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Outdoor education: le esperienze dalla rete CGM

Outdoor education: le esperienze dalla rete CGM

Con Outdoor education (OE) a livello internazionale ci si riferisce a una vasta area di pratiche educative il cui comune denominatore è la valorizzazione dell’ambiente esterno nelle sue diverse configurazioni, assunto come ambiente educativo. L’orientamento pedagogico dell’ OE pone “semplicemente” l’accento su un punto di vista, o meglio, su un orientamento pedagogico: quello di valorizzare al massimo le opportunità dello star fuori (out-door) e del concepire l’ambiente esterno in sé come luogo di formazione (Farné 2014).Negli ultimi tempi il tema dell’outdoor si è prevedibilmente affermato, complice la situazione sanitaria attuale, ma già nei mesi precedenti la sensibilità verso il benessere dei bambini e le attività a stretto contatto con la natura era stata trasformata da diverse cooperative della rete CGM in servizi e attività reali.

Molti gli spazi da ripensare e riorganizzare, grandi le opportunità che nasceranno da quella che ormai è diventata la nuova normalità dei servizi, soprattutto per minori.

Le esperienze della #retecgm

Ne abbiamo parlato con Venusia Vitale, Eesponsabile dell’area infanzia della cooperativa Accomazzi di Torino e con Paola Cecchi, direttore area infanzia e coordinatore pedagogico della Cooperativa L’Abbaino Firenze.

Da giugno i bambini hanno potuto riappropriarsi degli spazi adeguati fuori dalle proprie case e di momenti di socialità e relazioni, sia con i coetanei, sia con il personale esperto.

Sono diverse le modalità e le progettazioni con cui la Cooperativa Accomazzi è ripartita ponendo una forte attenzione agli spazi esterni.

“Dove possibile – afferma Venusia – abbiamo incontrato e concordato con la Pubblica Amministrazione l’utilizzo di parchi cittadini e giardini pubblici, permettendo a bambini e bambine di tornare a godere degli spazi della propria città. La città, le comunità che viviamo, i territori hanno infinite potenzialità e occasioni di crescita per le bambine e i bambini: dobbiamo cogliere questa occasione.

Il vivere l’esterno diventerò la normalità e prassi quotidiana per tutti. La cooperativa Accomazzi, intuendo negli scorsi anni le opportunità, ha investito in formazione, viaggi studio ed esperienze rispetto allo stare, educare e vivere il fuori e rispetto a come l’adulto e il bambino possono fare ricerca insieme all’aperto: sono i bambini che ci conducono nei loro giochi, nelle loro ricerche (che si tratti di pietre o sassolini, di bastoni, foglie o altro) e gli adulti – le figure educative – assecondano queste ricerche e le sviluppano. ”

L’outdoor in cortile

Accomazzi gestisce anche un centro per bambini e genitori in un centro di prossimità nella periferia di Torino: ci si incontra quotidianamente in un cortile di un agglomerato di palazzi “perché i bambini – prosegue Venusia- soprattutto in un contesto simile, hanno bisogno di incontrarsi tutti i giorni. È il loro spazio d’incontro e relazione, dove già le famiglie si riuniscono d’abitudine e dove, nei momenti di incontro organizzati, l’educatore rappresenta il punto di riferimento per bambini e adulti.
Outdoor significa anche vivere l’esterno anche con condizioni meteo non sempre favorevoli: d’inverno si scopre insieme il ghiaccio del mattino, ma anche la pioggia e il suo odore, i bruchi e gli insetti trovati nei vasi o durante una gita di esplorazione del territorio. Rimane importante il coinvolgimento e la condivisione con la famiglia; infatti l’outdoor deve diventare una vera e propria scelta della famiglia.”

La natura come alleato per l’educazione dei bambini

“La nostra idea è che in tutti i nostri servizi educativi sia dato il giusto valore a un giardino naturale in collegamento con gli spazi interni”. È questa la filosofia dell’outdoor spiegata da Paola Cecchi, direttore area infanzia e coordinatore pedagogico della cooperativa.

“I giardini dei nidi della cooperativa dispongono di un’ampia varietà di piante da osservare, odorare, toccare, piante che attirano farfalle e coccinelle. All’interno dei giardini possono nascere magiche amicizie, tra un bambino e una lumaca, un bruco o un ragnetto; incontri che favoriscono occasioni di socialità con i compagni. Azioni semplici che ci permettono di considerare la natura come un ulteriore alleato per l’educazione dei bambini. Una naturalezza dalle diverse sfumature, perché ogni giardino della Cooperativa L’Abbaino ha una propria identità relativa alle caratteristiche di ogni gruppo di lavoro, agli spazi a disposizione e al contesto generale.

