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I giovani al SEOC: “Coinvolgeteci non per riempire poltrone, ma per ascoltare la nostra voce”

Il suo intervento è stato uno di quelli più applauditi al panel How Soon is Now? organizzato al SEOC – Social Enterprise Open Camp di Todi e ispirato al manifesto Future Chair, la dichiarazione di impegno delle Fondazioni e degli Enti Filantropici per il dialogo intergenerazionale.

Lei è Claudia Pinessi, Eu project manager junior e junior researcher del Consorzio nazionale Idee in Rete e Innovation Consultant del Consorzio Cosm con sedi a Udine e Trieste. Nel 2023 è entrata a far parte del team di organizzazione della Biennale della Prossimità, in programma a ottobre 2024 a Napoli. Ha 27 anni ed è alla sua prima esperienza lavorativa attinente ai suoi studi, una laurea in Giurisprudenza e un master in Gestione delle imprese sociali. In mezzo, un’esperienza di volontariato in legge e diritti umani in Sudafrica.

“Quello è stato un momento della mia vita spartiacque – racconta Claudia – Ho capito che nel percorso di Giurisprudenza c’era poco di quello che cercavo. Mi sono laureata in fretta con una tesi sulla responsabilità sociale delle imprese in Ghana e mi sono iscritta al master nell’ambito del terzo settore”.

Ora ha un contratto di apprendistato di tre anni e tanto entusiasmo da mettere in gioco nella cooperazione. Quest’anno ha partecipato al suo primo SEOC. “Devo essere sincera: non avevo un’aspettativa precisa in partenza – dice – Poi, però, sono rimasta entusiasta. Mi è piaciuto molto. Ho trovato tanta sostanza e anche tanta testimonianza, non solo professionale ma personale. Ho conosciuto persone interessanti”.

Il suo SEOC, come anche il suo intervento, è stato focalizzato sul dialogo intergenerazionale. Claudia, infatti, è arrivata a Todi con una sua collega senior. “Nel nostro consorzio, e di questo vado fiera, stiamo affrontando un cambio generazionale importante – continua Claudia – Spingono molto sul coinvolgimento di figure giovani e anche la mia e la nostra partecipazione al SEOC è stata una conferma”.

Ma cosa serve perché i giovani siano davvero coinvolti nelle fondazioni e nel mondo della cooperazione? Claudia ha una risposta molto chiara: “Aprano le porte ai giovani non perché si sentono in dovere, ma perché si accorgono che manca qualcosa. I giovani non entrano in questo ambito per riempire poltrone, ma per far sentire la propria voce. Certo, non sono supereroi e hanno bisogno di essere accompagnati, di calare le idee nella realtà, rendendole attuabili nella complessità senza che perdano vigore, e in questo le figure senior sono fondamentali”. 

Lo sguardo sul futuro è una caratteristica dei cooperatori junior, assolutamente da cogliere. “Per questioni anche puramente anagrafiche – dice Claudia – noi giovani abbiamo una visione diversa sul futuro, ma direi anche sul presente. Non abbiamo quella stanchezza e quella disillusione che a volte caratterizzano chi lavora da più tempo”.

Sicuramente l’aspetto della valorizzazione, anche economica, della professione sociale è una leva anche per i giovani. “Il nostro lavoro – dice la project manager – ha un impatto grandissimo sulla vita delle persone e spesso è poco valorizzato, anche dal punto di vista economico. I giovani hanno tanta motivazione, ma a volte le condizioni lavorative scoraggiano e su questo occorre sicuramente fare passi avanti. Non bisogna per forza soffrire o fare sacrifici per lavorare nel terzo settore!”. 

Tornando al SEOC, Claudia non ha dubbi: tornerà nel 2024. “Sono stati tre giorni di bellezza – conclude Claudia – Porto a casa la convinzione che ognuno di noi, giovane e meno giovane, può fare molto, che dobbiamo pensare in grande, senza accontentarci di fare solo il nostro pezzettino. Abbiamo una responsabilità enorme che dobbiamo cogliere, anche rispetto al dialogo intergenerazionale. Perché non è vero che, se si è sempre fatto cosi, ora non si debba cambiare. Al prossimo SEOC? Ci sarò e mi aspetto che si prosegua sul tema del dialogo tra generazioni”. 

