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Educazione Eventi

Attivare comunità educanti: ne parliamo nel prossimo webinar

Comunità educanti

Pratiche alla ricerca di una teoria

Negli ultimi anni si è spesso sentito parlare di comunità educanti. Costruire comunità significa costruire ponti tra i diversi sistemi educativi e formativi favorendo legami di fiducia e prassi collaborative.

Ma per realizzare questo è sufficiente una collaborazione tra un’ istituzione – la scuola per esempio – e un’organizzazione del Terzo Settore attiva sul territorio? Come si integrano competenze, saperi e soprattutto una visione di futuro e di sviluppo di una comunità locale?

Nel webinar avremo modo di dare risposta a queste domande e di confrontarci sui diversi possibili modi di attivazione di comunità educanti attraverso il racconto di alcune esperienze.

Programma del webinar

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Introduce l’incontro

Francesca Gennai, Consigliera CGM con delega all’educazione

Comunità Educanti, ma perché? Interrogativi e spunti per “praticarle”
Michele Marmo, Presidente di AssociAnimAzione e vice presidente di Vedogiovane di Arona (NO)

Le esperienze

La comunità educante 06 di Hub-In: luoghi, linguaggi, progetti.
Dafne Guida, Direttrice e Presidente Stripes coop. sociale Onlus (MI)

La scuola come motore propulsivo di patti educativi territoriali
Angelo Lucio Rossi, Dirigente Scolastico ICS Alda Merini di Milano

Lo sviluppo di comunità attraverso gli apprendimenti dall’esperienza. Il progetto Melting Pot.
Federica Montani, Responsabile area promozione e sviluppo Consorzio Solidarietà Sociale Parma

Spazi informali di dialogo: parola ai partecipanti

Modera l’incontro

Simona Taraschi, Responsabile Area Educazione CGMIscrizioni qui*partecipazione gratuita e aperta a tutti i professionisti di Cooperative/Consorzi della rete CGM

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Educazione Formazione Project

Al via «Inclusi»: insieme a Consolida Trento nel progetto per studenti con disabilità

Al via inclusi: il progetto nazionale dedicato agli studenti con disabilità

52 partner di 5 regioni diverse saranno impegnati nei prossimi tre anni nel promuovere una scuola e un territorio equi ed accessibili a tutti. Lo faranno attraverso strumenti differenti: tecnologie, competenze professionali degli insegnanti e degli educatori, rappresentazione pubblica e mediatica della fragilità, orientamento formativo e professionale. Il progetto, di cui il consorzio Consolida di Trento è capofila, è finanziato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto delle povertà educative con 1.223.500 €.

Sono quasi 300.000 (il 3,5% della popolazione studentesca) gli alunni con disabilità nelle scuole italiane. Questo il dato registrato nell’ultimo rapporto ISTAT pubblicato alla fine del 2020, che conferma così il trend di crescita degli ultimi anni (+13.000). Nello stesso periodo sono aumentati anche gli studenti con Bisogni educativi speciali del 29%. A fronte di fragilità sempre più estese, l’istituto nazionale di statistica rileva anche la crescita del numero degli insegnanti di sostegno, mentre risultano ancora molto carenti: il supporto di assistenti alla comunicazione e all’autonomia, l’accessibilità per chi ha difficoltà motorie e gli ausili per le disabilità sensoriali. Anche l’infrastrutturazione tecnologica, sia in termini di strumenti che di competenze, risulta insufficiente, soprattutto sul fronte delle tecnologie per il sostengo. La situazione è ulteriormente peggiorata con la Didattica a distanza che si legge sempre nell’indagine “ha reso più complesso un processo delicato come quello dell’inclusione” tanto che più del 23% degli studenti con disabilità non ha preso parte alle lezioni (circa 70.000).”

In questo conteso si inserisce il progetto “INCLUSI. Dalla scuola alla vita, andata e ritorno”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, avviatosi promosso dal consorzio Consolida di Trento insieme ad altri 52 partner di 5 diverse regioni italiane (Trentino Alto Adige, Lombardia, Marche, Campania, Lazio).