Il giardino è caratterizzato da materiali naturali, con spazi e angoli che vengono curati e migliorati grazie all’aiuto di tutta la comunità educativa e dunque grazie anche alle famiglie. Esattamente come ogni spazio interno, anche il giardino è un luogo di passaggio tra dentro e fuori, uno spazio di condivisione e di responsabilità condivisa. Dentro e fuori in continuità si gioca, si osserva, si crea, si esplora senza distinzione di apprendimenti: il fuori è un tutt’uno con il dentro e l’esperienza educativa nella sua interezza. La stretta connessione tra “dentro” e “fuori” è visibile in ogni servizio all’infanzia della Cooperativa L’Abbaino.”
Intervento tratto da “Oh! Guarda che bello. La natura che educa” a cura di Paola Cecchi, giugno 2019

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Outdoor radicale

Outdoor radicale

di Flaviano Zandonai

Uno spazio (e a volte anche un tempo) residuale. Buono al massimo per prendersi una pausa e poi rientrare tra le mura del servizio. Nell’officina delle prestazioni. È una rappresentazione volutamente esagerata, ma che contiene un pezzo di verità.

In molti servizi di welfare l’esterno è proprio tale: un ambiente separato e distante rispetto al centro di erogazione vero e proprio che a volte è anche meno curato dal punto di vista dell’organizzazione delle attività e degli allestimenti materiali. Ma è forse questa posizione periferica che ha consentito, soprattutto negli ultimi anni, di sfruttare meglio i maggiori gradi di libertà progettuale e creativa della dimensione outdoor rispetto invece a un perimetro interno sempre più strutturato in termini di procedure, mansioni, controlli, ecc. tanto da diventare soffocante per qualsiasi innovazione, anche incrementale.

C’è poi un altro aspetto da considerare: la “zona cuscinetto” che si colloca tra il perimetro dell’erogazione e il contesto può rappresentare un punto di contatto più poroso rispetto a una pluralità di condizioni ambientali (intese in senso lato, sia sociali che naturali). Certo più complicate da gestire – dalla variabilità del tempo meteorologico alla mutevolezza dei processi sociali – ma anche più ricche di stimoli e di opportunità, soprattutto se si tratta di educare persone e comunità, cioè “tirar fuori” competenze, capacità, aspirazioni. Non è quindi un caso che sia proprio il settore educativo a essere particolarmente attratto dalla dimensione outdoor. Basti pensare, oltre ai servizi per l’infanzia, al crescente successo della formazione per gli adulti in particolare se si tratta di leadership e team building.

La maggior concentrazione di risorse e la minor capacità di controllo hanno quindi creato in ambito outdoor condizioni di generatività che sono alla base di approcci più radicali al welfare, dove la rottura dei modelli affermati diventa un obiettivo esplicito che richiede non solo di elaborare nuove pratiche ma anche nuove culture dei servizi. L’ambiente non è più un fuori marginale e secondario, ma sempre più la dimensione core di nuove progettualità e, in senso lato, di nuovi stili di vita e modelli di protezione sociale che possono dar vita anche nuove soggettività.

Certo in questa (relativamente) nuova concezione spaziale crescono anche le ambivalenze rispetto agli esiti in termini d’impatto sui comportamenti sociali, le soluzioni gestionali e i modelli di policy. Ma è probabilmente un rischio da correre in una fase in cui l’outdoor può rappresentare non solo la via di fuga dal distanziamento sociale negli spazi chiusi a seguito della pandemia. In ballo c’è l’opportunità di elaborare e condividere nuovi modelli di servizio che possono scaturire da strategie di apprendimento reciproco tra servizi residenziali, domiciliari e diurni oggi alle prese con la necessità di allargare il loro margine d’azione e servizi che invece trovano nella dimensione “territoriale” (spesso accompagnata a quella di animazione) la loro componente nativa.

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Evviva le routines

Evviva le routines

di Flaviano Zandonai

Di solito quando si parla di cambiamento organizzativo sono loro a essere prese di mira: le routines. Additate come il ricettacolo di comportamenti abitudinari acquisiti nel tempo che annichiliscono qualsiasi tentativo d’innovazione. Oppure esemplificazione “plastica” degli effetti deleteri derivanti da eccessi di ingegnerizzazione organizzativa per effetto di norme e schemi d’azione autoapplicanti che s’impongono al di fuori di qualsiasi quadro di senso.

