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Eventi Formazione

Uno sguardo diverso sull’impresa sociale: il potere del SEOC

Lei è Silvia Scaramuzza e ha 27 anni. Da due anni lavora in Consolida, il Consorzio di cooperative sociali trentine. Dopo la laurea e l’abilitazione come assistente sociale, ha frequentato un master per la gestione delle imprese sociali. Poi, il tirocinio nella cooperativa Quid di Verona con le donne vittime di violenza e il ritorno a Trento. Per Consolida si occupa di progetti innovativi a livello locale, nazionale ed europeo che riguardano le aree cura e educazione. Un esempio? Sta lavorando ad un progetto europeo che ha l’obiettivo di intercettare e coinvolgere i Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano) attraverso il link worker, nuova figura professionale che fa da ponte tra giovani, comunità e istituzioni, e con l’utilizzo del metodo innovativo del social prescribing. “Ho scelto di lavorare nella cooperazione – comincia – perché è un mondo aperto al nuovo in cui posso portare competenze e conoscenze diverse. Un tema che mi sta particolarmente a cuore è quello dell’adolescenza. Spesso è vissuta solo come un passaggio, invece è una vera e propria epoca e i ragazzi sempre di più ci chiedono di fare un focus su di loro. Legato a questo c’è la questione, che sento molto, del ruolo dell’educatore, troppo spesso sminuito. E’ diverso se le persone che lavorano con questi adolescenti si sentono riconosciuti oppure no, fa la differenza sugli interventi e sui progetti e quindi sugli stessi ragazzi”. 

Silvia è una delle giovani operatrici sociali che parteciperà al Seoc, il Social Enterprise Open Camp in programma a Todi (Perugia) dal 20 al 23 ottobre ideato e promosso da CGM insieme a Opes-Lcef. Quella di quest’anno sarà la sua terza edizione. “La prima volta a San Servolo a Venezia non conoscevo nessuno, l’anno scorso sono andata a Bari-Matera con un collega. Quest’anno tanti operatori che ho conosciuto là mi hanno chiesto se ci sono ancora”, racconta. “Perché ci vado? Perché al SEOC si incontrano professionalità diverse e questo apre a spunti per innovare il nostro lavoro quotidiano. L’approccio multidisciplinare è per me la forza di tutti i percorsi. Quando torno dal SEOC ho uno sguardo diverso. L’innovazione spesso ce l’abbiamo davanti agli occhi e basta poco per coglierla.”.
Uno dei ricordi più significativi del Social Enterprise Open Camp è legato all’intervento di Giovanni Teneggi, responsabile per lo sviluppo delle cooperative di comunità di Confcooperative e direttore di Confcooperative Reggio Emilia. “Il suo speech è durato 10 minuti e mi ha spiazzato – racconta Silvia – Mi aspettavo un approfondimento sulle cooperative di comunità e invece ha parlato del senso della cooperazione. C’era la sala in assoluto silenzio, si percepiva l’emozione. Ci ha riportato tutti all’origine: prima dei problemi, che sicuramente nel nostro lavoro ci sono, c’è la volontà di essere un noi”. 

Ecco perché il SEOC non è solo un evento per giovani. “Junior e senior sono categorie che faccio fatica ad usare – conclude Silvia – Si può essere giovani con esperienza e capacità e senior con ancora la voglia di mettersi in gioco e di sperimentare. Il tema è la spinta delle organizzazioni. Io sono fortunata perché la mia cooperativa mi sprona a partecipare a questo evento. A tutte le cooperative dico: mandate i vostri operatori al SEOC, torneranno motivati e con la consapevolezza dell’importanza del loro lavoro”.

Partecipa al Social Enterprise Open Camp 2023

Se anche tu vuoi partecipare alla prossima edizione del Social Enterprise Open Camp (Todi, 20-23 ottobre 2023) e sei

  • operatore della cooperazione internazionale
  • operatore del mondo dell’associazionismo attivo sui temi dell’inclusione lavorativa di categorie fragili, della migrazione, dell’educazione e formazione e delle nuove generazioni
  • giovane imprenditore, cooperatore o innovatore sociale under 35
  • neolaureato e laureando interessato ad avvicinarsi all’economia sociale e all’impact investing.

puoi applicare alla SEOC Challenge per ottenere una delle borse di studio messe a disposizione nell’ambito dell’iniziativa Innovazione per lo Sviluppo

In copertina SEOC 2022_Photo F. Margutti

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FUORi è DENTRO: aperte le iscrizioni del workshop dedicato all’outdoor education

L’innovazione è un fatto educativo.