«Il titolo Inclusi – racconta Francesca Gennai, vicepresidente del consorzio – esplicita chiaramente l’obiettivo del progetto, mentre il sottotitolo, dalla scuola alla vita, andata e ritorno, ne focalizza non solo il perimetro d’azione, ma anche l’approccio culturale e metodologico che è quello di considerare l’inclusione, come l’educazione, una responsabilità che non può essere delegata esclusivamente alla scuola perché è di tutti. Se la scuola, infatti, è centro pulsante di vita sociale dove, spesso per la prima volta, e comunque per molti anni i percorsi individuali si incrociano e intrecciano in una dimensione collettiva, dall’altro non c’è – non ci può né ci deve essere – un netto ‘dentro e fuori’ la scuola».

«Il ruolo degli insegnanti, dei dirigenti e di tutto il personale nel sostegno e accompagnamento dei percorsi di vita di bambini e ragazzi – aggiunge Gennai – si costruisce e realizza, infatti, in relazione alle famiglie e al territorio con tutte le altre agenzie educative che lo abitano. In questa visione olistica della scuola come comunità nella comunità il progetto Inclusi vuole promuovere, sia culturalmente sia attraverso la costruzione di specifici strumenti educativi e didattici, l’accessibilità a una formazione di qualità per tutti e una reale e autentica inclusione dei bambini e dei ragazzi con disabilità che della ‘comunità scuola’ e della comunità in generale fanno parte. Lo farà guardando alle molteplici dimensioni che compongono queste vite e quelle dei loro compagni – le relazioni, il benessere, lo sport, la cultura, il futuro lavorativo – e agendo in direzioni differenti ma integrate: tecnologia, competenze professionali degli insegnanti ed educatori, rappresentazione della fragilità, orientamento».

Le molteplici direzioni del progetto. spiegano i promotori, sono possibili grazie alla pluralità e diversità per competenze, forma organizzativa e contesto territoriale dei partner tra i quali molte scuole, ma anche numerosi attori del Terzo settore: dalle Fondazioni (come la Ca’ Foscari e H-Farm) ai consorzi (tra cui Gruppo Cooperativo CGM) e alle cooperative sociali, fino alle associazioni come Ledha e Anffas nazionale.

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Educazione

#educazionecgm: tutti i prossimi appuntamenti

#educazionecgm: tutti gli appuntamenti da non perdereLe prossime settimane sono ricche di appuntamenti dedicati a professionisti del settore (educatori, insegnanti, assistenti sociali, psicologi), e genitori

Prendi carta e penna:

La preadolescenza come terra di mezzo

📣19 novembre ore 20.30

Tra l’infanzia e l’adolescenza c’è una terra di mezzo, in cui avvengono profondi cambiamenti e inaspettate trasformazioni.

Maria Longoni, pscoterapeuta dell’Istituto Minotauro, ci accompagnerà ad approfondire uno sguardo sulla preadolescenza, a partire dalle emozioni e i sentimenti che la abitano e che spesso sono alla base dei disagi che possono insorgere a quest’età.

L’incontro sarà moderato dalla dott.ssa Alessia Lanzi, coordinatrice del progetto Giovani Connessi per l’Istituto Minotauro.

Il webinar fa parte del progetto Giovani Connessi, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile

Iscriviti

Educa – Il Festival dell’Educazione

📣 19-20-21-22 novembreQuest’anno Educa si presenta in un’edizione speciale, non solo per la forma on line, ma anche e soprattutto per il tema: l’impatto dell’esperienza Covid 19 sulle relazioni educative. L’intero programma ricco di eventi sul sito dedicato www.educaonline.it

Insieme al Consorzio Consolida ti proponiamo il webinar del 20 novembre “Outdoor: un’opportunità pedagogica” dove approfondiremo il fare educazione outdoor e il significato dell’esperienza didattica in relazione all’ambiente, alla sostenibilità e al movimento.
Qui il programma dell’appuntamento e le modalità per seguire l’evento.