Eppure nel bel mezzo della pandemia le care, vecchie routines hanno svolto – e forse continueranno a svolgere – un ruolo cruciale, sia nella loro versione “abitudinaria” che “meccanica”. Nel sostrato di comportamenti ricorrenti si fonda (e si riproduce) la cultura organizzativa, mentre le meccaniche procedurali possono essere utili nel caso di eventi estremi. E in una fase in cui abbondano, più del solito, le esigenze di compliance rispetto a linee guida che ridefiniscono modelli e spazi della produzione di beni e servizi nel nuovo scenario, poter contare non tanto su un set preconfezionato, ma su capacità di progettare routines e di apprendere da esse può rappresentare un punto di forza.

Chi l’avrebbe mai detto? Da emblema della conservazione a modalità per approcciare e gestire un cambiamento di origine esogena e di carattere sistemico.

Guardando ai servizi di welfare – che in questi anni sono stati sottoposti a massicci interventi di standardizzazione dei processi e dei relativi output prestazionali – si possono distinguere due ambiti routinari particolarmente rilevanti.

Il primo riguarda aspetti procedurali che afferiscono a servizi accessori, ovvero tutte quelle attività che corredano la prestazione sociale, assistenziale, educativa vera e propria. Pulizie, pasti, mobilità, ecc. nel contesto pandemico sono sempre più servizi “core” che richiedono ulteriori sforzi in sede di gestione e di efficientamento. Pena il rischio di non poter neanche aprire le infrastrutture di welfare o che queste ultime risultino sovraccariche di incombenze e di costi aggiuntivi che ne minano l’efficacia e la sostenibilità economica.

Il secondo ambito routinario è forse ancora più delicato perché riguarda le routines di base che definiscono il nucleo essenziale del prodotto e servizio offerto. Quelle azioni che esemplificano nel modo più immediato “di che cosa stiamo parlando” in quel determinato settore di attività e senza le quali si degrada verso altri oggetti di produzione. Se nel caso di una produzione materiale è forse più facile da capire, nel caso di servizi, soprattutto rivolti a persone e comunità a volte fragili, i confini tra i diversi ambiti di produzione si fanno più sfumati ma non per questo non esistono. Quali sono le routines minimali per definire che si sta trattando di un servizio più assistenziale, piuttosto che educativo o sanitario? Per rispondere a questa domanda si possono adottare descrizioni di massima, oppure, ancora una volta, identificando le procedure oltre le quali si sta parlando di un’altra cosa. “L’ultima linea di difesa” utilizzando l’ennesima metafora bellica.

Di tutto questo se ne sono accorti, ad esempio, molti gestori di servizi all’infanzia nelle prime settimane di riapertura, ancora incerta e parziale, dei loro servizi. Hanno dovuto lavorare, loro malgrado, su attività accessorie sempre più cruciali arrovellandosi tra i classici dilemmi del make (gestirle in proprio), buy (comprarle da fornitori) oppure coproduce (cogestione insieme ad altre realtà pubbliche o, più spesso, di terzo settore). E inoltre hanno dovuto individuare, grazie soprattutto agli operatori che stanno sulla linea dei servizio e i loro middle manager con funzioni di coordinamento, le routines dalle quali, nei fatti, dipende la riapertura di servizi con la stessa “insegna” di prima e che invece fino a qualche mese fa si limitavano a “cesellare” raffinandone in maniera incrementale l’erogazione.

Ora è diverso. Perché saranno loro, le routines, a segnare la strada del cambiamento verso l’agognata (e speriamo migliore) “nuova normalità.

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La ripartenza dei servizi educativi

La ripartenza dei servizi educativi

di Simona Taraschi

È passato un mese esatto da quando, lo scorso 15 giugno, il mondo dei servizi educativi è potuto ripartire in presenza – dopo la lunga fase di lockdown – attivando prima i centri estivi per i bambini a partire dai 3 anni e, a seguire, anche ai più piccoli (quelli della fascia fino a 3 anni).  

Oggi sono quasi 8.600 i bambini che trovano risposta nei centri estivi e nei servizi outdoor delle 62 imprese sociali della rete CGM che, fino ad oggi, hanno partecipato alla rilevazione della ripartenza dei servizi educativi. 

