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Laboratori di VITA, lo sguardo nuovo su ragazzi con fatiche psicologiche

38 ragazzi e ragazze, 12 genitori, 25 educatori. Continua il progetto V.I.T.A. (Visioni Integrate per il Trattamento degli Adolescenti) che stiamo portando avanti con Cooperativa La Strada e Gruppo L’impronta, con la collaborazione della Neuropsichiatria Infantile della ASST Santi Paolo e Carlo, per supportare i ragazzi che si trovano in condizioni di fragilità e sofferenza nei municipi 4 e 5 di Milano.

Andrea è un ragazzo di quasi 17 anni: silenzioso, sensibile, con importanti cali dell’umore che spesso lo portano a ritirarsi, a stare da solo per lunghi periodi chiuso in casa. Così è stato presentato, così l’educatore lo ha accolto e affiancato per alcuni pomeriggi. “Non ho mai visto nessun ragazzo disegnare così bene”. Forse per la prima volta Andrea è stato “guardato“ con occhi diversi, e questo “sguardo” è stato condiviso con il neuropsichiatra della Unità Operativa di Neuropsichiatria infantile, con gli insegnanti della scuola, con la famiglia. Durante una pesante ricaduta, Andrea è stato aiutato dagli adulti intorno a lui a rialzarsi, ha imparato a riconoscere alcune fatiche ed a gestire meglio i momenti difficili. La mamma ha trovato nel gruppo genitori un sostegno e, rinfrancata, è riuscita anche a spendersi come sostegno per  altri genitori. Andrea, nel corso di questi mesi, ha preso delle decisioni: cambierà il suo percorso di studi per valorizzare al meglio il suo talento, e riprenderà con maggiore fiducia il suo percorso, anche se avrà bisogno ancora del sostegno intorno a lui.

Questa è solo una delle storie di V.I.T.A. (Visioni Integrate per il Trattamento degli Adolescenti), progetto che stiamo portando avanti con Cooperativa La Strada e Gruppo L’impronta, con la collaborazione della Neuropsichiatria Infantile (NPI) della ASST Santi Paolo e Carlo, per supportare i ragazzi che si trovano in condizioni di fragilità e sofferenza nei municipi 4 e 5 di Milano. V.I.T.A. è finanziato dal bando Attentamente di Fondazione Cariplo.

Il progetto V.I.T.A. intende rispondere all’esplosione dell’emergenza psichiatrica post-covid nei preadolescenti e negli adolescenti, costruendo per loro un “ponte” tra il servizio di neuropsichiatria e il territorio di appartenenza degli adolescenti, sostenendo e valorizzando le risorse degli adolescenti nella loro resilienza, attraverso una progettualità che, da intervento individuale iniziale, porti i ragazzi a fare esperienze in gruppo. La metodologia di lavoro propone una nuova forma di intervento multidisciplinare con un impatto sia sulle situazioni già note alla NPI, ma anche e soprattutto sulla famosa “zona grigia” che viene intercettata presso i servizi territoriali. Le attività proposte sono di tipo laboratoriste e spaziano tra gli ambiti artistico, sportivo, teatrale e delle life skills.

I ragazzi che stanno partecipando a questo progetto sono 38 di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Nel progetto sono stati coinvolti anche 12 genitori per un’attività di supporto, supervisione e accompagnamento e 25 educatori nella fase preliminare di formazione. 

Queste tre testimonianze raccolte tra i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al progetto: “Tra tutte le attività che ho fatto il laboratorio artistico e quello teatrale sono quelli che mi sono piaciuti di più. La cosa più bella è che qui nessuno ti obbliga a fare nulla”. “In questi due anni, questo progetto mi ha aiutata a credere di più in me stessa, ad esprimermi e a stare in mezzo alle persone”. “Ho conosciuto nuove persone che mi hanno aiutata a distrarmi da tutto il buio che mi circondava. Sono entrata da bruco e grazie a questo progetto mi sento di poter diventare una farfalla”. 

Intercettare precocemente il bisogno, valorizzare il gruppo dei pari come fattore protettivo, attraverso l’attivazione di percorsi di gruppo e l’integrazione nei laboratori del territorio, implementare le competenze degli educatori, superare un modello di intervento in perenne ed affannosa emergenza, costruire un sistema di rilevazione e monitoraggio permanente. Sono questi gli scopi di V.I.T.A. Per crescere come promotori e produttori di benessere di ragazzi e ragazze con fatiche psicologiche ed emotive attarverso interventi diffusi e capillari, articolati e sistemici. Con un approccio che fa bene agli adolescenti e a tutta la comunità.

