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L’Ue chiama e Cgm risponde. I nostri impegni per l’economia sociale

A settembre, con il contributo del nostro Open Innovation Manager Flaviano Zandonai, e della nostra Project Manager Sabina Bellione, abbiamo risposto ad una call europea che chiedeva di prendersi impegni concreti per l’attuazione del piano d’azione sull’economia sociale. I nostri “pledges” sono stati accolti e pubblicati. Scopri quali sono.

Di solito quando si partecipa a una call lo si fa per vincere un premio che riconosca il valore della propria proposta, in particolare se innovativa.

Invece questa volta abbiamo deciso di partecipare a un bando particolare che chiedeva ai partecipanti di prendersi degli impegni. Questa originale “call for pledges” è stata lanciata dalla Commissione Europa per una finalità anch’essa piuttosto originale ovvero accompagnare il percorso verso un ecosistema di economia sociale e di prossimità che sia in grado di affrontare la cosiddetta doppia transizione digitale e green. Tutto questo come parte del percorso di attuazione del Piano europeo sull’economia sociale approvato nel 2021 e che sta trovando applicazione anche a livello locale (Bologna e Torino) oltre che nazionale (ormai in dirittura d’arrivo).

Quali impegni ci siamo presi come CGM?

Il primo è di insistere nel processo di “messa in piattaforma” del welfare non solo in senso tecnologico ma anche organizzativo contribuendo così ad allargare e differenziare i nostri sistemi di offerta locale. Una delle principali estensioni in tal senso riguarda la sostenibilità ambientale attraverso le CER che, nei fatti, sono organizzazioni piattaforma promosse peraltro da soggetti ibridi come i prosumer: un po’ produttori e un po’ consumatori. Il secondo impegno riguarda l’open innovation orientata a obiettivi sociali a impatto positivo e duraturo che perseguiamo principalmente attraverso il programma Human Tech cogestito con Entopan innovation.

Crediamo che questi due impegni siano al contempo realistici ed efficaci per fare in modo che l’economia sociale non sia solo una sommatoria di forme giuridiche ma un attore di cambiamento che riguarda le principali “industrie” europee. Un auspicio che alla luce della fase storica attuale diventa sempre più un imperativo per chi, come il nostro Consorzio, vuole contribuire a cambiare le regole del gioco.

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Viaggio nelle CERS #4. A Matera energia pulita, risparmio e investimenti nel welfare locale

Dopo le CERS di Biella (leggi l’articolo), Cernusco (leggi l’articolo) e Genova (leggi l’articolo), vi presentiamo la Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale di Matera, promossa dal Consorzio La Città Essenziale. Un progetto che unisce produzione energetica, inclusione sociale e cittadinanza attiva. “Ogni centesimo guadagnato sarà un’azione concreta per la comunità e per chi è in difficoltà”.

A Matera, con la firma presso il notaio, qualche giorno fa, è stata costituita la prima Comunità Energetica Rinnovabile (CER), Luc.Energy, promossa dal Consorzio La Città Essenziale e dalle sue consorziate. L’iniziativa ha segnato un passo decisivo per l’innovazione sociale e lo sviluppo sostenibile nel territorio, confermando la vocazione del Consorzio per forme concrete di sostenibilità ambientale che generano benessere condiviso. Un percorso che si è completato grazie a un progetto candidato proprio dal nostro consorzio CGM con La Città Essenziale come partner e cofinanziato da Fondazione con il Sud.

La Comunità Energetica Rinnovabile Luc.Energy consentirà la produzione condivisa e l’utilizzo locale di energia da fonti rinnovabili, un modello che riduce l’impatto ambientale, migliora la sicurezza energetica, incentiva l’indipendenza dalle fonti fossili e costituisce un antidoto concreto alla povertà energetica.

La CER costituita raccoglie l’eredità e il modello virtuoso di “Energia Solidale”, iniziativa del Consorzio La Città Essenziale attiva da anni, che ha dimostrato come interventi di efficientamento energetico e produzione solare possano generare risparmi destinati al welfare territoriale.

Luc.Energy, cooperativa neocostituita nell’alveo delle aderenti a Confcooperative Basilicata, porterà avanti il percorso non solo per l’autoconsumo, ma destinando incentivi e ricavi al rafforzamento del welfare territoriale delle comunità di origine dei soci. Sarà così coinvolta un’area geocomunitaria che comprende Montalbano, Irsina, Marconia, Colobraro, Policoro, Pomarico, Grassano e Matera, dove operano le 9 cooperative costituenti.

“Oggi sanciamo non solo un atto legale, ma un patto con il territorio: produrremo energia pulita, risparmieremo, e ogni centesimo guadagnato sarà un’azione concreta per la comunità e per chi è in difficoltà – ha dichiarato il Presidente del Consorzio La Città Essenziale, Giuseppe Bruno –. La nostra comunità energetica nasce per dimostrare che il modello cooperativo può coniugare sviluppo sostenibile e inclusione sociale”.

Ciò che rende speciale questa nuova comunità energetica è che gli utili non saranno trattenuti, ma devoluti in servizi di welfare in modo strutturale, a beneficio della comunità locale. È il primo caso nella nostra area in cui una CER assume formalmente questo impegno.

A sottolinearlo è stata la Presidente della CER, Rosangela Maino:
“Assumo con orgoglio questo incarico. Il mio desiderio è che il progetto diventi un faro che illumina strade nuove, dove cooperazione, energia e comunità si intrecciano per dare forma a un futuro condiviso.

Coordineranno il lavoro della Presidente: Roberta Picerno (vicepresidente), Cosimo Ambrosecchia, Giuseppe Florio, Sabina Bellione (consiglieri).
La CER parte con una dotazione iniziale di kW provenienti da impianti già attivi e sarà ulteriormente potenziata con la realizzazione e la messa in funzione di nuovi impianti fotovoltaici.

Il progetto rappresenta un esempio tangibile di come il tema ambientale e il tema della giustizia sociale, oggi imprescindibili, possano combinarsi in modo operativo grazie alla cooperazione sociale. Non un punto d’arrivo, ma l’inizio di un percorso che unisce produzione energetica, inclusione e cittadinanza attiva.

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Flessibilità, contesto agricolo e relazione: così la Mantua Farm School cresce giovani liberi e consapevoli

Il 26 e 27 settembre torna il nostro workshop sui servizi educativi Fuori è Dentro. Il tema scelto è quello dell’inclusione dentro e fuori la scuola. La location è la Mantua Farm School a Corte Maddalena – Curtatone (Mantova), una ‘scuola non scuola’ gestita dalla Cooperativa Ippogrifo per ragazzi e ragazze dagli 11 ai 20 anni in situazioni di fragilità. Ci siamo fatti raccontare il progetto da Alessandra Brunoni, Referente e coordinatrice pedagogica. E se non avete ancora riservato il posto al Fuori è Dentro 2025, fatelo subito compilando il modulo on line.