Contrastare la povertà educativa
La nuova sfida del welfare comunitario e l’emergenza sanitaria in atto

📣 27 novembre ore 10
convegno online

Cantiere educazione – webinar

📣 1 dicembre – ore 11.00 – 13.00

Il Benessere di chi educa e di chi si prende cura.
Tra tamponi e turn over quali supporti possibili? 

Con la partecipazione di
Anna Lia Galardini, formatrice e consulente pedagogica
Marianna Riello, neuro psicologa e ricercatrice Università di Trento

Moderano
Francesca Gennai, consigliera CGM con delega all’infanzia
Simona Taraschi, Responsabile Area Educazione CGM
Flaviano Zandonai, Open Innovation Manager CGM

Il programma completo è scaricabile qui

Per informazioni e iscrizioni
simona.taraschi@cgm.coop

 

📣  16 dicembre – ore 11.00 – 13.00

Webinar sul tema degli apprendimenti che cambiano i servizi in tempo di covid ovvero come cogliere le opportunità anche nelle situazioni di crisi.

Le iscrizioni partiranno a breve.
Per informazioni scrivere a

simona.taraschi@cgm.coop

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Educazione Eventi News

Fuori è dentro: concepire e gestire servizi educativi outdoor

Fuori è dentro

Concepire e gestire servizi educativi outdoor

La pandemia è una “grande acceleratrice” di processi trasformativi anche nel campo dei servizi educativi. Ne ha evidenziato i limiti e compromesso la funzionalità, ma ha anche potenziato opportunità che fin qui si erano solo intraviste. Tra queste la dimensione outdoor assume un ruolo importante non solo come adeguamento ai nuovi standard di sicurezza ma come ingrediente chiave del design dei servizi. Ciò che ieri era spesso visto come un “fuori” marginale e opzionale oggi e nel prossimo futuro sarà sempre più “dentro” la progettazione educativa.

La rilevanza dei contesti ambientali e degli spazi aperti nell’educazione e nei servizi è sostenuta oggi anche da evidenze sperimentali sulla centralità del movimento e del sistema sensorimotorio nell’apprendimento e nella conoscenza. Il paradigma corporeo giustifica la possibilità di riconoscere l’embodied cognition come essenziale per apprendere e conoscere e la mente estesa come risorsa da valorizzare nell’educazione.

Il workshop intende approfondire elementi di senso, tecnicalità gestionali ed esperienziali e fondamenti scientifici dell’educazione outdoor in particolare nei servizi all’infanzia in un contesto ricco d’ispirazione come Artsella. Un luogo “dove arte, musica, danza e altre espressioni della creatività umana si fondono, dando vita ad un dialogo unico tra l’ingegno dell’uomo e il mondo naturale”. Arte Sella è, tra l’altro, luogo di ricerca e sperimentazione di un programma pluriennale, Arte Sella Education, che contiene un progetto di particolare coerenza con i temi del workshop: Handling with Care, che mira alla verifica della rilevanza educativa e curativa dell’arte in natura e dei contesti in grado di favorire l’estensione di sé e delle possibilità individuali.

Interverranno

Bianca Elzembauer | Esperta di commons, economie di comunità e metodi partecipativi. Lavora come ricercatrice all’Istituto di Sviluppo Regionale di Eurac Research (Bolzano) e come designer eco-sociale all’interno dell’associazione culturale Brave New Alps con sede in Vallagarina

Anna Lia Galardini | Formatrice e consulente pedagogica per numerose istituzioni italiane. Relatrice in congressi nazionali e internazionali, in contatto con università ed enti di numerosi paesi, ha una conoscenza diretta dei diversi sistemi educativi. Docente nel Master per Coordinatore pedagogico dell’Università degli Studi di Firenze e autrice di testi pedagogici di pratica educativa. Ha diretto i Servizi per l’infanzia e l’Area Servizi alla Persona del Comune di Pistoia.

