A pochi giorni dagli Stati Generali di CGM pubblichiamo questa introduzione della nostra presidente Giusi Biaggi. “Prendersi cura di questo capitale che sono le persone, richiede investimenti a più livelli. Un livello strategico che porta ad assumere un nuovo paradigma fondato sul concetto di imprese aperte ad autonomia e responsabilità distribuita“.
Il Consorzio Cgm ha assunto come direzione prioritaria per lo sviluppo delle proprie imprese sociali, la valorizzazione del capitale umano. È diventato un “mantra” in questa fase storica in cui il mercato del lavoro è in profonda trasformazione e le sfide si fanno sempre più decisive: essere in grado di attrarre persone, garantire la loro permanenza e crescita all’interno delle cooperative sociali, far emergere e valorizzare le competenze, accompagnare l’assunzione di responsabilità, remunerare adeguatamente il lavoro, divenire luoghi di lavoro in cui desideri personali e mission delle imprese si compenetrano, contagiano e cercano convergenza.
La lettura della realtà si unisce al desiderio di essere (tornare ad essere/continuare ad essere) imprese sociali che creano impatto positivo sui territori generando, grazie all’impegno, passione e professionalità delle persone, sviluppo, coesione e cooperazione nelle comunità.
Prendersi cura di questo capitale che sono le persone, richiede investimenti a più livelli.
Un livello strategico che porta ad assumere un nuovo paradigma fondato sul concetto di imprese aperte ad autonomia e responsabilità distribuita. Qui si gioca la distintività del modello cooperativo, pensata “aperta” e a responsabilità diffusa fin dalle origini, ma che oggi deve essere in grado di riattualizzare questi principi, alla luce delle persone, specialmente soci e socie, che oggi sono protagoniste delle nostre organizzazioni o lo possono diventare.
Dalla scelta strategica, quindi dal “perché”, discende il “come”. E quindi l’investimento va sulle risorse (economiche, organizzative, di competenze, di tecnologia, di innovazione, ecc.) da attivare per costruire prassi e percorsi di crescita sistematici e continuativi all’interno delle cooperative sociali.
In questi mesi di avvio del percorso, Cgm ha lavorato con una cinquantina di persone della rete che si occupano di risorse umane: una comunità di pratica che guida ed accompagna questa direzione sfidante. Sono state messe in luce delle necessità che cercheremo di colmare con formazioni specifiche e con nuove soluzioni prodotte dall’intelligenza collettiva (co-design). Sono emerse anche tante buone pratiche già in essere che necessitano di essere perfezionate, innovate, sistematizzate. Talvolta, in cooperativa sociale, le diamo per scontate, ma è bene, invece, che emergano con forza. Dicono della propensione alla cura delle persone lavoratrici già presente nelle nostre imprese. E così, la “valigetta degli attrezzi” si sta implementando. Ma molto lavoro ancora ci aspetta.
C’è inoltre un altro elemento fondamentale che permette di “elevare a potenza” il nostro capitale umano. Si tratta di un fattore esterno all’organizzazione e fondamentale per chi come noi ha scelto un modello di sviluppo orientato all’imprese di comunità. Quello di cui parlo è il valore che gli altri ci riconoscono. E gli altri sono gli enti pubblici, le associazioni, le imprese, le associazioni di categoria, i cittadini, le famiglie. Quanto vale per ciascuno di questi soggetti il lavoro delle persone lavoratrici delle cooperative. Qual è il valore del lavoro sociale? È visto? È riconosciuto nella sua distintività? È davvero un pilastro della nostra società?
Quindi, il capitale umano delle cooperative sociali è valorizzato se, anzitutto, le stesse imprese sociali fanno investimenti mirati. Ma il capitale umano eleva a potenza il proprio valore se coglie da parte di chi sta fuori, sguardi, parole, scelte economiche e politiche che, nel concreto, danno riconoscimento a questo valore.
Queste riflessioni si rendono evidenti, purtroppo, durante periodi difficili in cui si ha la concreta sensazione di non vedere riconosciuto il valore distintivo di ciò che siamo. Ad un anno dal rinnovo del CCNL delle cooperative sociali, tante (troppe) pubbliche amministrazioni ancora non riconoscono l’aumento contrattuale.
In diverse piazze d’Italia la cooperazione sociale ha manifestato il proprio dissenso. Sabato 15 febbraio educatori professionali e operatori socio-sanitari hanno realizzato un flash mob a Torino per protestare contro i mancati aggiornamenti delle tariffe sui servizi per la disabilità.
A Cremona in questi giorni sono in corso forti proteste per l’aggiudicazione del servizio di assistenza per l’autonomia personale di persone con disabilità in ambito scolastico, da parte di una grossa realtà estranea al territorio, grazie al ribasso che ha applicato. Una associazione di cinque imprese cooperative locali si vede dunque costretta a cedere il passo. Ma, ad esempio, su 150 persone lavoratrici oggi impiegate all’interno delle cooperative territoriali su questo servizio, solo 50 accetteranno “l’assorbimento” da parte della cooperativa entrante. La motivazione più frequente per questa scelta è il fatto di essere estremamente legati alla “propria” cooperativa. Credo che anche questo ci insegni qualcosa su cosa significhi il mantra da cui siamo partiti. La valorizzazione del capitale umano è una priorità.
Un impegno che però deve essere sostanziato con continuità dalle cooperative sociali e, in parallelo, deve essere riconosciuto dall’esterno.