progetti molto diversi tra loro. Mi sono innamorata di questo mondo perché si lavora con uno scopo che ha un impatto ampio sulla collettività”. Parità di genere, inclusione e benessere professionale sono i temi che stanno più a cuore alla cooperatrice de L’Ovile. “Non è facile, ma le cooperative devono essere più avanti degli altri su questi punti”, commenta. 

Del suo primo SEOC, Chiara ricorda in particolare l’intervento di Andia Chakava, leader in gender lens investing, e lo speech di Peter Holbrook, AD Social Enterprise UK (Seuk). “Ma stimolanti sono stati anche i dibattiti in gruppo, perché mi hanno aiutato a vedere le cose da un altro punto di vista”, aggiunge.

Partecipare al SEOC mi ha dato una sferzata nel lavoro – dice Chiara – Si tratta di un’occasione per maturare idee nuove o per riviversi in modo differente nel lavoro che si fa. Si conoscono esperienze, magari molto diverse dalla propria, ma che danno spunti da riportare in cooperativa”. 

Un evento di formazione internazionale sicuramente partecipato più da operatori sociali giovani. “Anche la presenza dei ‘senior’ al Seoc è importante – conclude Chiara – Credo molto nello scambio tra generazioni: noi operatori più giovani possiamo solo essere arricchiti nell’incontro con persone che sono nella cooperazione da più tempo e hanno più esperienza; loro, aprendosi ad approcci diversi, possono scardinare pregiudizi e farsi contagiare dalla ‘nostra’ flessibilità. Anche così, e il SEOC me lo ha confermato, riusciamo a trasformare i limiti del nostro lavoro in possibilità”.