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“Il trauma ha una coda lunga.” Da Forlì il racconto di Veronica Tedesco ancora sfollata

ntervista forlì veronica

“In strada, coperti dal fango, c’erano i sacrifici e ricordi di una vita. È stata dura accettare di aver perso tutto. E ancora oggi non solo non siamo rientrati nella nostra casa ma fatichiamo a reggere la quotidianità. Il trauma ha una coda lunga”.

Veronica Tedesco lavora come educatrice al centro educativo San Paolo di Forlì per la Cooperativa Paolo Babini e si occupa di minori in situazione di disagio e delle loro famiglie. 

Da circa un mese con il suo compagno aveva acquistato il piano terra di una casa nel quartiere S. Benedetto, quando quella sera del 16 maggio in pochi minuti l’acqua è arrivata ad un metro e dieci di altezza. La paura, l’ultimo tentativo di salvare qualcosa, la fuga dai vicini al piano superiore con il bimbo di due anni e uno zainetto. Poi il fango e il silenzio, surreale, interrotto solo dal rumore degli elicotteri. 

“Dopo quattro giorni, abbiamo riaperto la porta di casa e abbiamo visto la distruzione. Abbiamo pensato di non farcela, io ho pianto”, dice Veronica. Senso di impotenza e angoscia, ma anche tanta solidarietà. “In quei giorni mi voltavo – racconta – e vedevo amici, parenti e colleghi che erano venuti ad aiutarci. Ero vuota dentro ma attonita da questa energia. Non finirò mai di ringraziare la mia cooperativa che ha deciso di vivere anche con noi operatori, quei valori che ogni giorno portiamo all’esterno. Non ci siamo sentiti soli e siamo grati per questo”. 

A tre mesi di distanza, però, Veronica e la sua famiglia non sono ancora tornati a casa. Vivono in un appartamento al Villaggio Mafalda della Cooperativa Babini, in attesa di fare i lavori per rendere di nuovo agibile la loro abitazione. Nel frattempo, il centro educativo San Paolo ha riaperto, lei e il compagno sono tornati a lavorare e il bambino ha ripreso ad andare all’asilo. “Ma arrivare a sera è difficile – confessa – Ci sentiamo ancora accampati e non vediamo l’ora, per noi e per il nostro bimbo, di recuperare un po’ di serenità. Ma ci vorrà tempo”.
I problemi sono tanti, la ripartenza è purtroppo è ancora lontana. Solo a Forlì sono ancora migliaia i nuclei sfollati, ci sono danni agli edifici e agli impianti fognari, non si trovano più auto usate disponibili, le strade non sono ancora state completamente ripristinate, molte imprese soprattutto agroalimentari non riapriranno più. “Gli aiuti che abbiamo raccolto e che ancora raccogliamo – descrive Marco Conti, presidente di Consorzio di Solidarietà Sociale di Forlì – li abbiamo dedicati prima all’accoglienza degli sfollati, innanzitutto nostri operatori, e ora li impieghiamo per far rientrare al più presto le famiglie nelle proprie case. In più, come cooperative, abbiamo implementato i servizi rivolti a minori e anziani in particolare, per dare una mano alle famiglie nella loro gestione durante la fase di ‘ricostruzione’, e abbiamo avviato un’attività di supporto psicologico a chi ha subito il trauma dell’alluvione. La situazione è ancora pesante, gli aiuti nazionali non sono ancora arrivati e abbiamo bisogno di mantenere alta l’attenzione”. Insieme alla speranza e alla solidarietà. 

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