Ugo Morelli | Psicologo, studioso di scienze cognitive e scrittore. Oggi insegna Scienze Cognitive applicate al paesaggio e alla vivibilità al DIARC, Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli. È inoltre Direttore Scientifico del Corso Executive di alta formazione, Modelli di Business per la Sostenibilità Ambientale, presso CUOA Business School, Altavilla Vicentina.Scopri il programma completo

Quando

Il 25 e 26 settembre 2020

Dove

Borgo Valsugana, Trento

Costo

€180+IVA

• Per ulteriori informazioni, scrivi a simona.taraschi@cgm.coop

• L’evento è aperto e riservato a tutti i lavoratori dipendenti o collaboratori della rete CGM.

• Per garantire lo svolgimento del workshop nel rispetto delle normative igienico-sanitarie vigenti in tema Coronavirus, il numero massimo di partecipanti è di 35 persone.

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Educazione

Outdoor education: le esperienze dalla rete CGM

Outdoor education: le esperienze dalla rete CGM

Con Outdoor education (OE) a livello internazionale ci si riferisce a una vasta area di pratiche educative il cui comune denominatore è la valorizzazione dell’ambiente esterno nelle sue diverse configurazioni, assunto come ambiente educativo. L’orientamento pedagogico dell’ OE pone “semplicemente” l’accento su un punto di vista, o meglio, su un orientamento pedagogico: quello di valorizzare al massimo le opportunità dello star fuori (out-door) e del concepire l’ambiente esterno in sé come luogo di formazione (Farné 2014).Negli ultimi tempi il tema dell’outdoor si è prevedibilmente affermato, complice la situazione sanitaria attuale, ma già nei mesi precedenti la sensibilità verso il benessere dei bambini e le attività a stretto contatto con la natura era stata trasformata da diverse cooperative della rete CGM in servizi e attività reali.

Molti gli spazi da ripensare e riorganizzare, grandi le opportunità che nasceranno da quella che ormai è diventata la nuova normalità dei servizi, soprattutto per minori.

Le esperienze della #retecgm

Ne abbiamo parlato con Venusia Vitale, Eesponsabile dell’area infanzia della cooperativa Accomazzi di Torino e con Paola Cecchi, direttore area infanzia e coordinatore pedagogico della Cooperativa L’Abbaino Firenze.

Da giugno i bambini hanno potuto riappropriarsi degli spazi adeguati fuori dalle proprie case e di momenti di socialità e relazioni, sia con i coetanei, sia con il personale esperto.

Sono diverse le modalità e le progettazioni con cui la Cooperativa Accomazzi è ripartita ponendo una forte attenzione agli spazi esterni.

“Dove possibile – afferma Venusia – abbiamo incontrato e concordato con la Pubblica Amministrazione l’utilizzo di parchi cittadini e giardini pubblici, permettendo a bambini e bambine di tornare a godere degli spazi della propria città. La città, le comunità che viviamo, i territori hanno infinite potenzialità e occasioni di crescita per le bambine e i bambini: dobbiamo cogliere questa occasione.

Il vivere l’esterno diventerò la normalità e prassi quotidiana per tutti. La cooperativa Accomazzi, intuendo negli scorsi anni le opportunità, ha investito in formazione, viaggi studio ed esperienze rispetto allo stare, educare e vivere il fuori e rispetto a come l’adulto e il bambino possono fare ricerca insieme all’aperto: sono i bambini che ci conducono nei loro giochi, nelle loro ricerche (che si tratti di pietre o sassolini, di bastoni, foglie o altro) e gli adulti – le figure educative – assecondano queste ricerche e le sviluppano. ”

L’outdoor in cortile

Accomazzi gestisce anche un centro per bambini e genitori in un centro di prossimità nella periferia di Torino: ci si incontra quotidianamente in un cortile di un agglomerato di palazzi “perché i bambini – prosegue Venusia- soprattutto in un contesto simile, hanno bisogno di incontrarsi tutti i giorni. È il loro spazio d’incontro e relazione, dove già le famiglie si riuniscono d’abitudine e dove, nei momenti di incontro organizzati, l’educatore rappresenta il punto di riferimento per bambini e adulti.
Outdoor significa anche vivere l’esterno anche con condizioni meteo non sempre favorevoli: d’inverno si scopre insieme il ghiaccio del mattino, ma anche la pioggia e il suo odore, i bruchi e gli insetti trovati nei vasi o durante una gita di esplorazione del territorio. Rimane importante il coinvolgimento e la condivisione con la famiglia; infatti l’outdoor deve diventare una vera e propria scelta della famiglia.”

