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I giovani al SEOC: “Coinvolgeteci non per riempire poltrone, ma per ascoltare la nostra voce”

Il suo intervento è stato uno di quelli più applauditi al panel How Soon is Now? organizzato al SEOC – Social Enterprise Open Camp di Todi e ispirato al manifesto Future Chair, la dichiarazione di impegno delle Fondazioni e degli Enti Filantropici per il dialogo intergenerazionale.

Lei è Claudia Pinessi, Eu project manager junior e junior researcher del Consorzio nazionale Idee in Rete e Innovation Consultant del Consorzio Cosm con sedi a Udine e Trieste. Nel 2023 è entrata a far parte del team di organizzazione della Biennale della Prossimità, in programma a ottobre 2024 a Napoli. Ha 27 anni ed è alla sua prima esperienza lavorativa attinente ai suoi studi, una laurea in Giurisprudenza e un master in Gestione delle imprese sociali. In mezzo, un’esperienza di volontariato in legge e diritti umani in Sudafrica.

“Quello è stato un momento della mia vita spartiacque – racconta Claudia – Ho capito che nel percorso di Giurisprudenza c’era poco di quello che cercavo. Mi sono laureata in fretta con una tesi sulla responsabilità sociale delle imprese in Ghana e mi sono iscritta al master nell’ambito del terzo settore”.

Ora ha un contratto di apprendistato di tre anni e tanto entusiasmo da mettere in gioco nella cooperazione. Quest’anno ha partecipato al suo primo SEOC. “Devo essere sincera: non avevo un’aspettativa precisa in partenza – dice – Poi, però, sono rimasta entusiasta. Mi è piaciuto molto. Ho trovato tanta sostanza e anche tanta testimonianza, non solo professionale ma personale. Ho conosciuto persone interessanti”.

Il suo SEOC, come anche il suo intervento, è stato focalizzato sul dialogo intergenerazionale. Claudia, infatti, è arrivata a Todi con una sua collega senior. “Nel nostro consorzio, e di questo vado fiera, stiamo affrontando un cambio generazionale importante – continua Claudia – Spingono molto sul coinvolgimento di figure giovani e anche la mia e la nostra partecipazione al SEOC è stata una conferma”.

Ma cosa serve perché i giovani siano davvero coinvolti nelle fondazioni e nel mondo della cooperazione? Claudia ha una risposta molto chiara: “Aprano le porte ai giovani non perché si sentono in dovere, ma perché si accorgono che manca qualcosa. I giovani non entrano in questo ambito per riempire poltrone, ma per far sentire la propria voce. Certo, non sono supereroi e hanno bisogno di essere accompagnati, di calare le idee nella realtà, rendendole attuabili nella complessità senza che perdano vigore, e in questo le figure senior sono fondamentali”. 

Lo sguardo sul futuro è una caratteristica dei cooperatori junior, assolutamente da cogliere. “Per questioni anche puramente anagrafiche – dice Claudia – noi giovani abbiamo una visione diversa sul futuro, ma direi anche sul presente. Non abbiamo quella stanchezza e quella disillusione che a volte caratterizzano chi lavora da più tempo”.

Sicuramente l’aspetto della valorizzazione, anche economica, della professione sociale è una leva anche per i giovani. “Il nostro lavoro – dice la project manager – ha un impatto grandissimo sulla vita delle persone e spesso è poco valorizzato, anche dal punto di vista economico. I giovani hanno tanta motivazione, ma a volte le condizioni lavorative scoraggiano e su questo occorre sicuramente fare passi avanti. Non bisogna per forza soffrire o fare sacrifici per lavorare nel terzo settore!”. 

Tornando al SEOC, Claudia non ha dubbi: tornerà nel 2024. “Sono stati tre giorni di bellezza – conclude Claudia – Porto a casa la convinzione che ognuno di noi, giovane e meno giovane, può fare molto, che dobbiamo pensare in grande, senza accontentarci di fare solo il nostro pezzettino. Abbiamo una responsabilità enorme che dobbiamo cogliere, anche rispetto al dialogo intergenerazionale. Perché non è vero che, se si è sempre fatto cosi, ora non si debba cambiare. Al prossimo SEOC? Ci sarò e mi aspetto che si prosegua sul tema del dialogo tra generazioni”. 

Foto in copertina Francesco Margutti

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