I servizi per la prima infanzia in Italia sono gestiti per il 58% da organizzazioni di Terzo Settore che hanno dovuto inventarsi modalità nuove per mantenere il contatto con i piccoli utenti e le loro famiglie durante la chiusura (storie, laboratori, racconti, il momento del risveglio e della buonanotte, ma anche momenti di supporto per le famiglie) e che si sono dovuti interamente riorganizzare una volta avuta la conferma della possibilità di ripartire. Gli spazi, i rapporti numerici educatori-bambini, le pratiche di sanificazione, le attività che permettono di rispettare il distanziamento fisico, la necessità di mantenere i gruppi stabili e potremmo continuare. Tutto è cambiato.  

I bambini più piccoli (fascia 0-6) rappresentano il 44% dei fruitori dei servizi estivi delle cooperative della rete CGM. Le famiglie si sono fidate e affidate alle organizzazioni che già gestivano i servizi educativi in tempi “normali” cercando di ristabilire la necessaria socialità per i figli, oltre che per l’esigenza di conciliare la vita lavorativa dei genitori. Il 46% dei fruitori dei centri estivi sono, invece, bambini della fascia 7-14 anni, tradizionalmente la più rappresentata nell’ambito delle proposte estive. I ragazzi più grandi (gli over 14), invece, costituiscono da sempre una percentuale più piccola, evidentemente in grado di auto-organizzarsi. 

Rispetto alla distribuzione territoriale, la ripartenza nella nostra rete CGM ha interessato per il 70% bambini nelle regioni del nord (e di questi ben più della metà in Lombardia – che rappresenta il 56% dei servizi ripartiti al nord), per il 16% i piccoli delle regioni del centro Italia e per il 14% famiglie con figli al sud 

A un mese da questa nuova ripartenza, i servizi educativi della rete CGM, soprattutto quelli destinati ai più piccoli (fascia 0-6 anni), stanno in un certo senso facendo le “prove generali” per la ripartenza di settembre, quando saremo tutti chiamati a tornare ad un’offerta di servizi completa, pur con le disposizioni e gli accorgimenti necessari per fronteggiare l’emergenza sanitaria ancora in atto. Ma allora avremo fatto la necessaria esperienza, avremo capito cosa funziona e cosa no, sperimentato le attività e le pratiche in un mix a quel punto ben calibrato tra il distanziamento imposto dall’emergenza e la fondamentale esigenza di contatto per la crescita dei bambini nei primissimi anni di vita. 

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Eventi Finanza

“Trust in Life”: annunciati i vincitori del bando sul “Durante e Dopo di Noi” promosso da UBI Banca

UBI Banca, ANFFAS e CGM annunciano i vincitori del Bando “Trust in Life”

Selezionate le Organizzazioni che hanno sviluppato i migliori progetti a sostegno delle persone con gravi disabilità e delle loro famiglie nell’ambito del Bando relativo alla Legge sul “Dopo di noi”, promosso dall’istituto di credito e dai due enti del Terzo Settore.

Giunge all’atto conclusivo il Bando “Trust in Life” lanciato nel 2019 da UBI Comunità, la divisione della Banca rivolta alle realtà del Terzo Settore e dell’Economia Civile, ANFFAS Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale e CGM – Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale, con il contributo tecnico di FIA – Fondazione Italiana Accenture e il contributo scientifico di CERIF – Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia dell’Università Cattolica.

Obiettivi dell’iniziativa

Il Bando si colloca nell’ambito dell’iniziativa “Trust in Life per il Durante e Dopo di Noi”, avviata nel 2017 da UBI Banca e UBI Trustee S.A., la Trust Company del Gruppo, in collaborazione con ANFFAS e CGM, che ha come obiettivo lo sviluppo di progetti che mettano a disposizione delle persone con gravi disabilità e delle loro famiglie strumenti, supporti, servizi finanziari e modelli di intervento innovativi, gestendo attraverso il sistema giuridico del trust – anche in chiave mutualistica “multibeneficiario” – il complesso delle risorse finanziarie nel quadro normativo della Legge 112/2016 sul “Dopo di Noi”.
Al Bando hanno partecipato 22 Organizzazioni di tutta Italia appartenenti alle Reti ANFFAS e CGM, presentando progetti innovativi per il “Durante e Dopo di Noi”, in coerenza con la relativa Legge. UBI Banca, per premiare e supportare i sette migliori progetti, ha stanziato la somma complessiva di 250 mila euro riveniente dai ricavi relativi alla commercializzazione della carta di credito Hybrid, e darà inoltre a ogni singola Organizzazione la possibilità di chiedere un finanziamento fino a 25 mila euro a tasso 0%1 e di aprire un conto corrente gratuito per 36 mesi; ANFFAS e CGM organizzeranno invece 4 incontri trimestrali per facilitare lo scambio e l’interazione fra i vincitori sulla realizzazione, la verifica e la rendicontazione dei progetti. La Giuria degli Esperti, composta da esponenti di UBI, FIA, CERIF, Secondo Welfare e Fondazione Dynamo, ha selezionato i sei vincitori che si aggiudicano il premio da 37 mila euro attraverso una valutazione strutturata che ha preso in considerazione diversi aspetti, tra i quali l’aderenza delle proposte alle linee guida della L.112/2016, il grado di innovazione apportato dalle soluzioni presentate, la reputazione, l’affidabilità e l’esperienza delle Organizzazioni partecipanti e la sostenibilità dei progetti nel lungo periodo. Il vincitore del “Premio Speciale”, di 28 mila euro, è stato invece scelto da oltre mille dipendenti UBI che hanno votato attraverso la piattaforma digitale intranet del Gruppo.
“Con Trust in Life, UBI Banca ha confermato il proprio impegno nel supportare iniziative a elevato valore sociale in grado di contribuire alla costruzione di un nuovo sistema di welfare comunitario e sostenibile, grazie alla preziosa collaborazione di una pluralità di attori del settore non profit che mettono al centro delle loro attività valori economici, sociali e culturali. Quegli stessi valori che da sempre sono anche nel dna del Gruppo UBI”, afferma Riccardo Tramezzani, Responsabile dell’Area UBI Comunità.

