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Soluzioni innovative a impatto sociale e tec: imprese profit e terzo settore per FOF

Approfondiamo con Riccarco Naidi, nostro Open Innovation consultant, Foundation Open Factory (FOF), il programma di innovazione sociale promosso da Fondazione Caritro, Fondazione Cariparo, Fondazione Cariverona e Fondazione VRT insieme al Consorzio ELIS. Come CGM abbiamo voluto contribuire attivamente alla sua realizzazione. 

Il progetto mette in connessione imprese for profit e organizzazioni del terzo settore per sviluppare insieme soluzioni innovative ad impatto sociale e tecnologico. 

Io mi sono occupato di seguire due progetti: 

  • Il progetto “Gruppo HR”, guidato da un cluster di cooperative sociali (Consolida, Rete CCS, Zico),che insieme a Saidea s.r.l. ha sviluppato una piattaforma digitale per l’onboarding e la crescita professionale dei lavoratori.
  • Il progetto “Lungo Le Mura”, invece, ha avuto come focus la valorizzazione partecipata del patrimonio storico delle Mura di Verona. Insieme a StartSmart e Legambiente Verona è stata co-progettata un’app con mappa interattiva, notifiche, forum e strumenti informativi per rafforzare la comunicazione tra associazioni, cittadini e istituzioni, e migliorare l’accessibilità e la fruizione culturale del territorio.

Avevo un obiettivo preciso: accompagnare il gruppo di lavoro  in un processo strutturato di creazione e test del prototipo entro le 12 settimane previste. 

Ho coordinato i flussi operativi tra le parti, facilitato l’allineamento sugli obiettivi e monitorato l’aderenza alle tempistiche e ai deliverable. 

Siamo riusciti a stare nei tempi anche grazie all’impegno costante di tutti i partecipanti che ringrazio. 

In entrambi i progetti siamo riusciti a realizzare prototipi funzionanti e testati dai primi gruppi tester. 

Questo è un risultato significativo, perché dimostra che anche in un arco temporale limitato è possibile generare valore tangibile se si lavora con metodo e con un team coeso.

Ciò che mi aspetto ora è che queste soluzioni vengano adottate da altre realtà del terzo settore al fine di rendere scalabile l’impatto sociale ed economico di entrambi i progetti.

Credo che il terzo settore debba adottare un approccio orientato alla sperimentazione continua. L’errore più comune è aspettarsi da subito un prodotto finito e perfettamente funzionante. In realtà, serve lavorare per cicli iterativi, partendo da versioni minime (MVP) che possano essere testate, modificate e migliorate nel tempo.

Questo richiede una cultura organizzativa flessibile, disposta ad apprendere in corso d’opera, valorizzando l’interdisciplinarietà e la collaborazione con attori esterni, come le startup e i provider tecnologici.

Mi auspico che nei prossimi anni la cooperazione sociale possa avvicinarsi sempre di più al mondo delle startup, assumendo un ruolo centrale nella transizione verso processi di digitalizzazione più inclusivi e accessibili.

In quest’ottica, le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale possono rappresentare un terreno fertile per generare innovazione a impatto sociale, se affrontate con senso critico e visione etica. 

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