La Mantua Farm School (MFS) è un progetto della Cooperativa Ippogrifo, realtà che da oltre 25 anni opera nel campo della salute mentale sul territorio mantovano, a partire dalla chiusura dell’Ospedale Psichiatrico nel 1999. La cooperativa gestisce due comunità psichiatriche per adulti: una ad alta protezione, con assistenza continuativa 24 ore su 24, e una a media protezione, con presenza di operatori per 12 ore al giorno. Nel 2014 prende avvio una collaborazione tuttora attiva con il Servizio di Neuropsichiatria Infantile di Mantova, finalizzata a sostenere preadolescenti, adolescenti e le loro famiglie in situazioni di fragilità. Gli interventi vanno dal supporto educativo domiciliare alla psicoterapia
individuale e familiare, fino al sostegno genitoriale. Da questa esperienza con i più giovani nasce l’intuizione: costruire un percorso che rispondesse anche al bisogno formativo e scolastico, un’area spesso critica nei momenti di difficoltà, che troppo spesso si traduce in abbandono scolastico o ritiro sociale. Nel 2018 la Cooperativa Ippogrifo partecipa al Bando Cariplo Emblematici Maggiori con il progetto della Mantua Farm School a Corte Maddalena, che prevedeva la ristrutturazione di una barchessa e la realizzazione della Sala Maddalena, uno spazio teatrale. Il progetto viene finanziato e nel 2020 partono i lavori, rallentati però dall’emergenza Covid. Solo nel 2022 gli spazi vengono finalmente inaugurati.

Il progetto prende forma già nel 2021, con un anno pilota avviato in una sede temporanea presso la Cascina Goliarda di Alce Nero, che aveva concesso gli spazi in affitto. In quell’occasione emergono richieste da parte di famiglie con figli in età di scuola secondaria di primo grado: è così che diventa evidente l’esigenza di proporre un contesto formativo alternativo già a partire dagli 11 anni.
Oggi la Mantua Farm School accoglie ragazzi e ragazze dagli 11 ai 20 anni. È una “scuola non scuola” che si fonda sulla normativa dell’Istruzione Parentale, offrendo un percorso flessibile e basato sull’apprendimento esperienziale, in cui la relazione è al centro della crescita educativa. Al tempo stesso, vengono rispettate le Linee Guida Ministeriali, poiché gli studenti della Farm sostengono regolarmente gli esami di idoneità presso le scuole pubbliche a cui risultano iscritti, requisito fondamentale soprattutto per chi è ancora in età di obbligo scolastico.

La Mantua Farm School è nata con l’idea di creare uno spazio diverso dalla scuola tradizionale: un contesto in cui i ragazzi possano sperimentare, mettersi in gioco e scoprire i propri interessi.
Coltivare passioni, curiosità e conoscenze significa proprio questo: offrire a ciascuno la possibilità di imparare seguendo i propri tempi e inclinazioni, senza schemi rigidi, ma con proposte che spaziano dall’attività laboratoriale alla dimensione artistica e creativa, dal lavoro in natura al confronto con la comunità. È un luogo dove l’apprendimento non è mai fine a sé stesso, ma diventa parte di un percorso di crescita personale e relazionale.

La nostra scuola è unica perché è una “scuola non scuola”. Non ci sono banchi in fila o programmi preconfezionati da seguire, ma un ambiente flessibile in cui i ragazzi dai 11 ai 20 anni possono imparare attraverso esperienze reali. La didattica è costruita insieme agli studenti e tiene conto dei loro bisogni, interessi e fragilità. Inoltre, la Mantua Farm School è radicata in un contesto agricolo e culturale: la Corte Maddalena, con i suoi spazi verdi e il teatro, diventa parte integrante del percorso educativo. Un altro aspetto fondamentale è la centralità della relazione, perché crediamo che sia il legame umano a rendere possibile qualsiasi apprendimento.

L’innovazione della Mantua Farm School sta nel metodo: utilizziamo la cornice dell’istruzione parentale, che ci permette di proporre un modello non rigido, ma personalizzato e dinamico. Gli studenti non si limitano a “ricevere” nozioni, ma sono protagonisti attivi del loro apprendimento, attraverso laboratori, esperienze pratiche, attività artistiche e momenti di riflessione collettiva.
L’inclusività nasce dal fatto che il nostro progetto è pensato anche per chi fatica nei contesti scolastici tradizionali: ragazzi con fragilità, difficoltà relazionali o vissuti di abbandono scolastico. Qui trovano un luogo accogliente, che li valorizza e li sostiene, aiutandoli a ritrovare motivazione e fiducia nelle proprie capacità.

Per noi fare educazione significa prendersi cura delle persone prima ancora che trasmettere conoscenze. Vuol dire creare contesti in cui i giovani possano sentirsi accolti, ascoltati e stimolati a crescere come individui liberi e consapevoli. Educare oggi non è solo preparare al mondo del lavoro, ma offrire strumenti per affrontare la vita: sviluppare pensiero critico, imparare a collaborare, coltivare passioni e scoprire il valore delle relazioni. La scuola, in questo senso, non è un semplice luogo di apprendimento, ma una comunità che accompagna e sostiene i ragazzi nel loro percorso di crescita.

26 e 27 settembre
Mantua Farm School
Corte Maddalena – Curtatone (Mantova)
“Progettare l’inclusione dentro e fuori la scuola: esperienze e pensieri di educatori a confronto”
Dafne Guida (Stripes) 
Stefano Laffi (Codici) 
Alessandra Brunoni (Cooperativa Ippogrifo)
Monica Ploia (Federsolidarietà Mantova)
Cristina Bertazzoni (Consulente e Docente Università di Verona)
Sara Gattazzo (Cooperativa Archè)
Francesca Bonani (Cooperativa Viridiana) 

Vuoi saperne di più?
Scrivi a simona.taraschi@cgm.coop per ricevere informazioni sul Fuori è Dentro.

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Giornata Alzheimer: a Brindisi spazi di confronto, relazione e formazione per caregiver ‘mai più soli’

In occasione dalla Giornata Mondiale dell’Alzheimer, vi raccontiamo il progetto ‘Mai più soli’ con la cooperativa sociale Eridano che, a Brindisi, punta a migliorare la qualità della vita dei caregiver, offrendo loro spazi di confronto, formazione, socializzazione e supporto pratico nella gestione quotidiana della malattia. Il 18 e 19 ottobre, proprio a Brindisi ci sarà l’ultima tappa dell’Alzheimer Fest, un evento nazionale che celebra la vita, l’inclusione e la bellezza anche nella fragilità.

Il 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dall’OMS e dall’Alzheimer’s Disease International. Una giornata per accendere i riflettori sulla malattia, promuovere la consapevolezza e combattere lo stigma che ancora oggi colpisce chi ne è affetto e chi se ne prende cura.

È anche l’occasione per ricordare quanto sia importante stare accanto alle persone fragili, non lasciarle sole, costruire reti di supporto che mettano al centro la dignità, l’ascolto e la cura.