Aggiunge Guido Cisternino, Responsabile Terzo Settore ed Economia Civile di UBI Banca: “Gli strumenti e le soluzioni specialistiche proprie di un primario istituto di credito come UBI si sono conciliate perfettamente con le competenze e l’esperienza di due Reti di riferimento come Anffas e CGM, dando vita a un programma distintivo che oggi ci permette di premiare Organizzazioni che coniugano nei loro progetti inclusione sociale, sostenibilità economica, attenzione alla comunità e al territorio, nonché di promuovere il benessere e l’autonomia delle persone in condizioni di fragilità”.

Le organizzazioni vincitrici

Le sei Organizzazioni vincitrici e i rispettivi progetti selezionati dalla Giuria degli Esperti sono stati:

  • Consorzio Sociale Il Filo da Tessere (BI) con il progetto «Valdilana – La valle delle abilità»
  • Anffas Ticino Onlus (VA) con «Vado a Vivere da solo»
  • CO&SO Consorzio di Cooperative Sociali (FI) con «Le chiavi di casa»
  • Anffas Brescia Onlus (BS) con «Cascina Mensi: abitare, lavorare, partecipare»
  • Anffas Sibillini (MC) con «La casa nel cuore»
  • Cooperativa Sociale Come Noi (PV) con «A casa mia».

Il Premio speciale assegnato dai dipendenti di UBI Banca è andato invece al progetto «Il volo – Residenza transitoria per l’economia», presentato dalla Cooperativa Sociale Eridano Onlus (BR).

Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas, dichiara: “La Legge 112/2016 rappresenta una grande opportunità per progettare nel “durante noi” un sereno “dopo di noi”. La legge trae origine dall’articolo 19 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che sancisce il diritto di ogni persona a poter scegliere dove e con chi vivere, senza mai essere adattata a una specifica sistemazione contro la propria volontà e tenta di rispondere a quella domanda piena di angoscia che noi genitori e familiari di persone con disabilità rare e complesse, con l’avanzare degli anni, ci poniamo sempre più spesso: Cosa ne sarà dei nostri figli quando noi non ci saremo più o non saremo più in grado di prendercene cura? Iniziative come questa rappresentano una risposta concreta, riconoscendo e sostenendo la capacità innovativa del mondo associativo familiare e del Terzo Settore che è stato capace, pur in presenza di innegabili difficoltà registrate nella prima fase di avvio della legge, di mettere in atto soluzioni innovative che faranno certamente da “apri pista” ad altre analoghe e, si spera, sempre più numerose iniziative. Il tutto all’interno di un modello gestionale solido e sostenibile, in grado di mobilitare il territorio e attrarre risorse di varia natura, anche grazie alle agevolazioni e agli strumenti previsti dalla stessa Legge 112. L’emergenza sanitaria in atto, infine, ci ha dimostrato che le soluzioni abitative più consone alle persone con disabilità che non possono più vivere nel proprio nucleo familiare di origine, sono proprio quelle indicate dalle Legge 112”, conclude Speziale.
“In un momento così complesso, ognuno può e deve fare la propria parte. Le persone con disabilità sono esposte a difficoltà maggiori e trovano spesso risposte insufficienti alle loro inderogabili istanze. Anche le famiglie chiedono sostegni adeguati, dovendo garantire ai propri figli in condizioni di fragilità una quotidianità “sufficientemente buona”, ma sono affaticati da carenze sistemiche che si limitano alla fornitura di servizi di base che spesso sottodimensionano le risorse economiche a disposizione”, sostiene Giuseppe Bruno, Presidente del Gruppo Cooperativo CGM. “Non a caso molte soluzioni giungono dal mondo del Terzo Settore attraverso azioni capaci di coinvolgere attori diversi. Queste iniziative non solo offrono soluzioni pratiche, ma sono premianti anche per il loro portato valoriale in quanto stimolano la diffusione e il sostegno di progettualità innovative di assistenza”.