La natura come alleato per l’educazione dei bambini

“La nostra idea è che in tutti i nostri servizi educativi sia dato il giusto valore a un giardino naturale in collegamento con gli spazi interni”. È questa la filosofia dell’outdoor spiegata da Paola Cecchi, direttore area infanzia e coordinatore pedagogico della cooperativa.

“I giardini dei nidi della cooperativa dispongono di un’ampia varietà di piante da osservare, odorare, toccare, piante che attirano farfalle e coccinelle. All’interno dei giardini possono nascere magiche amicizie, tra un bambino e una lumaca, un bruco o un ragnetto; incontri che favoriscono occasioni di socialità con i compagni. Azioni semplici che ci permettono di considerare la natura come un ulteriore alleato per l’educazione dei bambini. Una naturalezza dalle diverse sfumature, perché ogni giardino della Cooperativa L’Abbaino ha una propria identità relativa alle caratteristiche di ogni gruppo di lavoro, agli spazi a disposizione e al contesto generale.

Il giardino è caratterizzato da materiali naturali, con spazi e angoli che vengono curati e migliorati grazie all’aiuto di tutta la comunità educativa e dunque grazie anche alle famiglie. Esattamente come ogni spazio interno, anche il giardino è un luogo di passaggio tra dentro e fuori, uno spazio di condivisione e di responsabilità condivisa. Dentro e fuori in continuità si gioca, si osserva, si crea, si esplora senza distinzione di apprendimenti: il fuori è un tutt’uno con il dentro e l’esperienza educativa nella sua interezza. La stretta connessione tra “dentro” e “fuori” è visibile in ogni servizio all’infanzia della Cooperativa L’Abbaino.”
Intervento tratto da “Oh! Guarda che bello. La natura che educa” a cura di Paola Cecchi, giugno 2019

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Educazione

Outdoor radicale

Outdoor radicale

di Flaviano Zandonai

Uno spazio (e a volte anche un tempo) residuale. Buono al massimo per prendersi una pausa e poi rientrare tra le mura del servizio. Nell’officina delle prestazioni. È una rappresentazione volutamente esagerata, ma che contiene un pezzo di verità.

In molti servizi di welfare l’esterno è proprio tale: un ambiente separato e distante rispetto al centro di erogazione vero e proprio che a volte è anche meno curato dal punto di vista dell’organizzazione delle attività e degli allestimenti materiali. Ma è forse questa posizione periferica che ha consentito, soprattutto negli ultimi anni, di sfruttare meglio i maggiori gradi di libertà progettuale e creativa della dimensione outdoor rispetto invece a un perimetro interno sempre più strutturato in termini di procedure, mansioni, controlli, ecc. tanto da diventare soffocante per qualsiasi innovazione, anche incrementale.

C’è poi un altro aspetto da considerare: la “zona cuscinetto” che si colloca tra il perimetro dell’erogazione e il contesto può rappresentare un punto di contatto più poroso rispetto a una pluralità di condizioni ambientali (intese in senso lato, sia sociali che naturali). Certo più complicate da gestire – dalla variabilità del tempo meteorologico alla mutevolezza dei processi sociali – ma anche più ricche di stimoli e di opportunità, soprattutto se si tratta di educare persone e comunità, cioè “tirar fuori” competenze, capacità, aspirazioni. Non è quindi un caso che sia proprio il settore educativo a essere particolarmente attratto dalla dimensione outdoor. Basti pensare, oltre ai servizi per l’infanzia, al crescente successo della formazione per gli adulti in particolare se si tratta di leadership e team building.