È proprio da questa consapevolezza che nasce “Mai più soli”, il progetto che la cooperativa sociale Eridano, insieme a CGM e al Comune di Brindisi, con il sostegno di Fondazione CON IL SUD e tanti partner del territorio, porta avanti con passione e concretezza.

Il progetto ha un obiettivo chiaro: migliorare la qualità della vita dei caregiver, offrendo loro spazi di confronto, formazione, socializzazione e supporto pratico nella gestione quotidiana della malattia. Ma non solo. “Mai più soli” vuole anche promuovere un welfare comunitario, capace di riconoscere formalmente il ruolo dei caregiver e di attivare risorse per sostenerli.

“Mai più soli non è la soluzione al problema delle demenze – afferma il presidente di Eridano Francesco Parisima la sperimentazione di un processo di welfare in grado di restituire dignità all’ammalato e a chi se ne prende cura scardinando – attraverso la consapevolezza, la responsabilizzazione ed il coinvolgimento dell’intera comunità – quelle dinamiche che spesso portano le persone coinvolte alla depressione ed all’emarginazione sociale“.

Dal gennaio 2025 “Mai più soli” è presente sul territorio con percorsi di accompagnamento, attività formative e momenti di socializzazione. Tra le iniziative ci sono i gruppi di Auto Mutuo Aiuto, il coro dei Caregiver e l’Healing Garden: esperienze che aiutano ad alleggerire il carico dell’assistenza e a rafforzare i legami familiari e le relazioni personali. Con “Basta una Telefonata” è possibile ricevere un supporto concreto per affrontare le piccole incombenze di ogni giorno. Alcuni caregiver, insieme ai loro familiari, stanno inoltre partecipando a una sperimentazione che prevede l’uso di dispositivi indossabili (wearable) per monitorare e gestire meglio le attività di cura. E da ottobre 2025 partirà anche un percorso di formazione tecnico-specialistica di alto livello, pensato per rendere sempre più efficace e consapevole la gestione della persona assistita.

Inoltre, per dare una testimonianza attiva in merito alla cura e all’integrazione della persona con demenza e il pieno supporto della comunità alle famiglie, Brindisi ospiterà il 18 e 19 ottobre l’ultima tappa dell’Alzheimer Fest, un evento nazionale che celebra la vita, l’inclusione e la bellezza anche nella fragilità.

In questa giornata speciale, il nostro pensiero va a tutte le persone che convivono con l’Alzheimer e ai loro caregiver. A loro va il nostro impegno, la nostra vicinanza, la nostra voce.

Perché nessuno deve sentirsi solo. Mai più.

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Detenuti al lavoro al call center per la Ulss di Venezia con NoiGroup: “Un ponte di umanità e riscatto”

Prendiamo una bella storia di rete dal nuovo numero di Vita sulla città più bella del mondo, Venezia. Nella complessità delle sue contraddizioni, tra l’assalto dei turisti e lo spopolamento, il magazine racconta anche chi la sceglie e si impegna per renderla più sostenibile e viva. Tra questi, la nostra cooperativa socia NoiGroup che da novembre 2024 ha attivato un call center per il Cup dell’Ulss presso il carcere di Santa Maria Maggiore. Ci lavorano una decina di detenuti che ogni giorno rispondono a circa mille telefonate. Ci siamo fatti racconatare il progetto dal presidente di NoiGroup Fabio Panizzon.

Il progetto nasce da un’esigenza profonda: offrire alle persone detenute una concreta possibilità di riscatto, far sentire che anche dietro le sbarre esiste una vita fatta di dignità e speranza. Grazie all’impegno del Direttore Generale dell’ULSS Serenissima Dott. Contatto e il direttore del Carcere Dott. Farina è nata questa iniziativa. 

Su questa spinta la cooperativa Noigroup, con il supporto del personale carcerario e dell’ULSS 3 Serenissima, ha voluto creare uno spazio di lavoro capace di dare voce e capacità ai detenuti, trasformando un’idea in un’opportunità vera. È una sfida di umanità e fiducia, per dimostrare che tutti possono ricostruirsi, anche in condizioni difficili. L’esperienza si inserisce in una rete più ampia di cooperazione e inclusione sociale che Noigroup coltiva da anni.

Ogni giorno i detenuti che lavorano nel CUP mettono al servizio degli altri la loro attenzione, la pazienza e l’impegno. Ricevono le chiamate, prenotano visite, ascoltano le paure e le speranze degli utenti. Quel telefono non è solo uno strumento, ma un ponte di umanità che porta lavoro, ma anche dignità, orgoglio e senso di responsabilità. Attualmente sono circa una decina i detenuti coinvolti. La mattina alle otto 3 detenuti con un operatore guida si mettono alle loro postazioni fino alle 12.00. Dopo un ora di pausa riprende il lavoro l’operatore con altri 3 detenuti. Abbiamo concordato con gli educatori del carcere che il part time era piu indicato. Altri 2 detenuti invece, escono al mattino vanno presso il call center di Mestre e rientrano a fine turno.

 Noigroup sta lavorando per ampliare l’offerta lavorativa con attività di tipo tecnologico, per offrire maggiori opportunità di crescita professionale. Vedere questi uomini e donne dedicarsi con passione a un’attività così importante fa capire quanto il lavoro rappresenti una vera redenzione.

Sono circa una decina i detenuti coinvolti tra assunti e tirocini nel progetto CUP, con oltre 20.000 chiamate gestite finora, a testimonianza di un impegno costante e qualificato. Uno di loro hanno ottenuto proposta di lavoro anche dopo la scarcerazione, riuscendo ad avviare un reale percorso di reinserimento sociale e imprenditoriale.

Il futuro è quello di un seme che sta germogliando e vuole crescere forte. L’idea è ampliare l’esperienza del CUP in carcere, aumentando il numero di operatori e diversificando le attività, specialmente verso ambiti tecnologici più avanzati. Si vuole inoltre replicare questo modello in altri istituti penitenziari, potenziando la collaborazione con le istituzioni, le aziende e le realtà del territorio. Così si contribuisce non solo a creare lavoro, ma soprattutto a costruire nuove speranze e percorsi di reinserimento sociale.

Per i detenuti rappresenta un’importante occasione di riscatto personale e sociale. Significa riscoprire la propria umanità, acquisire competenze, assumersi responsabilità e trovare dignità in un contesto difficile. Il lavoro crea un senso di appartenenza e aiuta a superare solitudine e disperazione. È spesso la prima vera luce in una realtà complessa, una reale seconda chance che cambia la prospettiva di vita di molti.