 

1 Concessione del finanziamento soggetta alla verifica dei requisiti di accesso

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Formazione

L’audit da remoto e la Biosafety trust certification: in dialogo con RINA

L’audit da remoto e la certificazione in tempo di emergenza sanitaria

Rosaura Morelli, RINA

L’emergenza sanitaria diffusasi su scala globale, a causa del virus COVID-19, ha provocato un blocco, per oltre due mesi, di una parte delle attività produttive e degli spostamenti delle persone fisiche.

Nel campo delle certificazioni, in Italia, gli Organismi di Certificazione e Ispezione hanno continuato ad operare poiché svolgono attività funzionali e di indifferibile necessità. Le disposizioni emesse dall’International Accreditation Forum ed assunte in Italia da ACCREDIA, hanno permesso agli Organismi di Certificazione di continuare ad effettuare le attività di verifica di conformità di terza parte effettuando Audit in Remoto anche per il 100% dei tempi di audit.

Una possibilità già garantita da Rina su richiesta dell’organizzazione e che rappresenta ora per le aziende un’opportunità per poter garantire la propria continuità operativa confermando la validità e il mantenimento del proprio sistema di gestione.

Un Audit in Remoto avviene quando un auditor effettua l’attività di verifica della conformità, in tempo reale, dei processi aziendali, delle politiche, delle procedure implementate nella realtà aziendale attraverso strumenti informatici sicuri ed affidabili. L’auditor può intervistare i responsabili dell’organizzazione in videoconferenza ed esaminare, attraverso la condivisione dello schermo, i documenti da remoto, ponendo domande, raccogliendo evidenze di conformità e chiedendo precisazioni.

Altra disposizione contenuta nella circolare di ACCREDIA indica che le attività di sorveglianza o rinnovo di una certificazione possono essere posticipate di 6 mesi, senza che ci sia una perdita di validità del certificato.

Ad oggi RINA ha un ritardo di pianificazione minimo che si aggira nell’ordine dell’11%.

E’ stata posticipata di 6 mesi anche il termine per la transizione alla norma ISO 45001:2018 dei certificati OHSAS 18001:2007. In particolare:

  • Tutti i certificati ancora in conformità alla OHSAS 18001:2007 saranno riemessi con la scadenza del 30/09/2021 (originariamente la deadline prevista per completare la migrazione era l’11/03/2021);
  • Per i soli certificati sotto accreditamento ACCREDIA è possibile effettuare audit in conformità alla norma OHSAS 18001:2007 fino all’11/09/2020. A partire dal 12/09/2020 tutti gli audit dovranno necessariamente essere effettuati in accordo alla ISO 45001:2018.

A fronte di uno scetticismo iniziale, le organizzazioni clienti RINA hanno risposto in maniera positiva all’introduzione delle tecniche di audit a distanza rilevando l’opportunità di gestire meglio e con maggiore flessibilità i tempi della verifica sebbene venga meno l’aspetto relazionale diretto. Fondamentale è ritenuta la stabilità dei collegamenti proprio per non rendere ancor più difficile la comunicazione.

Tutte le azienda che hanno effettuato l’audit a distanza suggeriscono una riflessione sulla maggior sostenibilità ambientale, aspetto questo da tener bene a mente quando potremo ritornare alla cosiddetta “vita normale”.

In dialogo con Luca Ghisletti e Simona Fazio di Spazio Aperto Servizi

La cooperativa, nel corso dell’emergenza Covid 19, ha scelto di procedere allo svolgimento dell’audit, in modalità da remoto, in un periodo estremamente complesso per l’organizzazione e la gestione delle attività, al fine di dimostrare la propria capacità di  mantenere alto il livello qualitativo dei servizi anche in virtù del proprio assetto organizzativo e all’efficacia nella rimodulazione dei sistemi di gestione.