Se non tiriamo fuori, possibilmente in modo originale e diretto, capacità e aspirazioni di persone e comunità, in particolare delle più fragili, ben difficilmente sortiremo quei cambiamenti positivi, pervasivi e duraturi a cui facciamo riferimento quando parliamo di “impatto sociale”.

FUORI è DENTRO, quest’anno in co-progettazione con il Consorzio CO&SO, sarà una sorta di pellegrinaggio e insieme un esercizio di rigenerazione guardando anche al più ampio contesto del Mugello, in cui faremo esperienza di alcune iniziative che manifestano segnali, anche piccoli, di un futuro che è sia atteso che da costruire insieme. Scopriremo insieme il significato di “territorio” che, come ben sappiamo, non è solo scenario, ma attore: agente che, opportunamente infrastrutturato attraverso un approccio educante, è capace di smuovere importanti energie trasformative. 

Programma

scarica il .PDF qui

19 settembre 2023 – ore 17.30 (on line)
Webinar con Piergiorgio Reggio, pedagogista e formatore, docente presso l’Università Cattolica di Milano che ci fornirà le giuste lenti con cui disporsi a vivere l’esperienza e il messaggio di Don Milani.

22 settembre 2023  

  • 12.30 Accoglienza a Vicchio di Mugello (FI) e pranzo insieme presso il ristorante Lago Viola
  • 15.00 Partenza a piedi per Barbiana, il paese dove Don Milani ha creato la sua scuola sperimentale, attraverso il Sentiero della Costituzione (3 km)
  • 16.30 L’esperienza diretta degli ex allievi della Scuola di Barbiana
  • 18.45 Rientro verso il Lago Viola e da qui, in auto, verso Ronta (FI)
  • 20.00 Cena presso l’Hotel La Rosa (Ronta) e serata a cura del Centro Giovani Contatto 

23 settembre 2023 

  • 9.00 L’importanza del cammino in educazione.
    Partenza dall’Hotel La Rosa per un breve trekking verso la località Madonna dei Tre Fiumi.
    Quando il contesto conta: visita guidata all’Antico Mulino ad acqua dove la tradizione diventa educazione.  
  • 10.00 L’outdoor education del consorzio Co&So
    Laboratori di outdoor education a cura dell’APS Giardini per il Futuro
  • 11.30 Rilettura e condivisione in plenaria dell’esperienza con il Prof. Piergiorgio Reggio. Gli apprendimenti e il messaggio riattualizzato di Don Milani
  • 13.00 Pranzo presso la Trattoria Madonna dei Tre Fiumi 
  • 14.30 Rientro all’hotel La Rosa

Info e costi

Il costo dell’esperienza è di €180 + IVA a persona con pernottamento in doppia. Per la sistemazione in stanza singola il supplemento è di €20.

La quota comprende:

  • Pernottamento di una notte presso l’Hotel La Rosa
  • Colazione
  • 2 pranzi + 1 cena
  • Tutte le attività descritte nel programma

Il pagamento è da effettuarsi tramite bonifico bancario seguendo le indicazioni contenute nel form di iscrizione

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Eventi Formazione

Capitale umano e sociale al centro del Social Enterprise Open Camp 2023

Il Social Enterprise Open Camp, promosso e organizzato da CGM  insieme a Opes LCEF, è alla sua 4° edizione e anche quest’anno sarà un’esperienza internazionale unica nel suo genere che darà l’opportunità di mettere in dialogo realtà che si occupano di economia sociale e condividerà strumenti utili per costruire le imprese sociali del futuro e innovare quelle già esistenti. 