Noigroup è una realtà con più di 25 anni di storia dedicata all’inclusione lavorativa di persone con disabilità, malattie invalidanti e situazioni di svantaggio sociale. Oltre al progetto CUP in carcere, la cooperativa gestisce numerose attività che spaziano dall’assistenza a persone fragili fino ai servizi in ambito sanitario e sociale. Grazie a un modello imprenditoriale basato sulla collaborazione con numerose aziende, ha permesso la creazione di oltre 200 posti di lavoro dedicati a persone con disabilità, impiegando oggi più di 600 lavoratori. Noigroup rappresenta un ponte importante tra il mondo delle imprese, le istituzioni e i cittadini più vulnerabili, portando avanti un impegno di formazione, lavoro e inclusione con grande attenzione ai valori umani.

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Da un caffè con l’Ai, al via percorsi sull’uso dell’Intelligenza Artificiale nelle coop

Un laboratorio interno sull’Intelligenza Artificiale che diventa occasione di formazione per la rete. Il 1 ottobre webinar gratuito con Riccardo Naidi, Open Innovation consultant di CGM, per esplorare le potenzialità dell’AI all’interno delle nostre realtà. A disposizione, percorsi formativi su misura sia online che in presenza per le singole cooperative.

Da alcuni mesi lo staff di CGM si incontra tutti i mercoledì mattina per “prendere un caffè” con AI.

Questo caffè virtuale è coordinato da Riccardo Naidi, Open Innovation consultant di CGM: un’occasione formativa interna sull’Intelligenza Artificiale. Un laboratorio aperto, dove si esplorano nuovi strumenti, si condividono pratiche e si costruisce una cultura digitale inclusiva.

Mettere in pista progetti come questo significa aprirsi a nuovi mondi, con la consapevolezza che l’innovazione tecnologica può e deve essere al servizio delle nostre imprese.

È un percorso che nasce dalla curiosità, cresce con la pratica e si nutre del confronto continuo tra persone e competenze diverse.

Nei prossimi mesi, ci proponiamo di:

Incrementare la sperimentazione
Continuare gli appuntamenti settimanali, rendendoli sempre più interattivi e vicini ai bisogni concreti della rete. 

Attivare percorsi di formazione su misura sia online che in presenza
Offriamo la possibilità di costruire insieme percorsi formativi personalizzati, pensati per cooperative, enti e consorzi, calibrati sulle esigenze specifiche di ciascuna realtà.

Raccogliere proposte e bisogni
Se hai un’idea, una necessità o vuoi proporre un tema da esplorare, siamo qui per ascoltarla e trasformarla in un’occasione di apprendimento condiviso.

Mercoledì 1 ottobre dalle ore 10 alle ore 11 online proponiamo a tutte le cooperative un primo appuntamento gratuito per esplorare le potenzialità dell’AI all’interno delle nostre realtà. 

È possibile partecipare compilando l’apposito form.

Vuoi saperne di più?
Scrivici a openlab@cgm.coop per ricevere informazioni, proporre argomenti o attivare un percorso dedicato.

Nel frattempo, al nostro Riccardo Naidi, abbiamo chiesto qualcosa in più sul “caffè con l’AI”, sul suo rapporto con questo strumento e sulle sue applicazioni e implicazioni nel contesto della cooperazione. Ecco l’intervista.

È stata la combinazione di più elementi. 

Prima di tutto parte dalla consapevolezza che ci troviamo in un momento senza precedenti: l’AI generativa sta accelerando la trasformazione digitale, rendendo l’adattamento (in chiave darwiniana) non più un’opzione, ma una necessità per non diventare ‘outsider’. 

Il senso di urgenza mi ha spinto a riflettere su un duplice fronte: quali sono le sfide dirimenti che stanno emergendo e soprattutto quali opportunità se ne possono trarre? In altre parole: come può l’AI diventare un catalizzatore di sviluppo sociale? È l’AI for social good davvero realizzabile o è solo una ‘buzzword’?

I nostri obiettivi sono duplici: internamente, vogliamo sensibilizzare, alfabetizzare e rendere operativo il gruppo CGM sull’uso dell’AI generativa per ottimizzare i processi interni, per poi estendere queste pratiche a tutta la rete. Esternamente, l’obiettivo a lungo termine è connettere la tecnologia con l’economia sociale, posizionando il Consorzio CGM, forte del suo legame col territorio, come un punto di riferimento per l’innovazione tecnologica ad impatto sociale, dotando le cooperative sociali degli strumenti necessari.

Ogni mercoledì alle 8:15 ci ritroviamo su Teams per un appuntamento di 45 minuti. Partiamo con 5‑10 minuti “a microfoni aperti”: condivido le news più fresche sull’AI oppure gli stessi colleghi lanciano uno spunto, una domanda, un link curioso. Questo momento iniziale crea subito coinvolgimento e ci aiuta a calibrare l’incontro sui bisogni reali del gruppo.

Subito dopo passiamo al cuore del caffè: circa 30 minuti di demo live in cui condivido lo schermo e mostro, passo‑passo, come applicare l’AI ai casi d’uso quotidiani del nostro lavoro – dalla redazione di comunicati alle slide generative, dall’analisi rapida di dataset all’automazione delle ricerche. L’obiettivo è “vedere per credere”: niente teoria astratta, ma tool aperti, prompt alla mano e risultati in tempo reale.

Registriamo tutto: Teams salva il video, un agente di ChatGPT produce il verbale, e nel canale dedicato restano tre bacheche aggiornate – news, prompt utili e guide agli strumenti – più una lavagna “Ho bisogno di…” dove raccogliamo richieste e proposte. 

Non è semplice orientarsi tra tutte le sigle che spuntano ogni giorno. Partiamo dall’errore che sento più spesso: non tutte le intelligenze artificiali sono generative. In breve, intendiamo per intelligenza artificiale tutto ciò che cerca di simulare un’azione umana e se ne parla ormai dal secondo dopo guerra. Quello che si intende normalmente quando si parla di ChatGPT e tutti gli altri chatbot (Gemini, Claude, Co-pilot, Deepseek etc) sono intelligenze artificiali generative. Questo perchè sono delle architetture neurali (i più tecnici direbbero LLM) in grado di generare un output ben preciso: testo, immagini, slide, musica etc. Quindi l’intelligenza artificiale generativa è un sottoinsieme dell’intelligenza artificiale in senso lato. 

Anzitutto direi di non scoraggiarsi: l’AI si impara a piccoli passi. Ogni tentativo, anche quando il risultato non è perfetto, aggiunge un tassello di comprensione su come “ragionano” i modelli e su come formulare richieste sempre più precise.

Un altro consiglio che mi sento di condividere è quello di ritagliarsi un piccolo slot fisso nella giornata – bastano quindici minuti – per provare strumenti nuovi o perfezionare un prompt. Questa pratica costante, nel giro di poche settimane, cambia davvero la prospettiva: più iteri, più ti accorgi di quanto puoi affinare il tuo metodo e migliorare gli output.

Inoltre, vale la pena avvicinarsi con curiosità e divertimento. Io ho iniziato proprio così, sperimentando senza uno scopo immediato, solo per capire fin dove potevo spingere lo strumento. Questo approccio “giocoso” mantiene la mente aperta e trasforma gli errori in scoperte.