Foto in copertina Francesco Margutti

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Educazione Eventi persone

Da Don Milani a oggi, Piergiorgio Reggio: “Solo il sapere attraverso l’esperienza è vero sapere”

“È proprio come il titolo del workshop: Fuori è Dentro. Solo il sapere attraverso l’esperienza è vero sapere. Solo ciò che passa tra dentro e fuori è conoscenza. Se no è un’acquisizione di concetti e competenze, ma non realmente rielaborate e possedute”.

Piergiorgio Reggio è stato ospite del workshop sull’educazione organizzato da CGM nella Valle del Mugello, in Toscana, in collaborazione con il Consorzio Co&So. Una due giorni in cui, anche grazie al suo contributo, si è potuto approfondire e attualizzare il messaggio di Don Milani e della scuola di Barbiana.

Piergiorgio Reggio è docente di Pedagogia dell’età della vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Brescia e insegna Ermeneutica delle pratiche formative all’Università di Verona. Pedagogista e formatore, è presidente della Cooperativa Progetto 92 di Trento e vicepresidente dell’Istituto Paulo Freire con sede a Lecce.

La sua passione per Don Milani è nata da giovanissimo. A 17 anni ha fatto esperienza come educatore alle scuole popolari milanesi del prete operaio Don Cesare Sommariva, amico di don Milani, e negli anni 70 ha partecipato a progetti ispirati a Don Milani e declinati al mondo operaio milanese. Negli anni ’80, poi, a Barbiana ha frequentato i campi estivi di coordinamento per gli insegnanti non violenti. Ha letto e scritto libri sul “metodo Barbiana”: suo ‘Lo schiaffo di Don Milani’ pubblicato nel 2014 e ristampato nel 2020. “Occorre rileggere Don Milani per concentrarsi sulle pratiche educative dell’oggi – spiega il docente di Trento – A 60 anni di distanza, sarebbe fuori luogo e patetico riproporre la scuola di Barbiana perché nel frattempo è cambiato il mondo. Ma Don Milani ci provoca e ci fa ritornare alle radici dell’educazione”. 

Due i temi fondamentali di Don Milani che, secondo Piergiorgio Reggio, parlano a educatori e operatori sociali di oggi. Il primo è quello della giustizia nell’educazione. “Ai tempi di don Milani l’educazione era un sistema selettivo che penalizzava alcune aree del paese, come quelle montane, e alcune classi sociali – dice Piergiorgio Reggio – Poi, abbiamo vissuto un’esclusione dagli studi dei migranti interni provenienti dal sud Italia e oggi viviamo quella di bambini e ragazzi del sud del mondo. Il fenomeno è cambiato ma il tema è ancora attuale e riporta alla domanda di fondo: perché imparare? Per Don Milani la conoscenza è potere: sapere vuol dire poter essere sovrani e non sudditi. Oggi noi che risposta diamo a quella domanda?”. Nel workshop di CGM, partendo da questa provocazione, è emersa una riflessione interessante sulla centralità della parola. “C’è un tema di potere nella parola perché la parola fa eguali – spiega il professore di Trento – Oggi non siamo di fronte solo ad un deficit linguistico, ma viviamo la necessità di accogliere una parola che per molti bambini e ragazzi è fatta anche di mutismi. A Barbiana gli studenti erano muti perché crescevano in una società chiusa e isolata, oggi viviamo il mutismo giovanile in un contesto in cui le possibilità di accesso a mondi diversi e lontani è infinita. Il mutismo allora è diverso, è un mutismo emotivo e del pensiero e di questo dobbiamo tenere conto nel fare educazione”.