La maggior concentrazione di risorse e la minor capacità di controllo hanno quindi creato in ambito outdoor condizioni di generatività che sono alla base di approcci più radicali al welfare, dove la rottura dei modelli affermati diventa un obiettivo esplicito che richiede non solo di elaborare nuove pratiche ma anche nuove culture dei servizi. L’ambiente non è più un fuori marginale e secondario, ma sempre più la dimensione core di nuove progettualità e, in senso lato, di nuovi stili di vita e modelli di protezione sociale che possono dar vita anche nuove soggettività.

Certo in questa (relativamente) nuova concezione spaziale crescono anche le ambivalenze rispetto agli esiti in termini d’impatto sui comportamenti sociali, le soluzioni gestionali e i modelli di policy. Ma è probabilmente un rischio da correre in una fase in cui l’outdoor può rappresentare non solo la via di fuga dal distanziamento sociale negli spazi chiusi a seguito della pandemia. In ballo c’è l’opportunità di elaborare e condividere nuovi modelli di servizio che possono scaturire da strategie di apprendimento reciproco tra servizi residenziali, domiciliari e diurni oggi alle prese con la necessità di allargare il loro margine d’azione e servizi che invece trovano nella dimensione “territoriale” (spesso accompagnata a quella di animazione) la loro componente nativa.

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Educazione

Evviva le routines

Evviva le routines

di Flaviano Zandonai

Di solito quando si parla di cambiamento organizzativo sono loro a essere prese di mira: le routines. Additate come il ricettacolo di comportamenti abitudinari acquisiti nel tempo che annichiliscono qualsiasi tentativo d’innovazione. Oppure esemplificazione “plastica” degli effetti deleteri derivanti da eccessi di ingegnerizzazione organizzativa per effetto di norme e schemi d’azione autoapplicanti che s’impongono al di fuori di qualsiasi quadro di senso.

Eppure nel bel mezzo della pandemia le care, vecchie routines hanno svolto – e forse continueranno a svolgere – un ruolo cruciale, sia nella loro versione “abitudinaria” che “meccanica”. Nel sostrato di comportamenti ricorrenti si fonda (e si riproduce) la cultura organizzativa, mentre le meccaniche procedurali possono essere utili nel caso di eventi estremi. E in una fase in cui abbondano, più del solito, le esigenze di compliance rispetto a linee guida che ridefiniscono modelli e spazi della produzione di beni e servizi nel nuovo scenario, poter contare non tanto su un set preconfezionato, ma su capacità di progettare routines e di apprendere da esse può rappresentare un punto di forza.

Chi l’avrebbe mai detto? Da emblema della conservazione a modalità per approcciare e gestire un cambiamento di origine esogena e di carattere sistemico.

Guardando ai servizi di welfare – che in questi anni sono stati sottoposti a massicci interventi di standardizzazione dei processi e dei relativi output prestazionali – si possono distinguere due ambiti routinari particolarmente rilevanti.

Il primo riguarda aspetti procedurali che afferiscono a servizi accessori, ovvero tutte quelle attività che corredano la prestazione sociale, assistenziale, educativa vera e propria. Pulizie, pasti, mobilità, ecc. nel contesto pandemico sono sempre più servizi “core” che richiedono ulteriori sforzi in sede di gestione e di efficientamento. Pena il rischio di non poter neanche aprire le infrastrutture di welfare o che queste ultime risultino sovraccariche di incombenze e di costi aggiuntivi che ne minano l’efficacia e la sostenibilità economica.

Il secondo ambito routinario è forse ancora più delicato perché riguarda le routines di base che definiscono il nucleo essenziale del prodotto e servizio offerto. Quelle azioni che esemplificano nel modo più immediato “di che cosa stiamo parlando” in quel determinato settore di attività e senza le quali si degrada verso altri oggetti di produzione. Se nel caso di una produzione materiale è forse più facile da capire, nel caso di servizi, soprattutto rivolti a persone e comunità a volte fragili, i confini tra i diversi ambiti di produzione si fanno più sfumati ma non per questo non esistono. Quali sono le routines minimali per definire che si sta trattando di un servizio più assistenziale, piuttosto che educativo o sanitario? Per rispondere a questa domanda si possono adottare descrizioni di massima, oppure, ancora una volta, identificando le procedure oltre le quali si sta parlando di un’altra cosa. “L’ultima linea di difesa” utilizzando l’ennesima metafora bellica.