Infine, restare aggiornati è fondamentale: l’evoluzione dell’AI corre veloce e ogni mese nascono funzioni o strumenti che possono semplificare il lavoro quotidiano e amplificare l’impatto sociale dei nostri progetti.

Ogni mattina mi ritaglio una mezz’ora per leggere le novità sull’AI e segnare i tool che meritano un test. La prova pratica arriva nei momenti più tranquilli . Con il tempo ho costruito un piccolo kit che uso quasi ogni giorno:

  • Ricerca rapida di fonti affidabili : Perplexity
  • Scrittura e brainstorming : ChatGPT e Gemini
  • Creazione di slide lampo : Gamma
  • Creazione immagini : ChatGPT in modalità visuale
  • Automazioni personalizzate (verbali, digest, reminder) : agenti su Manus, GPTs dedicati e un modello Mistra

Per fare un esempio concreto: Ho creato un’automazione dove ogni settimana ChatGPT mi manda una mail con tutte le ultime novità su: 

  • Tecnologie & trend di mercato su economia sociale
  • Bandi disponibili in cui ci si può candidare a livello di Consorzio e non solo 
  • Ultime notizie in ambito AI 

Quello che uso di più comunque è il GPTs verbale agent che, partendo dalla trascrizione delle riunioni, mi redige in pochi secondi un verbale standard immediatamente condivisibile con i colleghi. 

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Buone vacanze e buon lavoro. In autunno piano di impresa partecipato e Stati Generali a Salerno

In occasione della pausa estiva, pubblichiamo un intervento della nostra presidente Giusi Biaggi. “Auguro che questi giorni di riposo siano utili per costruire dentro di noi nuove consapevolezze rispetto al valore del nostro lavoro”. Appuntamento alla ripresa per una intensa stagione con il nuovo piano di impresa 2026/2028 e gli Stati Generali a Salerno sul Benessere.

Gli uffici di CGM rimarranno chiusi dall’11 al 15 agosto. Riapriamo il 18 agosto.

Care socie, cari soci,
ci mettiamo alle spalle la prima parte di questo 2025 nel quale abbiamo avuto il privilegio di poterci incontrare in diverse occasioni: durante gli Stati Generali di Cremona, gli incontri territoriali di aprile, l’Assemblea dei Soci che ha portato al rinnovo del nostro Consiglio di Amministrazione. E poi abbiamo potuto mettere a frutto la nostra intelligenza collettiva su molti oggetti importanti: il percorso formativo sul capitale umano, la comunità di pratica EDU, i gruppi di lavoro sul socio sanitario, gli incontri per le nuove CER, l’avvio del percorso sul welfare culturale, le opportunità generate dall’open innovation principalmente con il nostro programma Human Tech e tutte le occasioni create dalle progettazioni condivise, dai
momenti formativi e di consulenza.

L’autunno sarà per Cgm un tempo molto intenso perché costruiremo il nuovo piano di impresa 2026/2028 e lo faremo attraverso momenti partecipati con il Consiglio di Amministrazione, lo Staff, i Soci.
Inoltre 4 e 5 novembre organizzeremo i nostri Stati Generali a Salerno, ospiti del Consorzio La Rada. Il tema sarà quello del Benessere come sfida collettiva, il benessere legato alle persone, alle organizzazioni e alle relazioni. Speriamo di essere in tanti, come a Cremona, per poter godere della bellezza dell’incontro e del confronto tra noi, sicuri di riportare poi questa energia dentro alle nostre imprese sociali.
Per diversi di noi si avvicina un tempo di vacanze. A ciascuno auguro che sia un tempo vissuto dentro a relazioni buone in cui ci si possa rigenerare grazie ad un autentico contatto con la natura e con se stessi.
Auguro che questi giorni di riposo siano utili per costruire dentro di noi nuove consapevolezze rispetto al valore del nostro lavoro. Che il desiderio di giustizia cresca e che aumenti la passione collettiva per ciò che facciamo. E in questo contesto geo-politico in cui assistiamo inermi al genocidio di Gaza, in cui popoli subiscono occupazioni, in cui il dialogo sembra impossibile, si riesca a ritrovare la forza della denuncia, dell’azione e della proposta. È il nostro compito! Costruire un presente ed un futuro buono per tutti e tutte, riducendo le disuguaglianze, accorciando le distanze tra le persone, riconoscendo il grande dono della diversità.

Lo so, non è facile oggi, ma mi aiutano le parole di Mariangela Gualtieri tratte da “Esortazione Urbana e Planetare”:


Sii anche tu come i pochi che prendono
in braccio lo storto mondo umano
e guardano la terra come guardare la madre
e hanno cura grande dello sventurato,
della supplicante, dell’abbandonato.
Sii tu mi dico. Non aspettare che qualcuno
muova nell’aria un grido, che qualcuno
alzi il suo autoritario dito.
Innamorarci ogni giorno,
ogni giorno un amore, che sia albero o luce del
mattino, che sia nuvola o bambino,
un colore, un canto, che sia il gesto
di qualcuno, una faccia, una pietra,
una collina, una parola, un boccone.
Innamorarci. Allora la pace viene,
viene da sé e rimane.


Spero che queste parole aiutino anche ciascuna e ciascuno di voi.
Nella speranza di rivederci presto, vi auguro di cuore buone vacanze. E buon lavoro, invece, a chi garantirà la continuità dei nostri servizi, al fianco di chi fa più fatica.

Giusi Biaggi

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DigiCompSoc, la piattaforma digitale che nasce dalle cooperative, per le cooperative

È entrato nel vivo il progetto DigiCompSoc – Competenze digitali per l’economia sociale selezionato e sostenuto dal Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale. Una delle azioni chiave? La co-progettazione della Data Management & Intelligence Platform (DCS), piattaforma di supporto alle organizzazioni nelle attività di gestione, rendicontazione e misurazione dell’impatto dei progetti gestiti.

L’11 luglio si è tenuto il primo workshop di co-progettazione della Data Management & Intelligence Platform (DCS), una delle azioni chiave del Progetto DigiCompSoc Competenze digitali per l’economia sociale; avviato il 19 giugno scorso, con le prime giornate di formazione per operatori sociali (OSS ed Educatori); un progetto selezionato e sostenuto dal Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale.

Il progetto vede CEDEL come capofila, CGM partner e facilitatore di processo ed ELIS Innovation Hub fornitore tecnologico e ha come obiettivo strategico quello di accompagnare le organizzazioni della rete ad una transizione digitale consapevole e sostenibile, attraverso: la promozione di un linguaggio comune, il rafforzamento di competenze, la diffusione di una cultura organizzativa e l’introduzione di strumenti digitali per facilitare la gestione e i processi interni.