Progetto V.I.T.A. (Visioni Integrate per il Trattamento degli Adolescenti)
Target: Adolescenti 11-17 anni
Zona di intervento: Zona 4 e 5 di Milano
Partner: La Strada Società cooperativa Sociale, CGM – Consorzio Nazionale della Cooperazione Sociale, L’impronta Associazione Onlus
Con la collaborazione di: ASST Santi Paolo e Carlo – NPI
Finanziamento: Fondazione Cariplo (Bando Attentamente)

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Educazione Formazione Storie Welfare

Edugamers in tutta Italia per promuovere il gaming consapevole e le relazioni

Trenta Edugamers da Torino a Roma promuovono socializzazione, apprendimento e prevenzione attraverso i videogiochi. Martina di Crescere Insieme li coordina e dice: “Spesso i videogiochi sono fonte di tensione nelle famiglie. Il nostro approccio avvicina realtà e virtuale, avvicina le persone”

“Quando mi chiedono cosa succede in una Gaming Zone, racconto questo episodio. C’è un ragazzo che frequenta il nostro spazio e gioca sempre da solo allo stesso videogioco. In una modalità particolare: fa esplodere qualsiasi cosa e basta. L’Edugamer, dopo averlo osservato, gli lancia una sfida: costruire qualcosa che possa accogliere gli altri giocatori. Il ragazzo così comincia ad usare la dinamite per fare spazio e creare una sala per concerti con tanto di arredi per ospitare gli altri. Da quel momento inizia a giocare anche con altri ragazzi e a relazionarsi anche fuori dal gioco, facendosi ‘mentore’ per chi non sa utilizzare il videogioco. Questo è il lavoro dell’Edugamer, un lavoro dentro e fuori dal gioco”. Martina Gullone è psicologa e psicoterapeuta della Cooperativa Crescere Insieme di Torino e coordina gli Edugamers su tutto il territorio nazionale nell’ambito del progetto Edugamer for kids.

Ma cosa sono gli Edugamers? Sono professionisti con ottime abilità di gamer che giocano on-line con i ragazzi e li supportano nell’apprendere abilità e nel gestire tempo del gioco ed emozioni, sono consulenti educativi per le famiglie, sono delle guide adulte preparate di connessione tra reale e virtuale, tra esperienze di vita e gaming. “Abbiamo 30 Edugamers attivi da Varese a Roma – continua Martina – Abbiamo costituito una vera e propria community che attiviamo sulla base dei nostri eventi on-line e dei progetti sviluppati sui territori”.
Uno dei luoghi principali in cui opera l’Edugamer è l’EduGaming Zone, uno spazio sociale, un contesto protetto in cui praticare i videogiochi in compagnia, in modo da prevenire comportamenti che potrebbero dare origine a problemi o vere e proprie dipendenze. Al momento ce ne sono quattro concentrate tra Lombardia e Piemonte: tre nelle biblioteche e una in una scuola secondaria di primo grado. La prospettiva è quella di raddoppiarle. “Non abbiamo aperto le Zone in luoghi casuali – spiega la psicologa di Crescere Insieme – Sono tutti luoghi di cultura e già questo cambia l’approccio: anche i videogiochi possono essere strumenti culturali“.
Socializzazione e cooperazione, apprendimento di abilità e e capacità di gestire le emozioni, informazione e prevenzione sono i principali obiettivi perseguiti nelle EduGaming Zone a cui i ragazzi accedono gratuitamente tramite un sistema di tesseramento pensato per promuovere anche attività non legate strettamente al gioco.

“Spesso i videogiochi sono fonte di tensioni nelle famiglie. Lo sguardo che portiamo come Edugamers consente di avvicinare mondi diversi, di creare dei ponti generazionali, di dare le corrette informazioni anche sulle potenzialità di questi strumenti, di coniugare manualità nel gaming e maturità. Colleghiamo ciò che accade dento il gioco con ciò che accade fuori e viceversa per non lasciare i ragazzi da soli, per favorire relazioni, apprendimenti, per promuovere il divertimento sano”, la conclusione di Martina.