20-23 ottobre 2023
Todi (PG)

Human & Social Capital: il tema

Capitale umano e capitale sociale/relazionale sono elementi importanti e necessari  per lo sviluppo e la crescita dell’imprenditoria. 
Approfondiamo insieme i due concetti: 

  • il capitale umano, secondo l’Ocse, è dato dall’insieme delle conoscenze, abilità, competenze e altri attributi degli individui che facilitano la creazione di benessere personale, sociale ed economico
  • il capitale sociale/relazionale è invece una qualità che scaturisce dall’interazione tra persone; inteso come patrimonio di atteggiamenti e credenze condivisi da una determinata comunità, costituisce uno dei prerequisiti della cooperazione e dell’attività organizzata.

Al SEOC 2023 ci concentreremo su capitale umano e sociale come potenziali motori di cambiamento, sviluppo e crescita in ambito aziendale. Si tratta  di una delle sfide più importanti nel contesto italiano e globale, con cui, soprattutto l’economia sociale, si trova a dover fare i conti: l’urgenza  di essere attrattivi per i giovani, la necessità di formare e trattenere talenti, di sviluppare  competenze manageriali necessarie per innovarsi, rinnovarsi e crescere, di trovare figure professionali specializzate nei servizi di cura  e di welfare e  di valorizzare il capitale umano delle persone più fragili.

Anche quest’anno speaker ed esperti di imprenditoria sociale provenienti da tutto il mondo guideranno i quattro giorni di formazione residenziale.

Un’esperienza resa unica da testimonianze di imprenditori sociali, ma anche da riflessioni e stimoli di mentor, accademici, investitori e protagonisti dell’industria e della finanza che permetteranno ai partecipanti di ampliare il proprio campo d’azione in un melting pot di conoscenze ed esperienze

60 borse di studio per partecipare gratuitamente

Grazie al supporto strategico e finanziario di Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito dell’iniziativa Innovazione per lo Sviluppo, sono disponibili fino a 60 borse di studio per prendere parte gratuitamente all’evento internazionale di formazione dedicato all’imprenditoria sociale e alla finanza a impatto.

Potrai ottenere una delle borse di studio messe a disposizione se appartieni a una delle seguenti categorie: 

  • operatori della cooperazione internazionale
  • operatori del mondo dell’associazionismo attivo sui temi dell’inclusione lavorativa di categorie fragili, della migrazione, dell’educazione e formazione e delle nuove generazioni
  • giovani cooperatori sociali, imprenditori e innovatori sociali under 35
  • neolaureati e laureandi interessati ad avvicinarsi all’economia sociale e all’impact investing.

Per ottenere una delle borse di studio, applica alla SEOC Challenge!

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Educazione Storie

L’outdoor che fa incontrare nonni e bambini. Il progetto intergenerazionale della Cooperativa Equa a Milano

Nonno Remo, 90enne con la passione per la lettura, prima del covid andava in biblioteca e sceglieva lui personalmente il libro da leggere ai bambini nel giardino del Nido dei Tigli, nel quartiere Affori di Milano. E’ l’outdoor education che unisce le generazioni promuovendo nuovi apprendimenti e nuove relazioni. 

Il Nido dei Tigli, attivo da 21 anni e gestito dalla Cooperativa Equa, è stato il primo nido del territorio milanese ad attivare un approccio intergenerazionale, sfruttando e mettendo a sistema la vicinanza con la residenza per anziani la Casa dei Tigli, gestita sempre da Equa. Con un ruolo del “fuori” fondamentale, soprattutto dopo la pandemia. 

“La Casa è sopra il nostro nido – spiegano Annalisa Falcone, coordinatrice, e Chiara e Selene, educatrici del Nido dei Tigli – Ci è venuto quasi spontaneo creare un progetto che unisse bambini e anziani. Con la pandemia ci siamo fermati, ma quest’anno abbiamo ripreso le attività e l’outdoor è stato imprescindibile”. Un “outdoor” che da anni è caposaldo del Nido dei Tigli, immerso in due grandi e bellissimi giardini che vengono vissuti 365 giorni l’anno per sviluppare apprendimenti, per dormire e mangiare, per incontrare le famiglie. Un “outdoor” che è inteso anche come esterno rispetto al Nido e quindi come quartiere e territorio