Il tutto partendo dalla consapevolezza che non c’è trasformazione digitale né innovazione senza un forte investimento sul Capitale Umano, a tutti i livelli dell’organizzazione. Perché il cambiamento necessita di coinvolgimento, consapevolezza e accompagnamento, a partire da chi opera in prima fila nei servizi a contatto con le persone (OSS, Educatori, operatori sociali, ecc.) fino a coloro che hanno ruoli di coordinamento e management.

Il Progetto DigiCompSoc vede due azioni strategiche: la formazione di 300 operatori sociali di cooperative A tra OSS, educatori, operatori, coordinatori, responsabili e dirigenti per promuovere la diffusione di una cultura digitale comune; e lo sviluppo di una piattaforma digitale (DCS – Data Management & Intelligence Platform), per supportare le organizzazioni nelle attività di gestione, rendicontazione e misurazione dell’impatto dei progetti gestiti.

Questa è la domanda centrale che il gruppo di lavoro CGM si è sentito rivolgere dalle cooperative che hanno partecipato ai primi webinar di presentazione del progetto DigiCompSoc a maggio 2025: “era proprio necessario un ulteriore strumento di gestione? Perché investire tempo ed energie nello sviluppo di questo strumento?”.

La risposta è sì, è uno strumento necessario, non solo per la singola organizzazione, ma anche per l’intera rete CGM per queste ragioni:

  • Quasi la totalità delle organizzazioni che appartengono alla rete CGM (sia A che B), gestiscono progetti finanziati, come capofila e/o come partner.
  • I progetti finanziati sono il principale canale attraverso cui sostenere processi di innovazione dei servizi, rafforzamento della propria presenza territoriale e consolidamento della propria reputazione istituzionale.

Ma, la gestione dei progetti presenta diverse complessità e spesso rischia di mettere in crisi l’organizzazione, indipendentemente dalla dimensione e dall’esperienza di progettazione: ogni ente finanziatore ha regole proprie, spesso i progetti si intersecano con le attività ordinarie e devono fare i conti con la quotidianità della gestione, non è sempre facile tenere il filo delle attività e delle scadenze, la comunicazione e il coordinamento interni spesso si scontrano con il “ma abbiamo sempre fatto così”, a volte le informazioni più importanti si perdono, la cultura dell’importanza del dato (dalla raccolta all’analisi) non è ancora così diffusa all’interno delle organizzazioni, si fa fatica a restituire il valore di quanto è stato sperimentato (impatto sociale dei progetti) e a raccoglierne i frutti nei territori anche in termini di immagine e reputazione istituzionale.

Ora proviamo a fare un esercizio di immaginazione, immaginiamo le 628 cooperative e imprese sociali che compongono la rete CGM, immaginiamo che ciascuna gestisca una media di 2 progetti del valore di 100.000€, parliamo di 1.256 progetti sull’intero territorio nazionale per un valore di oltre 125 mln di euro: qual è l’impatto e il valore sociale generato dai progetti gestiti dall’intera rete CGM e quale vantaggio possono ricavare i singoli territori dall’appartenere a questa rete?

L’11 luglio con il primo workshop di co-progettazione è stato dato il via allo sviluppo della piattaforma DCS che ha come primo obiettivo operativo lo sviluppo di funzioni user friendly che semplificheranno la gestione operativa dei progetti: gestione attività, scadenze, comunicazioni, ruoli e partner, raccolta dati, budget ecc.; mentre, nel lungo periodo si propone di costruire un’infrastruttura digitale condivisa che consolidi la rete, generi nuove sinergie e permetta a CGM di valorizzare e misurare in modo sistematico l’impatto sociale delle proprie cooperative e dei progetti gestiti a livello nazionale e internazionale.

Nell’attività di sviluppo della piattaforma DCS, CGM agisce da facilitatore mettendo in contatto il know-how tecnico di ELIS Innovation Hub, con l’esperienza delle organizzazioni cooperative e imprese sociali, in modo da co-progettare uno strumento che risponda in maniera semplice e funzionale alle esigenze di gestione degli Enti del Terzo Settore.

Infatti, uno degli elementi emersi dalla survey e dagli assessment iniziali, condotti con un gruppo di 41 realtà della rete è stato che il principale ostacolo all’adozione di nuove tecnologie gestionali, è dato proprio dalla rigidità delle stesse e alla difficoltà di applicarle all’interno delle organizzazioni.

La co-progettazione partecipata ha proprio lo scopo di superare il GAP esistente tra infrastruttura tecnologica e realtà operativa, attraverso: lo sviluppo di una tecnologia cooperative-friendly, la pianificazione di training formativi per accompagnare le organizzazioni all’adozione dello strumento e all’eventuale re-design dell’area progettazione interna.

Nel focus-group dell’11 luglio le cooperative hanno “smontato” il ciclo di vita dei loro progetti, dall’avvio alla chiusura, trasformando ogni criticità di gestione in funzionalità. In questo modo la piattaforma DCS sarà un prodotto digitale in linea con i bisogni reali delle organizzazioni della rete.

Dall’ultimo Censimento Istat delle Organizzazioni No Profit, emerge che le istituzioni non profit che hanno realizzato un progetto o un intervento di innovazione sociale sono 28.778 su 360.623 e che il settore no profit è un vero e proprio motore di sviluppo locale e innovazione sociale. Sabrina Stoppiello, Responsabile Censimento permanente delle istituzioni no profit – Istat, afferma che quello che è emerso dall’indagine è che le organizzazioni che fanno innovazione sono: “sicuramente più solide, soprattutto dal punto di vista organizzativo, in termini di risorse umane impiegate e di risorse economiche, anche rispetto ai settori di attività nei quali operano. Per fare innovazione sociale occorre avere una base solida e la capacità di costruire reti”. (Vita – 18.07.2025)

L’obiettivo di questa attività del Progetto DigiCompSoc, è anche quello di portare un numero sempre maggiore di cooperative dentro a quel segmento di non profit capace di: valorizzare il proprio capitale umano, fare innovazione e generare impatto grazie a strumenti condivisi e reti strutturate.

La Piattaforma DCS è pensata per essere uno strumento digitale basato su standard internazionali di project management, orientato a dare supporto in tutte le fasi principali della gestione di un progetto anche attraverso un supporto alla standardizzazione di processi, soprattutto in quei progetti in cui è prevista l’azione coordinata di più partner. Nei prossimi mesi, man mano che l’attività di co-design procederà, entreremo più nel dettaglio delle caratteristiche delle singole funzionalità.