Grazie all’impegno dei livelli direttivi e di coordinamento dei servizi coinvolti nell’attività di audit, così come la disponibilità dell’auditor, è stato possibile affrontare con efficacia il momento di verifica superando i limiti della connessione da remoto, certamente più penalizzante rispetto al contatto diretto e al coinvolgimento che normalmente si realizza in fase di audit in presenza. L’esperienza vissuta è stata infatti valutata positivamente e si è dimostrata efficace per poter dimostrare la validità del proprio sistema gestionale.

Un’esperienza che si è rivelata costruttiva e che sicuramente potrebbe rimanere attiva anche in futuro, aldilà del periodo di emergenza, affiancandosi e integrando la modalità in presenza.

Biosafety trust certification

Daniela Asaro, RINA

Pensando al dopo sarscov2, Rina Services ha creato lo schema di certificazione denominato Biosafety trust certification. Lo schema è rivolto principalmente al post -covid con due obbiettivi quadro:

  • Riottenere la fiducia per quelle organizzazioni, come parte di quelle all’interno del Gruppo CGM, per le quali il rischio biologico era già concepito all’interno dei dvr o delle procedure di gestione del rischio clinico,
  • Dare nuova fiducia per quelle organizzazioni, che per la tipologia di attività non erano use ad identificare e gestire un rischio di tipo biologico, una sfida questa, che ha già dato interessanti frutti nel mondo industriale

Lo schema definisce i requisiti di un sistema di gestione per la prevenzione ed il controllo delle infezioni; lo standard e’ costruito secondo i requisiti hls (high level standard) che rendono omogenee e integrabili le principali norme di sistema (iso 9001/iso14001/iso 45001 etc).  Sono identificati in allegato allo standard un discreto numero, pur mai esaustivo, di agenti infettivi, virus, batteri, funghi, parassiti e predisposte linee guida per settore  (la cui applicazione non è obbligatoria) volte ad indirizzare l’analisi del rischio. Lo schema parte dalla definizione del contesto rispetto al tema infezioni in cui l’organizzazione si muove, chiede un’analisi dei rischi strutturata sulla possibilità di introduzione nei processi di fattori di rischio legati alla possibilità di diffondere una infezione durante le attività aziendali, da questa analisi scaturiscono azioni di mitigazione volte a prevenire e gestire. Le linee guida, nascendo nel periodo storico del lockdown non possono ignorare la problematica “covid-19” e contengono dei requisiti specifici su questa tipologia di rischio.

Innovativa è la richiesta di introdurre una metodologia di osservazione dei comportamenti, un’attività distaccata, di supervisione atta a vigilare sulla corretta applicazione dei requisiti, ma ancora di più sulla validità globale delle misure intraprese, con un impatto unico ed imprescindibile sulla consapevolezza del personale, fondamento di una corretta gestione del rischio-infezione.

Lo schema RINA è articolato nel triennio ed è in fase di accreditamento a livello internazionale, ad oggi è l’unico sistema di gestione sul tema infezioni valido per tutti i settori produttivi e dei servizi e a livello planetario.

Rina e Gruppo CGM includono lo schema Biosafety trust certification nella convenzione generale nata nel 2010 che determina tariffe e condizioni di favore per i consorzi e le cooperative associate.

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Eventi Finanza Welfare

Trust in Life: premiazione dei progetti vincitori del Bando

Trust in Life: premiazione dei progetti vincitori del Bando

UBI Comunità, divisione di UBI Banca dedicata al Terzo Settore e all’Economia Civile, insieme ad ANFFAS e al Gruppo CGM, nel 2017 ha lanciato “Trust in Life”, progetto volto a mettere a disposizione delle persone con grave disabilità e alle loro famiglie – nel quadro normativo della Legge 112/2016 – servizi, supporti finanziari, strumenti e modelli di intervento innovativi, con particolare riferimento a quelli per il “Durante e dopo di noi”, gestiti attraverso lo strumento giuridico del trust, anche in chiave mutualistica “multi-beneficiario”.

Nell’ambito di tale progetto, a marzo 2019, è stato lanciato un bando con l’obiettivo di premiare e supportare i migliori progetti relativi al “Durante e dopo di noi”, promossi dalle organizzazioni aderenti alle reti ANFFAS e CGM, e sviluppati negli ambiti della de-istituzionalizzazione (percorsi di accompagnamento per l’uscita dal nucleo familiare di origine), del supporto alla domiciliarità (percorsi di vita in convivenza attraverso l’utilizzo di case o appartamenti per massimo 5 persone) e  dell’accrescimento della consapevolezza (programmi di abilitazione e di sviluppo delle competenze per la gestione della vita quotidiana), in coerenza con la Legge 112/2016.