Di tutto questo se ne sono accorti, ad esempio, molti gestori di servizi all’infanzia nelle prime settimane di riapertura, ancora incerta e parziale, dei loro servizi. Hanno dovuto lavorare, loro malgrado, su attività accessorie sempre più cruciali arrovellandosi tra i classici dilemmi del make (gestirle in proprio), buy (comprarle da fornitori) oppure coproduce (cogestione insieme ad altre realtà pubbliche o, più spesso, di terzo settore). E inoltre hanno dovuto individuare, grazie soprattutto agli operatori che stanno sulla linea dei servizio e i loro middle manager con funzioni di coordinamento, le routines dalle quali, nei fatti, dipende la riapertura di servizi con la stessa “insegna” di prima e che invece fino a qualche mese fa si limitavano a “cesellare” raffinandone in maniera incrementale l’erogazione.

Ora è diverso. Perché saranno loro, le routines, a segnare la strada del cambiamento verso l’agognata (e speriamo migliore) “nuova normalità.

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Educazione

La ripartenza dei servizi educativi

La ripartenza dei servizi educativi

di Simona Taraschi

È passato un mese esatto da quando, lo scorso 15 giugno, il mondo dei servizi educativi è potuto ripartire in presenza – dopo la lunga fase di lockdown – attivando prima i centri estivi per i bambini a partire dai 3 anni e, a seguire, anche ai più piccoli (quelli della fascia fino a 3 anni).  

Oggi sono quasi 8.600 i bambini che trovano risposta nei centri estivi e nei servizi outdoor delle 62 imprese sociali della rete CGM che, fino ad oggi, hanno partecipato alla rilevazione della ripartenza dei servizi educativi. 

I servizi per la prima infanzia in Italia sono gestiti per il 58% da organizzazioni di Terzo Settore che hanno dovuto inventarsi modalità nuove per mantenere il contatto con i piccoli utenti e le loro famiglie durante la chiusura (storie, laboratori, racconti, il momento del risveglio e della buonanotte, ma anche momenti di supporto per le famiglie) e che si sono dovuti interamente riorganizzare una volta avuta la conferma della possibilità di ripartire. Gli spazi, i rapporti numerici educatori-bambini, le pratiche di sanificazione, le attività che permettono di rispettare il distanziamento fisico, la necessità di mantenere i gruppi stabili e potremmo continuare. Tutto è cambiato.  

I bambini più piccoli (fascia 0-6) rappresentano il 44% dei fruitori dei servizi estivi delle cooperative della rete CGM. Le famiglie si sono fidate e affidate alle organizzazioni che già gestivano i servizi educativi in tempi “normali” cercando di ristabilire la necessaria socialità per i figli, oltre che per l’esigenza di conciliare la vita lavorativa dei genitori. Il 46% dei fruitori dei centri estivi sono, invece, bambini della fascia 7-14 anni, tradizionalmente la più rappresentata nell’ambito delle proposte estive. I ragazzi più grandi (gli over 14), invece, costituiscono da sempre una percentuale più piccola, evidentemente in grado di auto-organizzarsi. 