Così, una volta la settimana, spesso all’aperto, piccoli e nonni modellano l’argilla, disegnano, coltivano l’orto. Poi, insieme, fanno le ‘esplorazioni urbane’ nel quartiere, visitando musei, piccoli negozi e la biblioteca. “Si tratta di un progetto flessibile – spiegano dal Nido dei Tigli – perché deve rispettare lo stato di salute degli anziani coinvolti e tutelare anche i bambini”. Un progetto che ha benefici per i nonni, per i bambini e per gli operatori. “Gli anziani – raccontano Annalisa, Chiara e Selene – hanno la luce negli occhi quando incontrano i nostri piccoli, alcuni rimandano i loro appuntamenti al mercato o dal parrucchiere pur di partecipare agli incontri. In più, sostenendo i bambini in piccole autonomie, ad esempio aiutandoli a vestirsi, i nonni riacquistano competenze e si sentono ancora capaci e utili”. 

Per i bambini è un’occasione in cui si sviluppano tante skills. “Sperimentano nuovi spazi – testimoniano le operatrici del Nido dei Tigli – e si rapportano a persone che hanno una certa fragilità, una certa lentezza, magari che usano ausili particolari che suscitano la loro curiosità. Da questi incontri nascono relazioni affettuose e profonde”. E per gli operatori? “Siamo i primi ad affezionarci agli anziani – affermano le tre operatrici di Equa – Grazie a questo progetto, i nonni non sono più solo utenti, ma persone portatrici di storie, con cui entrare in relazione, anche andando a bere un caffè insieme”. 

Tutti benefici che l’esterno amplifica in modo esponenziale. “Il fuori è uno spazio comune che leviga le differenze. All’esterno ci sono stimoli ed energie diverse che arrivano sia ai piccoli, sia agli anziani e la relazione reciproca viene favorita”, confermano le operatrici di Equa. “Maria Montessori – aggiunge Annalisa – diceva: ‘per prima cosa offriamogli il mondo’ e il mondo è fatto anche dall’altro. E l’altro è anche l’anziano”. 

“All’interno del percorso sull’outdoor education che contraddistingue la nostra filiera educativa – conclude Erica Acquistapace, Responsabile Area Generazioni Future di Equa – l’approccio intergenerazionale è un terreno di crescita e di sviluppo non solo per bambini e anziani, ma anche per la cooperativa. Da una parte, infatti, vogliamo implementare questo modello, dall’altra stiamo lavorando affinchè il Nido dei Tigli sia sempre più non solo luogo che accoglie i bambini, ma luogo che accoglie le famiglie, nonni compresi, e che si apre al territorio”.

L’intervista si inserisce nell’iniziativa di valorizzazione delle cooperative e imprese sociali della rete CGM che hanno risposto alla Call For Place della quarta edizione di FUORI è DENTRO, il workshop dedicato all’outdoor education.

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Project Welfare

La cultura che potenzia il nostro core business: dopo la survey parte il percorso di capacity building

Rigenerazione di spazi urbani, potenziamento dell’impatto di interventi di cura e integrazione, gestione di beni materiali o immateriali, produzione culturale, protagonismo nelle filiere economiche a trazione culturale come quella turistica o quella artigianale. 

Le imprese sociali la cultura “ce l’hanno nel sangue”. O meglio la cultura è uno strumento potentissimo per potenziare il core business delle cooperative sociali, dei consorzi e delle reti, con l’obiettivo condiviso del bene della comunità. A dirlo sono le storie delle nostre realtà socie, attive in tutta la penisola sul fronte culturale. A fotografarlo, una recente survey condotta insieme a Aiccon (il Centro Studi promosso dall’Università di Bologna, dall’Alleanza delle Cooperative Italiane e da realtà, pubbliche e private, operanti nell’ambito dell’Economia Sociale) e al collettivo BLAM.