La seconda provocazione di Don Milani per l’oggi si riassume nella domanda ‘perché insegnare?’.“Per Don Milani – racconta Piergiorgio Reggio – l’insegnamento era parte integrante della sua missione di prete e veniva vissuto con una forte responsabilità collettiva. Oggi ovviamente gli educatori hanno motivazioni diverse, ma occorrerebbe recuperare una educazione problematizzante, ovvero che non agisce solo sul piano individuale, ma su quello strutturale. Il bambino con difficoltà scolastiche vive sue difficoltà, ma anche difficoltà di contesto, di sistema. Ecco, intendere l’insegnamento così, consente di controllare il senso di onnipotenza di noi operatori e contemporaneamente di recuperare un ruolo sociale fondamentale, un ruolo che favorisce il cambiamento collettivo”. In tutto questo, centrali sono le metodologie. “L’outdoor education – prosegue Piergiorgio Reggio – è una modalità di un approccio metodologico più ampio, molto diffuso all’estero: l’apprendimento esperienziale. In tutti i contesti, artistici, urbani e anche naturali, il fare non deve essere fine a se stesso ma deve essere trasformato in apprendimento su se stessi. Solo così diventa conoscenza. E già a Barbiana c’erano elementi che oggi ispirano questo approccio”.  Ecco perché tornare, praticamente e metaforicamente, alla scuola di Don Milani è fondamentale. “Per ritrovare le sorgenti più vive dell’essere educatori oggi”, conclude Piergiorgio Reggio. Lui a Barbiana ci torna spesso. A metà ottobre accompagnerà nella terra di Don Milani cinque ragazzi inseriti in percorsi di giustizia riparativa. “Li stiamo preparando, vediamo Barbiana che effetto farà anche su di loro…”, sorride. 

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Un luogo dove si annullano i confini e si mettono al centro le buone pratiche

Salernitana di origine, ma torinese di adozione, Maria Gigantino ha 30 anni e lavora alla Cooperativa Sociale Giuliano Accomazzi. Con una laurea magistrale specifica nell’ambito, programma e gestisce i servizi educativi della sua cooperativa. Siccome è una “tipa curiosa”, come si definisce lei, è alle prese da maggio con una nuova sfida, quella del piano integrato urbano della Città Metropolitana di Torino. In particolare, si sta concentrando sulle biblioteche di quartiere che tra tre anni, anche grazie ai fondi del Pnrr, diventeranno dei veri e propri hub di servizi e socialità per il territorio, dei “luoghi dello stare”.

“Come cooperativa – spiega Maria – ci occupiamo di accompagnare il cambiamento, di raccogliere i bisogni, della mediazione territoriale. Un progetto davvero interessante”. Sul SEOC, Social Enterprise Open Camp organizzato dal nostro Consorzio insieme a Opes-Lcef, Maria non ha dubbi: “È una esperienza fantastica. Si annullano i confini e si mettono al centro le buone pratiche. In quei quattro giorni tutti concorrono allo sviluppo della cooperazione”. Due ricordi in particolare dell’edizione 2022, vissuta con altri due colleghi: la plenaria di Giovanni Teneggi di Confcooperative Reggio Emilia (“Ha rappresento la cooperazione in modo fantastico e ci siamo tutti riconosciuti”) e il workshop sulla piattaforma welfareX. “La nostra cooperativa l’ha adottata e ha formato un welfare manager – racconta Maria – ma io non occupandomene direttamente non ne sapevo molto. Al SEOC ho avuto modo di conoscere a pieno welfareX e di approfondire contenuti e spunti da riportare nel lavoro in cooperativa”.

Al Seoc di quest’anno Maria ci sarà insieme ad alcuni colleghi da poco entrati alla Accomazzi. “Sarà anche un’occasione per fare team building con i nuovi arrivati”, commenta. “Anche quest’anno – conclude Maria – sono sicura che tornerò a casa col bagaglio pieno di conoscenze e competenze. Frutto anche del confronto tra cooperanti giovani e cooperanti più esperti che, al SEOC, avviene attraverso un approccio fresco e innovativo”. Un suggerimento per migliorare ancora l’esperienza? “Valorizzare di più i momenti informali perché anche quelli sono occasioni straordinarie di relazioni e di confronto”. 

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Un incontro di esperienze e storie incredibile!

