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La voce dei giovani. Alessio, data analyst: “Nelle coop si cresce come professionisti e come persone”

A maggio il magazine VITA ha dedicato un numero ai giovani che lavorano nelle cooperative. Un viaggio dentro al lavoro visto con gli occhi degli under35: una rivoluzione che si sta facendo spazio tra ricerca di senso, desiderio di cambiamento e gestione dei confini tra sfera personale e lavorativa. Tra i giovani che hanno contribuito a questo approfondimento ce ne sono due in particolare che provengono dalla nostra rete. Li conosciamo entrambi, partendo da Alessio Labardi, 30 anni, Data Analyst per la Cooperativa sociale Giuliano Accomazzi di Torino.

Sono il Data Analyst per la Cooperativa sociale Giuliano Accomazzi, a Torino. Mi occupo di analisi dati, ma anche di transizione digitale e gestione di cloud e gestionali.

Mi piace pensare di stare dalla parte di chi ha più bisogno, di farlo insieme a colleghe e colleghi che ci mettono entusiasmo ogni giorno per aiutare ed aiutarsi. Non sto semplicemente scambiando il mio tempo per del denaro, ma sto partecipando a costruire qualcosa di più significativo.

Per me il punto di forza principale è la consapevolezza che le colleghe e i colleghi, anche di altri enti della cooperazione sociale, abbiano scelto il proprio lavoro, scegliendo di sacrificare un po’ di profitto per un obiettivo che sentono più importante, perché credono in quello che fanno. Si crea un clima di fiducia, di rispetto e di solidarietà. Il punto di debolezza è che in un mondo sempre più competitivo è difficile per un’organizzazione trovare il bilanciamento per raggiungere i propri obiettivi senza implementare logiche dal mondo profit, ma a volte questo significa che si lavora male o in ritardo, senza gli strumenti e le metodologie adeguate, anche per delle resistenze interne a determinate logiche.

Ritengo che molti giovani al giorno d’oggi guardino con rispetto alla proposta in qualche modo alternativa di lavoro del terzo settore, approvandone i valori che ne stanno alla base. Purtroppo credo che gli stipendi siano un nodo cruciale, con l’inflazione che avanza la scelta etica sul luogo di lavoro diventa sempre più costosa in termini di costo-opportunità.

Nella mia esperienza personale è stato davvero così, sono stato assunto con contratto di Alto Apprendistato contestualmente ad un master in Sustainability e Green Management, ho partecipato e aiutato a costruire percorsi di formazione digitale interni ed esterni alla cooperativa, esistono molti fondi messi a disposizione dal settore. Ho avuto la possibilità di lavorare direttamente con la Direzione e mi vengono affidati ruoli di responsabilità. Inoltre esistono molte occasioni di formazione indiretta e networking, come per esempio il SEOC (Social Enterprise Open Camp). E’ vero però che data la struttura molto orizzontale delle cooperative, la sensazione è quella di non poter crescere molto sul piano della carriera rispetto a quello personale.

Al momento la mia attenzione è posta principalmente nella transizione digitale della cooperativa, c’è un grande sforzo collettivo in questo senso, ma si vedono già grandi risultati. Va da sé che il cambiamento è un processo continuo, creare e mantenere l’inerzia è la prima sfida da vincere. Fra le sfide future mi piacerebbe replicare e disseminare questi risultati all’interno del consorzio o di altri enti, lasciandosi permeare anche dalle loro conquiste, sono convinto che la cooperazione faccia la forza. In ultima analisi questo lavoro permette a chi è più vicino ai beneficiari di offrire più tempo e maggiore attenzione alla relazione, ma forse la sfida più difficile sarà riuscire a rendere comunicabile all’esterno il valore di questa relazione.

Il settore della cooperazione è un mondo colorato ma disordinato, accoglie chiunque abbia passione, chiede tanto ma restituisce il doppio. Consiglio a chi ci si approccia di parlare e ascoltare con i colleghi, quando è possibile anche con i beneficiari e gli utenti. Si conoscono storie a volte difficili ma sempre vere e significative. Si cresce molto a livello professionale e personale, ma c’è da rimboccarsi le maniche e guardarsi poco nelle tasche, oppure guardarsi nelle maniche e rimboccarsi le tasche, a me capita anche questo.

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