“Se è vero che la dimensione culturale si è rigenerata nel rapporto con il sociale, allora il sociale deve rigenerarsi nel rapporto con la cultura – ha commentato Paolo Venturi di Aiccon durante il nostro webinar di restituzione della survey – La cultura è elemento costitutivo del movimento cooperativo ed è una grande occasione per rigenerare motivazioni, innovare il rapporto con la pubblica amministrazione, alimentare nuove economie di comunità e trasformazioni territoriali e tornare a mettere al centro della missione la comunità, non come utenza ma come attore che co-produce un valore”.

I risultati della survey: la cultura che trasforma

23 cooperative sociali, 2.789 dipendenti, 107 milioni di fatturato, questi numeri del campione coinvolto nella survey con Aiccon. I risultati? Il 26,1% delle cooperative opera in maniera prevalente nei settori culturali e il 50% dei dipendenti interagisce/coopera in attività/servizi/progetti a matrice culturale. 

principali ambiti di intervento sono: rigenerazione urbana, gestione di beni e infrastrutture culturali, welfare culturale, filiere economiche a trazione culturale. Rispetto alla rigenerazione, fanno scuola le esperienze a Reggio Emilia con il Consorzio Oscar Romero e a Torino con Impresa Sociale Co-abitare, mentre sulla gestione dei beni abbiamo a Napoli, la Cooperativa Proodos che anima il Complesso Monumentale di S. Anna dei Lombardi e a Firenze la Eda Servizi che porta avanti i servizi bibliotecari della rete fiorentina. Poi c’è il welfare culturale di Sol.Co Mantova, gli interventi nelle filiere economiche turistiche a Matera con il consorzio La Città Essenziale, dell’artigianato a Monza con il Consorzio Comunità Brianza,  e dell’agricoltura sociale a Cremona con il Consorzio Sol.Co Cremona. E questi sono solo alcuni degli esempi.

I destinatari degli interventi culturali sono sia persone in condizione di vulnerabilità (il 69,6% di questi sono disabili), sia persone non in condizione di vulnerabilità o vulnerabili potenziali (la maggior parte sono giovani). Dal punto di vista delle risorse economiche, il 65% del campione investe fino al 25% delle disponibilità in cultura e le risorse provengono per la maggior parte da bandi (78,3% di fondazioni, 52,2% comunali, 43,5% regionali), mentre è basso il contributo del fundraising.

Interessante il capitolo delle alleanze. I compagni di viaggio delle cooperative negli interventi culturali sono altre cooperative o imprese sociali, pubbliche amministrazioni, associazioni o Odv, Fondazioni e università. Rilevante la platea di professionisti freelance (43,5%), coinvolti però in maniera occasionale. Il rapporto tra le cooperative e i partner si instaura per di più attraverso una co-progettazione con terze realtà extraculturali (43,5%) o con terze realtà culturali (30,4%). 

La fotografia delle prospettive dice del margine di crescita. Il 35% delle cooperative ha in programma di investire in interventi culturali più di 100mila euro nei prossimi 5 anni, in particolare su ambiti che riguardano innovazione di prodotto e capitale umano. 

Il metodo è la rete: il percorso di capacity building

Partendo da questa situazione, cosa chiedono le cooperative alla rete? Essenzialmente, supporto su risorse umane, strategie di ricerca fondi e co-progettazione, formazione e valutazione di impatto.

“Il tema della cultura come leva del cambiamento – ha concluso Paolo Venturi nel webinar – è un tema potente, ma fragile. C’è bisogno di un metodo e il metodo non può che essere di rete”. E allora, dato l’interesse e il potenziale, come CGM, stiamo per lanciare un percorso di capacity building aperto alle realtà che già realizzano interventi culturali e a quelle che intendono realizzarli. 

Il percorso avrà dei focus: formazione e autoformazione, reskilling del personale e nuove competenze, partnership, modelli di business e capacità progettuali. “Dal punto di vista della rete – spiega Andrea Biondello, consigliere CGM con delega alla cultura – in questo momento, la cultura è importante perché ci permette di riconnetterci alla comunità che abitiamo e questo è fondamentale oltre che per le organizzazioni, anche per le persone fragili che accompagniamo perchè così le rendiamo visibili e non sono residuali. Inoltre, la cultura è uno strumento potente per attrarre nuovi imprenditori sociali, per rappresentare la creatività e la bellezza della nostra azione e attirare nuove leve per le governance del futuro”. 