Luca Simmi, ha 28 anni. Laureato in Scienze dell’educazione, è educatore della Cooperativa Nazareth di Cremona. Si occupa di adolescenza e di percorsi di educazione in outdoor. “Ho scelto di lavorare nel mondo della cooperazione – dice – perché le opportunità occupazionali per la mia professione sono per la maggior parte lì e perché l’aspetto comunitario è stimolante per me, in termini di servizi e anche in termini di ambiente di lavoro”. L’anno scorso, per la prima volta, è stato con quattro colleghe della sua cooperativa, al Social Enterprise Open Camp a Bari-Matera. “Non sapevo cosa aspettarmi all’inizio – commenta Luca – Si è rivelata un’esperienza davvero valida. Non solo ho capito di più sul mondo della cooperazione, ma è stata una straordinaria occasione per fare rete. Ho trovato un sacco di giovani provenienti da tutto il mondo con un sacco di idee, pronti a metterle davvero in gioco. Una contaminazione incredibile”.
Dell’esperienza a Bari-Matera, due ricordi in particolare: il discorso di Giovanni Teneggi, direttore di Confcooperative di Reggio Emilia (“Ha messo in luce il senso della cooperazione e la sua prospettiva, me lo porto dentro quell’intervento”) e il gruppo di lavoro per il caso studio su Needsmap, cooperativa sociale turca fondata nel 2015 che attraverso una piattaforma utilizzata da oltre 110mila persone, 350 ONG e 70 organizzazioni mette in contatto persone in difficoltà con individui, istituzioni e realtà che vogliono dare il loro sostegno. “Mi sono trovato in un gruppo con giovani cooperatori spagnoli, tedeschi, lussemburghesi, inglesi, nigeriani – racconta Luca – Ci siamo confrontati in inglese sui possibili sviluppi nel mercato italiano della piattaforma turca. Alla fine, la nostra idea è stata premiata perché Needsmap si è guadagnata lo speech finale. È stato bello vedere come tutti i componenti del gruppo erano disposti a dare una mano”. Con la guida di alcuni leader ‘senior’. “Il SEOC è bello perché ci sono tanti giovani – continua Luca – Contenuti e idee escono proprio dal confronto tra giovani. Poi, ed è fondamentale, ci sono persone più esperte che fanno da facilitatori rispetto soprattutto alla messa a terra di queste idee”.
Quest’anno Luca, lavoro permettendo, parteciperà al Seoc a Todi (Perugia) sul capitale umano. “Anche questa volta sono sicuro che tornerò carico di idee, occasioni e relazioni da mettere in campo poi una volta rientrato a casa”, conclude.

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L’outdoor education nella terra di Don Milani

Quando si arriva alla scuola di Barbiana c’è un cartello con scritto “I care”. A 100 anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani, sacerdote e maestro, quella cura è ancora attuale.

Lo spiega bene Simona Pancari, referente dell’area educativa del Consorzio Co&So che opera nel territorio di Firenze, dove dal 22 al 23 settembre, nella Valle del Mugello, si terrà il nostro workshop “FUORI è DENTRO, itinerari per rigenerare ruoli e capacità educanti”.

I care – comincia Simona Pancari – non vuol dire solo prendersi cura dei bambini, avere a cuore i loro bisogni fisiologici, significa che i bambini appartengono ai nostri pensieri, che abbiamo in testa la loro crescita da realizzare in un percorso aperto in cui loro sono protagonisti delle esperienze. Ecco, in outdoor tutto questo viene amplificato”.

Il Consorzio Co&So pratica l’outdoor education da prima della pandemia in tutti i suoi servizi educativi. “L’outdoor education – spiega Simona Pancari – significa coltivare la libertà, l’espressione, lo stupore, la meraviglia, l’accoglienza del nuovo e del diverso, a tutte le età”. 

E allora, nella terra di Don Milani, le foto in bianco e nero della scuola di Barbiana con la lezione all’aperto davanti alla mappa dell’Italia appesa ad un albero, la piscina fuori dalla canonica per imparare a nuotare, le passeggiate esplorative nel bosco, arrivano fino ad oggi e diventano nelle strutture educative di Co&So letture all’aperto, itinerari motori all’esterno, lezioni in natura con microscopi e lenti di ingrandimento, percorsi di sostenibilità ambientale. 

“L’outdoor education con i più piccoli – spiega la referente di Co&so – per noi si traduce innanzitutto in un lavoro su spazi leggibili in cui i bambini si riconoscono e su tempi pensati e significativi”. E quando i bimbi crescono? “Il rischio – dice Simona Pancari – è che il giardino venga usato solo come premio o punizione: “Se fai il bravo vai in giardino, se non sei bravo stai in classe!”. Invece, l’aperto deve essere inteso come spazio per apprendere e per incontrare se stessi in un mondo aperto alle differenze”. 