Rispetto alla distribuzione territoriale, la ripartenza nella nostra rete CGM ha interessato per il 70% bambini nelle regioni del nord (e di questi ben più della metà in Lombardia – che rappresenta il 56% dei servizi ripartiti al nord), per il 16% i piccoli delle regioni del centro Italia e per il 14% famiglie con figli al sud 

A un mese da questa nuova ripartenza, i servizi educativi della rete CGM, soprattutto quelli destinati ai più piccoli (fascia 0-6 anni), stanno in un certo senso facendo le “prove generali” per la ripartenza di settembre, quando saremo tutti chiamati a tornare ad un’offerta di servizi completa, pur con le disposizioni e gli accorgimenti necessari per fronteggiare l’emergenza sanitaria ancora in atto. Ma allora avremo fatto la necessaria esperienza, avremo capito cosa funziona e cosa no, sperimentato le attività e le pratiche in un mix a quel punto ben calibrato tra il distanziamento imposto dall’emergenza e la fondamentale esigenza di contatto per la crescita dei bambini nei primissimi anni di vita. 

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Educazione Eventi

Cantieri per l’educazione. Servizi zero6 in corso d’opera

CANTIERI PER L’EDUCAZIONE

Servizi zero6 in corso d’opera

Gli appuntamenti di formazione, confronto e scambio di buone prassi sul tema dell’educazione continuano.

Di cosa parleremo

La ripartenza dei servizi educativi 0-6. Uno sguardo oltre la rete. Con Sara De Carli di VITA non profit

Le buone pratiche della rete:

  • Il progetto #estatesicura2020 di Consolida Trento. Una strategia comune per ripartire in sicurezza
  • Bambini e genitori, outdoor e dialogo con la PA e con il territorio. Questi gli ingredienti per la ripartenza dei servizi 0-6, con Giuliano Accomazzi scs

3 minuti x 5 esperienze.
Uno scorcio sui servizi educativi in giro per l’Italia

Moderano

Francesca Gennai, consigliera CGM con delega all’infanzia
Simona Taraschi, Responsabile Area Educazione CGM
Flaviano Zandonai, Open Innovation Managaer CGM

Per l’iscrizione al webinar invia una mail a
simona.taraschi@cgm.coop

• Il webinar si svolgerà mercoledì 8 luglio dalle 11:00 alle 13:00
• L’evento è aperto a tutti i lavoratori dipendenti o collaboratori della rete CGM

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Educazione Project

Viaggiare sicuri. La prevenzione del rischio in adolescenza

Viaggiare sicuri: la prevenzione del rischio in adolescenza

Un webinar dedicato a genitori, educatori e psicologi per intercettare e rispondere alle richieste di aiuto dei ragazzi, perché non si irrigidiscano in una strategia che alla lunga soffoca il loro sviluppo.

L’incontro si inserisce all’interno di Giovani Connessi, progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Come i ragazzi affrontano la sfida di prendere le proprie misure di sicurezza tra l’esigenza di proteggere se stessi da vissuti di sconfitta e vergogna e quella di sperimentare nuovi modi di essere e presentarsi agli altri?

Gli adulti si fanno domande tanto banali quanto preoccupanti: e se lontani dal nostro controllo non metteranno più la mascherina e non rispetteranno più la distanza, cosa dobbiamo fare? Come intervenire? Ma anche: se per la paura e l’abitudine, preferiranno restare in casa attaccati a tablet e cellulari?

L’emergenza Covid ha visto gli adulti e gli adolescenti confrontarsi sul tema della sicurezza, trovando una nuova inaspettata alleanza sulla necessità di proteggersi rinunciando a molte delle nuove libertà. L’estate alle porte presenta ora nuove sfide educative legate alla riapertura, che chiamano in causa il delicato e importante ruolo di genitori ed educatori nell’accompagnare i ragazzi a sperimentare le loro autonomie.

L’uscita dall’emergenza e l’allentamento delle misure di contenimento del contagio rappresentano un’occasione preziosa per riflettere e sperimentare forme possibili di educazione alla responsabilità personale e sociale.

Comprendere le oscillazioni fisiologiche in adolescenza può aiutare gli adulti a intercettare e rispondere in modo nuovo alle richieste di aiuto dei ragazzi, perché non si irrigidiscano in una strategia che alla lunga soffoca il loro sviluppo.

Con

Anna ARCARI, Psicologa e psicoterapeuta Minotauro

Alessia LANZI, Psicologa e psicoterapeuta MinotauroIscrizioni qui