In copertina Oltre l’Arte, Matera – photo Francesco Margutti

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Educazione Storie

I giovani crescono all’aperto: ad Aosta le politiche giovanili si fanno in outdoor

“Siamo andati qui vicino ad arrampicare e una ragazza proprio non ne voleva sapere di provare. Le ho detto: va bene, allora salgo io e tu mi fai sicura. C’è stata. Da quel momento il suo rapporto con gli educatori e con il gruppo è cambiato. Qualcuno ha avuto fiducia in lei e questa cosa l’ha fatta crescere”. 

I ragazzi e i giovani hanno voglia e bisogno di outdoor education? Eccome. Non ha dubbi Michele Tranquilli, responsabile dell’area aggregazione giovanile della Cittadella dei giovani di Aosta, il più grande centro culturale e polo di aggregazione giovanile della Valle d’Aosta, voluto dal Comune di Aosta e dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta negli spazi dell’Ex Macello, che collabora con la cooperativa L’esprit à l’Envers per creare proposte di aggregazione e educazione informale per i giovani del territorio.

Qui, nello splendido ecosistema alpino, le politiche educative e giovanili si portano avanti in outdoor, sfruttando anche il patrimonio naturalistico circostante. Interventi di animazione territoriale, incontri tematici a contenuto ambientale, iniziative di avvicinamento alla pratica sportiva, laboratori di esplorazione del territorio. E poi, lo skate park della Cittadella, punto strategico dell’outdoor education che avvicina anche ragazzi tradizionalmente non coinvolti dalle politiche giovanili. 

“Coinvolgiamo i giovani in un processo di crescita a contatto con la natura”, la sintesi di Michele. E la risposta è sempre molto positiva. Come quella ottenuta in occasione dell’esperienza di scambio internazionale Erasmus+ proprio incentrata sull’outdoor education (“Abbiamo avuto più adesioni dei posti disponibili e abbiamo dovuto selezionare i partecipanti”). Dal 24 giugno e fino al 1 luglio alla Cittadella 15 ragazzi valdostani e 15 ragazzi irlandesi hanno vissuto un’esperienza di outdoor education dedicata al tema della montagna con laboratori a cielo aperto e attività sopra i 2000 metri. “Una occasione di crescita personale e collettiva – commenta Michele – che punta anche a migliorare nei partecipanti la consapevolezza ambientale”. 

Non solo esperienze nella natura, dunque, ma attività di rilettura delle esperienze. Così, l’arrampicata in falesia diventa un pretesto per mettere i giovani di fronte alle difficoltà e al tema della fiducia e, nel momento di debriefing, la scalata diventa una metafora per rileggere paure e relazioni. Oppure l’esperienza di rafting è una occasione per accrescere lo spirito di gruppo e la capacità di reagire in fretta in una particolare situazione. “Crediamo – aggiunge Michele – che l’outdoor education sia molto importante per gli adolescenti e i ragazzi che stanno crescendo perché favorisce il lavoro su se stessi e sulla loro dimensione nella società. Non è solo ‘fare attività all’aperto’ ma approfondire l’esperienza realizzata, cercando di trarne i valori”. 

La prossima sfida dell’outdoor education della Cittadella, è il contrasto alla dispersione scolastica“In Valle – conclude Michele – l’abbandono scolastico si sta facendo sentire molto. Stiamo lavorando, in collegamento con le scuole del territorio, ad una proposta di curricula alternativi ai percorsi scolastici tradizionali per coinvolgere i ragazzi che non vanno più a scuola. E questi percorsi sono incentrati proprio sull’outdoor”. 

L’intervista si inserisce nell’iniziativa di valorizzazione delle cooperative e imprese sociali della rete CGM che hanno risposto alla Call For Place della quarta edizione di FUORI è DENTRO, il workshop dedicato all’outdoor education.

In copertina, Cittadella dei Giovani, foto di L’Esprit a l’Envers, Copyright: Andrea Vallet