Uno spazio che è occasione per trasformare la conoscenza in competenza. “Paradossalmente – continua Simona Pancari – è più facile che si arrampichi un bambino di sei anni piuttosto che uno di dieci. Occorre che riflettiamo sui divieti che impediscono di crescere, di sperimentare, di conoscere. Come cooperative possiamo fare molto su questo, agendo sulla cultura e diffondendo tra le famiglie e tra chi si occupa di educazione modelli positivi. Noi, ad esempio, gestiamo anche una scuola primaria e nella nostra scuola l’outdoor fa parte della quotidianità. Insegniamo ai nostri studenti la pioggia o la grandine facendoli uscire a vedere quando piove perché questo è fare scienze”.

Con una certezza che riguarda in generale tutta la comunità. “Togliere i muri fisici vuol dire anche togliere i muri mentali. Vuol dire educare alla differenza che nella natura c’è e c’è tra ognuno di noi”, aggiunge Simona Pancari.

Ecco perché il workshop Fuori è dentro nel Mugello, rileggendo l’esperienza educativa di don Milani e ripercorrendo la Costituzione, diventa una tappa importante. “Parleremo di educazione all’aperto sperimentandola – conclude la referente di Co&so – Per noi operatori dell’educazione sarà un ritorno alle origini, un’occasione per riconnetterci al mondo dell’infanzia di cui ogni giorno ci prendiamo cura”. Una sorta di “We care”

Lezione di geografia, 1956, Ammannati, Archivio FDLM
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Trasformiamo i limiti delle cooperative in possibilità

Cosa porto a casa? Che non siamo sempre i più bravi, ma che possiamo imparare molto da mondi che non conosciamo”. Chiara Campion al Social Enterprise Open Camp, l’evento di formazione organizzato da CGM insieme a Opes-Lcef, c’è stata una volta sola, lo scorso anno a Bari-Matera, ma, se il lavoro lo consentirà, replicherà anche quest’anno a Todi per l’edizione sul capitale umano, sociale e relazionale.

Ha 35 anni, è laureata in Lettere moderne e lavora alla Cooperativa L’ovile di Reggio Emilia dal 2016. Il suo ruolo è quello di project manager nell’ambito dell’educazione alla sostenibilità e dal 2021 è anche nel Cda. “Ho iniziato con il Servizio Civile – racconta Chiara – Ero alla sede centrale della cooperativa e ho potuto conoscere persone e progetti molto diversi tra loro. Mi sono innamorata di questo mondo perché si lavora con uno scopo che ha un impatto ampio sulla collettività”. Parità di genere, inclusione e benessere professionale sono i temi che stanno più a cuore alla cooperatrice de L’Ovile. “Non è facile, ma le cooperative devono essere più avanti degli altri su questi punti”, commenta. 

Del suo primo SEOC, Chiara ricorda in particolare l’intervento di Andia Chakava, leader in gender lens investing, e lo speech di Peter Holbrook, AD Social Enterprise UK (Seuk). “Ma stimolanti sono stati anche i dibattiti in gruppo, perché mi hanno aiutato a vedere le cose da un altro punto di vista”, aggiunge.

Partecipare al SEOC mi ha dato una sferzata nel lavoro – dice Chiara – Si tratta di un’occasione per maturare idee nuove o per riviversi in modo differente nel lavoro che si fa. Si conoscono esperienze, magari molto diverse dalla propria, ma che danno spunti da riportare in cooperativa”. 

Un evento di formazione internazionale sicuramente partecipato più da operatori sociali giovani. “Anche la presenza dei ‘senior’ al Seoc è importante – conclude Chiara – Credo molto nello scambio tra generazioni: noi operatori più giovani possiamo solo essere arricchiti nell’incontro con persone che sono nella cooperazione da più tempo e hanno più esperienza; loro, aprendosi ad approcci diversi, possono scardinare pregiudizi e farsi contagiare dalla ‘nostra’ flessibilità. Anche così, e il SEOC me lo ha confermato, riusciamo a trasformare i limiti del nostro lavoro in possibilità”.