Di seguito una breve panoramica di ciò che si potrà fare con la piattaforma:

  • Fase di Avvio: costruzione della scheda progetto, costituzione del team di lavoro e nomina del project manager, impostazione tempi e obiettivi, mappatura stakeholder, bisogni, attività e analisi preliminare dei rischi ecc.
  • Pianificazione: programmazione azioni di progetto (WPS), programmazione obiettivi e deliverable di progetto, pianificazione attività con stima di tempi e budget, pianificazione della comunicazione, degli “approvvigionamenti”, dell’assegnazione delle risorse ecc.
  • Esecuzione: attivazione e coordinamento del team di progetto, realizzazione dei deliverables, gestione della comunicazione verso gli stakeholders, monitoraggio operativo (attività, budget, criticità, ecc.), controllo qualità in itinere, ecc.
  • Controllo & Monitoraggio: dashboard con raggiungimento KPI real-time, alert su tempi, costi, qualità, registrazione dati e reporting su beneficiari ecc.
  • Chiusura: deliverable finali, report di chiusura, gestione delle formalità di chiusura progetto, registrazione delle “lezioni apprese” ad uso interno ed esterno, ecc.

In questo modo la DCS trasforma attività frammentate in un flusso integrato: meno tempo tra file e revisioni, più capacità di rendicontare in modo trasparente e integrato l’impatto che le cooperative generano nei loro territori.

Il valore aggiunto è duplice: semplificare la rendicontazione verso partner e finanziatori e, al contempo, restituire visibilità alla flessibilità con cui le cooperative rispondono ai bisogni dei territori.

Il cantiere DCS è partecipato e ancora aperto, per partecipare scrivete a openlab@cgm.coop.

Prossime tappe per lo sviluppo della Piattaforma:

  • luglio – agosto 2025 – Realizzazione di focus-group partecipati per: mettere a fuoco funzionalità e caratteristiche della User-Experience (UX).
  • settembre 2025 – Validazione del prototipo di piattaforma, sessioni di test guidato e raccolta degli ultimi miglioramenti.
  • 22 ottobre 2025 – Roma | SAVE THE DATE – Presentazione del mock-up della piattaforma e delle sue funzionalità.
    Sede: Elis Innovation Hub – Roma.
    Sarà una giornata dedicata a: networking, aggiornamento sul mondo digitale&sociale, e confronto sulla piattaforma.

    Programma:

Mattina 10.30-13.30Celebration Social Innovation Trail, programma promosso da ELIS in collaborazione con AICCON e supportato da Unicredit – saranno presentati i 7 progetti ad impatto sociale sviluppati da Enti del Terzo Settore e startup. Un’opportunità per conoscere nuove realtà, scoprire modelli innovativi e favorire momenti di networking tra cooperative, Fondazioni di Origine Bancaria e stakeholder del mondo dell’innovazione sociale. Posti riservati: 30.

Le iscrizioni all’evento sono già aperte: subito dopo la registrazione riceverete una mail di conferma da parte dell’organizzazione.

Pomeriggio 14.30-16.30 – Presentazione del MockUp della piattaforma DCS Data Management & Intelligence Platform per il Terzo Settore

Inizio 2026 – Avvio fase di adoption con la formazione e l’accompagnamento delle organizzazioni che adotteranno la piattaforma DCS nella propria Area Progetti.

Prosegue l’attivazione dei percorsi formativi:

  • CORSI OSS, EDUCATORI e OPERATORI – AVVIATI: ad oggi sono partire 8 edizioni del percorso OSS ed Educatori dove è possibile inserirsi anche in itinere e frequentare i webinar in calendario da settembre, qui potete vedere i calendari delle edizioni dalla 1 alla 8.

Se siete interessati potete compilare il FORM o scriverci alla mail openlab@cgm.coop.

  • CORSI OSS, EDUCATORI e OPERATORI – IN PROGRAMMAZIONE: le edizioni 9, 10, 11 del percorso OSS, EDU ed Operatori verranno programmate in autunno 2025, se interessati compilate l’apposito Form o scrivete a openlab@cgm.coop.
  • PERCORSO COORDINATORI E RESPONSABILI DI AREA – partirà a dicembre 2025, sono previste n° 8 edizioni del percorso con un massimo di 16 partecipanti ad edizione. Se volete prenotare già il vostro posto compilate l’apposito FORM.

Il percorso per Coordinatori e Responsabili si compone di 22 ore suddivise in 4 moduli formativi: digital mindset, gestione di progetti complessi attraverso tool digitali, gestione dei collaboratori, cybersecurity, privacy e archiviazione.

Registrati qui: sarai aggiunto alla mailing list e riceverai tutti gli aggiornamenti.

Per domande generali e candidature: openlab@cgm.coop.

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News Project

5×1000. Con VITA l’appello per togliere il tetto che penalizza il welfare

A partire dall’ultimo numero del magazine VITA, con 58 organizzazioni fra le più rappresentative del Terzo settore italiano, abbiamo aderito all’appello indirizzato alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Governo e al Parlamento per togliere il tetto al 5×1000. Sulla rivista, anche la storia della Cooperativa sociale Giuliano Accomazzi, nostra socia.

CGM ha aderito convintamente alla campagna promossa da Vita per chiedere l’abbattimento del tetto al 5 per mille, una misura che oggi penalizza proprio chi lavora ogni giorno per l’inclusione, il welfare comunitario, il benessere delle persone e dei territori.

Sono ormai 18 milioni i cittadini contribuenti che aderiscono al 5 per mille. Una soglia mai raggiunta prima. In tutto hanno destinato (5 per mille 2024, redditi 2023) 603,9 milioni di euro, 79 dei quali però non saranno a disposizione degli enti beneficiari a causa del tetto previsto del Governo. In base al tetto, infatti, i fondi effettivamente versati non possono superare i 525 milioni. Risultato? il 5 per mille si riduce a un 4,3 per mille.

Per questo, con 58 organizzazioni fra le più rappresentative del Terzo settore italiano abbiamo aderito alla campagna promossa da VITA per l’abbattimento del tetto al 5 per mille.

Scrive il direttore di VITA Stefano Arduini nel suo pezzo di lancio della mobilitazione: “Oggi nasce una mobilitazione collettiva che abbiamo chiamato “5 per mille, ma per davvero”. Una campagna che non è contro qualcuno, ma, come scriviamo nell’appello, “mira a costruire un’alleanza responsabile per il bene comune fra le istituzioni, la politica, il Terzo settore e i singoli cittadini. Il Parlamento e il Governo hanno oggi l’opportunità di rafforzare questa alleanza, facendo una scelta semplice, giusta e condivisa”. Liberiamo il 5 per mille dal tetto, facciamolo insieme”.

Nel numero di VITA anche i commenti a sostegno della campagna dell’economista Stefano Zamagni, del direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, del professore universitario Marco Allena, della portavoce del Forum del Terzo Settore Vanessa Pallucchi, dell’artista Renzo Arbore, dell’attrice Lella Costa

Sul tema è intervenuta la nostra presidente Giusi Biaggi: “Il 5 per mille è molto più di un contributo economico: è uno strumento di democrazia fiscale attraverso il quale ogni cittadino può scegliere di riconoscere il valore di un ente di Terzo Settore. È un gesto che genera legame, che dice: “Io mi riconosco in ciò che fate, vi affido una parte della mia fiducia”.