Le n. 7 Organizzazioni vincitrici verranno premiate con:

  • una liberalità complessiva pari a € 250.000 (a cura di UBI Banca, riveniente dalla Carta Hybrid);
  • un finanziamento a tasso 0% fino a  €25.000* (a cura di UBI Banca);
  • un conto corrente Formula Impresa Non Profit gratuito per 36 mesi (a cura di UBI Banca);
  • quattro incontri trimestrali collegiali tra i vincitori (a cura di ANFFAS e Gruppo CGM).
*Concessione del finanziamento soggetta alla verifica dei requisiti di accesso.

Programma

I progetti vincitori saranno presentati ufficialmente giovedì 16 luglio, dalle ore 16.00, in un evento online. All’incontro, moderato da Elisabetta Soglio (Corriere Buone Notizie), interverranno:

  • Guido Cisternino (UBI Banca) con il tema “Progetto Trust in Life per il Durante e Dopo di Noi “e presentazione del Bando;
  • Roberto Speziale (ANFFAS) e Giuseppe Bruno (Gruppo CGM) con il tema “Considerazioni, rilancio e prospettive della Legge sul Dopo di Noi”;
  • Franca Maino (Percorsi di secondo welfare), Serena Porcari (Dynamo Camp) e Simona Torre (Fondazione Italiana Accenture) con il tema “Elementi qualificanti nella valutazione dei Progetti e selezione dei Vincitori”;
  • Riccardo Tramezzani (UBI Banca) che proclamerà i vincitori.

Per assistere all’evento, trasmesso online in diretta, registrati sulla pagina dedicata.Registrati ora

Giovedì 16 luglio

dalle 16.00 alle 17.00

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La cultura come lente per guardare e interrogare il preesistente: ascolta il podcast di Fare e Gestire Cultura

Podcast Fare e Gestire Cultura

Se ti sei perso o vuoi riascoltare il webinar Fare e Gestire Cultura: il ruolo dell’impresa sociale puoi ascoltarlo qui

 

La cultura è sempre più il codice sorgente di una vasta gamma di iniziative economiche e di welfare. Eppure l’impresa sociale non è ancora riuscita ad affermarsi come player in questo campo nonostante la cultura sia uno dei “beni di utilità sociale” che ne definiscono l’identità. Ecco perché è necessario, soprattutto in questa fase, dotarsi di una strategia per far convergere le diverse esperienze e modelli di impresa sociale a base culturale.

Introdotto da
Andrea BIONDELLO | Consigliere Gruppo Cooperativo CGM con delega alla cultura

Sono intervenuti
Irene BONGIOVANNI | Presidente Confcooperative Cultura Turismo Sport
Enrico PESCE | Presidente Consorzio Sociale Il Filo da Tessere
Romina SURACE | Ricercatrice Fondazione Symbola
Paolo VENTURI| Direttore Aiccon

Moderato da
Flaviano ZANDONAI | Open Innovation Manager Gruppo Cooperativo CGM

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Educazione Eventi

Cantieri per l’educazione. Servizi zero6 in corso d’opera

CANTIERI PER L’EDUCAZIONE

Servizi zero6 in corso d’opera

Gli appuntamenti di formazione, confronto e scambio di buone prassi sul tema dell’educazione continuano.

Di cosa parleremo

La ripartenza dei servizi educativi 0-6. Uno sguardo oltre la rete. Con Sara De Carli di VITA non profit

Le buone pratiche della rete:

  • Il progetto #estatesicura2020 di Consolida Trento. Una strategia comune per ripartire in sicurezza
  • Bambini e genitori, outdoor e dialogo con la PA e con il territorio. Questi gli ingredienti per la ripartenza dei servizi 0-6, con Giuliano Accomazzi scs

3 minuti x 5 esperienze.
Uno scorcio sui servizi educativi in giro per l’Italia

Moderano

Francesca Gennai, consigliera CGM con delega all’infanzia
Simona Taraschi, Responsabile Area Educazione CGM
Flaviano Zandonai, Open Innovation Managaer CGM

Per l’iscrizione al webinar invia una mail a
simona.taraschi@cgm.coop

• Il webinar si svolgerà mercoledì 8 luglio dalle 11:00 alle 13:00
• L’evento è aperto a tutti i lavoratori dipendenti o collaboratori della rete CGM