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Uno sguardo diverso sull’impresa sociale: il potere del SEOC

Lei è Silvia Scaramuzza e ha 27 anni. Da due anni lavora in Consolida, il Consorzio di cooperative sociali trentine. Dopo la laurea e l’abilitazione come assistente sociale, ha frequentato un master per la gestione delle imprese sociali. Poi, il tirocinio nella cooperativa Quid di Verona con le donne vittime di violenza e il ritorno a Trento. Per Consolida si occupa di progetti innovativi a livello locale, nazionale ed europeo che riguardano le aree cura e educazione. Un esempio? Sta lavorando ad un progetto europeo che ha l’obiettivo di intercettare e coinvolgere i Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano) attraverso il link worker, nuova figura professionale che fa da ponte tra giovani, comunità e istituzioni, e con l’utilizzo del metodo innovativo del social prescribing. “Ho scelto di lavorare nella cooperazione – comincia – perché è un mondo aperto al nuovo in cui posso portare competenze e conoscenze diverse. Un tema che mi sta particolarmente a cuore è quello dell’adolescenza. Spesso è vissuta solo come un passaggio, invece è una vera e propria epoca e i ragazzi sempre di più ci chiedono di fare un focus su di loro. Legato a questo c’è la questione, che sento molto, del ruolo dell’educatore, troppo spesso sminuito. E’ diverso se le persone che lavorano con questi adolescenti si sentono riconosciuti oppure no, fa la differenza sugli interventi e sui progetti e quindi sugli stessi ragazzi”. 

Silvia è una delle giovani operatrici sociali che parteciperà al Seoc, il Social Enterprise Open Camp in programma a Todi (Perugia) dal 20 al 23 ottobre ideato e promosso da CGM insieme a Opes-Lcef. Quella di quest’anno sarà la sua terza edizione. “La prima volta a San Servolo a Venezia non conoscevo nessuno, l’anno scorso sono andata a Bari-Matera con un collega. Quest’anno tanti operatori che ho conosciuto là mi hanno chiesto se ci sono ancora”, racconta. “Perché ci vado? Perché al SEOC si incontrano professionalità diverse e questo apre a spunti per innovare il nostro lavoro quotidiano. L’approccio multidisciplinare è per me la forza di tutti i percorsi. Quando torno dal SEOC ho uno sguardo diverso. L’innovazione spesso ce l’abbiamo davanti agli occhi e basta poco per coglierla.”.
Uno dei ricordi più significativi del Social Enterprise Open Camp è legato all’intervento di Giovanni Teneggi, responsabile per lo sviluppo delle cooperative di comunità di Confcooperative e direttore di Confcooperative Reggio Emilia. “Il suo speech è durato 10 minuti e mi ha spiazzato – racconta Silvia – Mi aspettavo un approfondimento sulle cooperative di comunità e invece ha parlato del senso della cooperazione. C’era la sala in assoluto silenzio, si percepiva l’emozione. Ci ha riportato tutti all’origine: prima dei problemi, che sicuramente nel nostro lavoro ci sono, c’è la volontà di essere un noi”. 

Ecco perché il SEOC non è solo un evento per giovani. “Junior e senior sono categorie che faccio fatica ad usare – conclude Silvia – Si può essere giovani con esperienza e capacità e senior con ancora la voglia di mettersi in gioco e di sperimentare. Il tema è la spinta delle organizzazioni. Io sono fortunata perché la mia cooperativa mi sprona a partecipare a questo evento. A tutte le cooperative dico: mandate i vostri operatori al SEOC, torneranno motivati e con la consapevolezza dell’importanza del loro lavoro”.

Partecipa al Social Enterprise Open Camp 2023

Se anche tu vuoi partecipare alla prossima edizione del Social Enterprise Open Camp (Todi, 20-23 ottobre 2023) e sei

  • operatore della cooperazione internazionale
  • operatore del mondo dell’associazionismo attivo sui temi dell’inclusione lavorativa di categorie fragili, della migrazione, dell’educazione e formazione e delle nuove generazioni
  • giovane imprenditore, cooperatore o innovatore sociale under 35
  • neolaureato e laureando interessato ad avvicinarsi all’economia sociale e all’impact investing.

puoi applicare alla SEOC Challenge per ottenere una delle borse di studio messe a disposizione nell’ambito dell’iniziativa Innovazione per lo Sviluppo

In copertina SEOC 2022_Photo F. Margutti

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Eventi Formazione

Capitale umano e sociale al centro del Social Enterprise Open Camp 2023

Il Social Enterprise Open Camp, promosso e organizzato da CGM  insieme a Opes LCEF, è alla sua 4° edizione e anche quest’anno sarà un’esperienza internazionale unica nel suo genere che darà l’opportunità di mettere in dialogo realtà che si occupano di economia sociale e condividerà strumenti utili per costruire le imprese sociali del futuro e innovare quelle già esistenti. 