Proprio per questo è fondamentale che tale scelta sia rispettata e non limitata da tetti di spesa che ne compromettono l’efficacia. Il vincolo imposto oggi dal legislatore riduce il significato stesso del 5 per mille, trasformando un gesto libero in una promessa solo parzialmente mantenuta“.

In occasione del lancio della mobilitazione, il magazine VITA ha anche raccolto 30 storie per raccontare come sono stati utilizzati i soldi destinati dagli italiani. Tra queste, quella della nostra cooperativa socia Accomazzi di Torino. Ecco la loro iniziativa dedicata a giovani neomaggiorenni.

Nel 2023 è nata presso la Cooperativa Accomazzi “5×1000 modi di stare bene”, una campagna pensata per offrire ai giovani accolti nelle strutture della cooperativa non solo un aiuto, ma una vera possibilità. Per tanti ragazzi e ragazze senza una famiglia su cui contare, diventare maggiorenni significa affrontare da soli l’inizio di un cammino complesso verso l’autonomia, soprattutto economica e lavorativa. Con questo progetto la cooperativa ha scelto di esserci: di accompagnarli, sostenerli e credere insieme a loro in un futuro possibile.

Il fondo raccolto è servito a finanziare formazione, supporto psicologico, esperienze culturali e momenti di leggerezza: tutto ciò che serve per sentirsi bene a 360 gradi.

Quella che è partita come una campagna 5×1000 si è trasformata in qualcosa di più grande: un fondo permanente, tuttora attivo, che continua a sostenere ragazzi e ragazze nel costruire un futuro più libero, consapevole e ricco di possibilità, che intenda il benessere come un diritto, il diritto a “star bene”.

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News persone

La voce dei giovani. Nicole, manager ESG: “Non siamo solo risorse operative, ma portatori di cambiamento”

Abbiamo già conosciuto Alessio Labardi, 30 anni, Data Analyst per la Cooperativa sociale Giuliano Accomazzi di Torino (leggi l’articolo). Ora intervistiamo Nicole Personeni, responsabile ESG presso Ecosviluppo, cooperativa sociale di tipo B che opera a Stezzano (Bergamo) nell’ambito dei servizi ambientali e dell’educazione ambientale. Sono loro i due giovani cooperatori della nostra rete che sul numero di maggio del megazine VITA hanno approfondito il tema del lavoro visto con gli occhi degli under35: una rivoluzione che si sta facendo spazio tra ricerca di senso, desiderio di cambiamento e gestione dei confini tra sfera personale e lavorativa.

Sono Responsabile del sistema ESG e dell’educazione ambientale presso Ecosviluppo, cooperativa sociale di tipo B che opera a Stezzano (Bergamo) nell’ambito dei servizi ambientali e dell’educazione ambientale.

Perché credo nel modello della cooperazione sociale, che unisce una governance democratica alla capacità di valorizzare le persone. È una forma organizzativa che mette al centro la cura: delle persone, delle relazioni e del territorio. In questo contesto sento di poter contribuire concretamente a generare cambiamento, lavorando per un benessere collettivo che sia sostenibile, inclusivo e radicato nella realtà che viviamo ogni giorno.

Uno dei principali punti di forza della cooperazione sociale è la visione persona-centrica, che permette di costruire ambienti e sistemi di lavoro attenti non solo agli aspetti produttivi, ma anche ai bisogni e al benessere delle persone coinvolte. Un ulteriore elemento positivo è rappresentato dalla varietà e dalla flessibilità delle mansioni, che rendono il lavoro dinamico e adattabile a contesti differenti.
Tra le criticità, invece, si può riscontrare una certa difficoltà ad aprirsi verso l’esterno: il settore spesso fatica a comunicare efficacemente il proprio valore e l’importanza sociale del lavoro svolto, rimanendo percepito come “chiuso” o poco comprensibile da chi non ne fa parte.

La cooperazione sociale dovrebbe promuovere momenti di ascolto e confronto intergenerazionale, che diventino occasioni concrete di incontro e costruzione di una visione comune. Spazi in cui prospettive diverse possano dialogare e diventare generative, attraverso la condivisione di valori, obiettivi, esperienze e innovazione.
Inoltre, è fondamentale adottare una visione flessibile del lavoro, che riconosca e rispetti il valore del tempo delle persone — sia quello dedicato all’attività professionale, sia quello personale. Accanto a questo, occorre sviluppare un welfare che non si limiti all’aspetto economico, ma che sappia offrire una rete di risorse e opportunità capaci di sostenere la persona nel suo insieme, dentro e fuori dal contesto lavorativo.

Credo che questo discorso non valga in modo uniforme per tutto il settore. Nella mia esperienza personale ho avuto la fortuna di entrare in una realtà che ha scelto di investire su di me e che continua a credere nel valore delle nuove generazioni. Ma sottolineo “fortuna”, proprio perché ritengo che questa non sia ancora la norma nel contesto medio della cooperazione sociale.
Le possibilità per i giovani cooperatori esistono, ma dipendono molto dalla visione strategica delle singole realtà. Ci sono cooperative che decidono consapevolmente di guardare oltre l’immediato, di investire non solo per rispondere ai bisogni presenti, ma per costruire qualcosa che abbia valore e sostenibilità nei prossimi 5, 10, 15 anni. Serve una cultura organizzativa che riconosca nei giovani non solo risorse operative, ma portatori di idee, energie e prospettive nuove. Solo così si possono creare veri percorsi di crescita, fondati su responsabilità progressiva, formazione continua e coinvolgimento reale nei processi decisionali.

Mi considero una persona ambiziosa dal punto di vista lavorativo, e mi piacerebbe affrontare almeno due grandi sfide nel corso della mia carriera, entrambe legate a un’idea di lavoro che non si limita al “fare”, ma che ha un impatto più ampio sulle persone e sulle organizzazioni.
La prima sfida che immagino riguarda il colmare il gap comunicativo tra generazioni. In contesti cooperativi, dove non si condivide solo uno spazio di lavoro ma anche una missione e una visione comuni, le incomprensioni tra generazioni rischiano di creare fratture profonde. Credo sia fondamentale creare ponti, facilitare il dialogo e sviluppare strumenti e pratiche che permettano ai diversi punti di vista di confrontarsi in modo costruttivo e rendere più efficiente anche l’operatività quotidiana. La seconda sfida riguarda il tema della sostenibilità, in particolare nella sua dimensione sociale. Penso sia urgente lavorare su modelli organizzativi ed economici che non si limitino a “reggere” nel tempo, ma che generino benessere per chi lavora e per le comunità. Questo implica una rilettura dei concetti di cura, impatto, valore e responsabilità, da portare dentro le strutture cooperative con coraggio e innovazione.

Il mio consiglio è di non avere paura di esprimere la propria voce: ogni punto di vista ha valore e può fare la differenza. Cercate sempre il confronto aperto e costruttivo, perché il dialogo — quando è autentico — ha un potere straordinario di trasformazione, sia personale che collettiva.