20-23 ottobre 2023
Todi (PG)

Human & Social Capital: il tema

Capitale umano e capitale sociale/relazionale sono elementi importanti e necessari  per lo sviluppo e la crescita dell’imprenditoria. 
Approfondiamo insieme i due concetti: 

  • il capitale umano, secondo l’Ocse, è dato dall’insieme delle conoscenze, abilità, competenze e altri attributi degli individui che facilitano la creazione di benessere personale, sociale ed economico
  • il capitale sociale/relazionale è invece una qualità che scaturisce dall’interazione tra persone; inteso come patrimonio di atteggiamenti e credenze condivisi da una determinata comunità, costituisce uno dei prerequisiti della cooperazione e dell’attività organizzata.

Al SEOC 2023 ci concentreremo su capitale umano e sociale come potenziali motori di cambiamento, sviluppo e crescita in ambito aziendale. Si tratta  di una delle sfide più importanti nel contesto italiano e globale, con cui, soprattutto l’economia sociale, si trova a dover fare i conti: l’urgenza  di essere attrattivi per i giovani, la necessità di formare e trattenere talenti, di sviluppare  competenze manageriali necessarie per innovarsi, rinnovarsi e crescere, di trovare figure professionali specializzate nei servizi di cura  e di welfare e  di valorizzare il capitale umano delle persone più fragili.

Anche quest’anno speaker ed esperti di imprenditoria sociale provenienti da tutto il mondo guideranno i quattro giorni di formazione residenziale.

Un’esperienza resa unica da testimonianze di imprenditori sociali, ma anche da riflessioni e stimoli di mentor, accademici, investitori e protagonisti dell’industria e della finanza che permetteranno ai partecipanti di ampliare il proprio campo d’azione in un melting pot di conoscenze ed esperienze

60 borse di studio per partecipare gratuitamente

Grazie al supporto strategico e finanziario di Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito dell’iniziativa Innovazione per lo Sviluppo, sono disponibili fino a 60 borse di studio per prendere parte gratuitamente all’evento internazionale di formazione dedicato all’imprenditoria sociale e alla finanza a impatto.

Potrai ottenere una delle borse di studio messe a disposizione se appartieni a una delle seguenti categorie: 

  • operatori della cooperazione internazionale
  • operatori del mondo dell’associazionismo attivo sui temi dell’inclusione lavorativa di categorie fragili, della migrazione, dell’educazione e formazione e delle nuove generazioni
  • giovani cooperatori sociali, imprenditori e innovatori sociali under 35
  • neolaureati e laureandi interessati ad avvicinarsi all’economia sociale e all’impact investing.

Per ottenere una delle borse di studio, applica alla SEOC Challenge!

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Eventi Finanza

PNRR Italia Domani e cooperative sociali – webinar

PNRR Italia Domani
Cooperative sociali e la sfida dell’attuazione

Un webinar dedicato alla genesi, al funzionamento, alle caratteristiche e alle opportunità del PNRR #ItaliaDomani organizzato insieme a Fondosviluppo e in collaborazione con Confcooperative Nazionale.

Gli ospiti

Introduce l’incontro Maurizio Gardini, Presidente di Confcooperative

Intervengono
Germana Di Domenico, Dirigente presso il Ministero Economia e Finanze – Dipartimento del Tesoro
Giorgio Centurelli, Ministero Economia e Finanze – Ragioneria generale dello Stato
Giuseppe Daconto, Economista presso Fondosviluppo
Vincenzo De Bernardo, Direttore di Confcooperative Federsolidarietà
Paolo Venturi, Direttore Aiccon

Conclude i lavori
Giuseppe Bruno, Presidente Consorzio Nazionale CGMProgramma completoIscriviti qui

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Eventi Formazione

Super green pass: le regole nelle imprese sociali

La gestione del green pass nelle imprese sociali

In Italia dal 6 dicembre 2021 sono cambiate le regole di utilizzo e di validità del green pass.

In questo secondo webinar dedicato alla tematica, cercheremo di capire che cos’è, quando serve, cosa comporta la nuova certificazione COVID-19 sotto il profilo della privacy e quali gli aggiornamenti sulla normativa applicabile.

Una sessione dell’incontro sarà dedicata agli approfondimenti e alle domande dei partecipanti per chiarire dubbi e perplessità.

Condurrà il webinar Daniele Consoletti, consulente privacy CGM

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